Voglio vivere
Non avevo mai conosciuto la morte.
Non aveva mai bussato alla porta della
mia casa, mai aveva fatto capolino sulla mia via. Fino a ieri.
Ieri ho incontrato la morte, e aveva
l'aspetto di un banco vuoto. Di un sedia solitaria. Di un mazzo di
fiori laddove prima c'era un libro, un quaderno, un pacchetto di
sigarette.
Ma non l'ho riconosciuta subito.
Ci ho pensato, ripensato, pensato
ancora e ancora. E non capivo.
Era davvero quella la morte? Quel
dolore pesante, inconcepibile, inassimilabile?
Sentivo la morte nell'assenza di calore
accanto a me, in quel freddo uncinato che aveva scavato fino alle
ossa.
Sentivo la morte nell'aria che ancora
sapeva di tabacco, di sudata fatica, di quell'odore pungente che in
poco tempo di sarebbe perso.
Sentivo la morte urlare nel silenzio
assordante. Nessuno parlava, e le orecchie mi facevano male per quel
rumore.
Ma sentivo la morte ancor di più in
quell'ago pungente sulla mia gola, che mi chiudeva il respiro, mi
causava spasmi continui. Perché non volevo piangere. Non volevo far
uscire quelle lacrime bollenti di rabbia, di rassegnazione, di odio e
di amore verso la vita. Sarebbe stata una sconfitta. Avrei
riconosciuto che la morte era giunta.
E non volevo.
Continue gomitate nello stomaco, una
voragine sempre più pesante nel mio petto. Laddove si era formato un
vuoto, erano contenute le lacrime che non potevo versare. Laddove
impedivo il pianto, iniziava la rabbia, e l'odio, e di nuovo la morte
mi sfiorava le spalle, indicandomi la sua strada.
Sono in un abisso. Buio, nero, senza
aria fresca. C'è odore di chiuso, di vecchio, di polvere, di muffa.
Non so. Non so più nulla. Non so se sono ancora viva, o se ad essere
morta sono io. Non so dove mi trovo. So solo che non voglio stare
qui.
Rivoglio la luce.
Rivoglio l'aria.
Rivoglio la vita.
Non ho mai visto la chiesa così. Così
piena di ragazzi, tutti vestiti di bianco, tutti vivi. L'aria vibra
di loro. Nell'aria c'è un'emozione palpabile, un calore
incomprensibile, un senso di speranza che accarezza le nostre teste.
È l'amore ad invadere l'aria.
Eppure piangiamo tutti.
Guardo le mie ginocchia tremanti,.
Guardo i miei piedi premere con rabbia sul pavimento. Guardo le mie
mani, mani umane, mani che nella loro laboriosità non hanno potuto
fare nulla per cambiare gli eventi.
E inizia il miracolo.
Non possiedo il tempo. Non posso
riavere il passato. Non posso chiedere a me stessa l'eternità.
Ma non voglio morire.
Voglio dare la mia vita a ciò che non
muore mai. Voglio dare la mia vita a ciò che è davvero per sempre.
Voglio vivere.
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