Come tradurre il dialetto
abruzzese quando i tuoi neuroni sono in vacanza a Honolulu
In quella cucina faceva un caldo della miseria, un caldo che veramente,
ma veramente
neanche nel Sahara.
E almeno nel Sahara ci stava qualche miraggio, una piccola oasi, un bel
beduino che ti offriva del latte di cocco. Morivi di sete, ma morivi
contenta! Ah, povera me. Sospirai mentre venivo sommersa di ordini e
cose varie. Non capivo come un ristorante importante e costoso come quello
potesse essere sempre pieno zeppo e io, infatti, trottavo sempre come
una pazza, nonostante fosse una semplice pasticcera. No, non tanto
semplice.
Preferivo definirmi 'artista del cioccolato'. O qualcosa del genere.
Fatto sta che mi ritrovavo sempre con l'acqua alla gola, col capo che
sbraitava di darci una mossa perchè c'era quello o quell'altro.
Ma chissene frega, pensavo. Tanto mica morivano di fame, se non gli
portavamo caviale e parenti ittici vari. Ma valli a capire quei tizi
pieni di tic e manie.
Ah, la vita da star non avrebbe fatto per me, ne ero abbastanza
sicura.
Quando stavo in Italia, perchè era lì che ero
nata, avevo sviluppato la mia dipendenza dai dolci, ma tanto mi
bastava. Perchè io il
cibo che si tocca me lo mangiavo, mentre c'era qualcuno che la carne che tocca
la verdura non la mangia.
Beati loro che avevano tempo e voglia di pensare a simili stronz- ehm,
facezie.
Io invece trotterellavo da una parte all'altra della cucina.
Più che pasticcera/artista del cioccolato mi sentivo un cane
da riporto.
< Alice! >
< Hurry! >
< Come on, Alice! >
Qui, bella! Mancava
solo l'osso di gomma.
E fu quel giorno che ci fu la svolta, quando venni chiamata in cucina
per aiutare con la decorazione di un piatto, che alzai lo sguardo su un
mestolo
luccicante e vidi un viso decisamente improbabile, almeno quanto
affascinante.
Ho le allucinazioni?
Ora, di tutti i film mentali che un si poteva fare, mica mi andavo a
sognare che nella cucina, nella mia
cucina al mio
ristorante -vabè, mio
per modo di dire- ci entrava Mort Rainey?
Cioè, no, non Mort Rainey. Johnny. Dill- Depp. Ma che razza
di confusione avevo in testa?!
Quando mi passò davanti, sorridendo -il paradiso, no, lo
giuro, neanche il paradiso sarebbe stato tanto bello- il mio cervellino
delicato partì per Honolulu, facendomi un clamoroso 'ciao,
ciao'.
Non m'interessò minimamente recuperare un po' di decenza.
Perchè boccheggiai.
E quando la mia mente bacata si risolse nel dire qualcosa di
lontanamente sensato, lui era già passato.
Sì, vabbè, carpe
diem e mi affrettai a seguirlo.
Solo in quel momento notai Gianni, il cuoco italiano, tarchiato e
grassottello, che guardava Adone con gli occhi a scodella.
< It's really him,
isn't it? >
Annuii con gli occhi spalancati, ancora muovendomi per raggiungerlo.
Gli altri non poterono capire l'uscita di Gianni, non capendo la
lingua, ma lui se ne uscì con una frase forte e chiara,
indicando maleducatamente l'oggetto dei miei -e non solo miei- desideri.
< Parè, sì
proprie 'nu fregn' >
Avete presente quando si zittiscono tutti, quelle situazioni assurde,
davvero da film, in cui nessuno ha il coraggio di proferire parola?
Ecco, quella fu una situazione del genere. Tacquero tutti e Depp si
fermò a guardare il cuoco, ignaro del significato delle sue
parole.
Fu lì che scoppiai a ridere, senza ritegno, senza potermi
fermare. Parè!
Come si faceva a chiamare Johnny Depp 'parè'?!
Mi cadde il cappello dalla testa e mi uscirono le lacrime dagli occhi
per l'assurdità della situazione. Non riuscivo a respirare.
Gianni ripeteva ancora che 'era
'nu fregn'!'.
< What did he say? Ehi! What the hell... >
E lì capii che l'uomo dei miei sogni mi stava parlando,
sinceramente curioso e sinceramente preoccupato per la mia salute
mentale.
< Ehm... >
E mi ritrovai a lambiccarmi il cervello -tornato da Honolulu
temporaneamente- per spiegare a Johnny Depp il significato della parola
'parè'.
Scusate, non ho resistito alla tentazione.
è che ieri mi hanno raccontato questa cosa, che è vera!,
e non ho potuto evitare di scriverla. Ho solo utilizzato uno dei miei
alter egHI, Alice, che ovviamente -purtroppo- nella realtà
era da tutt'altra parte e cioè a casa, a guardare Secret
Window e a sbavare, attendendo disperatamente Marzo per vedere un certo
Cappellaio Matto.
Scusate eventuali errori di ortografia e cose varie.
Hurry
vorrebbe dire Muoviti-secondo
il mio
inglese, il che è tutto dire-.
It's really him, isn't it? sarebbe
è veramente
lui, vero?
E Parè
è un diminutivo
di 'parente'. Sì, non è inglese,
è dialetto abruzzese. Comprendi?
Un abbraccio forte a Eyre, adorata donna, e all'Androgina, as always
-love u-.
Cheers,
Fede <3
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