moda1
Il rumore
delle sue Gucci, nel corridoio scuro e cupo del commisariato erano
l'unica cosa udibile nei dintorni. Le era sempre piaciuto il rumore dei
suoi tacchi dodici, deciso e ben delineato, un po come lei, per
segnalare il suo arrivo. La sua posizione era dritta e decisa, sul
l'avambraccio piegato, vi era poggiata un enorme borsa bianca e nera
lucida, sulla la parte frontale ,ben esposta, eccheggiavano tre grandi
lettere: D&G. Il suo abigliamento, ricercato e sopratutto costosto,
stonava terribilmente con l'ambiente trascurato e poco grazioso del
commissariato. La sua gicca avvitata, candida, color bianco latte,
pareva in pericolo, attaccata dalla polvere visibile se solo ci si
metteva ad un metro dai grandi finestroni di ferro arruginito, che
facevano trapassare un po di sole. Finalmente, smise di camminare, si
fermò dinnanzi ad una porta, grigia con una targhetta, che si
reggeva solo ad un lato che recitava, ufficio capoispettore Cook.
Fissò per un po la porta, lo sguardo contrariato, poi la
spalancò, senza bussare.
La sala era semplice, perfettamente in tono con il resto dell'edificio.
Dietro la scrivania, l'unica cosa ingonbrante, presente nella sala,
c'era un uomo, sulla cinquantina, al massimo quarantacinque portati
male. Indosso portava una divisa, consumata ai gomiti, che gli calzava
leggermente stretta, sopratutto sulle spalle. Fissò anche egli
la ragazza, disturbato.
-"Non le hanno mai detto che sarebbe buona educazione bussare?" La
ragazza fissò il capoispettore come se l'uomo avesse appena
fatto una battuta riuscitagli male.
-"Si qualcuno deve avermelo detto...ma ho l'abitudine di rimuovere
molto in fretta le cose che non dico io" Avanzò decisa nella
piccola sala, dinuovo il rumore imponente delle sue scarpe, scandi il
suo passaggio, si accomodò sulla piccola seggiola in plastica
grigia, non osò poggiare la sua schiena allo schienale
impolverato.
-"Oh...facciamo dell'ironia...sa che non è affatto nelle
condizioni?" L'uomo appoggiò i suoi gomiti alla scrivania, si
avvicinò alla ragazza. Lei, invece tirò la testa
indietro, sul viso un espressione perplessa.
-"Non...sono....de...condiz...ahhhh okay okay" Portò una mano in
avanti, facendola sventolare a pochi centimetri dal naso dell'uomo. Poi
assunse un espressione serie, quasi scocciata, accavallò le
gambe.
-"Se è perchè sua moglia è in depressione a causa
della mia intervista a Vanity....Beh le dica che...sono solo
chiacchiere...che presto dimagrirà...che è solo la
menopausa....la-la-la-la sempre le solite chiacchiere" agitò le
mani per aria -"E se comunque vuole farmi pagare le spese dello
psicologo beh si rivolga al mio avvocato ora ho da fare se mi scusa"
Dinuovo le sue scarpe scandirono un suo movimento. Poggiò con
forza a terra il piede che prima teneva accavallato sulla gamba destra,
raccolese la borsa dalla sedia al suo fianco, fece per andarsene.
-"No. Non l'ho affatto congedata. Ma...cosa...Signorina Torni
immediatamente qui!!" La ragazza, che fino a pochi secondi prima, si
trovava nella stanza, aveva appena spalancato la porta, per uscire.
-"Floresss Riporti immediatamente la signora qui!" Un ragazzo, sui
venticinque anni, la faccia un po da bambino, uscì dalla sala,
si avvicnò a lei, con fare cauto.
-"Ehm mi scusi...io...ecco..io dovrei riportarla dentro se permette" Aveva una candenza strana, probabilmente francese.
-"Oh...andiamo" La ragazza rientrò nell'ufficio, si posò
una mano sul fianco, con l'altra sorreggeva la sua borsa. -"Se le pago
le spese e in piu porge le mie scuse" Inclinò la desta di lato,
socchiuse gli occhi, e sottolinenò l'ultima parola, con un
movimento del indice ed il medio di tutte e due le mani, come per
formare delle virgolette -"a sua moglie mi lascia andare ho una
giornata che lei non può neanche immaginare..." Aprì la
mano avanti a se, facendola rotare.
-"Oh beh mi sa che dovrà annullare qualche impegno...signora
cara...Flores fai accomodare la nostra star" Il ragazzo, che prima
aveva esitato, questa volta agì sicuro. La spinse sulla sedia,
si sedè anche egli.
-"Suvvia...andiamo" una risata, lontanamente isterica le uscì
dalla bocca -"Sia buono capoispettore..." Si sporse un po sulla
scrivania, per leggere il nome indicato sulla targhetta appogiata al
tavolo -"...Scook non..." fu interrotta
-"E' Cook! non Scook" La ragazza sbattè leggermente le palpebre
-"Oh certo devo aver sbagliato a leggere" Liquidò l'uomo veloce, con un sorriso appositamente finto.
-"Oh beh non si dispiaccia troppo ora la schediamo"
-"Schediamo? Cos'è una nuova parola?" Questa volta si rivolse al ragazzo affianco a lei.
-"Non importa ora lo scopre...Iniziamo" Tirò fuori da un
cassetto dei fogli da compilare, poi prese una biro, la provò su
un foglio per assicurari che funzionasse.
-"Bene. Nome completo." Di nuovo la ragazza sbattè per un po le palpebre confusa
-"Come scusi?"
-"Deve.Dirmi.Il.Suo.Nome.Completo"
-"Oh certo" La ragazza si tirò su sulla sedia, poggiò le mani sulla scrivania
-"Lei non lo conosce il mio nome?" La sua espressione, che nascondeva lo sconcerto, sembrò neutra
-"Il suo nome!"
-"Okay...Emma Johnson" Abbassò lo sguardo sconcertata. Come era
possibile che qualcuno, per quanto potesse essere arretrato e stupido,
non conoscesse il suo nome?
-"Johnson scritto come con l'h?" Il tono calmo e pacato dell'agente di polizia, fece anadare su tutte le furie Emma
-"J-o-h-n-s-o-n Vuole che le faccia lo spelling anche di Emma o crede
di riuscir a mettere insieme quattro lettere col suo cervello?" L'uomo
non parve cogliere la vena ironica nelle parole di Emma.
-"No grazie faccio da solo" Bene. Pensò Emma...andava prpio bene.
-"Età"
-"Cioè quanti anni ho?"
-"Così sembra"
-"Uhm...beh non si dovrebbe mai rivelare l'età di una
signora..." Osservo l'uomo difronte a lei, rimase serio e inespressivo,
si arrese
-"ventuno" Ancora una volta segno tutto sul foglio Emma si soprse per leggere, ma la scrittura pareva arabo.
-"Dove è nata?"Le sembrava di essere accusata di chissà
quale reato. Insomma era solo una stramaledetta intervista voleva
gridargli. Avrebbe dovuto incominciare ad interessarsi a ciò che
pensavano le sue fan. Promemoria: Ricordare a Serena di organizzare un
sondaggio.
-"Seattle"
-"Seattle?"
-"Seattle"
-"Okay"
-"Perchè non le piace Seattle?"
-"Sono io che faccio le domande!!" Isterico. Forse era lui che andava dallo psicologo non la moglie pensò.
-"Era così per dire..." Abbassò lo sguardo come un cane bastonato.
-"Qui non c'è propio niente da dire signorina cara! Qui bisogna
solo agire...E agiremo! Come se agiremo!Lei verrà accusata di
favoreggiamento!" Sarebbe potuto essere gay? Si da come urlava lo
sembrava! Cavolo pensò. Magari e sposato e gay! Si ma cosa
centarva lei?
-"Senta capoispettore...Scook quell"
-"COOK!!! E' Cook!!!!! Come diamine devo spiegarglielo?"
-"Okay...capoispettore...come si chiama lei...Favoreggiamento?
Insomma...chi avrei favoreggiato? Okay ammetto che nell'ultimo servizio
fotografico avevo perso quache chilo ma...ciò non vuol dire che
io favorisca il dimagrimento di mogli in pantofole che spolevrano la
casa..."
-"Ohhhh...certo certo faccia finta di non sapere niente...Bene allora
glielo faccio io il nome...Miguel Iglesias!" Il viso di Emma, assunse
vari colori. Passo dal verde, al blu, al rosso, per poi fermarsi al
bianco. Bianco bianco. Divenne un tutt'uno con la giacca immacolata di
Valentino appena comprata.Si portò il ciuffo accuratamente
stirato dietro l'orecchio, in modo distratto mentre osservava un punto
indefinito della anonima parete.
-"Cosa centra Iglesias? Cosa centro io con lui?"
-"Il suo amico, diciamo così, è stato arresto! E'
accusato di traffico illecito di stupefacenti! E' stato fermato due
notti fa. Completamente fatto, mentre guidava una sgargante spider
nera...come le mura che da oggi in poi osserverà in
carcere...Allora vuole parlare?" Emma l'osservo per qualche secondo,
poi parlò in modo inespressivo.
-"Non vedo Iglesias da due anni circa! Non so nulla dei suoi afffari ne
vorrò saperne mai niente! Per tutto il resto si rivolga al mio
avvocato" Questa volta si alzo dalla sedia con la decisione non di una
modella sfacciata, ma con la decisone di chi si sente soffocare. Lo
sguardo sconvolto il volto ancora bianco. L'uomo la lasciò
uscire senza fiatare, Emma si chiuse la porta alle spalle.
Il rumore delle sue gucci questa volta, non era deciso e sicuro. Era un
andatura lenta, portata avanti per forza d'inerzia. Uscì dal
commissariato, si portò un braccio agli occhi, poi lo
abbassò tirò su col naso. Poi girò lo sguardo in
cerca della sua limusine, quando la vide si avviò con passo
veloce verso essa, aprì la porta, se la richiuse veloce alle
spalle.
-"A casa" Disse, poi si appogiò al finestrino e mentre osservava
la frenetica New York si accorse che calde lacrime le stavano rigando
il viso.
|