Devo studiare...
Devo studiare... Devo studiare... non faccio altro che ripeterlo. E
infatti ho studiato... la mente di Edward però. -.- Non sono
molto diligente come studentessa lo devo ammettere. Come la mettiamo?
Verrò picchiata a sangue per questo? Spero di no.
Allorraaaa... eccomi ad aggiornare Nadir con il primo capitolo.
Perdonatemi se non inizio esattamente come la Meyer, ma volevo
sottolineare un po' il rapporto tra Edward e Bella. In fondo
è passato del tempo, perciò volevo far vedere
quanto fosse cresciuto il loro amore. Pensavo fosse carina come idea,
ditemi voi. Poi tranquille riprenderò esattamente
dall'inizio di New Moon e sarà una tragedia, preparate i
fazzoletti, niente cipolle altrimenti facciamo il diluvio.
Alloraaaaa... devo dire che non mi aspettavo tanta partecipazione. O_O
Okay va bene non mi tirate i pomodori, ma New Moon è triste,
quindi pensavo... "non lo seguirà nessuno" e invece... oh
cavolo che bello!!! Perfetto... questo vuol dire che mi
impegnerò ancora di più. Ho altro da dire...?
Vediamo... mhhh... no. Niente. Allora buona lettura e benvenuti nel
mondo di Nadir. Edward vi fa cenno di salire a bordo... eheheh (sono
scema). E come sempre... c'è una cosa importante che non
posso dimenticare. Un grazie enorme alle persone che mi seguono sempre
e che mi sostengono ogni volta, non so come potervi ripagare, spero di
poter scrivere sempre per voi(sto diventando da carie proprio). Malia.
Prima di
ricominciare.
-L’amore
è non volere mai che la persona oggetto
del proprio sentimento possa morire-. Sussurrai appoggiando il capo al
davanzale della sua finestra. Al solito… Forks era grigia,
scura e presto avrebbe messo di nuovo a piovere, ma quel giorno ero al
sicuro dalla minaccia del temporale. Bella mi aveva invitato a
trascorrere un pomeriggio di studio a casa sua. Insolito dovevo dire,
ma piacevole, molto piacevole.
Continuai ad
osservarla china sui libri fino a che non si
girò, sbuffando esasperata.
-Edward, non sei
divertente-. Borbottò appoggiandosi la
penna sulla guancia e lanciandomi un’occhiata omicida.
Ridacchiai, contento della sua attenzione, ma continuai ad osservare
gli alberi intorno alla villa degli Swan. – A che serve un
vampiro plurilaureato se non puoi sfruttarlo per studiare?-.
Terminò poi lanciandomi il libro di letteratura inglese, che
ripresi immediatamente al volo. Era proprio pigra, non
l’avevo mai notato, soprattutto per quello che riguardava lo
studio.
- Hai mai sentito dire
che la conoscenza rende liberi?-. Bofonchiai
tentando di trattenere una risatina divertita. La mia piccola
cerbiattina si era rilassata tutta l’estate e ora accusava i
sensi di colpa per non aver fatto i compiti delle vacanze. Non potevo
intromettermi in questi aspetti tipicamente umani della sua vita,
volevo che vivesse a pieno quelle esperienze, come tutte le
adolescenti.
- L’unica
cosa che so è che sei senza cuore-.
Bisbigliò lei guardando in aria esasperata. Risi di gusto
lanciandole indietro il testo e non riuscii a contenermi quando lo vidi
cadere inevitabilmente a terra senza che lei riuscisse a riprenderlo.
Sempre la solita maldestra, non mi sarei mai annoiato di guardarla.
Rimasi in silenzio tornando serio e osservandola china verso il
pavimento per riprendere il libro. Ogni giorno trascorso con Bella era
essenziale per il mio spirito, ogni minuto che mi donava della sua
preziosa esistenza mi dava la vita. E sempre più mi
accorgevo di quanto le mie emozioni fossero intense, ormai sentimenti
vivi, intensi, radicati nella mia memoria e in me. Non ero
più semplicemente una creatura demoniaca, un vampiro, ero un
uomo follemente innamorato della sua donna.
- Non sono io quello
sprezzante del pericolo-. Commentai
punzecchiandola. Non credevo possibile un’intimità
simile tra noi, era cresciuta a poco a poco, solidificandosi, andando a
creare il nostro mondo, diverso da quello che avevo sempre immaginato
per me, non meritato, ma perfetto. Riuscivo a controllare il mio
istinto di morderla, ora era più semplice, e godevo del suo
profumo quando potevo, anche di nascosto, per non spaventarla. Ma
dubitavo che qualcosa avrebbe mai potuto terrorizzarla, io stesso
facevo fatica a comprendere da dove prendesse tutto quel coraggio.
- Vedo che la tua vena
ironica si sta perfezionando-. Disse facendo
sfoggio di una bellissima lingua con cui dimostrò tutta la
sua antipatia nei miei confronti. Mi avvicinai osservando il libro, di
nuovo aperto sul tavolo, e sospirando stancamente le indicai gli
esercizi da fare. Ero sicuro che mi avrebbero santificato a causa sua.
- Sei sempre
più testarda, lo sai?-. Mi chinai su di lei
spiegandole in che modo doveva fare la traduzione
dall’inglese e poi mi voltai ad osservarla incuriosito. Si
mordeva le labbra come era solita fare nei momenti di confusione e le
sue dita giocherellavano nervosamente con la penna, segno che stava
cercando veramente di impegnarsi pur non riuscendoci. Era uno
spettacolo per gli occhi… mi accostai maggiormente al mio
cerbiattino annusandole i capelli e facendola sussultare stupita dal
mio gesto. Era la prima volta che mi avvicinavo così tanto a
lei dalla sera del ballo, non volevo metterla in pericolo e mi ero
autoimposto un controllo che non credevo di poter avere. E invece avevo
stupito persino me stesso. Ma il desiderio di accarezzarla rimaneva
dominante e a volte mi concedevo momenti come quello, dove il piacere
di annusare il suo profumo di donna mi facevano fantasticare con la
mente verso cose che era meglio per nessuno dei due immaginare. Almeno
per ora.
- Edward…-.
Arrossì quando il mio viso si
chinò sulla sua spalla in un gesto geloso di possesso.
Dentro di me strepitava da sempre un puma represso che ogni tanto
faceva capolino per gustare la sua preda, affamato, ma non era
più un problema controllarlo, il mio amore per Bella aveva
il sopravvento.
- Scusami-. Mormorai
scostandole i capelli dietro l’orecchio
e passandole il naso sulla pelle profumata. Avrei dovuto lasciarla
studiare da sola senza avvicinarmi in quel modo, ma ormai avevo
commesso quello sbaglio, perciò mi sarei preso la mia
ricompensa.
- No…-.
Sussurrò con il cuore in gola, il battito
impazzito. – Non fa niente-. Tornò paonazza con lo
sguardo fisso sul libro e si irrigidì. Aveva notato che non
gradivo più avvicinamenti avventati e aveva imparato a
starmi lontano. Ma non volevo questo, non era ciò che
desideravo, tuttavia era meglio per entrambi. Era difficile una volta
cominciata ad annusare la sua pelle smettere e concentrarmi su
qualcos’altro, ma con uno sforzo notevole potevo riuscirci.
Perciò invasi la mia mente di pensieri negativi e in un
attimo fui di nuovo lontano da lei. Perfetto, un perfetto gentiluomo.
-Non…
potresti avvertire…la prossima volta che lo
fai? Non sono… più… abituata-.
Bisbigliò sconvolta sbattendo più volte le
palpebre. Mi portai una mano tra i capelli arruffandoli e storsi la
bocca in una smorfia consapevole. Mi piaceva troppo vederla sconvolta
da me e questo era pericoloso. L’imperativo era proteggerla e
non provocare la passione tra noi. A volte però era
impossibile controllare quel desiderio, ero comunque un uomo e
ricordarmene stava diventando sempre più facile viste le
reazioni del mio corpo.
- La prossima volta
che faccio cosa?-. Mormorai provocandola e
riaccostandomi a lei velocemente. - Questo?-. Le passai le mani tra i
capelli arrivando fino alle tempie e sentendo la sua pelle calda
pulsare sotto le mie dita. Respirai piano tentando di controllare la
violenza del mio istinto e mi imposi di tenere gli occhi aperti per non
cadere in tentazione. Il corpo di Bella si contrasse e il suo cuore
perse di vigore rallentando fino a fermarsi. Adoravo la sensazione di
avere potere su di lei, potevo ogni cosa, era mia e saperlo mi rendeva
dannatamente orgoglioso di me.
- Edward!-.
Gridò strozzata non appena la mia guancia
sfiorò la sua e si strofinò con delicatezza sulla
vena di quella gola morbida godendo del suo ansito incontrollato.
Sì, ero imprudente e azzardato, ma era troppo tempo che mi
negavo quella vicinanza ed ero in astinenza di lei. Passai le labbra
schiudendole appena sul suo collo e il ricordo del sapore del suo
sangue mi colpì la memoria lasciandomi senza
fiato. Quel sapore denso e zuccherino che incendiava la mia
gola.. solo il pensiero mi faceva perdere la testa. Ma c’era
dell’altro, molto altro.
- Shhh…-.
Sussurrai cercando di calmare i suoi battiti, ora
impazziti. – Una piccola ricompensa. Poi si studia,
promesso-. Cercai di convincere me stesso di quello che stavo facendo e
mi intossicai con la sua fragranza lasciandola scorrere dentro di me.
Inspirai quel dolce profumo e poi poggiai le labbra
sull’incavo della sua spalla simulando un piccolo morso.
Sentii i brividi del suo corpo farsi tremori e il suo odore
intensificarsi fino a riempirmi i polmoni. Ero assuefatto da lei, la
droga era di nuovo andata in circolo nelle mie vene nonostante le mie
intenzioni. Il mio sangue era Bella, l’ energia vitale
scorreva in me solo grazie alla sua esistenza. Ma non
l’avrebbe mai capito, non poteva comprendere quanto fosse
vitale per me il solo fatto che esistesse.
Mi ritirai poco prima
di sentire la porta aprirsi e vidi Charlie Swan
entrare in camera della figlia senza farsi alcun problema. A pensarci
bene l’intruso ero io. Avevo intuito di non piacere molto al
“capo” visti gli ultimi avvenimenti. Si dimostrava
comunque sempre gentile nei miei confronti, ma in ogni caso sarebbe
stato meglio non farmi trovare nella stanza della sua bambina.
Perciò mi nascosi immediatamente aspettando che se ne
andasse.
-Bels…?-.
Fece accostandosi a lei e fissando la sua
scrivania attento. – Finalmente a studiare e non in
giro… miracolo!-. Borbottò raddrizzandosi e
guardandosi intorno. – Stai troppo tempo con i Cullen. Non
avrai abbandonato la scuola vero?-. Concluse incrociando le braccia al
petto con atteggiamento paterno.
Aggrottai la fronte
incredulo e sghignazzai. Volevo proprio assistere
al vispo quadretto famigliare. Come avrebbe reagito Bella? Lei
sospirò indignata e si alzò in piedi, dirigendosi
proprio verso la finestra dov’ero nascosto. Mi aggrappai al
davanzale in modo da sporgermi e strizzarle l’occhio. Lei si
sedette di fronte a me e fissò seccata suo padre.
-La scuola inizia tra
tre giorni-. Commentò parandosi
davanti a me e dondolandosi sulle gambe. – Non sto
abbandonando niente-. Sbuffò sporgendo la mano verso
l’esterno. – E non sto troppo con i Cullen. Sai
bene che esco con Edward…-. Disse in tono di rimprovero
mentre le afferravo le dita e le stringevo tra le mie. La pioggia
cominciò a cadere fitta proprio in quel momento e io maledii
il tempismo della natura. Un bel bagno assicurato.
- Va bene, va
bene… posso dire a tua madre che ti stai
impegnando allora?-. Riprese Charlie sicuro che io mi trovassi nei
paraggi. Continuava a guardarsi intorno cercando delle prove che io
fossi lì, qualsiasi prova, e controllò persino
sotto il letto. Era ridicolo, non mi avrebbe mai trovato.
- Sì,
Charlie-. Tagliò corto Bella facendogli
segno di uscire – Se vuoi Edward prova a chiamare dai
Cullen…-. Mentì in qualche modo sembrando quasi
convincente. Stava migliorando in quanto a bugie e anche quello era
colpa mia. Come ogni cosa successa nella sua vita da un anno a quella
parte, ovviamente. Quando il padre sbatté la porta alle sue
spalle bofonchiando parole sconnesse io mi sollevai verso di lei che si
voltò guardandomi irritata.
- Assurdo…
ha paura che mi rapisci per caso?-.
Mormorò chinandosi verso di me e prendendomi il volto tra le
mani. Sì, era un desiderio che più volte avevo
tacitamente espresso: andare via con lei, sparire e vivere solamente
del mio amore, ma non potevo farlo, non quando Bella aveva tutta una
vita di fronte a sé da vivere. Sarebbe stato egoistico da
parte mia pretendere che lei vivesse solamente per me.
- Mhh…-.
Bofonchiai godendo del contatto della sua pelle
calda sulla mia. Sarei rimasto così per
l’eternità nonostante la pioggia e probabilmente
anche lei. Nessuno dei due accennava a muoversi… alla fine
dovetti far leva sulla mia volontà ed entrare dentro.
– Dovresti tranquillizzarlo-. Dissi poi, la voce roca e
bagnato d’acqua, per fortuna non troppo.
Si voltò di
scatto stupita dal mio repentino fuggire e
così ci trovammo di nuovo faccia a faccia, l’aria
pregna di un’elettricità che non desideravo
affatto si creasse tra noi. Ecco perché avevo evitato luoghi
chiusi per tutta l’estate, ecco perché avevo
fuggito ogni momento solo con lei. Era un richiamo irresistibile per
me. La fissai muto abbassando lo sguardo al pavimento e poi mi riscossi
sorridendo come se nulla fosse.
-Sì,
certo-. Rispose freddamente chiudendo la finestra e
andando a rovistare nei suoi cassetti. Trovò un asciugamano
stropicciato e me lo lanciò perché mi asciugassi.
Lo afferrai, portandomelo al viso, e continuai a guardarla mentre
indecisa si puntellava sulle gambe.
-Non capisco
perché tu non gli sia più
così simpatico-. Commentò sovrappensiero
portandosi le braccia dietro la testa. Non che mi interessassi della
simpatia o meno di Charlie Swan, ma sospettavo una leggera invidia nei
miei confronti, nonché possibile gelosia paterna e
convenzionalmente umana, ovvia. Mi trattenni dal dirle il mio pensiero
e le porsi l’asciugamano sperando che la situazione tra noi
non peggiorasse.
-Non
saprei… stesso territorio di caccia?-. Me ne uscii
mordendomi la lingua subito dopo. Ma che stavo dicendo? Bella
sghignazzò e poi scoppiò a ridere di cuore con
quell’aria sbarazzina che tanto mi sapeva stregare. Era bello
vederla felice e spensierata, talmente gratificante che dimenticai ogni
mio buon proposito.
-Sei pazzo-.
Mormorò allungandosi verso di me. Afferrai la
sua mano lasciando cadere ciò che trattenevo e presi la sua
rigirandole il palmo verso l’alto. Nessuno a parte me poteva
sentire la vita, le pulsazioni calde del suo cuore, la morbidezza della
sua carne così tenera… passai il polpastrello
sulle linee che solcavano la sua pelle e sentii il suo corpo fremere.
Iniziai a sfiorare ogni curva, ogni centimetro fino a quando un gemito
sommesso non le uscì dalla gola. Tremava e il suo battito
cardiaco rimbombava nel suo corpo e nel mio. Chiusi gli occhi sentendo
la sua vita scorrere in me e piano persi consapevolezza di quello che
stava succedendo. Il mio dito raggiunse il suo polso, massaggiandolo e
sentendone l’essenza pulsante. Era viva, non avrei mai osato
toglierle io quello che era suo, mai…
- Bella, torniamo a
studiare-. Bisbigliai cercando di convincere me
stesso a non fare cose di cui poi mi sarei sicuramente pentito. Dovevo
smetterla di giocare al gatto e al topo, Bella non era una preda, non
era una proprietà, era un essere umano. Tentai di far leva
ancora una volta sul mio autocontrollo che mi venne come sempre in
aiuto e sospirai.
- Forza-. Continuai
aprendo gli occhi e incrociando i suoi, sgranati e
poco propensi a darmi ascolto. Forse avevo esagerato. Le presi la mano
con gentilezza avvicinandola a me e le baciai le nocche sperando mi
potesse perdonare. Io non volevo farla stare male, o metterla in
imbarazzo, cercavo solamente… cosa cercavo? Non lo sapevo
nemmeno io.
- Edward…
hai deciso di uccidermi oggi…-. Esplose
col fiato corto, come se non avesse più avuto ossigeno da
respirare. – E’ un attentato alla mia
lucidità mentale-. Terminò tossicchiando e
guardandomi storto. Aveva ragione, prima le facevo capire di volerle
stare lontano, poi la provocavo ancora e ancora fino a quando non
vedevo chiari segni di cedimento, solo allora mi fermavo. Non era
giusto, né corretto, ma amavo vederla in
difficoltà a causa mia. Ero io che la facevo impazzire e
questo mi faceva sentire il più felice tra gli uomini, o tra
i mostri, dovendo fare le dovute differenze.
- So a cosa stai
pensando-. Iniziò lei lasciandomi le dita e
fissandomi tristemente – Che sei un mostro-.
Terminò con aria stanca voltandomi le spalle e mettendosi
seduta sulla scrivania. La osservai stupito con occhi innamorati. Era
strano, ma ogni volta che riusciva a leggere dentro di me sentivo forte
la tentazione di abbracciarla, di stringerla forte e non lasciarla
più andare. Era l’unica donna in grado di
stupirmi, l’unica in grado di far sussultare il mio cuore
ormai morto.
Mi tolsi senza pensare
la maglietta e la accostai al termosifone per
farla asciugare. Tra noi due quello che si sarebbe preso un malanno a
causa dell’umidità dei miei vestiti era proprio
lei, non io. Le diedi le spalle senza risponderle, pensando che troppe
volte mi ero sentito un mostro, troppe un essere eterno rinato
solamente per uccidere e non per provare simili sentimenti come
l’amore. Un amore puro, totale, verso un’umana che
mi aveva destabilizzato, facendomi credere di avere speranza.
-Non importa-. Feci
dopo qualche minuto, lasciando cadere
l’argomento e tornai ad osservare le gocce di pioggia che si
dibattevano sulla finestra per sgattaiolare all’interno. Si
era fatto buio nella stanza, forse sarebbe stato meglio accendere la
luce. Ma Bella non accennava a muoversi, fissava la mia schiena
nell’oscurità e io non sentivo altro che il suo
respiro veloce e ansante alle mie spalle. Decisi che fosse il caso di
rimettermi la t-shirt solo quando la sentii asciutta e poi allungai la
mano per accendere la luce.
- Non
importa…-. Sussurrò quando mi girai, aveva
gli occhi fissi su di me – Già, come sempre-. Era
triste, il suo sguardo si perse nel nulla in pensieri che io non potevo
afferrare. Nonostante fossi in grado di leggere la mente di chiunque,
solo quella di Bella mi era preclusa totalmente. E questo da un lato mi
incuriosiva, ma dall’altro mi portava ad impazzire. Ogni
secondo, ogni istante avrei voluto sapere quello che si celava nella
sua mente, ed era assurdo che proprio io che l’amavo sopra
ogni cosa non potessi ascoltare i suoi pensieri.
- Cosa vuoi per il tuo
compleanno?-. Le domandai improvvisamente
sperando si spostare la conversazione su qualcosa di più
positivo che non me stesso. La vidi storcere il suo musetto in una
smorfia piuttosto infastidita e non capii. Evidentemente mi stava
ancora sfuggendo qualcosa. Mi avvicinai a lei sperando di avere un
chiarimento, ma rimase in silenzio, e io le alzai il mento con le dita
per guardarla negli occhi. Volevo capire perché avesse avuto
una simile reazione, il giorno della sua nascita era assolutamente da
festeggiare.
- Niente regali, ti
prego Edward-. Sussurrò facendomi
sgranare gli occhi stupito. Cosa? Scossi la testa incredulo. Il primo
essere umano, da che avevo memoria, che odiava i regali di compleanno.
Avrei potuto capire la festa o gli auguri di fronte a tutti, ma non
l’assenza di un dono, quello era un modo unico per scambiarsi
emozioni. Era importante per me poterle dimostrare in qualsiasi modo
quanto la amassi.
- Non capisco, questo
mi sfugge. Lo ammetto-. Continuai confuso
mettendomi al suo fianco. Volevo sapere perché…
non mi piacevano i momenti in cui la sentivo respingermi, in cui un
muro si alzava tra noi. Mi spaventavano perché ogni
incomprensione tra noi faceva nascere dentro di me una ferita che
rimaneva nel mio spirito come una cicatrice per
l’eternità. I miei ricordi da creatura maligna
vivevano nel passato, nel presente e sarebbero esistiti anche nel
futuro, corrodendo ciò che di me sarebbe rimasto. La mia
unica e sola essenza era lei, Bella. E non volevo pesarle, non volevo
assolutamente farle del male.
- Edward…
dai. Cerca di capire. Per favore-.
Iniziò portandosi le mani sul petto e sospirando
stancamente. – Tu sei… e io sono…
così…-. Fece spallucce indicandoci e io trattenni
il respiro sbalordito. Non volevo ascoltare altro, mi stava forse
prendendo in giro? Ne avevamo parlato tante di quelle volte e tutte
quante io l’avevo rassicurata sperando che potesse cambiare
idea, che mettesse nella sua testolina un po’ di buon senso.
- Mi sembra di averti
detto come la penso-. Le sussurrai arrabbiato, il
volto contratto dall’ira. Mi guardò mortificata.
Per me lei era bellissima, non c’era nessun’altra
donna nel mio cuore che fosse al suo livello. Non mi piaceva sentirle
dire cose simili, mi faceva soffrire. – Bella… ti
prego…-. Conclusi portandomi una mano sulla fronte
e massaggiandola controvoglia. Non volevo ancora affrontare
quell’argomento, avremmo finito per litigare e ultimamente
era difficile contenere tutta la mia passione e la mia
impulsività.
- Allora intesi. Non
ne parliamo più, niente regalo, niente
discussione-. Finì col dire, le labbra irrigidite e le mani
strette a pugno. Non resistetti e mi sporsi verso di lei abbracciandola
teneramente. Sarei stato alle sue regole, ma volevo che sapesse quanto
fossi innamorato, che lo percepisse. Avrei dato la mia vita per lei
senza nemmeno pensarci, per quanto valore potesse mai avere
l’esistenza di una creatura come me.
- Ti amo-. Bisbigliai
avvolgendola in un abbraccio e sperando non mi
rifiutasse. Non volevo che si arrabbiasse con me, odiavo litigare con
lei, lo detestavo con tutto me stesso. Mi sentivo un vampiro idiota
ogni volta che succedeva, un bambino, non un essere centenario, ma uno
scemo di prima categoria. Io… che avrei dovuto rimanere
calmo e imperturbabile di fronte ad ogni cosa, proprio io mi ero fatto
sconvolgere da un esserino così fragile che aveva nome Bella
Swan. Ormai dovevo averci fatto l’abitudine, ma non era
così.
- Non sai quanto ti
amo-. Sussurrò afferrandomi la maglia e
sprofondando il viso contro di me. – Non puoi nemmeno
immaginare quanto… non lasciarmi mai-. Le sue dita mi
strinsero forte e io capii. Lo sentivo, percepivo chiaramente quanto
fossero forti i suoi sentimenti nei miei confronti, quanta emozione
dentro di lei, era il suo corpo a parlarmi, la sua anima a vibrare per
me. E non mi sembrava mai di darle abbastanza.
- Allora lascia che ti
dimostri quanto ti amo, Bella…-.
Bisbigliai illudendomi che cogliesse il significato delle mie parole.
Era solo un regalo in fondo. Se avessi potuto le avrei regalato il
mondo intero. Qualsiasi cosa lei mi avesse chiesto io l’avrei
fatta, ogni cosa, solamente per dimostrarle che i miei sentimenti erano
veri e che lei doveva crederci. Per me non c’era niente oltre
lei, il resto era solo vacuità, era nulla assoluto.
- Edward, no. Tu mi
dai già tanto, non voglio. Evitiamo di
discutere-. Concluse lasciandomi l’amaro in bocca. Non avrei
aperto bocca se questo era quello che lei desiderava, ma certo avrei
continuato a chiedermi perché. Sapere quello che pensava il
mio piccolo Bambi cominciava ad essere una vera ossessione
quando ero solo e aspettavo solamente di rivederla.
- Ora signor Cullen,
non è che potrebbe farmi i compiti?-.
Sogghignò con aria furba e io tornai subito alla
realtà con un’espressione a dir poco collerica. Ma
che svogliata! Non sarebbe mai riuscita a farmi cedere, né
con le buone né con le cattive. L’avrei fatta
studiare tutta la notte.
- No, signorina Swan.
Neanche per sogno-. Le risposi atono indicandole
il libro e ordinandole muto di rimettersi sui libri.
Ridacchiò sollevandosi e accostando le labbra alla mia
guancia. Immediatamente mi irrigidii sentendo il suo profumo entrarmi
nelle vene e di nuovo maledii la mia natura impulsiva. Non mi
allontanai, sperando che continuass,e e quando la sua bocca si
posò sulla mia guancia chiusi gli occhi estasiato. Bastava
molto poco per farmi perdere completamente la testa, era preoccupante,
non osavo immaginare se ci fossimo spinti oltre cosa sarebbe successo.
Un piccolo oltre c’era stato, ma non volevo ripetere, visto
quello che la sera del ballo di fine anno aveva scatenato in me.
- Grazie di esserci sempre
per me-. Sussurrò aderendo alla
mia pelle di marmo e facendo scorrere piano la bocca in una carezza
dolce. Ecco come far andare in tilt il mio cervello e questo non era
affatto giusto. Sapeva che avrebbe vinto, non c’era partita.
Presi un respiro profondo tentando di non far entrare il suo odore nel
mio sistema nervoso facendolo bruciare come una miccia, ma alla fine
ottenni solamente di eccitarmi e lasciare alla natura il resto.
Maledetto corpo.
- Bella, torna a fare
i compiti, adesso!-. Strepitai incredulo.
Tornammo a sederci, questa volta entrambi, e il pomeriggio trascorse
sui libri di letteratura. Ottenni impegno, ma dovetti cedere. Qualche
esercizio lo completai interamente io, compreso il riassunto dei testi
da leggere per casa. A fine serata tornai a casa felice, era come
nascere ogni giorno una seconda volta, da un anno a questa parte la mia
vita era totalmente cambiata. Ero sereno, me stesso, completamente
appagato. Questo perché avevo finalmente trovato il mio
posto nel cuore della persona di cui ero
innamorato.
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