Autore: Nezu
[Kuroi the black]
Titolo: Sound of
silence
Fandom: Wolf’s
rain
Pairing: Tsume/Kiba
Personaggi: Kiba,
Tsume
Rating: arancione
Genere: triste,
erotico, generale
Avvertimenti: one-shot,
flash-fic, un poco di angst
(non troppo)
Note Autrice: Devo
dire che di Wolf’s Rain mi ricordo
poco... ho visto qualche episodio del cartone animato, ma ricordo bene
i
personaggi di Tsume e Toboe (cucciolo lui <3). Però
così, mi sembrava carino
scrivere qualcosa su Kiba e Tsume °O° Questa fan
fiction partecipa al p0rn fest
con il prompt “pioggia”. Ah, per il titolo non
sapevo che pesci pigliare,
finché non mi è tornata in mente quella splendida
canzone di Simon and
Garfunkel <3 E così, mi pareva che potesse starci,
anche se il testo non è
strettamente legato ad essa.
Sound of silence
Pioveva. Da tre dannatissimi giorni
dal cielo non scendeva
altro che pioggia. Avevano perso le tracce di Toboe ed Hige il giorno
prima, ma
non se n’erano troppo preoccupati: la città non
era poi così grande, li
avrebbero trovati in fretta quando avrebbero voluto; nessuno dei due,
comunque,
aveva intenzione di avventurarsi sotto la pioggia per cercare gli altri
due,
non ne valeva proprio la pena. C’erano cose più
interessanti da fare, per
scacciare la noia ed aspettare che la pioggia smettesse di cadere. Per
loro un
posto valeva l’altro, non erano certo abituati a farlo sul
morbido: in quel
caso bastava un luogo riparato, lontano da occhi indiscreti.
Kiba lanciò
un’occhiata all’esterno attraverso la finestra
dal vetro rotto: almeno quel capannone era asciutto e completamente
vuoto; il
rumore della pioggia giungeva forte e scrosciante alle loro orecchie
sensibili,
ma andava più che bene per entrambi: riempiva quel vuoto che
le loro voci si
rifiutavano di colmare. Nessuno dei due provava un qualche piacere
particolare
nel parlare mentre facevano sesso, nulla di nuovo, in fondo normalmente
erano
di poche parole. E la pioggia copriva perfettamente quei pochi gemiti
che si
lasciavano sfuggire a tradimento.
Tsume seguì lo sguardo di
Kiba fuori dalla finestra:
sembrava che non volesse proprio guardarlo mentre se lo faceva senza
problemi.
L’albino si era chiesto
più volte il perché, senza trovare
una spiegazione plausibile, ma si era gettato il problema alle spalle:
non era
un problema sua, in fin dei conti, a lui piaceva guardare Kiba sotto di
lui,
era uno spettacolo migliore di quanto non ci fosse fuori.
Osservò la linea tesa del
volto, i denti che mordevano
inconsapevolmente il labbro inferiore, gli occhi che si sforzavano di
restare
aperti per guardare fuori dalla finestra: freddo e distaccato come al
solito.
Tsume si chinò a mordergli
il collo e la clavicola, tanto
per riportare un attimo l’attenzione su di sé;
riprese le spinte che aveva
rallentato mentre era immerso nei suoi pensieri: era da depravati
mettersi a
pensare durante un rapporto, di questo era certo.
E Kiba era un fottutissimo depravato.
Sembrava non voler accorgersi del
fatto che Tsume stava
spingendo in lui sempre di più, digrignando i denti nello
sforzo: in fondo la
noia andava combattuta con ogni mezzo.
Tsume sbuffò, giurando che
prima o poi avrebbe costretto
l’altro a guardarlo negli occhi mentre se lo faceva; stava
per dirglielo, ma un
gemito sfuggì dalle labbra di Kiba, rinfrancandolo un
po’.
Non era esattamente così
impassibile come voleva far
credere.
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