molla
Nata per una sfida con Bella, sul prompt "molla" da me proposto.
Spero possa piacervi ^^
Come una molla
Sdeng.
Il rumore preciso di una molla che scatta in aria, dopo che è
stata rudemente repressa per troppo tempo oltre la resistenza massima.
Sdeng.
Precisa, ineluttabile, inarrestabile.
Come una freccia veloce che scocca dall’arco teso, gli anelli che
la compongono – rimasti troppo vicini troppo a lungo – si
allontanano di fretta per librarsi in aria. E volano, volano lontano
senza più avere legami.
Qualcuno lo chiama karma, qualcuno semplicemente principio di azione-
reazione. Persino in certe materie e in certi ambiti lo si nomina
“scambio equivalente”.
Come lo si voglia chiamare, il concetto rimane sempre lo stesso.
Sdeng.
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Con le dita tra i ciuffi di capelli chiari, quasi immerse nella chioma
scomposta di capelli spettinati, Simon tratteneva con forza la testa di
Viral, premendola contro di sé.
Le sue labbra si muovevano – frenetiche – contro la bocca
della Bestia; la sua lingua si muoveva al loro interno, cercando di
occupare ogni spazio possibile, toccandolo e leccandolo con foga; il
suo intero corpo fremeva agitato contro quello sottile e slanciato di
Viral, che senza alcun pudore faceva bella mostra di quando desiderio
lo stesse animando in quel momento.
Oh, Viral – bastardo – sorrideva, sorrideva sulla bocca dell’amante, pago di una vittoria fin troppo facile.
Perché era stato lui a portare Simon a quel punto, lui e la sua
sadica voglia di provocarlo in ogni occasione, in ogni singola
situazione.
Piccoli gesti dall’apparenza innocente ripetuti infinite volte,
con quella falsa indifferenza capace di far montare una furia immane.
Ecco, Viral era bravo in queste cose: istigare le persone.
Simon, da canto suo, non faceva davvero nulla perché questa
mania si acquietasse. Rispondeva ogni singola volta, in maniera forse
esagitata, forse addirittura brusca – tanto che era impossibile
non notarlo e ridere per la sua goffaggine - ma rispondeva e lo
faceva prontamente.
Così, quando in mensa, durante il pranzo, Viral si era
casualmente leccato il condimento finito chissà come sul suo
dito, Simon l’aveva guardato come incantato, seguendo il lento
movimento della sua lingua, e quando la Bestia aveva ghignato verso di
lui e aveva chiesto cosa mai avesse da fissare, Simon era ritornato
alla sua insalata senza dire nulla.
O anche quando, seduto alla scrivania del suo modesto ufficio, Viral
aveva molto delicatamente fatto passare il proprio bacino a diretto
contatto col suo braccio lasciato molle a penzolare al di fuori del
bracciolo della sedia, era sobbalzato a dir poco e l’aveva
guardato con occhi sgranati – solo perché quello gli
ridesse in faccia consegnandogli un pacco di fogli da copiare al
computer.
Ancora, quando soprappensiero aveva guardato un punto fisso per
svariati secondi, il suo dito era passato sulle labbra a disegnarne i
contorni più e più volte, tanto che Simon non capiva se
era il dito che le sue iridi stavano seguendo o si erano solamente
bloccate sulle labbra. Certo, quando la Bestia l’aveva colto con
lo sguardo fisso su di lui – ancora una volta – e
un’espressione palesemente scema, era scoppiato a ridere e aveva
ripreso il suo lavoro, senza più degnarlo di uno sguardo.
Arrivata sera, Simon semplicemente non aveva retto più.
Prendendolo per il braccio l’aveva trascinato senza troppi
riguardi nel bagno del reparto – ignorando le proteste della sua
voce abbastanza irritata. Arrivati lì, sbattuto contro la
superficie del muro freddo, l’aveva assaltato senza più
pensare a nulla, semplicemente assetato di quanto gli era stato
così crudelmente negato per una giornata intera.
Per tutta questa serie di motivi, in quel momento Simon annegava le
proprie dita tra i capelli di Viral, occupando la bocca e l’aria
circostante di gemiti osceni e profondi, che sapevano di voglia e
lussuria.
Represso per troppo tempo, ora era arrivato il momento di scattare in
aria – con tutto ciò che ne sarebbe conseguito.
Per cui, non si stupì più di tanto, Simon, quando
sentì le mani della Bestia stringersi attorno alle sue natiche.
Non si stupì quando, superato il momento della sorpresa,
l’altro aveva preso prepotentemente le redini del gioco,
girandosi e girandolo a sua volta contro il muro – e lì
tenendolo fermo a subire ogni sorta di attacco. Non si era davvero
stupito quando la camicia bianca era stata brutalmente aperta,
lasciando il petto nudo, o quando i pantaloni abbassati permisero alle
mani voraci di Viral di toccarlo fin nell’intimità
più profonda.
Non si stupì di nessuno di queste cose, sinceramente.
Sorrise – e basta – quando nell’entrare con forza nel
suo corpo Viral si era chinato sulla sua bocca, sovrastandolo in
maniera totale. Levandogli da cuore quel peso opprimente che lo
schiacciava a terra, come una molla.
Sdeng.
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