TITOLO:
Mai dirlo
AUTORE: Akane
SERIE: One Piece
TIPO: slash,
One Shot
GENERE:
sentimentale
RATING:
giallo/PG13
PAIRING:
ZoroXRufy, Sanji
AMBIENTAZIONE:
Alla fine delle vicende di Thriller Bark. Per chi non lo sa ecco un
piccolo riassunto: Zoro a insaputa di tutti tranne che di Sanji che ha
tentato invano di fermarlo, si è sacrificato al posto di
Rufy ed ha preso su di sé il suo dolore fisico(grazie ad
Orso Bartholomew), solo che già messo male per conto suo
rischia di morire. Nessuno sa come si sia ridotto così e
Zoro costringe Sanji a tacere. Passa tipo tre giorni svenuto sotto le
cure di Chopper, poi però si sveglia e pian piano si
riprende.
DISCLAMAIRS: i
personaggi e l’ambientazione non è mia ma di
Oda… ma vorrei avere Zoro e Rufy per me!
NOTE: anche
questa è per il compleanno di mia sorella Yukino,
l’ultima della serie che mi aveva chiesto. In questa parte,
nel manga, si vede chiaramente l’interesse di Sanji per Zoro
e quello di quest’ultimo per Rufy, siccome è un
triangolo troppo succulento non potevo non sfruttarlo, penso che
più in là approfondirò ancora. Spero
che vi piaccia.
Buona lettura.
Baci Akane
DEDICHE: a
Yukino per il suo compleanno
RINGRAZIAMENTI:
a chiunque leggerà e commenterà
MAI DIRLO
/Chasing
cars - Snow Patrol/
Rufy
non fu un’anima in pena come tutti si sarebbero aspettati
viste le condizioni inaspettate e brutte di Zoro, ma nonostante la sua
serenità costante e i festeggiamenti per la vittoria a
Thriller Bark, non smise di pensare a lui un solo istante.
Famoso per
essere un ingordo colossale, in quell’occasione il giovane
capitano festaiolo si limitò e invece di divorare lui stesso
quanto più cibo e bevande poteva, ne sottrasse a tutti per
metterle da parte al suo compagno svenuto.
Ogni ora andava
da Chopper, che lo curava amorevolmente preoccupato, a chiedergli come
stesse e nonostante la piccola renna non dava buone notizie, Rufy
manteneva la sua sicurezza granitica che il suo ragazzo si sarebbe
svegliato presto e quando sarebbe successo avrebbe avuto una gran fame
e sete.
Nessuno aveva
idea di che cosa fosse successo tranne Sanji ed altri due uomini che il
cuoco aveva fatto tacere su ordine dello spadaccino.
Al contrario di
Rufy, egli non gli si avvicinò mai rimanendo in disparte a
far da mangiare e a nutrirsi lui stesso per riprendere le forze. Non
prese parte ai festeggiamenti rimase a guardare quel giovane talmente
forte da essere sopravvissuto a qualcosa che avrebbe dovuto ucciderlo.
Il potere di
Orso Bartholomew, uno della Flotta dei Sette, era chiaro. Trasferire
cose, astratte o concrete, dove voleva. Nel caso di Zoro che si era
messo davanti ad un Rufy svenuto chiedendo di essere ucciso al suo
posto, Orso colpito dall’amore di uno per l’altro,
aveva deciso di dargli un’opportunità. Gli aveva
trasferito in corpo tutta la sofferenza fisica di Rufy, se questa
sommata alla propria già enorme non l’avrebbe
ucciso, l’avrebbe risparmiato.
Appena Sanji
aveva capito cosa voleva fare, si era messo in mezzo dicendo che la
ciurma poteva fare a meno di un cuoco ma non di capitano o vice, quindi
aveva reclamato lui la punizione, conscio che nessuno poteva
sopravvivere ad una cosa simile.
Zoro non ne
aveva voluto sapere e senza perdere tempo gli aveva fatto perdere i
sensi.
Quando si era
ripreso insieme agli altri, Orso e Zoro non erano più
lì, cercandolo l’aveva trovato in fin di vita,
coperto completamente di sangue, davvero sull’orlo di morire.
Aveva sentito
con l’anticamera del cervello Rufy chiedersi come mai fosse
ridotto in quelle condizioni mentre lui si sentiva benone. Quando aveva
fatto per spiegargli tutto, Zoro prima di svenire gli aveva detto di
non dire nulla.
Nessuno avrebbe
dovuto sapere.
Non lo
comprese, già solo il fatto che non fosse morto in tronco
era una cosa impossibile, che importava che sapessero o meno?
Suo malgrado lo
accontentò e si assicurò che nemmeno i due che
avevano visto tutto spifferassero il suo grande gesto.
Rufy si era
preoccupato ma Chopper era stato positivo. Certo era messo male, ma si
sarebbe ripreso.
Eppure non era
stato solo quello a renderlo così fiducioso.
L’aveva
visto.
L’espressione
incredibilmente dolce in mezzo al dolore allucinante che stava
provando, le labbra che mormoravano appena udibili
all’orecchio di Rufy. Non sapeva cosa gli aveva detto ma era
ovvio.
Sarebbe andato
tutto bene.
E Rufy a lui
più che a chiunque altro avrebbe sempre creduto ciecamente.
Non
l’avevano mai reso pubblico ma era il classico segreto di
pulcinella… tutti lo sapevano che loro due stavano insieme!
Eppure non
poteva fare a meno di pensare… prima non ci aveva mai fatto
caso, anzi, l’aveva rifiutato categoricamente anche solo di
prenderlo in considerazione, ma lì davanti al suo sacrificio
per la persona che amava, davanti a quell’amore grandissimo e
alla possibilità concreta di perderlo, se ne era reso conto.
Così
come Zoro avrebbe dato la vita per Rufy dicendo che spettava a lui e
lui soltanto, Sanji avrebbe dato la vita per Zoro, assurdamente.
Profondamente
turbato da quelle realizzazioni avute solo in un secondo momento, a
mente fredda aveva capito perché aveva cercato di
sostituirsi a lui.
Certo
probabilmente sarebbe morto se glielo avesse permesso, ma non gli era
importato nulla. Solo una cosa era contata più di qualunque
altra. Zoro non doveva morire.
Orso aveva
minacciato di prendere la testa di Rufy, aveva tolto di mezzo tutti gli
altri e lui era andato fuori di sé all’idea che
Zoro morisse.
La cosa non
l’aveva vissuta allo stesso modo prima, ma ora alla luce di
quei fatti e di tutto quel tempo per pensare, non poteva che arrendersi
all’evidenza.
Era felice che
ce l’avesse fatta e non perché era un suo compagno
di viaggio, ma la persona di cui per assurdo si era innamorato.
Lui che
ossessionava tutti con i suoi amori per le donne, lui che sbavava
dietro a qualunque sottana, lui che davanti ad una ragazza perdeva il
suo spirito combattivo diventando gelatina.
Lui
ora… si era innamorato di Zoro, un uomo.
E quando?
Quando diavolo
era successo?
Proprio lui
così freddo, controllato e sprezzante verso la rude
mascolinità. Così gentiluomo solo con il sesso a
lui opposto.
Non se ne
capacitava e più se lo diceva, più non poteva
crederci. Lo sconvolse non poco quella realizzazione ma dopo averla
ammessa e circa cominciato a farci i conti, si rese conto, guardando
Rufy correre costantemente dal suo compagno svenuto, che loro due
stavano insieme.
Zoro amava
Rufy, avrebbe dato la vita per lui e questa ormai era una sorta di
legge della natura incontrovertibile perché lui
più di tutti aveva visto la loro storia decollare, li aveva
visti mettersi insieme, amarsi, aveva sentito le confidenze di Rufy
indeciso su come si faceva sesso, aveva visto quanto sapevano impazzire
l’uno per l’altro se erano in situazioni critiche,
se stavano per morire, se dovevano momentaneamente separarsi. Aveva
visto cosa succedeva quando litigavano e quanto poco ci mettevano a far
pace. Aveva visto sia Zoro che Rufy piangere davanti
all’eventualità di deludere o lasciare
l’altro.
Parlare di loro
due era come parlare del legno e del fuoco.
Senza il legno
il fuoco non esisteva.
E quando se lo
disse, non capì se ciò che provò
dentro fu un peso maggiore oppure minore.
Da un lato
andava bene. Un sorriso amaro si formò sulle sue bella
labbra sottili e ben disegnate, tirò una boccata dalla
sigaretta e l’abbandonò fra le dita.
Non avrebbe mai
dovuto dirlo, non sarebbe servito. Zoro stava con Rufy e mettersi in
mezzo anche solo con una dichiarazione d’amore per scaricarsi
la coscienza sarebbe stato peggio che farsi battere ad una gara di
cucina (forse). Non dover dire ad anima viva, specie
all’interessato zuccone, i propri sentimenti rendeva le cose
più facili per tutti, sé stesso per primo. Un
peso in meno.
Ma
dall’altro era consapevole che a lungo andare stando sempre
accanto a loro, assistendo alla loro storia, l’avrebbe
logorato e divorato.
Non aveva idea
per quanto tempo avrebbe potuto resistere, dopo tutto.
Ma si disse di
essere solo all’inizio di questo insolito ed assurdo
sentimento.
Se soffocato
sul nascere avrebbe anche potuto distruggerlo semplicemente per poter
amare qualcun altro, in futuro.
Amore…
non si era mai innamorato davvero. Diceva di amare tutte le donne ma la
verità era che le adorava, le ammirava, le riteneva uniche
creature fragili meritevoli di rispetto e protezione. Perfette in un
certo senso. Bè, era stato cresciuto in un ristorante in
mezzo a uomini grezzi, del resto…
Però
non ne aveva mai amata nessuna ed ora… si trovava a provare
quello strano sentimento per un uomo.
Il sorriso
amaro si accentuò, un’altra boccata dal mozzicone
ormai consumato.
“Che
ironica la vita!”
Fu tutto quello
che riuscì a pensare.
Quando Zoro si
svegliò era la terza notte.
I
festeggiamenti erano cessati e finalmente si decidevano a riposarsi
come si doveva prima della partenza, dopo aver fatto rifornimenti di
cibo e tesori e aver sistemato il loro galeone.
Nello strano
insolito silenzio sentì fra i dolori generali e la debolezza
fisica un peso in particolare.
Nel complesso
gli sembrava di essere stato calpestato da una mandria di giganti
impazziti e poi essere stato messo in un tritacarne, ma soprattutto
vinceva una sensazione.
Qualcuno era
steso a lato con la testa appoggiata sulla sua spalla e la mano sul suo
petto. Dormiva.
Non gli
servì guardarlo, già sapeva di chi si trattava.
Il sorriso che
riuscì a tirare sulle sue labbra immobili per giorni, gli
fece male ma non vi fece caso.
Con fatica
alzò la mano, era tutto fasciato. Cinse leggero la schiena
del suo compagno che nonostante il suo sonno di norma pesantissimo, si
svegliò subito come se se lo aspettasse.
Quando i suoi
grandi occhi neri si posarono su di lui capì che ne era
valsa la pena.
-
Ciao… - Mormorò con voce roca. Vide le sue iridi
scure brillare nelle tenebre notturne, la luna li illuminava appena ma
a loro sembrava di vedersi alla luce del sole.
- Finalmente ti
sei svegliato. - Disse sfoderando il sorriso più radioso da
quando si erano messi a festeggiare. - Ti ho messo da parte cibo e
vino! -
Senza
riflettere si allungò su di lui posando lieve le labbra
sulle sue, quindi si limitò ad un bacio leggero che concluse
subito. Puntando i gomiti si sistemò di fianco in modo da
guardarlo meglio in viso, a pochi centimetri l’uno
dall’altro.
Il primo
pensiero di Zoro andò a Sanji. Cosa aveva detto?
Non ricordava
cosa fosse successo dopo che era stato colpito dal raggio di Orso
Bartholomew… era svenuto subito oppure era riuscito ad
andare dagli altri? E aveva già detto a Sanji di stare
zitto?
Quali che
fossero le sue motivazioni per tenersi per sé il suo gesto,
sperava di essere stato rispettato.
Lo
guardò con una muta domanda negli occhi e come se Rufy
gliela leggesse, con limpidezza, l’espresse.
- Nessuno
sapeva cosa ti fosse successo, ma mi hanno spiegato che
quell’orso dell’a Flotta dei Sette che era venuto
per me, se ne è andato. Come l’hai convinto? - Da
questo capì che non aveva detto nulla e sentì un
enorme moto di gratitudine muoversi dentro di sé per quello
che, dopo tutto, non era un idiota integrale.
Ricordava il
tentativo di Sanji di sostituirsi a lui e ricordava anche di non aver
capito il motivo. Gli era sempre parso che si odiassero.
Bè,
certo, erano comunque compagni di viaggio.
- Era
così forte? - Chiese allora nella sua ingenuità
il giovane beandosi del suo ragazzo che, seppure immobile, era
finalmente tutto per sé.
-
Sì… ma deve aver pensato di avermi ucciso. Non
credo mi abbia risparmiato di proposito. - In fondo era la
verità anche se mancava una piccola parte al racconto.
Faceva ancora fatica sia a parlare che a respirare, ma gli piaceva
averlo lì che si appoggiava un po’ a lui, gli
piaceva quel momento di intimità dopo tutti quei giorni di
inferno. Erano rari, doveva catturarli quando poteva averli.
-
Però è successa una cosa strana… -
Fece poi Rufy ripensando a quando si era svegliato dopo la battaglia
finale, quando tutto era finito.
- Mm? -
-
Bè, io stavo bene. So di aver subito ferite gravi, quando
sono svenuto pensavo che sarei morto. Invece quando mi sono svegliato
non ero mai stato così bene. Mentre tu eri… -
Zoro l’aveva immaginato. Il moro sembrava un idiota ma non
gli sfuggiva nulla, specie del suo equipaggio. Solo che non faceva
delle tragedie per tutto, anche se sapeva esagerare fin troppo bene per
altre sciocchezze!
Sorrise di
nuovo con dolcezza, uno stato d’animo che solo lui gli tirava
fuori.
- Ha davvero
così tanta importanza? - La sua calma matura
pareggiò con quella dell’altro che quasi non parve
più lui.
- No, ma
è come se ti avessi dato tutte le mie ferite e il mio
dolore… non è così, vero? - per un
momento una nube oscurò il suo sguardo simile al sole. Ecco
perché non aveva voluto che nessuno glielo dicesse. Non si
sarebbe mai perdonato di averlo ferito a quel modo. Mai. E Zoro si era
sacrificato per impedirgli di stare ancora male.
- Ma cosa ti
viene in mente? È solo colpa di Orso, non tua. Tu hai solo
il merito di farti amare da me! - Non glielo diceva spesso ma quando lo
faceva era come un piccolo incantesimo, tutto rinasceva ed ogni cosa
brutta era in grado di sparire. Adorava quando lo faceva, ma era
efficace perché non glielo diceva spesso.
Sembrò
abbastanza soddisfatto della risposta, anche se dopo il successivo
bacio un po’ più approfondito, Rufy chiese ancora:
- Se ti faccio
male dimmelo… - E capì che questa frase aveva
più di un senso.
- Tu non potrai
mai farmi male. - Dopo di questo tornò con sicurezza e
bisogno alla sua bocca che gli era mancata da morire.
Nei loro scambi
di effusioni per una volta tenere, non si accorsero di due occhi
azzurri che con una certa sofferenza osservavano la scena combattuti.
Zoro stava
bene, era una cosa buona.
Ma per lui
continuava ad esistere solo una persona. Rufy.
Finché
tutto ciò che faceva fosse stato in sua funzione, Sanji
capì di non avere una sola briciola di speranza.
Ma era grande,
forte e sapeva controllarsi bene. Si sarebbe ripreso in fretta.
Zoro non era
altri che un eccezione.
Nessun altro
uomo poteva entrargli così, sicuramente una cosa simile non
sarebbe più successa!
Quando il
giorno dopo tutti andarono a salutare Zoro, si rese conto che
all’appello ne mancava uno ed essendo quello che
più di tutti avrebbe voluto vedere, dopo Rufy, si
sforzò e si alzò per cercarlo.
Quando
trovò Sanji stava occupandosi di altre scorte di cibo da
caricare sulla nave.
- Ehi,
ricciolo. - Disse burbero come suo solito.
- Ehi, alga
marina! - Fece freddo l’altro. Il cuore gli andò
un attimo troppo in fretta ma accendendosi una sigaretta se lo mise a
cuccia.
Sarebbe stato
facile mascherare i suoi sentimenti, dopo tutto. Sanji era uno che li
nascondeva di continuo.
- Come va? -
Domanda di circostanza che sembrava detta solo per dovere, come se non
gli importasse davvero. Zoro non ci fece caso.
- Mi
riprenderò. - Rispose noncurante lo spadaccino. Lo
guardò allora dritto negli occhi, il suo verde
penetrò l’azzurro del cuoco che rimase immobile a
sbuffare nervoso fumo. - Volevo solo ringraziarti. Tu sai per cosa. -
I suoi capelli
lunghi furono una benedizione, in quel momento, visto il leggero
rossore che colorò le sue guance. Trasse una lunghissima
boccata di fumo, quindi borbottò imbarazzato:
-
Si… bè… hai fatto tutto tu! - Sapeva
per cosa lo ringraziava e gli piacque che lo facesse anche se non
l’avrebbe mai creduto capace di tale gesto. Non ci fu altro
fra i due.
Dopo di quello
Zoro dritto ma con visibile sforzo, camminando lento e calmo, si
allontanò a radunare le sue cose.
Sanji rimase ad
osservarlo più tranquillo, notando il proprio cuore
rilassarsi.
Forse non
sarebbe stata tanto facile, dopo tutto.
Vide Rufy
tuffarsi in picchiata, come di consueto, verso lo spadaccino che, con
nonchalance, si spostò aspettandoselo. Il botto che fece il
capitano irruente contro il muro fece ridere tutti tranne lui.
Udì Zoro borbottare col suo lugubre tono: - Il solito
idiota. - e in quel secondo momento un sorriso involontario si
aprì a forza sul suo viso serio.
“Stanno
proprio bene insieme.”
E lì
sancì a sé stesso la sua solenne promessa.
Non avrebbe mai
detto a nessuno ciò che provava.
FINE
|