purificazione
Purificazione
Il getto di acqua fredda prese a scorrere improvvisamente: la manopola
azzurra era stata girata di scatto e senza alcuna delicatezza,
repentinamente.
Lucia sospirò, cercando di far uscire assieme all’aria anche tutta l’irritazione che aveva addosso.
Era stata una di quelle giornate classificabili con un aggettivo dal
semplice suono stridente e malevolo. Era stata una giornata storta.
Storta, sì, in quanto il lento fluire degli avvenimenti era
stato stravolto all’improvviso dall’arrivo di qualche virus
strisciante, uno di quelli che arrivano a condensarsi in una forma ben
precisa. Nulla di male, se fosse stato solo quello, peccato che Luka
aveva avuto la brillante idea di comparire all’improvviso davanti
al suo naso – con quella sua dannatissima vocetta da gallina
strozzata. Come se niente potesse andare ancora più storto, i
proiettili le erano finiti nel bel mezzo della battaglia, tanto che
Sumire era dovuta entrare in fase bersek perché il nemico non
prendesse il sopravvento.
Decisamente, era andato tutto male.
Irritata oltre ogni dire, Lucia si passò la spugna pregna di
sapone sopra la pelle liscia. I muscoli tesi furono diligentemente
lavati da gesti meccanici e sbrigativi, ripetuti fin troppe volte da
un’impazienza palese.
Intanto, l’acqua diventava man mano calda, continuando a battere incessante su quel corpo.
Goccia dopo goccia, il calore si propagava con lentezza paziente per
tutto il corpo – a cominciare dai piedi, sempre gelidi nonostante
le calzature pesanti, fino ad arrivare alla schiena e al petto –
rilassando via via anche i gesti delle braccia, l’espressione
sulla pelle.
Il sapone andò via, lasciando ancora nuda la pelle.
Col viso rivolto in alto, verso il getto, Lucia emise un altro respiro
profondo prima che la calma fosse nuovamente interrotta da qualcuno.
Il getto venne interrotto ai bordi, segno che un ostacolo si era
contrapposto tra il pavimento e questo. La ragazza non si voltò
neppure, sapeva chi era infine arrivato. E la voce che si alzò
squillante non fece altro che confermare la sua tesi.
-Lucia, posso fare il bagno con te? Dato che l’acqua è diventata già calda vorrei approfittarne…-
Sumire, impacciata com’era, si era sentita in obbligo di giustificare il suo intervento.
Come se non fosse palese il reale motivo per cui era lì.
Si avvicinarono l’una all’altra, per restare sotto il getto assieme e completamente.
Certo, quando le braccia di Sumire, casualmente, si strinsero attorno
alla sua vita in un goffo quando maldestro abbraccio e il suo mento
andò a posarsi sulla sua spalla, Lucia alzò lo sguardo al
cielo cercando di reprimere una risatina irritata.
-Ti fa niente, vero, se resto qui con te?-
Col fiato caldo che le solleticava la pelle del collo, Lucia dovette
pensare un solo attimo – se dare ascolto all’irritazione
non ancora del tutto scemata oppure alla fragrante e delicata
sensazione che la stava avvolgendo assieme a quelle braccia.
Alla fine la mano libera salì fino al viso, andando a tuffare le dita tra i capelli scuri e zuppi.
Lucia sorrise, prima di piegare il collo e reclinare la testa.
-Sei solo una sciocca, Sumire…-
E le loro labbra si accorsero di combaciare perfettamente, in un sol punto.
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