-
Mi spieghi perché proprio il
sale?- fece seccato Kyo, non appena incrociò lo sguardo di
Yuko Ichihara
proprio al limitare della foresta. Aveva portato con sé una
busta di plastica
con cinque bottiglie identiche di sakè.
Era mezzanotte meno un minuto.
- Perché il sale purifica!- fece ovvia Yuko, prima di
esclamare:
- O____HW!-
Yuko si lanciò contro Kyo, o meglio, contro la busta.
La prese e guardò dentro.
- Ma sono tutte della stessa marca!-
- Ho preso quelle più economiche! Le ho dovute far mettere
anche sul conto, poiché
non avevo abbastanza soldi, grazie!- esclamò irritato Kyo.
Non solo le prendeva le bottiglie di sakè, ma doveva anche
sorbirsi lamentele
degne di una bimba viziata.
- E comunque... E' stata lei a manipolare la
mia mano, non è così?- proseguì
sospettoso.
Aveva avuto troppa fortuna
in quello scontro, per i suoi gusti.
Ma la Strega non badò alla sua domanda e continuò
demoralizzata.
- Oh, KyonKyon, non hai proprio gusto. Se c’era il mio
compagno di bevute,
Mokona, vedevi quante te ne diceva!-
- Ma lei pensa solo a bere?! E risponda alla domanda! E non mi chiede
niente
sulla missione?-
- Se sei qui, vuol dire che la missione è andata bene-
dichiarò ragionevole,
sviando di nuovo la domanda di Kyo, con un sorrisetto astuto - E non
ritengo
che tu sia scappato dal campo di battaglia, perché sei un
uomo d’onore, e poi
sei ricoperto di polvere e sale!- gli indicò il viso.
Si sedette a terra, in modo aggraziato, e versò il contenuto
della prima
bottiglia alcolica in un bicchiere che prima Kyo non aveva visto.
Nel frattempo pensava che Yuko fosse davvero in gamba, sapeva davvero
capirle
le persone.
- Certo che a lei non sfugge mai nulla. Sembra conoscermi da una
vita…-
- Vedi, Kyo-kun, esiste una serie di correlazioni tra le cose:
così come ci può
essere una correlazione tra un bruco, un bozzolo ed una farfalla nella
metamorfosi, così come ce n’è una tra
l’erba, un’antilope ed una tigre nella
catena alimentare, così come ne esiste una tra desiderio,
sacrificio e felicità
nelle azioni umane, ne esiste anche una tra il passato, presente e
futuro nel
tempo di ogni singola persona. Tu mi hai dato dell’indovina
poco fa, ma non è
proprio così. Gli indovini, come i chiromanti, hanno dei
doni innati per
predirti passato, presente e futuro. Io semplicemente ho il dovere di
tenere in
equilibrio tutte le
correlazioni del mondo tra loro, soprattutto, come avrai capito,
quelle nelle sfere dimensionali e in quella dei desideri-
spiegò lentamente la
Strega, per poi bere sakè.
Kyo la ascoltava assorto, sedendosi con lei.
- Quindi se lei, Yuko-san, conosce una persona, è
perché ne conosce gli
equilibri, per capirci?-
- Una sorta, sì. Se trovo degli squilibri, è mio
dovere entrare in azione, un
po’ come nel tuo caso, troppo depresso e sempre
più chiuso-
Il Gatto non si offese, in fondo era vero, ma faceva sempre male
ammetterlo.
- Lei mi parli dei desideri, come fa a renderli atti?-
- Non può sempre succedere che diventino atti. Non
in questo mondo almeno.
Se qui io desiderassi qualcosa, per capirci, dovrò
sacrificarne
un’altra dello stesso valore per ottenerla, ma sempre tenendo
conto delle
“catene” che legano questo mondo: non puoi
pretendere che ti mostri un cavallo
alato, se non mi dai qualcosa di altrettanto fantasioso che riesca a
compensare
un tale desiderio, qualcosa che non è originario di questo
mondo, ma che trovi
perché viene semplicemente “importato”
da altre dimensioni. Un esempio? Quello
spirito che hai affrontato. Questi “importi” cerco
di equilibrarli portando
qualcosa di questo mondo all’Aldilà.-
spiegò brevemente, senza soffermarsi
troppo.
-Ora prendiamo il tuo caso: hai desiderato che accelerassi il processo
di
deterioramento della maledizione; hai sacrificato la tua vita
affrontando uno
spirito molto potente ed hai preso un debito per queste bottiglie; ora,
quindi,
cosa ti impedirebbe di essere felice? L’equilibrio tra
desiderio e sacrificio
c’è stato, ora sei felice?-
Rivolse un’occhiata obliqua a Kyo, assorto nei suoi pensieri.
- Beh, sono molto felice di quello che ha fatto per me… -
- Io non ho fatto nulla, Kyon, semplicemente ti ho dato le istruzioni
per
esprimere il tuo desiderio- interruppe Yuko modesta.
- Già. Eppure sono ancora insoddisfatto-
- Ah sì? Cosa desideri ancora, Kyo, dimmi -
- Che il tempo mi venga di nuovo restituito. Voglio… Vorrei
poter tornare indietro,
aver riparato un sacco di errori- strinse le mani a pugno.
Confidarsi non era la sua miglior prerogativa. C’era bisogno
di fiducia, ed era
difficile per Kyo averne in una persona. Era anche vero,
però, che sembrava
ancora più difficile NON confidarsi con una persona
armoniosa e saggia come
Yuko, per quanto, alle volte, potesse sembrare capricciosa e
insopportabile.
- C’è molta gente che vorrebbe poter tornare sui
propri passi, proprio come
vuoi tu, ma pochi capiscono che la miglior soluzione è
andare avanti - fece
Yuko- Cosa vorresti cambiare?-
- Non avrei permesso, prima di tutto, il suicidio di mia madre per
causa mia -
- Non è colpa tua, ma di tuo padre che continuava ad
opprimerla, e lo sai-
- Avrei voluto essere più grato a Kazuma-sensei per essere
stato così gentile
ad accogliermi come un figlio-
- Ma lui lo sa, Kyon! Lo sa anche ora che vai a trovarlo tanto spesso,
sebbene
tu viva in un altro luogo-
- Vorrei non dover odiare Yuki- continuò perentorio.
- Curioso, vero, come una favoletta possa condizionare un capofamiglia
e tutta
la sua gente?-
Parlava della favola secondo cui il Topo ingannò il Gatto,
dicendogli che il
Banchetto di Dio si sarebbe tenuto il giorno dopo. In questo modo, il
Gatto fu
escluso tra gli Jyunishi.
- Io… Io l’ho… Non ho potuto fare
niente per lei-
- Nessuno avrebbe potuto salvarla da quell’incidente-
incalzò Yuko, sapendo di
chi parlasse.
- STRONZATE! - urlò Kyo, calciando una bottiglia, che si
frantumò contro un
albero.
Di nuovo quelle ruote, nella sua testa, che sprizzavano sangue.
Si alzò, voltò le spalle alla Witch lady e diede
un pugno ad un altro albero,
facendo finta che fosse l'autoveicolo di anni fa, una sciocca e vana
speranza
di fermare quella macchina, stavolta.
Yuko non si scompose più di tanto, come se si aspettasse una
simile reazione.
Lo fissò con sguardo perso in chissà quali
pensieri, seria, con la testa
leggermente inclinata a sinistra.
Kyo ripeté in un gemito:
- Stronzate…- appoggiò la testa
all’albero e si morse il labbro inferiore, per
impedire alle lacrime di scendere, per impedire a
quell’antico dolore di riemergere.
Vedeva di nuovo lo sguardo di quella donna, ormai in procinto di
morire, su
quella strada asfaltata, che lo guardava con occhi fissi,
riconoscendolo come
il suo amico di chiacchierate.
“ Non ti perdonerò” aveva sussurrato.
Oh, quanto avevano chiacchierato Kyoko Honda e Kyo Sohma, nei tempi
andati.
- Con… Con che faccia dirò a Tohru…
Che ho visto sua madre, mentre moriva? Come
faccio a dirle che sua madre, in questo momento…-
tirò su col naso - potrebbe
essere ancora viva se fossi intervenuto, e a quest’ora si
starebbero scambiando
il bacio della buonanotte? Io non voglio perderla, Yuko-san…
Non voglio perdere
una persona speciale come Tohru.. Lei sa farmi stare bene, cerca di
farmi
capire che lei c’è sempre per me, ma
io… Io ora ho così poco tempo da
trascorrere fuori da quella stretta e angusta camera della villa in cui
sarò
confinato, lo capisci? Voglio passare al meglio questi
giorni… Con lei… E non
voglio che soffra ancora, non lo merita, basta; non è
già abbastanza che si
sforzi di sorridere?-
Lasciò che la corteccia dell’albero facesse
passare quelle gocce salate lungo
tutto il suo corpo legnoso.
- Kyo…- stavolta Yuko non usò nemmeno in suffisso
onorifico - … Guardami -
furono le sue parole.
L’altro fece cenno di no con la testa, vergognandosi.
- Allora guardati il polso sinistro- suggerì birichina la
Strega.
Ed egli così fece.
Mancava qualcosa al posto sinistro.
- Il rosario!- fece allarmato.
Eppure le sue mani erano le stesse di sempre, la sua voce era normale.
Non si
era trasformato in alcun demonio.
Si voltò verso Yuko, che faceva roteare il braccialetto su
di un suo indice
quasi fosse un hula-hoop.
Aveva un sorriso dolce sul volto.
- Le persone sanno davvero essere migliori, quando cercano di essere
felici
assieme agli altri -
Lo sguardo di Kyo rimase incantato sul bracciale roteante.
Gli si avvicinò e cominciò a domandare:
- Come...?-
- Nel momento in cui tu pensi a quella ragazza, qualunque male sembra
svanire,
anche quello della maledizione. Quando mostri di preoccuparti per lei,
di voler
essere al suo fianco, la qualità delle cose migliora sempre
di più. -
Gli restituì il bracciale.
- Ti conviene rimetterlo al polso però. Non è
ancora rotta la maledizione.
Questo stallo è solo temporaneo- fece seria.
Kyo obbedì, annuendo e tirando su col naso.
- Yuko-san… Io… Sono senza parole-
- Immagino che farai tesoro di quest’ultimo insegnamento.
Confido nel fatto che
cercherai di parlare con sincerità a Tohru -
- Sì… Devo dirle la verità, anche se
immagino che ne soffrirà- voltò lo sguardo
di lato.
- Ma d’altronde chi sei tu per determinare la
felicità o l’infelicità di una
persona? Deve essere un sentimento individuale. Poi chi ti dice che dal
dolore,
com’è capitato a te, non possa nascere una gemma
di felicità?- fece capire
Yuko, sentendo che ormai la loro conversazione era arrivata a termine.
- Non c’è luce senza ombra, caro mio, non
c’è desiderio senza sacrificio- si
alzò. Improvvisamente disse:
- Ah, grazie della ciocca comunque-
- Come?-
- La ciocca del tuo pelo felino- fece uscire una fialetta con dentro
dei
peletti arancioni.
- Eh?! E quando li hai presi?!- Kyo fece per acciuffarli, infastidito,
ma Yuko
muoveva pigramente la mano per non lasciargliela prendere..
- Quando ti ho abbracciato. Che vuoi che ti dica, mi sono anticipata il
pagamento per l’illuminazione che ti ho dato poco fa! E poi
questo bilancia
anche quella bottiglia di sakè che mi hai rotto. Anche se
per il sakè, a me
tanto sacro, te ne avrei fatte comprare altre cento- si
burlò di Kyo.
- Ma che faccia tosta! E mi spieghi che ci fai con una mia ciocca?!
Lascia
almeno che ti prenda qualcosa di più idoneo!-
- Ma il tuo pelo semi-felino è così richiesto
nell’Altro Mondo, mi farai
diventare ancora più famosa! - esclamò
inflessibile ma divertita.
- Tiranna egoista!- fu la risposta furibonda e offesa di Kyo, che le
voltò le
spalle, irritato, e iniziò ad andarsene:
- Io vado a casa. Se sono fortunato, Tohru ancora non avrà
chiesto aiuto all’F.B.I.
per ricercarmi; ci si vede - borbottò corrucciato, mettendo
le mani in tasca.
Superò quei pochi alberi che delimitavano il parco dalla
foresta.
- Preferivi che chiamasse il W.W.F?- fece ironica, socchiudendo
divertita i
suoi occhi vermigli.
- Spiritosa... - un nervo sulla tempia gli pulsava minaccioso. Poi
esclamò:
- Ah!- e le rivolse uno sguardo di lato: - Spiegami piuttosto
perché hai preso
le sembianze di una volpe nel sogno e quando mi hai attirato nella
foresta! Perché
la Volpe?-.
Non gliel’aveva ancora chiesto.
Vide la Strega, ferma precisamente al limitare della foresta, che ci
rifletteva
su, portando gli occhi al cielo.
Poi rispose seria:
- Perché così assomigliavamo al Gatto e alla
Volpe della favola di Collodi-.
-… Addio- fece piatto Kyo, per guardare nuovamente avanti,
incapace di
concepire una simile risposta… E poi chi era Collodi, si
chiedeva scandalizzato?!
- E inoltre… Perché le Volpi sono capaci di
creare illusioni che non lasciano
distinguere l’apparenza… Dalla realtà-
aggiunse enigmatica Yuko.
- Ma davvero..?- domandò scettico Kyo, voltandosi nuovamente
indietro.
Ma non c’era niente di niente dietro di lui, se non uno
spiazzo erboso: non
c’era né Yuko, né la sua Foresta,
né alcun guaito, nè- ci avrebbe sperato
quasi- alcuna Volpe.
|