LOOK
& SEDUZIONE
PROLOGO
Spense il cordless e si alzò dalla sedia, si allontanò dalla
scrivania, barcollando un po’ su quei tacchi alti dieci centimetri. Odiava le
decoltè nere comprate poche settimane prima, erano scomode e fastidiose, ma
d’altronde era l’unico paio buono che aveva, e per il lavoro che faceva, di
regola, era meglio presentarsi belli, ordinati, puliti e profumati. Dopotutto
scriveva per una rivista di moda…
Dirigendosi verso l’ufficio della caporedattrice, passò
davanti ad una vetrata ed osservò il suo riflesso: ciò che vedeva era ben lungi
dalla ragazzina tutto pepe dei tempi di Hogwarts. Ora vedeva una donna, con
lunghi capelli rossi e mossi legati in un elegante chignon con piccoli
riccioletti lasciati liberi qui e li, un viso lentigginoso, un tempo acqua e
sapone, che
esibiva un filo di trucco dalle tinte vivaci, ma moderate, e un seno prosperoso
- una quarta piena – che aveva ereditato da sua madre, e da tutte le donne
Weasley di generazioni antecedenti alla sua. Non che fosse un problema, anzi adorava
indossare top e camicette che lasciassero intravedere, ma non troppo, le sue
generose forme. In fondo lo sapeva bene, il ‘vedere
non vedere’ era molto più sexy del nudo completo, l’aveva imparato in quei
cinque anni che lavorava alla rubrica Look&Seduzione
della rivista “Girls and style”. La più piccola della
generazione Weasley, ormai non più tanto piccola, era divenuta una bomba sexy, e solo Dio sapeva con quanti uomini era uscita negli
ultimi due o tre anni. E non solo uscita…
Ginevra Weasley aveva, ormai, ventisei anni. Dopo il diploma
ad Hogwarts aveva deciso di intraprendere una vita tra
i babbani, ed aveva trovato lavoro in una rivista locale come segretaria.
Qualcuno, il suo benefattore, aveva riconosciuto in lei le doti della scrittrice
e della giornalista, e una volta lanciata molti giornali, tra quotidiani,
settimanali e mensili, avevano fatto la fila per
averla nella loro redazione, ma lei aveva prediletto una rivista di moda per
ragazze. Dopotutto, prima di intraprendere quella strada, aveva frequentato un
corso di due anni di Fashion design e visual design, quindi più
o meno di qualcosa se ne intendeva.
Abitava ancora ad Ottery St. Catchpole, a
La tana, con i suoi genitori. Ma stava
pensando di prendere in affitto un monolocale in piena Londra, per evitare lo
stress del viaggio, e la paura di essere scoperta ogni volta a volare su una
scopa o ad apparire in un camino. E poi aveva bisogno
della sua privacy. I suoi fratelli erano tutti sistemati, più
o meno. Fred e George
si sarebbero sposati a breve rispettivamente con Angelina Johnson
e Katie Bell; Percy era felicemente sposato con Penelope Light, che era
incinta ed avrebbe partorito il mese successivo; Bill
viveva a Londra, e conviveva con la vecchia Fleur Delacour; Charlie aveva
conosciuto una ragazza in Romania, una certa Alison Priston, che era anche la figlia del suo capo, che di
conseguenza l’aveva nominato suo vice; Ron abitava
con Hermione, Harry e Luna
– questi ultimi due erano fidanzati da quasi tre anni - a Grimmauld
Place n°12, e, da quel che le aveva detto Luna,
pareva che Ron fosse molto geloso del ragazzo che Hermione stava frequentando, e le si
fosse dichiarato proprio il giorno prima.
Insomma, si erano sistemati tutti. Mancava lei. E per il momento le andava bene così.
- Weasley, che diavolo fai impalata
davanti alla vetrata della segreteria?-, chiese una voce autoritaria alle sue
spalle. Era Maggie Sullivan, il suo peggiore incubo.
– Muovi il culo e vai dalla
direttrice, ti ha fatta chiamare dieci minuti fa!-, la riprese, lanciandole
un’occhiataccia. Maggie Sullivan era una zitella di
circa cinquantasei o cinuantasette anni, che lavorava
come segretaria, ma non era mai riuscita a fare carriera. L’unica cosa che le
riusciva bene era assillare le ragazze più giovani e riprenderle ogni tre
secondi.
- Vado… vado… -, la rossa sospirò,
trattenendo due o tre paroline che avrebbe rivolto volentieri a quella megera.
Gettò un’ultima occhiata al suo riflesso, riassettando la gonna del tailleur
nero, un po’ stropicciata per l’essere stata troppo
seduta alla sua scrivania. Provò un mezzo sorriso falso, che voleva essere un
sorriso dolce e cordiale, ma poco ci riusciva, e si avviò in direzione. Aprì la
porta, chiedendo il permesso di entrare, e la richiuse
alle sue spalle, con l’espressione più falsa che le si era mai dipinta in
volto. Era in arrivo la strigliata delle 16.00…
…continua …