Bozzolo
di memorie
118.
Un vecchio
biglietto tutto stropicciato
Il ragazzo guardò sconfortato l'enorme massa di ferraglia
che gli si era posta davanti.
Scrutò tetro dentro l'abitacolo e sperò,
sinceramente, che i laccetti del cappello di suo padre si annodassero
autonomamente e lo strozzassero. Cosa si rideva?
-Papà, questa non è una macchina- fece notare,
avvicinandosi al pick up con passo indeciso; quasi un domatore
inesperto alle prese con il suo primo leone.
-Oh, se vogliamo mettere i puntini sulle i è un pick up,
leggermente più grande- ridacchiò l'altro,
aprendo il portellone e scendendo con passo indeciso.
Prima che cadesse Jacob lo riprese al volo, supportando sulle sue
spalle da quindicenne il peso di Billy. Lo accompagnò
zoppicante fino a davanti alla veranda, dove si sedette e lo
fissò, ghignante.
-No, è un cassonetto dell'immondizia camuffato da macchina
attraverso quattro ruote di ignota fattura e resistenza-
ribatté l'altro stizzito, continuando a fissare con rabbia
il povero e innocente automezzo.
Billy fece un cenno solenne al figlio, di raggiungerlo, questi,
sbuffando, fece quanto richiesto e si chinò un poco, in modo
da arrivare alla sua altezza. Cinte le spalle, l'uomo
tossicchiò, e parlo: -vedi, figliolo, questo... questo
sarà tuo- disse, canzonatorio.
Mentre scoppiava a ridere, Jacob lo fissava con le labbra tese e lo
sguardo scocciato.
-Ah.Ah. Divertente, sto proprio piegato in due, pà; non mi
vedi? Ah, ah, da morire- detto ciò si voltò,
nuovamente scocciato.
-Non ho detto di aver finito- lo richiamò, muovendo una mano
frettoloso.
-Cos'altro c'è?- quasi ringhiò Jacob, voltandosi
di scatto; gli occhi ridotti a due fessure scure, fiammeggianti.
-La devi lavare- cinguettò il padre, alzandosi a fatica e
afferrando la stampella leggera, iniziando a dirigersi verso l'interno
della casa.
-Lavarla?!- esclamò tra lo sconvolto e il meravigliato. Jake
sentiva le braccia pesanti e una strana, ma non troppo malsana, voglia
di saltargli al collo.
-Sì. Ragazzo, hai presente quando si sfrega una spugna
bagnata, preferibilmente con del sapone, su una macchina e da questa,
non si sa come, se ne va tutto il fango? Stupefacente, vero?-
ghignò divertito, entrando dentro l'abitazione piccola e un
po' rovinata.
-Ma piove sempre! Cosa diamine la lavo a fare?!- urlò con
tutto se stesso l'altro, capendo ormai che la discussione era conclusa.
Infatti, dal salotto, si sentì solo la risata profonda del
signor Black.
Jacob rimase solo fuori, guardò prima il cielo, con le
nuvole, sì, ma non abbastanza minacciose da impaurire e
suggerire pioggia, poi lo sgangherato pick up dormiente.
Andò nel retro, sempre con passo strascicato, e preso il
tubo dell'acqua ritornò nel piazzale davanti casa. Lo
gettò a terra, svogliato, e si rigirò,
strusciando i piedi fino al rubinetto.
Una volta aperto ritornò allo spiazzo davanti casa e lo
diresse contro il mezzo; sbuffò, tetro, lanciò
un'occhiata truce verso l'abitazione e riprese a fissare il rosso
scrostato dell'automobile.
-Dannazione- borbottò, girandoci un poco intorno, bagnando
appena le ruote, il cofano ed i paraurti.
-Anche dietro- gli consigliò Billy, indicando dalla finestra
lo spazio dietro l'abitacolo dove si caricavano i pacchi.
-Sì! Sì!- sbottò irritato, spostando
il getto debole verso il punto indicato; questo, però,
troppo debole, non fece altro che bagnargli i piedi.
-DANNAZIONE!- urlò, furioso e frustrato, dando un calcio al
mezzo, che lo ringraziò con una piccola cascata di ruggine.
Salì agilmente sopra il pick up, cercando di non inzupparsi
più del dovuto e guardo tetro tutta la spazzatura che si era
accumulata negli ultimi anni.
Un vecchio telone, un surf spezzato, il resti di un quaderno di Rachel.
C'era di tutto.
Chinandosi iniziò a raccoglierli, infilando il tutto dentro
una sacca nera, dicendo la parola stupido
ogni oggetto che incontrava.
Perciò era stupido un vecchio pacchetto di sigarette.
Stupido il suo pallone da football sgonfio.
Stupido tutto. Anche quel dannatissimo biglietto stropicciato che non
voleva staccarsi dall'angolino più remoto.
Lo tirò via con rabbia, veloce e ringhiò,
arrabbiato.
Lo scrutò con fastidio, trattenendo, poi, una volta letto,
lo stupore.
Stupid Big Hat, I love you.
Jacob strabuzzò gli occhi e lo spiegò un altro
po': era accartocciato in una maniera assurda, diventato ormai un
minuscolo pallino, quando finì di stirarlo si
guardò intorno, senza capire cosa fosse e, per una strana
ragione, lo infilò in tasca.
Sentendo il richiamo del padre, -quell'uomo aveva una tremenda
agilità nel passare dal divano alla finestra-, riprese a
lavare e scordò quel piccolo pezzetto di carta nell'enorme
tascona dei jeans.
Solo la sera, una volta sceso il buio, si sbrigò a rientrare
e getto i pantaloni, zuppi e sporchi, nella sacca del bucato da lavare.
Lì, secondo i patti stabiliti in modo ufficioso ed
ufficiale, Billy avrebbe dovuto svuotarlo dentro la lavatrice,
azionarla e così fare il bucato.
Semplice, no?
Infatti così fece, quando Jake andò a letto,
ancora borbottante, si alzò sbuffando per la fatica e
andò a sistemare il tutto.
Iniziò a frugare dentro le tasche e dopo aver tirato fuori
una fionda, due sassi, degli appunti di matematica, venticinque cent e
una mezza matita spuntata, incappò in quel pallino.
Osservò attento quel bozzolo di ricordi ed ebbe quasi paura
ad aprirlo. Se lo rigirò tra le mani e poi, curioso, lo
scartò.
Fu un attimo e, come una minuscola e bellissima farfalla, le memorie
iniziarono a volare per la stanza. La calligrafia lo investì
e non poté fare che versare una sola e silenziosa lacrima.
-Billy, quel cappello
è orrendo- rise la donna, mentre nel retro Rachel e Rebecca
avevano scoperto la bellezza dei post-it: scrivere e appiccicare
ovunque.
-È un tocco
di stile- ribatté, stizzito.
-È orrido-
ridacchiò.
-Osceno- riprese Rachel.
-È uno
stupido cappello- ridacchiò Rebecca, mentre lo scriveva sul
fogliettino giallo e lo porgeva alla madre, tenendolo in equilibrio sul
dito.
Shara lo prese e
guardò furbescamente il marito, mentre, con la penna che
Beck le porgeva da dietro, e aggiunse, delicata.
-È uno
stupido cappello che amo- sussurrò, mentre baciava Billy
sulla guancia e gli attaccava il pezzettino di carta sulla fronte.
Lui le sorrise e
continuò a guidare, staccandolo e infilandolo accuratamente
nella tasca. Il tempo, poi, unito allo stress, aveva fatto
sì che lo torturasse, ci giocasse, finché, un
giorno, non arrivò là dietro, dimenticato.
Billy si risvegliò dai ricordi e scosse la testa, buttando
tutto nella lavatrice e azionandola.
Il giorno dopo, per la gioia e il tripudio di Jacob, il signor Black
aveva deciso di vendere il pick up.
Il ragazzo, però, non seppe mai che lo aveva fatto per
fargli un regalo, una sorta di ringraziamento per avergli permesso di
liberare quella farfalla, da troppo intrappolata nella seta bianca
degli anni.
Angolo Autrice:
non ho molto da dire. Billy è estremamente ispirato a mio
padre, leggendo New Moon mi sono resa conto di quanto gli assomigliasse
xD
Non voglio dire altro, se non che la storia partecipa all'iniziativa "2010:
a year togheter" indetta da Fanfiction
Contest.
Finish.
Là.
Note autrice: ç____________ç domani prendo 3 a
matematica, me lo sento. ç.ç
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