2 - L'incarico
Ben arrivate al secondo capitolo!
Dunque… devo ammettere che leggere i commenti su ogni capitolo
è una scarica elettrica che non pensavo mi potesse piacere
così tanto.
Vi ringrazio per i commenti che avete lasciato per il misero prologo,
ma spero abbiate capito che la mia intenzione era quella di farvi
rimanere col fiato sospeso.
Spero di esserci riuscita, almeno…
Allora…permettetemi di rispondere come di consuetudine ai commenti, iniziando con…
Xx Kagome_Chan xX:
opere… che paroloni. Diciamo che mi mancavate e ho deciso di
ricominciare a stressarvi l’anima. Il capitolo che andrai a
leggere sarà di transizione e non spaventarti se noti errori di
grammatica o che, comunque viene spiegato tutto in fondo.
Bellissima? Un bacione grandissimo e grazie per aver commentato il prologhetto.
Anjhela_kaggy_inuchan91: ciao
cara, ti ringrazio. Ho faticato un bel po’ per decidermi, ma alla
fine ce l’ho fatta. Però non posso anticiparti niente.
Siccome sono bastarda dentro, lascerò che tu ti legga tutti i
capitoli che posterò. Alla fine ti dirò se ci hai
imbroccato.
Un bacio e alla prossima!
Mikamey: oddio, ciao! Come
stai? Effettivamente, era da un po’ che non leggevo le tue storie
e mi era dispiaciuto un sacco. Io mi sono fatta due conti e mi sono
resa conto che dalla pubblicazione dell’ultima mia storia
è passato un anno.
E non me ne sono accorta! O.O
Sono contenta che tu abbia visto quel telefilm, almeno sai più o
meno di cosa tratterà la mia storia. Nemmeno io sono riuscita a
vederne la fine e non so dirti cosa sia successo, ma cerco di
immaginarlo.
Bene! Sono contenta di averti rivisto tra i recensori. Sappi che ho
letto la tua storia e che mi è piaciuta, come le altre, del
resto. Perdonami se non te l’ho commentata. Prima di poter
tornare attiva su EFP come lo ero una volta, devo risolvere un piccolo
disguido con una promozione sulla chiavetta che uso per navigare e poi
tornerò a stressarvi!
Ti aspetto alla fine del capitolo! Baciotti!
Ilary_chan: ciao! Sono contenta di vedere un nome nuovo. Fa sempre piacere!
Per il prologo, lo so che è strano, ma mi è venuto
così. Ho voluto rivelare subito la natura dei personaggi, ma
fermarmi sul più bello, cosa che solitamente mi fa guadagnare
una vagonata di bestemmie.
Sono anche molto contenta che “Io e il mio capo” ti sia piaciuta. Grazie mille.
Ti lascio alla lettura di questo capitolo, che spero tu possa trovare
un po’ più polposo rispetto allo striminzito prologo.
Un superbacio!
Bellatrix_Indomita: io e te dobbiamo fare un luuuuuuuuuuuungo discorsetto, gioia.
Non pensare minimamente che se non ti commento la storia, io non la
legga, anzi. Ogni giorno vado sul sito per vedere se aggiorni. I tuoi
capitoli li spolpo nel giro di trenta secondi, ma purtroppo ho un
problema con la chiavetta di navigazione.
Ora come ora, posso navigare gratuitamente, e sottolineo gratuitamente,
dalle dieci di sera in avanti. Premettendo che lavoro tutto il giorno,
arrivo a casa che solo devastata e alle dieci sono già a letto.
Quello che non riesco a leggere di sera, lo leggo al mattino sul
lavoro, ma purtoppo non posso usare il computer dell’azienda per
i miei comodi, altrimenti sono ca22i amari.
Come ti ho già detto, io divoro letteralmente i tuoi capitoli,
ma non li posso commentare. Sto cercando una soluzione per svincolarmi
dall’attuale piano di navigazione e trovarne uno che mi consenta
di andare su internet quando ca22o voglio io, così ho tutto il
tempo per commentare.
E poi il tuo stile di scrittura a me piace.
E se non vedi il mio nome tra i recensori, non preoccuparti. Il capitolo io l’ho già letto!!!!
Abbi pietà e perdonami se puoi.
Un superbacio!
Chocola92: ti ringrazio.
Solitamente io sono un tipo che preferisce postare capitoli più
lunghi e interromperli proprio sul più bello. Questo prologo mi
è servito più che altro per introdurre la storia vera e
propria, in modo per darvi l’idea del tema che andrò a
trattare. Spero di non cadere nel banale…un bacione anche a te!
Nicole221095: ciao, e benvenuta
anche a te. Grazie per aver commentato e lascia che ti dica che mi
dispiace molto per la tua perdita. So che non è facile perdere
qualcuno che si ama, il vuoto che ti lascia dentro non lo si riesce a
colmare. Spero tu possa riprenderti al più presto possibile.
Un bacio.
Kagome19: ed eccoci a noi!
Infatti sto proprio pensando che tu non ci dovevi proprio stare con la
testa se eri lì che aspettavi la mia storia. Però, eccola
qui.
Sai, sul fatto che ci sono pochi aggiornamenti forse non è
proprio da criticare. A parte il mio periodo di disgrazie, ho sentito
anche il bisogno di staccarmi da Inuyasha per un po’, diciamo che
mi sono presa una pausa di riflessione. Cambiare fandom può
anche aiutare, anche se si vorrebbe non farlo mai. Leggere le storie
degli altri può darti lo spunto per creare altre storie, quindi
il cambio di fandom o il mancato aggiornamento può essere visto
come un qualcosa di positivo.
Spero di rivederti presto!
Bacioni!
Ryanforever: ciao cara! Felice di rivederti su questi schermi! Spero di non deluderti con il prossimo capitolo che spero commenterai.
Un superbacio!
Una cosa che non ho specificato all’inizio è che troverete
Kagome un po’… tonta. Spero di avervi incuriosite. Io
quando ho delineato il personaggio della ragazza mi sono quasi messa a
ridere per certe cose che le facevo dire.
Detto questo, vi lascio alla lettura!
Eccovi il secondo capitolo!
I due rimasero a fissarsi per un lungo momento finchè Lui non decise di interrompere qul magico silenzio.
“Kagome…”
“Sì?” – chiese lei curiosa e onorata che Lui si fosse mostrato a lei.
“…oggi è un giorno speciale.”
“Davvero?” – chiese lei con un sorriso. Adorava le sorprese.
Lui annuì.
“Certo…da quando sei arrivata qui ti ho seguito con particolare interesse.”
Kagome sgranò gli occhi.
“Voi…voi mi conoscete?” – sorrise.
“Certo…come conosco tutti i miei figli.” –
disse lui lasciandosi sfuggire una risata divertita. – “So
che cerchi di raggiungere il livello di Consulenza.”
Kagome annuì e in quel momento si vergognò come una ladra.
“Non vergognarti, non ne hai il motivo. Non c’è nulla di male nel cercare qualcosa di più.”
“Non voglio sembrare…”
“Ingrata?” – concluse Lui per lei.
Kagome annuì mestamente.
“Ma non lo sei affatto!”
Solo allora Kagome iniziò a rilassarsi. Se lo diceva lui allora c’era da fidarsi.
“Grazie…ma, come mai siete venuto da me?”
“Ho un incarico per te, Kagome.”
La ragazza illuminò il suo volto con un bellissimo sorriso.
“Sono contenta! Chi affiancherò stavolta?” – chiese impaziente di aiutare il bisognoso di turno.
“Nessuno.” – rispose lui amorevolmente.
L’entusiasmo di Kagome si sgonfiò come un palloncino lasciato andare dopo che lo si aveva appena gonfiato.
“Ma…avete detto che…”
“…che ho un incarico per te. Interamente per te.” – concluse alla fine, marcando la parola interamente.
Il sorriso di Kagome lentamente svanì per lasciare il posto ad
una faccia incredula poi, di nuovo, un sorriso ancora più solare
di quello di prima le illuminò il volto.
“Davvero?!?! Un…un incarico…tutto per me?”
– chiese la ragazza, indicandosi con le mani aperte che
ripetutamente sbattevano sul petto.
Lui sorrise alla sua figlia e annuì.
Kagome si dimenticò di chi le stava di fronte e si lanciò
in un mega abbraccio, cosa che a lui non dispiacque per niente. Solo
dopo si accorse di cos’aveva fatto e si allontanò
bruscamente da lui, imbarazzata e mortificata.
“S-scusatemi…io…non…scusatemi
veramente…non
volevo…sono…occielo…perdonatemi…”
“Come può un padre essere arrabbiato di fronte alla
felicità di una figlia?” – proclamò lui.
Kagome sorrise imbarazzata e, timidamente, tornò tra le sue braccia.
In giro si era sparsa la voce della velocità con cui Kagome
aveva raggiunto il livello di Consulente e purtroppo, anche se si
trovava in quel luogo meraviglioso che i terrestri chiamano Paradiso,
le voci maliziose non mancarono.
La ragazza passeggiava per andare da Lui che la voleva vedere per
parlarle di come avrebbe dovuto svolgere il suo nuovo incarico. Mentre
passava, però, sentì quelle voci.
“Hai sentito?” – disse una all’amica.
“Cosa?”
“Kagome, quella nuova…”
“Beh? Che ha fatto?” – chiese come una comare impicciona.
“Oggi ha la prova per diventare Consulente.”
“Davvero?” – esclamò incredula e indignata. – “Ma come ha fatto?”
“Pare che abbia avuto molti favoritismi.” – le due
continuavano a parlare, senza accorgersi che la diretta interessata era
proprio dietro di loro e aveva sentito tutto. Ma non si era lasciata
scoraggiare da quelle voci. Lei sapeva di aver lavorato duramente e se
Lui la riteneva pronta per la prova finale, chi erano loro per
giudicare?
“Mai pensato che forse la ragazza in questione si sia messa
d’impegno per raggiungere i suoi obiettivi?” – disse
una voce estranea alla conversazione. Le due pettegole si girarono per
replicare, ma quando si videro davanti la stessa Kagome divennero viola
per l’imbarazzo e scapparono via.
Kagome conosceva benissimo quelle due: Eri e Rika, le lingue più
svelte del West. Così le aveva battezzate. Infatti, loro due
erano state messe a capo del Paradise Post, il giornale degli angeli,
perché erano considerate da tutti le migliori nel loro campo.
Riflessioni a parte, Kagome riprese il suo cammino verso Lui che la
stava attendendo.
“Benearrivata, figliola…”
“Grazie, Padre. Cosa devo fare?” – chiese impaziente.
“Essere paziente, innanzi tutto. È fondamentale se non vuoi rischiare di commettere qualche errore.”
Kagome abbassò lo sguardo per la vergogna. Cominciamo bene…
“Allora…” – con un gesto della mano, Lui fece
comparire una fontana d’acqua. – “…lui si
chiama Inuyasha Mizumi, ha diciassette anni e come puoi ben vedere
è un mezzo demone.”
“Mezzo demone? Ma non li avevate fatti estinguere?” –
chiese Kagome mentre era appoggiata alla fontana per vedere meglio.
“Assolutamente no…sono creature meravigliose i mezzo demoni, sai?”
“Davvero?”
“Sì e sono sicuro che tu mi sai dire anche il perché.”
Kagome sgranò gli occhi.
=Oh, oh…non ero pronta per l’interrogazione…=
“Tranquilla…non ti sto interrogando.” – disse lui sorridendo.
Nuovamente Kagome si era dimenticata che lui sapeva leggere le menti dei suoi figli.
“Scusate…avete detto che sono creature meravigliose?”
“Sì…”
Kagome si allontanò dalla fontana per riflettere. Aveva letto
dell’argomento, ma al momento non riusciva a ricordare cosa
diceva il libro.
“Sul libro non veniva spiegato il perché della loro natura, Kagome.”
Alla ragazza sembrò che la terra si aprisse sotto i piedi. E adesso? Cosa poteva dirgli?
“Sono sicuro che ce la puoi fare. Pensaci bene. Ci vediamo domani
e spero che tu mi possa dire quello che sicuramente mi sentirò
dire.”
Annuì convinta e se ne andò immersa nei suoi pensieri. Tornò nella sua cameretta e si mise a riflettere.
“Ma che avranno di tanto particolare, queste creature?”
– era alla sua scrivania, quando un libro catturò la sua
attenzione. – “Demoni e mezzo demoni. La vita del Sengoku
Jidai. E questo libro da dove salta fuori?” – Kagome ci
pensò su due volte e ritenne che non era giusto cercare la
risposta da un’altra parte. Lui le aveva chiesto di pensarci e
lei gli avrebbe fornito una risposta senza l’aiuto di fonti
esterne. Anche se ci avesse impiegato una vita intera. Si alzò
dalla scrivania e si sdraiò sul letto, incrociò le
braccia dietro la testa e sgomberò la testa dai pensieri per
concentrarsi sulla domanda che Lui le aveva rivolto. –
“Perché sono creature meravigliose? Dunque…vediamo
un po’…i libri però dicevano tutto il contrario.
Dicevano che erano creature spietate e che cercavano solo il sangue di
esseri più deboli…non vedo cosa ci sia di meraviglioso in
loro…sono crature solitarie…uccidono chi si mette sul
loro cammino non risparmiando nemmeno le donne o i bambini…e che
avranno di tanto meraviglioso? Forse avrà sbagliato l’uso
dell’aggettivo…” – sgranò gli occhi per
l’assurdità di quell’affermazione. Lui non aveva mai
sbagliato! Ogni cosa che faceva o diceva era sempre stata fatta o detta
in previsione di un futuro migliore. – “Ma che vai a
pensare, Kagome!” – la ragazza sospirò.
Non riusciva a darsi una spiegazione plausibile a quella domanda,
finchè lentamente non si addormentatò. Fu un sonno
abbastanza tranquillo durante il quale, prese a sognare gli avvenimenti
di quella giornata incredibile.
“Non trovi anche tu che i mezzo demoni siano creature meravigliose?”>
Fu in quel momento che realizzò di aver sbagliato tutto. Si
alzò di scatto dal letto, a giudicare dalla luce che c’era
potevano essere benissimo le nove del mattino. Si alzò e si
preparò per andare da Lui. Quel giorno avrebbe dovuto dargli la
risposta, ma era preoccupatissima perché ancora non sapeva che
dirgli. Sapeva che la parola chiave era mezzo demoni, ma ancora non
riusciva a collegarla a ciò che avrebbe dovuto rispondere. E se
avesse sbagliato? E se la sua risposta fosse stata incompleta o peggio,
deludente? Con tutti quei “e se” Kagome non si accorse di
essere arrivata quasi a destinazione. Prese un enorme respiro e
aprì la porta. In quel preciso momento fu assalita da un flash.
“Mezzo demoni”
Ritrasse la mano dalla maniglia come se si fosse scottata. Come mai
quella parola le era venuta in mente proprio in quel momento?
Iniziò a far funzionare il cervello. Se erano mezzi, significava
che non erano interi.
=Ma che brava Kagome…= pensò ironicamente la ragazza
mentre sempre mentalmente si batteva le mani. E poi… la
risposta. Fu come se lei l’avesse avuta sempre davanti agli
occhi, ma si rifiutava di vederla perché impegnata in
qualcos’altro. Con un sorriso a trentadue denti entrò
nella stanza che era piena di gente.
Il sorriso della ragazza si smorzò lentamente. Tutta quella gente proprio non se l’aspettava.
“Vieni Kagome, ti stavamo aspettando…” – la incitò Lui.
Timidamente Kagome fece il suo ingresso mentre sentiva su di sé
gli sguardi severi dei suoi esaminatori. Si fermò esattamente
davanti a Lui.
“Allora…hai trovato quello che cercavi?” – le chiese sempre bonario.
Davanti a quel volto, Kagome sentì le sue membra rilassarsi, si
concentrò solo ed esclusivamente su di Lui e riprese il suo
sorriso.
“Sì.” – rispose decisa la ragazza.
Lui si compiacque e attese.
“Ebbene?”
“Ecco…ieri sera ho perso molto tempo nel pensare cosa
avessero di tanto meraviglioso secondo voi i demoni.” – Lui
non la interruppe mai durante la sua esposizione. –
“…e ho sbagliato. Mi sono detta: ma come può Lui
affermare che i demoni sono creature meravigliose? Creature che cercano
il sangue per un motivo inesistente, che uccidono senza pietà
uomini, donne e addirittura i bambini? Poi purtroppo mi sono
addormentata.” – disse semplicemente, lasciando alquanto
perplessi gli esaminatori, ma non Lui. – “E ho sognato. Ho
sognato di quando mi siete venuto a cercare per darmi questo incarico e
la felicità che ho provato quando mi avete dato la notizia.
Tutt’ora non ci credo…poi però, mi sono ricordata
della vostra domanda: voi mi avevate chiesto dei mezzo demoni, non dei
demoni completi, ed è stato lì che mi sono data
mentalmente della sciocca perché avevo perso tempo
inutilmente.” – Kagome fece una breve pausa. Tutti
pendevano dalle sue labbra. – “Ho pensato che se erano
“mezzi” allora non erano interi!” – disse con
l’ovvietà tipica dei bambini.
Lui annuì. Sapeva che pian piano la ragazza stava arrivando alla giusta conclusione.
“Mezzo demone. Mi sono ricordata della lezione che abbiamo avuto
tempo fa sull’argomento. Sono l’unione di un demone
completo e di un essere umano, razza alla quale i demoni hanno
affibiato il dispregiativo di ningen. Non erano ben accetti nel mondo
perché era impensabile che un demone completo potesse generare
un figlio che in sostanza, secondo i demoni, non era né carne
né pesce, tra l’altro con un essere ritenuto a loro
inferiore. I mezzo demoni venivano cacciati, perseguitati e purtroppo
anche uccisi per l’ignoranza della gente.”
“Vedo che ci stai arrivando, piano piano…”
“A dire la verità ho avuto una specie di flash e la
risposta non mi mai stata tanto chiara. Ce l’avevo davanti agli
occhi ma non riuscivo a vederla.”
“E cosa mi dici?” – chiese Lui.
“Che sono d’accordo con voi che i mezzo demoni sono creature meravigliose.”
“E perché?”
“Perché sì. E non capisco come mai gli esseri umani
li temano tanto e i demoni li disprezzino ancora di più.
Purtroppo i mezzo demoni non hanno avuto una vita facile, hanno sempre
dovuto combattere per la propria sopravvivenza e questo ha fatto in
modo che i loro caratteri si forgiassero sul motto della legge del
taglione. In molti fanno a botte per difendersi, rischiando veramente
grosso, altri se ne stanno rintanati nel buio del loro cuore sperando
che la morte giunga in fretta. Io non posso giudicare, ma posso
finalmente dirvi che sono d’accordo con Voi nel sostenere che
siano creature meravigliose perché sono due metà. Una
metà racchiude i sentimenti demoniaci mentre l’altra, se
mi è concessa una piccola opinione personale, racchiude quella
umana che, secondo me, è quella più forte. Ho ricordi
deboli della mia vita terrena e quelli che ho mi fanno sentire
orgogliosa di essere stata un’essere umano. Voi avete fatto il
miracolo più grande, creando gli esseri umani perché,
anche se sono spesso e volentieri in guerra tra loro, quando
l’occasione lo richiede sanno essere uniti come nessun altro. Per
raggiungere i propri obiettivi si sacrificano, a volte forse un
po’ troppo e sanno cosa significhi amare ed essere amati. I mezzo
demoni secondo me sono forti, a parte la forza fisica, e coraggiosi
perché, sempre secondo me, ci vuole un enorme coraggio a
sopportare tutto il male che demoni ed esseri umani hanno fatto loro. E
mi piacerebbe farlo capire a Inuyasha.”
Ci fu un lungo silenzio. Lui e gli Esaminatori si assentarono per
giudicare Kagome. Entrarono dopo dieci minuti e il loro giudizio fu
unanime.
“Kagome…” – iniziò Lui. –
“…con giudizio unanime ti riteniamo adatta per questo
compito, ma sarà solo alla fine che giudicheremo se sarai adatta
a ricomprirlo a tempo indeterminato. Mi sono spiegato?”
Kagome era stra contenta. Non osava sperare tanto.
“Va…va più che benissimo. Grazie! E anche a
voi!” – disse rivolta agli Esaminatori. –
“Grazie!” – uscì dalla stanza per poter far
uscire tutti e rimanere da sola con Lui affichè le spiegasse
come doveva comportarsi. Potè parlare con lui solo dopo
mezz’ora.
“Vieni Kagome…”
Kagome rientrò e si sedette su una sedia.
“…mi sei piaciuta molto. Ero sicuro che mi avresti detto quello che mi volevo sentir dire.”
Kagome arrossì e sorrise imbarazzata.
“Troppo gentile…”
“E’ la verità. Allora…vogliamo parlare del tuo nuovo incarico?”
Kagome annuì convinta.
“Come ti ho già detto si chiama Inuyasha Mizumi, ha
diciassette anni ed è un mezzo demone…” –
così Lui le spiegò dettagliatamente la vita del ragazzo e
quello che avrebbe dovuto fare. – “…e mi
raccomando…” – l’avvertì Lui. –
“…nessuno deve sapere chi sei in realtà. Se
accadesse, succederebbe il finimondo e rischieremo di non poter
più aiutare gli esseri umani.”
“Certo. Starò attentissima. Quando comincio?”
“Domani. Oggi riposati.”
“Grazie ancora.”
Lui sorrise e scomparve nella sua nube di luce pura. Kagome chiuse gli
occhi e quando li riaprì scoprì di trovarsi nel suo prato
di margherite. Si sdraiò e ripensò alle sue parole, a
quello che aveva dovuto sopportare quel ragazzo per guadagnarsi un
posto nel mondo.
“E’ così ingiusto…” – si
ritrovò a parlare a voce alta con sé stessa. –
“…nessuno dovrebbe decidere chi ha il diritto di vivere o
morire. Solo Lui può.”
Passò tutto il giorno a guardare per aria distesa sulle
margherite, poi si alzò e andò a prepararsi le cose per
il suo viaggio sulla Terra.
Venne sera e Kagome si preparò per andare a dormire. Il mattino
successivo sarebbe iniziato il suo compito e non aveva intenzione di
presentarsi con due valige sotto gli occhi.
Purtroppo Kagome non sapeva a cosa stava per andare incontro.
Dovrà affrontare una battaglia al di fuori delle sue
possibilità. Verranno messe a dura prova la sua fede e tutto
quello in cui lei ha sempre creduto. Ce la farà? Ma
soprattutto…qualcuno l’aiuterà in questa battaglia?
Brusii.
Parole non dette.
Verità sempre taciute.
Questo era il mondo in cui era vissuto e in cui stava vivendo tuttora.
Un’immensa discarica dove la gente vi gettava odio, rancore,
amore, felicità, dolore e tanti altri sentimenti. Ogni giorno
percorreva quella strada; aveva cercato la più isolata, la
più nascosta alla vista di coloro che lo giudicavano indegno di
esistere. Tutta la sua vita era una perenne ricerca
dell’isolamento più totale, lontano da quelle persone che
con solo uno sguardo lo facevano morire, lontano da tutto
quell’odio che non riusciva a spiegarsi.
A prima vista poteva sembrare un ragazzo come tanti altri. Bel fisico,
gran cervello, occhi magnetici e capelli lunghi fin sopra il sedere.
Piccolo neo: due orecchie canine che si muovevano ad ogni minimo
rumore, impercettibile per un orecchio umano. Se non avesse avuto quel
piccolo grande neo, la sua vita forse avrebbe potuto essere diversa.
Come? Semplice. Avrebbe detto in giro che i capelli li aveva tinti,
dato che comunque adorava lo scintillio argenteo che emanavano. Gli
occhi? Oh beh…avrebbe detto in giro che erano un regalo del
padre per i suoi diciotto anni. Avrebbe detto che, grazie al progresso
che aveva fatto la scienza, aveva espresso il desiderio di cambiare il
colore degli occhi e li voleva del colore del miele. Questo è
quello che avrebbe detto alla gente se non ci fossero state di mezzo
quelle maledette orecchie, simbolo di vergogna. Le odiava, ma le
benediva allo stesso tempo perché se da una parte lo facevano
disprezzare dal mondo intero, dall’altra gli permettevano di
captare anche il minimo sussurro e sentire se qualcuno lo inseguiva per
fargli del male. Lui era un miserabile mezzo demone e come tale si
sentiva diviso a metà. Né carne né pesce.
Questi erano i suoi pensieri da quando era venuto al mondo. I suoi
genitori lo adoravano, cercavano di non fargli mancare mai
l’affetto, ma Inuyasha sentiva che questo non gli era più
sufficiente. Si ritrovava a fissare le coppie di fidanzati che si
scambiavano effusioni e si malediva per quella debolezza. In
realtà, anche lui avrebbe voluto provare un affetto diverso, che
solo la persona che accetta di dividere con te la sua vita sa darti.
Come avrebbe voluto avere dei bambini, i quali sarebbero stati viziati
di coccole fino alla nausea. Come avrebbe voluto provare il calore di
un bacio, che fosse tenero, passionale o amichevole. Ma a lui non era
concesso, non gli era stato permesso di provare queste sensazioni. Lui
era destinato a rimanere da solo. L’unico posto in cui si sentiva
realmente bene era la sua camera da letto. Lì dentro era come
essere in un altro mondo. Le pareti erano candide, di un bianco che
accecava gli occhi. Il letto, a due piazze, era sempre in ordine.
Un’enorme finestra dalla quale filtrava la luce, andava a
riflettersi sui cristalli appoggiati sulla scrivania sotto di essa,
creando un gioco di luci meraviglioso. Una tv e un lettore dvd,
completavano l’arredamento. Solo in quel luogo Inuyasha si
sentiva protetto, gli era sufficiente chiudere a chiave la porta e
tirare le tende per sentirsi “in pace con il mondo”.
Purtroppo però, quando usciva per andare a scuola, tutta questa
magia, che doveva costruirsi ogni volta che tornava a casa, veniva
puntualmente distrutta alle sette, quando quell’aggeggio
infernale che rispondeva al nome di sveglia lo svegliava, appunto, da
quel magico sogno. Si alzava, consumava una colazione veloce e poi si
avviava verso la scuola, un altro luogo pieno di ragazzi e ragazze che
lo guardavano dall’alto in basso come se fosse stato
l’essere più immondo di questa terra.
Il problema è che quando qualcuno continua a ripetere che non
vali niente, che non sei degno nemmeno di vivere, che ammorbi
l’aria con il tuo respiro…finisci col crederci. Arrivi
addirittura a chiedere scusa agli altri per la tua esistenza. Sei
sinceramente dispiaciuto di esistere e non ti arrabbi se qualcuno ti
offende, perché tu stesso sei convinto di essere una
nullità.
Un altro problema, invece, sorge quando si ha toccato veramente il
fondo e sembra impossibile risalire. Inuyasha era arrivato in fondo e
non contento, si era scavato una bella fossa ed era sceso ancora di
più. Un giorno però sentì che era venuto il
momento di risalire. Aveva fatto l’abitudine alle voci che
giravano sul suo conto e più di tanto ormai non ci dava peso.
Sentì che era venuto il momento di reagire solo quando qualcuno
disse qualcosa di troppo, e questo qualcuno si ritrovò poi con
un naso rotto e il polso slogato. Da quel giorno tutti iniziarono a
guardare con terrore Inuyasha. Fino ad allora lo avevano schernito, ma
da quando aveva massacrato di botte quel ragazzo si erano ravveduti.
Comunque adesso, oltre a essere uno sporco mezzo demone, veniva
etichettato come un violento e attaccabrighe. Nessuno si era chiesto
cosa avesse potuto scatenare una simile rabbia, sfociata poi in una
rissa di quelle fatte a regola d’arte. Nessuno si era preso la
briga di capire perché Inuyasha, sempre remissivo, avesse
picchiato a quasi morte quel ragazzo. Il ragazzo in questione aveva
fatto la vittima, dicendo che non aveva fatto niente quella volta,
trovando il coraggio di affermare che Inuyasha ce l’aveva con
lui, per questo era stato picchiato. Ma Inuyasha sapeva esattamente
com’erano andate le cose. Se quel ragazzo avesse continuato a
deridere lui, non sarebbe successo niente di diverso da quello che
accadeva sempre: Inuyasha lo avrebbe ignorato e la cosa sarebbe finita
lì. Il problema è che quel ragazzo aveva avuto la
malaugurata idea di offendere sua madre l’unica che, assieme al
padre, lo aveva allevato e amato nonostante i pregiudizi della gente.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Passarono alcuni mesi
da quell’episodio, mesi in cui Inuyasha non aveva più
mosso un dito contro nessuno e, vedendo che la situazione era tornata
come quella di un tempo, i ragazzi ripresero a tormentarlo e lui li
lasciava fare.
Era talmente assorto nel ripensare alla sua maledetta vita che non si
accorse di essere arrivato a scuola. Tirò un sospiro per farsi
coraggio ed entrò.
“Forza e coraggio…” – si disse, poi
entrò in classe e si mise al suo posto in attesa del resto dei
suoi compagni e dei professori.
Eccoci alla fine del primo capitolo.
Spero non sia stato deludente. Come avrete notato, Kagome assomiglia
molto a una bambina, e si sa che i bambini tendono molto spesso a dire
la verità senza badare alle conseguenze e a specificare le
ovvietà della vita. Quando Kagome ha dato la risposta alla
domanda che il Signore le aveva fatto, avrete notato che la grammatica
non era propriamente al top del suo uso.
Prima di etichettarmi come un’ignorante senza speranza, lasciate
che vi dica che l’ho fatto apposta. Man mano che posterò i
capitoli, i comportamenti di Kagome vi faranno ridere – per non
piangere – e sarete tentati di scappare via e chiudere il
capitolo.
Ve lo dico perché quando ho riletto la storia per correggere gli errori di ortografia, ho fatto esattamente così.
E Inuyasha…
Inuyasha è proprio messo male. Diciassette anni passati a
sentirsi, scusate il termine, una merda con le gambe sono veramente
tanti. Spiegare le emozioni umane non è mai facile, specie
quando ti senti dentro quel malessere che sai ti rimarrà dentro
per sempre. Lo puoi ignorare, far finta che non esista, ma lui rimane
lì, pronto per prenderti nel momento in cui sarai troppo debole
per poterlo contrastare.
Io ci sono passata. Oddio, non a questi livelli, ma ci sono passata.
Avete presente quando alle medie, periodo per me da cancellare con
l’indelebile nero, le tue amiche sono tutte magrette e tu sei il
salsicciotto della congrega? Quando tutti ti sfottono perché hai
il sedere che sembra una piattaforma aerea?
Ecco. Il mio malessere era dovuto al mio aspetto fisico, quindi
Inuyasha l’ho caratterizzato un po’ su di me e su quel
periodo disastroso.
Scusate questa filippica, ma era necessaria per farvi capire come mai
Inuyasha è così pessimistico. Spero di essere riuscita a
sembrarvi più profonda di una pozzanghera con la sua
descrizione, e per le prossime, ma come ho già detto, sondare in
profondità l’animo umano non è mai facile.
Io ci ho provato.
Alla prossima!
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