I due ragazzi erano fermi ad un crocevia: lei stava facendo
dissetare Blanca, che si era ormai abituata alla sua presenza, mentre lui si
guardava attorno alla ricerca di nuove tracce da seguire.
La faccia nel vento, il ferro nel braccio
Ti guardi d’intorno con gli occhi di ghiaccio
Non senti dolore con lo sguardo nel sole, Sam!
Lo stretto sentiero che attraversava la gola scavata dal
torrente all’inizio era stato ripulito accuratamente dalle impronte, ma non così
bene da ingannare l’occhio attento del giovane pistolero; poi, proseguendo, i
rapitori avevano smesso di occultare il loro passaggio, forse erroneamente convinti
di non avere inseguitori alle calcagna. Oppure, come sospettava, proprio per
depistarli.
In quel punto, però, la via si biforcava: da una parte si
raggiungevano le sorgenti, dall’altra si scendeva di nuovo nel deserto.
Mentre Sam cercava di perlustrare, Yaotl lo tampinava come
un’ombra, dandogli quasi fastidio con la sua sola vicinanza irrequieta e
distratta; così, quando lui si bloccò di scatto, lei gli finì addosso.
– Senti, – sbuffò lui, – è meglio se ci dividiamo! – poi
addolcì il tono, – Così faremo prima, d’accordo? – e si allontanò senza darle
il tempo di replicare.
Dopo appena qualche istante di silenzio in cui non ebbe nemmeno
il tempo di pensare, il giovane pistolero udì un gemito soffocato, e la
raggiunse.
Lei gli indicò una chiazza di sangue su un arbusto. – Papito…!
– mormorò, – È ferito, o… – Così la fece tacere con il solo sguardo, per
prevenire una nuova crisi di pianto, poi controllò attentamente e convenne –
Sì, è sangue, ma non credo che sia… – lasciò in sospeso, pensoso. Dal suo capo
Apache Itza-Chu-Litzoque aveva anche imparato a distinguere le tracce messe
apposta per confondere, e quella macchia si trovava in un punto troppo in alto per
essere di Emilio, che era basso di statura; inoltre dubitava fortemente che
potesse provenire dalla ferita di un bandito, perché era improbabile che il
messicano, di costituzione minuta, fosse riuscito a sopraffarne anche uno solo.
Le impronte di zoccoli confermavano la presenza di tre uomini: troppi, per il
piccolo e presumibilmente legato ostaggio.
E poi non aveva nemmeno molto senso che il gruppo di
fuorilegge si stesse dirigendo verso la sorgente del fiumiciattolo, perché il
passaggio nella gola diventava man mano più accidentato, e quindi avrebbe
offerto ben pochi nascondigli sicuri tra la roccia nuda e liscia. Santiago
doveva essere stato preso per un motivo preciso, ed era quasi certo che Sacks
fosse il mandante; pertanto, la scelta giusta non poteva essere che quella
opposta alle apparenze, seminate ad arte forse per condurlo ad una trappola.
Sam risalì in sella e tese una mano per issare Yaotl, che
non fece obiezioni sulla sua decisione, ma domandò soltanto – Pensi che sia
stato ferito apposta? – Era sveglia, considerò lui, ma preferì nasconderle la
verità per non metterla di nuovo in agitazione. – Potrebbe essere sangue di
animale… – buttò lì senza troppa convinzione.
La ragazza lo costrinse a voltarsi – Non mentirmi, Sam,
altrimenti come posso fidarmi di te? – Lui sospirò, confermando la sua ipotesi,
poi, vedendo quegli occhi riempirsi di lacrime per l’ennesima volta, si
accigliò. – Piagnucolare non serve a niente! – ma si pentì subito della sua
reazione troppo brusca, – Fatti forza, Yaotl… – che si asciugò il viso con la manica
del vestito e abbassò lo sguardo, – Hai ragione. –
Il ragazzo allora cercò di rassicurarla – Siamo ancora in
tempo per raggiungerli, prima che… – esitò, – Ti prometto che impedirò che gli
facciano del male! – e lei annuì con riconoscenza, poi lo esortò ad avviarsi.
Una volta ridiscesi a valle, smontarono di nuovo da cavallo per
perlustrare i dintorni, e quando il giovane cow-boy scorse un’impronta di
stivale all’ombra di un cespuglio, ebbe conferma che la direzione presa era
quella giusta: un banale bisogno fisico aveva inconsapevolmente tradito uno
degli incauti rapitori; più avanti ebbero un’ulteriore conferma, trovando
inequivocabili tracce di zoccoli.
Era quindi ovvio che ora fossero più che sicuri che
un eventuale inseguitore avrebbe perso del tempo dietro alla pista sbagliata, di
conseguenza sarebbero stati anche più propensi a commettere altre imprudenze, e
in questa maniera avrebbero reso più facili i suoi sforzi. Ad ogni modo, la sua
natura guardinga gli suggerì che era ancora troppo presto per cantare vittoria,
il pericolo poteva sempre sbucare da dietro ogni angolo.
Yaotl non gli aveva più chiesto nulla, limitandosi ad
eseguire i suoi ordini in silenzio, sebbene fosse ormai piuttosto evidente che
cominciasse ad essere provata; dopotutto stavano cavalcando da parecchio tempo,
e anche Blanca dava segni stanchezza. Così Sam riempì la borraccia, perché il corso
d’acqua sarebbe stato presto inghiottito dalla sabbia del deserto, e si guardò
attorno per trovare un posto all’ombra in cui fermarsi a riposare. Anche lui ne
avvertiva il bisogno, e doveva inoltre decidere come agire una volta che
avessero avvistato i tre bastardi.
Era già la terza volta che la messicana rigirava il
crocefisso tra le mani mormorando qualcosa in spagnolo; quando lei sollevò il
suo sguardo, incrociando quello incuriosito del giovane, spiegò – Faccio finta
che sia un rosario e prego per papito… –
Lui annuì, e il silenzio divenne fastidioso. – Isamu – disse
semplicemente. – Cosa? – domando lei, perplessa. – È il mio vero nome… –
rispose lui stringendosi nelle spalle, – Prima volevi saperlo, mi pare… – La
ragazza considerò – Non suona indiano… –
Sam scosse la testa – Mia madre era Apache, mio padre
giapponese. – Yaotl rifletté qualche secondo, poi commentò – Ah, quindi è emigrato
dalla Cina per lavorare alla ferrovia. – Lui sorrise – No, e poi Giappone e
Cina sono due paesi diversi. – La vide fare un’espressione interrogativa.
– Quando siamo andati via dal Messico, io sapevo giusto
leggere e scrivere, – replicò lei facendo spallucce, – e fino ad oggi non sono
mai uscita dal confine dell’Arizona… – si giustificò timidamente. Il pistolero
prese un ramoscello con cui tracciò per terra una mappa; anche lui non aveva
studiato, solo viaggiato di più quando si trovava in New Mexico, ma i libri di
scuola di Carlton Tray erano serviti per capire da dove provenisse il fantasma
di suo padre. Così, seppur in modo molto approssimativo, le spiegò il poco che
aveva appreso dal precettore dei Bradley.
Yaotl seguì attenta la sua improvvisata lezione di
geografia. – Sai dov’è la Spagna? – Il ragazzo fece un attimo mente locale, e al
di là dello spazio vuoto nella sabbia, che doveva rappresentare l’oceano Atlantico,
disegnò un pentagono frastagliato.
– Abuela Isabella mi ha raccontato che da giovane viveva a
Madrid, che è la capitale della Spagna… – poi si illuminò, – Ma allora tu sei nato
in Giappone! – Sam scosse di nuovo la testa – No, sono stato abbandonato in un
orfanotrofio di Santa Fe, – strinse le labbra in un sogghigno amaro, – e fino a
poco tempo fa non sapevo nemmeno chi fossero i miei genitori. – Lei gli rivolse
un’occhiata altrettanto triste, che però non conteneva pietà, soltanto
comprensione. – Io ho solo papito, per questo l’idea che sia… – si interruppe,
cercando inutilmente di trattenere le lacrime che invece decisero di scendere
ugualmente sulle sue gote.
I due giovani si avvicinarono di più, tentando di consolarsi
reciprocamente con un tocco rassicurante sulla spalla esile e una stretta sulla
mano forte, ma anche trovando un poco di conforto nel percepirsi più simili di
quanto avessero creduto. Però il tempo per raccontarsi le vicende del passato
non era ancora giunto, avevano da percorrere ancora molta strada, sia per
raggiungere Emilio, sia per diventare amici.
Sam esortò la ragazza ad alzarsi – So che è dura per te, ma
dobbiamo proseguire almeno un altro po', – considerò recuperando il fucile, – abbiamo
ancora un’ora scarsa, prima del calare del sole… – stabilì guardando l’orizzonte.
Yaotl obbedì e si offrì di andare recuperare la cavalla, lasciata
libera di scorrazzare nei dintorni e sgranchire così i muscoli indolenziti; questa
rispose subito al suo richiamo e la seguì docilmente, sfregando il muso sul
braccio in una specie di carezza.
Ritornò dal cow-boy con un sorrisetto – Come vedi, io e
Blanca siamo infine diventate amiche! – Lui le restituì uno sguardo altrettanto
divertito, ma in cui brillò un lampo di sarcasmo assieme ad un pizzico di
speranza. – Devo dedurre che noi due ancora non lo siamo… – Lei sospirò –
Scusa, se sono stata… –
– Antipatica? – la interruppe lui mentre rimontavano in
sella; di nuovo, fu costretto a voltarsi, stavolta per guardarla negli occhi
scintillanti, ma non perché umidi di lacrime. – Diffidente! – puntualizzò lei
con enfasi socchiudendo le palpebre.
– E sia! – si arrese infine lui con tono solenne, – Quando questa
spiacevole situazione sarà conclusa, vedremo di trovare un modo per risolvere
anche quell’altro ‘problema’ che riguarda Sacks, d’accordo? – Lei si limitò ad
annuire con espressione seria e a cingergli i fianchi con le braccia. – ¡Vámonos!
– lo esortò altrettanto determinata.
* * *
Raggiunto un agglomerato roccioso, che offriva un minimo di
riparo e al contempo consentiva una visuale più ampia sul canyon, il ragazzo
sfruttò gli ultimi minuti di chiarore del tramonto per osservare e capire
quanto ancora fossero distanti dal loro obiettivo; nel frattempo, Yaotl cercava
di rendersi utile raccogliendo legna e sterpaglie per accendere il fuoco per la notte.
– Qualcosa continua a non convincermi! – commentò Sam,
accigliato, saltando giù da un masso, – A quest’ora avremmo perlomeno dovuto
scorgere un accampamento, seppur in lontananza… – La ragazza si strinse nelle spalle.
Poi, un improvviso schiocco secco e un fruscio fecero
scattare all’istante la mano del pistolero alla fondina, mentre la messicana si
dirigeva euforica verso l’origine del rumore; lui provò inutilmente a
richiamarla, temendo che potesse venir morsa da un cane del deserto, o peggio,
un serpente velenoso, ma lei si era ormai praticamente gettata dentro ad un
cespuglio. Così aspettò, con il dito che premeva sul grilletto, e poco dopo la
vide riemergere, scarmigliata ma vittoriosa, tenendo stretta tra le mani una
palla di pelo tremante.
– La trappola di corda ha funzionato! – spiegò soddisfatta,
– Ero sicura che quel buco fosse una tana di lepri… – Sam rinfoderò la Colt, sollevato
– Non male come idea, – poi incrociò le braccia al petto con un sorrisino, – ma
prima di mangiarla bisognerà ucciderla e spellarla… – aspettandosi di vederla
quantomeno inorridire al pensiero.
Yaotl, invece, ridacchiò – Che uomo di poca fede: non ricordi
il lavoro che faccio? – Lui inarcò un sopracciglio, perplesso, non riuscendo
subito a cogliere il nesso con il saloon, e lei scoppiò a ridere di gusto. – Se
la cucina del Paradise Sacks non è immangiabile, è soltanto merito della
sottoscritta! – sfoggiò un’aria piuttosto compiaciuta, – Se solo potessi tirare
il collo a Billy Ray come alle galline…! – e mimò il gesto.
L’espressione vagamente omicida che comparve sul bel viso della
messicana, mentre scrutava l’ignaro leprotto, fece sorridere il giovane, che
sfilò un grosso coltello dalla bisaccia e sentenziò – È tutta tua, bounty
killer! –
Poco più tardi la bestiola fu infilzata sullo spiedo, e i
due giovani trovarono finalmente il tempo per giungere al fatidico punto di
incontro.
Mentre faceva rosolare la cena, Yaotl rifletteva: a dispetto
delle voci sul suo passato, il ragazzo pistolero non le aveva ancora dato un solo
motivo per temerlo, durante tutte quelle ore passate assieme, per di più Sam
non aveva affatto l’aspetto di un bandito pericoloso; realizzò che, nonostante
l’apparente indifferenza con cui lo aveva riferito, lui doveva aver fatto non
poca fatica ad ammettere di essere solo al mondo, e senza nessun legame con il proprio
paese. Invece lei per un po' aveva vissuto con la sua famiglia in Messico, e
suo padre le era sempre stato accanto, ma si era già sbagliata una volta a
fidarsi di qualcuno che diceva di “volerla soltanto aiutare”.
Osservò il piccolo monile, e la voce della fede le suggerì
di concedere una possibilità a quel giovane, il cui sguardo a volte era stato
duro, ma che fino ad ora le era sembrato davvero sincero. Così alla fine si
decise a raccontargli come e perché una partita a poker apparentemente banale
fosse invece finita in un modo così squallido.
– Se non me ne fossi andata in giro per Paradise, da sola e
di notte, disobbedendo a papito, a quest’ora saremmo a Las Vegas, – sospirò
tristemente, – ma lui non tornava ed io ero preoccupata… – si giustificò, – Pensavo
gli fosse successo qualcosa! –
La verità non coincideva con la versione dei fatti fornita
da Sacks (e tenuta in piedi da compari e clienti abituali), a cui persino
Meredith aveva dato credito. Secondo quanto riferì la ragazza, Billy Ray non
solo truffava gli sprovveduti al tavolo da poker, ma era anche solito assoldare
una piccola banda di ladruncoli per recuperare il danaro perso di proposito.
Così, il tipico damerino benvestito veniva poi assalito nel deserto mentre
tornava in città con il calesse, senza che gli aggressori potessero essere in
qualche modo ricondotti direttamente al bastardo, perché con soltanto il
semplice sospetto di implicazione lo Sceriffo Stoker non avrebbe mai potuto
muovere accuse concrete.
Quella sera, tre ceffi perlustrarono la carovana dei
messicani, lasciata praticamente incustodita dagli uomini intenti a giocare;
poi, una volta ripartiti, avrebbero avuto la spiacevole ‘sorpresa’ di
incontrare un gruppo di ‘pellerossa’ armati fino ai denti che li avrebbero
derubati, sia delle vincite fasulle che di tutti i loro averi.
Durante il sopralluogo, avevano scorto Yaotl nel suo
peregrinare solitario; per un po' si erano divertiti ad infastidirla girandole attorno
e rivolgendole apprezzamenti volgari, poi una donna uscita da una carrozza era
riuscita a farli allontanare minacciandoli con un fucile. Lei non era solita
dare confidenza a dei tizi dall’aria poco raccomandabile, però, tra le maledizioni
che avevano mormorato in spagnolo mentre se ne andavano, qualcosa alimentò la
sua inquietudine; così decise di seguirli fino al saloon.
Coraggiosamente, – o stupidamente? – si arrischiò ad
entrare per cercare il padre, e subito fu oggetto degli sguardi bramosi degli
avventori; diede una fugace occhiata in giro, ma ormai era stata attorniata da
un gruppetto di balordi che, essendo lei piccola di statura, le impedivano la
visuale. Così, più saggiamente, si voltò per uscire alla svelta, ma una mano la
bloccò mentre apriva la porta, e si era trovata davanti Billy Ray, che
allontanò tutti quanti e l’accompagnò fuori con fare protettivo.
Al contempo Emilio stava tentando la fortuna come tanti
altri suoi connazionali, e pure era riuscito ad accumulare una piccola somma; la
confusione creatasi dall’ingresso della figlia lo incuriosì, ma poi non si curò
di capire cosa stesse succedendo, perché la partita contro Gregory Morton, il
maniscalco ubriacone di Paradise, stava volgendo a suo favore. L’imprudenza
della giovane, mossa dalla preoccupazione per il genitore distratto che la
sapeva al sicuro nella carovana, segnò quindi il destino dei Santiago.
Con maniere gentili e tono di voce dolce, l’infida serpe si
fece dire il suo nome, poi si offrì di andare a chiamare il padre al suo posto,
invitandola ad attendere in un’altra stanza insieme alle due fidate guardie del
corpo, che l’avrebbero protetta, perché non sarebbe stato prudente restare da
sola, né fuori, né dentro al locale.
Così la ragazza aveva creduto incautamente alle parole di
quell’uomo dall’aspetto distinto che sembrava solo volerla aiutare; invece il
bastardo, una volta rientrato ed individuato Emilio, non si fece scrupolo ad
approfittarsi anche della sua ingenuità.
Morton colse al volo le intenzioni del compare: la scenetta
dell’ubriaco che dava di matto era stata recitata tante volte al Paradise
Sacks, a bella posta per quegli allocchi che, non volendo rischiare di essere
coinvolti in una rissa, decidevano di andarsene accontentandosi di quanto vinto
fino a quel momento. Così, mentre il fabbro beone prendeva a calci tavoli e
sedie, e tirava bottiglie e bicchieri contro i muri imprecando contro la
malasorte, il padrone invitò il messicano ad incassare, scusandosi persino per
il comportamento spregevole dell’uomo nel suo “rispettabile” saloon.
Quando questi si presentò rivelando di chiamarsi Santiago,
Sacks si finse meravigliato, addirittura preoccupato, perché proprio pochi minuti
prima era entrata una ragazzina, che stava cercando proprio lui… E siccome non
sarebbe stato affatto prudente lasciarla girovagare da sola per la città a
quell’ora tarda, l’aveva fatta accompagnare in un’altra stanza dai suoi ‘uomini
fidati’. Così, anche il pover’uomo fu persuaso con l’inganno a credere al
serpente a sonagli; lo seguì, ringraziandolo, e invece si ritrovò davanti la
figlia con una lama puntata alla gola. Fu costretto a giocare di nuovo sotto
minaccia, conscio che la parola di un cane messicano non avrebbe avuto
potere contro quella di un bianco bastardo, e per forza dovette perdere tutto, tranne
il crocefisso d’argento.
Al contempo tutti quanti avrebbero pensato che l’ennesimo ‘pollo’
era semplicemente stato tradito dalla fortuna, e che aveva infine tentato un
ultimo gesto dettato dalla disperazione. Insomma, nulla di nuovo in paradiso.
Sam trattenne a stento la collera, poi la scagliò insieme ad
un ramoscello nel fuoco scoppiettante, i cui bagliori si riflettevano nelle sue
iridi di ghiaccio. – Non la passerà liscia, Yaotl, – sibilò, – da quello che
hai appena detto, se il maledetto fosse costretto a sputar fuori la verità,
insieme al suo stesso sangue… – Il cosiddetto ‘piano’ stava rapidamente prendendo
un’altra forma, dentro la sua testa, mentre osservava il volto della ragazza attraverso
il rosso acceso delle fiamme.
– Vedi, Sam, io non metto in dubbio che tu possa riuscirci,
– sospirò, – ma quel beone di Morton confermerebbe la “versione ufficiale” – e
sottolineò le ultime parole con una smorfia amara; poi tacque, riflettendo se
rivelargli anche quella parte di verità per cui ora provava soltanto vergogna. Il
giovane convenne che, se anche fosse riuscito ad estorcergli una confessione,
davanti allo sceriffo la sola parola di un muso giallo non avrebbe avuto
valore, ma le promise che il bastardo l’avrebbe pagata doppia.
Lei lo fissò per qualche istante, dopodiché continuò il suo
racconto. – All’inizio mi ero illusa che sarei riuscita a persuaderlo a lasciarmi
andare, una volta ottenuto… – esitò, – quello che un uomo vuole da una donna.
Però Sacks si è accorto subito che non… avevo mai… – avvampò, prendendo sulle
guance lo stesso colore del fuoco. – Quindi, sono stata risparmiata
dell’umiliazione immediata, ma sai bene anche tu come invece è andata a finire!
– passò una mano sulle palpebre stanche, – Non so cosa sia peggio, adesso… –
esalò, – Se la condanna, oppure la sua attesa inesorabile! –
Il fiume di parole si arrestò ancora una volta, ma poi si
riversò nel silenzio della notte stellata con un ultimo impeto di collera,
stavolta diretto contro se stessa. – Se solo fossi rimasta nella carovana ad
aspettare papito, invece di fare di testa mia… – e alla fine la sua pena si
dissolse in un unico singhiozzo soffocato.
Il pistolero intravide silenziose lacrime di rimorso
scendere dagli occhi socchiusi, e, conoscendo quella spiacevole sensazione che
così tante volte lo aveva oppresso, si accostò alla ragazza per confortarla. –
Tutti commettiamo degli errori, anche gravi… – le sussurrò dolcemente
sfiorandole la guancia umida con un dito.
Yaotl aveva un estremo bisogno di appoggiarsi a qualcuno in
quel momento, così il petto di Sam fu il rifugio perfetto contro cui allentare
la tensione accumulata in tutto quel tempo. Lui la accolse tra le sue braccia –
Nemmeno io posso tornare indietro per cambiare il passato, ma è possibile rendere
migliore il futuro. – Tacque permettendole di continuare a sfogarsi piangendo,
poi, quando le esili spalle smisero di sussultare, la trattenne ancora stretta
a sé, accarezzandole gentilmente la schiena. Al contempo dovette reprimere il
bizzarro desiderio di passare le labbra sulle gote bagnate della messicana; non
avrebbe di nuovo commesso l’errore di farla allontanare.
L’ululato lontano di un coyote alla luna lo riscosse: adesso
il ragazzo era pronto per avvicinarsi a lei, per tentare anche lui di liberarsi
dai rimorsi confidando a qualcuno il peso delle sue colpe. – Io ero immerso nei
guai fino al collo, ma ho accettato l’aiuto di un perfetto sconosciuto,
mettendo da parte l’orgoglio; solo così sono riuscito ad uscire del tutto dal
mondo sbagliato in cui ero stato cresciuto, perché convinto che per me non ci
fossero alternative migliori… – incominciò lui, – Per questo ora vorrei poter
fare lo stesso per te e tuo padre… – tacque di nuovo e attese.
Lei si tirò su a sedere: la sua attenzione era stata
catturata, e ora avrebbe ascoltato attentamente il racconto del pistolero dagli
occhi di ghiaccio, disposta finalmente a mettere da parte davvero la diffidenza
nei suoi confronti.