I
don't want to be on earth
Ricordi..
Ecco tutto ciò che mi rimane della mia breve e miserabile
vita.
Solo
ricordi. E ahimè, tutti spiacevoli.
Me
ne sto qui, seduta in un angolo, su un asfalto infuocato e tutto
ciò
che riesco a fare è piangere.
Persino
le mie lacrime si fanno beffa di me; e nel percorso che le porta dai
miei occhi alle mie labbra, mi ricordano insistentemente quello che
ero prima di essere un'anima infernale.
Ma
io sto bene! Posso farcela. Lo so che posso.
Ma
chi voglio prendere in giro? Sono seduta tra le fiamme dell'inferno,
tra urla, sangue e dolore e tutto questo potrà solo
peggiorare. E la
cosa che fa più male, è che, anche se mi guardo
dentro, non riesco
a riportare alla memoria un solo attimo di serenità per cui
valga la
pena reagire.
Ecco
qual è l'amara verità: ero un'anima miserabile
sulla terra e lo
sono ancora di più qui, tra le pene di chi, come me, ha
smesso di
lottare.
Mi
guardo intorno con angoscia e mi accorgo ogni minuto di più
che non
desidero essere salvata. Non che stare qui mi piaccia. Semplicemente
credo di essere ad un punto di non ritorno, in cui senza dubbio, la
terra mi sembrerebbe più brutta del posto in cui sto ora.
E
questo perché sono sola al mondo, e lo ero anche prima di
arrivare
quaggiù.
Mi
alzo piano e cammino confusa per qualche minuto. Giusto il tempo di
capire che, anche se non voglio andarmene, sono proprio fuori luogo
qui.
Io,
a differenza di chi si aggrappa ai ricordi per rimanere umano, li
spingo via quasi desiderassi inconsciamente di perdere ogni briciolo
ed indizio di ciò che ero. Quasi come se ne fossi
spaventata, o
peggio ancora imbarazzata.
Io,
a differenza di tutte queste anime desiderose di tornare a casa,
desidero solo tornare al mio posto e piangere fino a sentirmi meglio.
Meglio..
questo è un termine inappropriato, ma è l'unico a
cui riesco a
pensare al momento.
Oh
Dio mio!! Come posso essere tanto diversa da ciò che ero?
Come
posso, io cacciatrice del soprannaturale, starmene qui seduta in
mezzo agli esseri che ho inseguito e ucciso per tutta la vita?
Come
posso semplicemente piangere e osservare insofferente mentre altre
anime vengono torturate fino a perdersi completamente nel dolore e
nell'oscurità?
Come
posso aver perso me stessa senza accorgermene? E sopratutto,
perché
sono convinta di aver perso la via prima ancora di ritrovarmi qui?
Forse
perché è la verità!
Tutto
questo non mi spaventa.. E' il fatto di non provare alcun timore che
mi terrorizza e mi fa rabbrividire.
Dov'è
finito il mio istinto di sopravvivenza? Dove sono finite la mia
grinta e la mia tenacia?
Devo
averle perse da un bel pezzo, altrimenti non avrei gettato la spugna
come invece ho fatto.
Un
tempo mi sarei fatta largo tra i miei demoni e li avrei affrontati
scacciandoli via. Invece alla fine mi sono ridotta a starmene seduta
in mezzo a loro.
A
volte vorrei urlare e strapparmi i capelli.. Vorrei alzarmi e
liberare tutte queste anime dal loro dolore, dalla loro angoscia.
Dare loro una speranza e sentirmi viva.
Ma
il mio corpo, la mia mente, la mia anima, o meglio, ciò che
ne
rimane, non collaborano.. E me ne sto qui ad aspettare che sia il mio
turno di essere fatta e pezzi e torturata finché i miei
aguzzini ne
avranno voglia.
E,
per terrorizzante che possa essere, questo è il periodo
della
“giornata” che preferisco. Non perché
l'idea di essere ridotta
in brandelli ancora e ancora mi riempia di gioia, ma perché
nel
momento in cui il mio corpo viene ferito, tagliato, bruciato e
trattato come carne da macello, non ho tempo di pensare a
ciò che
era, e la mia mente si riposa.
Mi
odio per questo.. odio sentirmi così sprezzante del dolore
mentre
tutti intorno a me soffrono. Odio essere ciò che sono
Chiudo
gli occhi per un attimo, faccio un grosso respiro e il mio naso si
riempie in automatico dell'intenso male odore di polvere e sangue di
cui ogni cosa intorno è intrisa.
Li
riapro dopo pochi secondi e tutto, non so perché, mi sembra
diverso,
luminoso.
Piego
la testa e osservo lì accanto, un po' distante da me una
forte luce
bianca e pura che sembra.. non so cosa sembra. Mi da sensazioni del
tutto nuove e non ricordo di aver mai visto nulla di simile.
Tutti
sembrano spaventati, io mi sento solo confusa.
Cos'è
questa luce? E perché viene verso di me?
*****
Che
cosa hai fatto, Allison?
Come
ha potuto fare una cosa del genere? Come hai potuto farmi
una
cosa del genere! Ti sei tolta la vita: hai smesso di combattere e hai
deciso di andare via. E adesso sei all’inferno. È
lì che
finiscono i suicidi, lì che pagheranno per
l’eternità il loro
terribile peccato.
La
mia Allison, la bambina che salvai dal Male. Piccola, indifesa
infante, scelta per gli oscuri piani del Maligno. La ricordo ancora
così chiaramente, minuscola creatura umana nella sua piccola
culla.
Piangeva, mentre quell’essere infernale si accingeva a
compiere
l’orrendo gesto iniziatico.
Glielo
impedii, apparvi in quella piccola stanza colorata, il demone mi
maledisse ringhiando e scomparve. Gli bastò un solo secondo
della
mia presenza per farlo precipitare di nuovo negli inferi dai quali
era emerso.
Ti
ho salvata Allison, da un destino crudele e maledetto. E tu cosa fai,
piccola umana? Ti uccidi? Butti nel fango la vita che Dio ti ha
donato e che io ti ho preservato?
So
che soffrivi, so che ti sentivi sola, ma niente giustifica il tuo
gesto.
Adesso
sei all’inferno, e io non posso sopportarlo. Ho deciso di
venire a
salvarti. Disobbedirò per te, ti restituirò alla
vita.
Inizio
a scendere, le urla dei dannati sempre più vicine a me. Devo
fare in
fretta, non devono scoprirmi o mi uccideranno. I miei superiori non
tollerano le insubordinazioni, mi punirebbero mortalmente.
Non
mi importa di morire, ma non deve accadere prima che io abbia salvato
lei.
I
demoni mi attaccano, li respingo a colpi di spada annientandoli senza
pietà: non mi fermeranno. Corro per gli arroventati sentieri
dell’inferno, tra fuoco, polvere e sangue. I dannati urlano
di
dolore, straziati dagli uncini incandescenti dei diavoli.
Questa
vista mi atterrisce, so che fanno la stessa cosa ad Allison. Accelero
la mia corsa, roteando la spada in un turbine di luce. Mi guardo
intorno, non la vedo. Sono terrorizzato, dov’è
Allison? Non starà…
Oh
no, è diventata un carnefice? Tortura le anime? Oh dannati
demoni, è
la proposta che fanno a tutti: da vittima a carnefice!
Ally
non può averlo fatto, lei non lo farebbe mai.
I
dannati tremano davanti a me, si fanno da parte e chi non lo fa,
viene spazzato via dalla mia furia. Signore Iddio, che luogo
maledetto! Alcuni mi chiedono pietà, altri mi insultano.
Tutti mi
temono.
Solo
un’anima non si muove, se ne sta seduta nella polvere e nel
sangue,
non alza nemmeno la testa.
Faccio
per avvicinarmi, i demoni mi bloccano più accanitamente di
prima.
Non vogliono che raggiunga quell’anima. Ordino loro di
togliersi
dal mio cammino, non obbediscono e io li distruggo.
Mi
fermo, guardo quell’anima tormentata e …. Allison!
È
lei quell’anima, l’ho trovata! Grazie, mio Signore!
Travolgo le
ultime resistenze demoniache, torme di dannati si disperdono come
onde di fuoco.
Mi
avvicino, la mia luce acceca tutti, demoni e dannati. Urlano,
imprecano, tentano di scappare o di attaccarmi, ma io non me ne curo:
devo correre da lei.
Non
oseranno più straziare il tuo corpo.
Sono
davanti a te, mi guardi confusa. Il tuo viso è una maschera
di
dolore e lacrime. Nuda nella polvere, mi guardi senza capire cosa sta
succedendo. Ma non hai paura. Fiera come sempre, guardi dritta verso
di me, quasi sfidandomi.
Non
puoi vederlo, ma sto sorridendo. Nonostante tutto, sei ancora
Allison. E tornerai ad essere l’infallibile cacciatrice di
sempre.
Sono
felice, perché ho ritrovato la mia Allison. Ti ho salvata da
Azazel,
ti salverò dall’inferno intero.
A
costo di morire, ti ridarò la vita.
*****
Dove
sono? E perché questo odore di lavanda mi sembra familiare?
Apro
gli occhi di colpo e mi guardo intorno. Mi sento ammaccata ma
riposata come non mi sentivo da mesi, eh si.. anche se crederlo mi
è
difficile, sono a casa. Nel mio letto.
Scendo
da quella piazza e mezzo di morbidezza e giro su me stessa perplessa
e col cuore pronto ad esplodere.
Come
sono arrivata qui? Chi mi ci ha portato? Sono scappata dall'inferno o
qualcuno mi ha fatto uscire?
Ok,
niente panico Allison! Questa è casa tua. Qualsiasi cosa sia
accaduta, ora sei al sicuro.
Ma
lo sono davvero? E se questa fosse un'illusione? Se non fossi a casa
ma stessi solo sognando di esserci?
Impossibile.
All'inferno non è concesso sognare.
Allora
cos'è successo?
Riordino
le idee e faccio un giro della casa, quasi come se fosse la prima
volta che la vedo. Eppure ci sono cresciuta.
Non
è piacevole sentirsi un'estranea nella propria casa. E
nemmeno
l'odore di lavanda che mi ha svegliata, frutto dei sacchetti
profumati dentro gli armadi, acquieta il mio cuore facendomi sentire
nel posto giusto.
Perché?
Semplice.. perché non sono nel posto giusto.
Il
mio posto era lì sotto, tra le fiamme ardenti di un inferno
pieno di
dolore. E' lì che dovevo stare. Tra le anime che, in un modo
o in un
altro non hanno saputo apprezzare la vita.
Eppure
sono qui, nel caldo di una casa che però non sento mia.
Perché
tornare mi sembra la cosa più orribile che mi sia capitata?
Perché
vorrei prendere chi mi ha ridato la vita e urlargli che doveva farsi
gli affari suoi? Perché, semplicemente non posso essere
grata di
essere tornata indietro dal posto da cui tutti cercano di fuggire?
Perché
sono.. così sprezzante della vita?
Io
meritavo il mio angolo infuocato ai piani bassi. Lo meritavo
perché
ho gettato la spugna. E mentre guardo in casa,l'ultimo posto in cui
ho visto i miei genitori vivi, capisco anche perché l'ho
fatto.
Ricordo
come mi sentivo. Un'altra nota dolente dell'essere tornata tra i
vivi, è che i ricordi sono più nitidi e vivi ora.
Mi
sentivo sola, triste.. Quasi ad un punto di non ritorno.. E quando
stavo per superare quel limite lasciandomi andare al mio dolore,
è
arrivato lui.
L'ho
amato e mi ha fatto sentire viva per un po'. Per merito suo ho
indietreggiato di qualche passo allontanandomi dall'oblio cui ero
destinata.
Ma
mi ha tradita, in mille modi che mi hanno ferita come spade affilate,
e a quel punto mollare è stata l'unica cosa che ho avuto la
forza di
fare.
Ecco
la mia triste storia: chi mi aveva riportato alla vita.. alla fine mi
ha portata alla morte.
Scuoto
il capo e mi allontano da lì. Salgo di nuovo di sopra nella
mia
stanza e la disperazione prende il sopravvento.
Mi
sento fredda, colta dal panico e da un'ira profonda destinata a chi
mi ha riportato indietro.
Non
voglio stare qui.. Non voglio stare in questa casa piena di passato.
Voglio tornamene all'inferno. Dove i ricordi sono pochi e annebbiati
dalle lacrime.
Non
voglio vivere di nuovo. L'ho già fatto una volta e non mi
è
piaciuto affatto.
Mi
senti? Chiunque tu sia.. qualunque cosa tu sia, perché mi
hai
portata via da lì. Perché non hai preso un'anima
che voleva tornare
a casa?
Perché?
Perché?
Mi
siedo affranta sul letto. Un letto caldo e profumato che mi disgusta
in un modo che, lo so, non è naturale. E piango..
Piangere
è l'unica cosa che so fare anche qui. Sulla terra al sicuro
da tutto
quanto tranne che da me stessa.
Singhiozzo
forte e spero di soffocare a causa delle mie stesse lacrime.
“Perché
piangi?”
Lo
sento quasi come un sussurro, ma è vicino e attira la mia
attenzione. Mi alzo un po' per essere composta, ma non provo nemmeno
a mettermi sulla difensiva..
Qualunque
cosa sia, la paura che mi lasci vivere è più
forte di quella di
morire.
Mi
asciugo gli occhi per vedere meglio, e quando le lacrime me lo
permettono, ho un'immagine chiara e nitida di chi ho davanti.
Ha
occhi blu cielo, i capelli spettinati come se fosse arrivato qui
sfidando il più malvagio dei venti, un impermeabile beige e
lo
sguardo ferito di chi si sente.. offeso direi.
Non
so perché, ma il modo in cui il blu dei suoi occhi risplende
nella
stanza, mi ricorda qualcosa. Non so cosa... e sto in silenzio
cercando di riordinare la mente.
“Chi
sei?” chiedo infine.
“Sono
Castiel. Un Angelo del Signore.”
Sgrano
gli occhi. “Sono tornata dall'inferno, ma non sono scema. Gli
Angeli non esistono.”
Mi
guarda e con eleganza si muove per la stanza afferrando un oggetto
sulla scrivania, ricordo della mia infanzia.
“Quando
eri piccola non la pensavi così Allison.”
Quando
ero piccola? “Come sai il mio nome?”
Si
volta di scatto, ma ho comunque l'impressione che si muova quasi a
rallentatore: “Ti ho salvato dalla perdizione eterna. Mi
sembra il
minimo sapere il tuo nome.”
Cosa?
E' lui che mi ha salvata? Ecco a cosa somigliava il luccichio del suo
sguardo.. a quell'abbagliante e calda luce, ultima reminiscenza del
mio soggiorno ai piani bassi.
Mi
alzo di scatto.. i miei movimenti non sono eleganti come i suoi:
“Perché l'hai fatto?” urlo.
“Non
volevi essere salvata?”
“No..
dovevi.. dovevi farti gli affari tuoi. Quello era il mio posto.
Meritavo di stare lì. Perché non hai preso
qualcun altro invece di
me?”
Gli
sputo contro il mio dolore e la mia rabbia. Ma lui non si muove di un
solo passo. Semplicemente mi guarda: in un modo che mi affascina e mi
inquieta.
Il
suo sguardo sembra perplesso.. ha ragione! Io stessa so che dovrei
urlargli grazie invece di quello che invece gli ho detto.
Mi
sento spiazzata per un attimo e mi allontano dandogli le spalle.
Vorrei piangere.. ma è come se una parte del mio orgoglio
fosse
tornata con me dagli inferi, e così mi trattengo, anche se a
stento.
“Non
voglio stare qui. Questo posto è vuoto e pieno di una vita
che
preferisco dimenticare.”
Lo
guardo di nuovo e lo so, lo so dal cambio nei suoi occhi che
percepisce il mio dolore.
Annuisce
lento e si porta piano vicino alla finestra. Fissa le stelle con aria
assorta ed io non posso fare a meno di essere
“travolta” dalla
sua calma.
Avanzo
fino al letto e mi sdraio cercando di fare di nuovo mio l'odore di
pulito e il fresco delle lenzuola. Chiudo gli occhi e sento la
stanchezza prendere possesso del mio corpo.
“Questo
posto è la tua casa.” mi sussurra lui piano.
Non
so chi sia, né se mente, ma non mi spaventa averlo qui.
“Sono
a casa.” sussurro a mia volta.
Lo
percepisco muoversi piano fino ad essere, se il mio istinto non mi
inganna, a pochi centimetri da me.
“Sei
a casa.” ripete.
E
l'unica cosa che riesco a sentire prima di addormentarmi, sono le sue
dita leggere che mi sfiorano i capelli.
*****
Ce
l'ho fatta.
Non
riesco a crederci neanche io, ma l'ho salvata.
Lei
continuava a guardarmi senza capire, con quella sua aria di sfida che
neanche l'inferno le aveva portato via.
Mi
sono chinato su di lei e l'ho presa tra le mie braccia incandescenti,
e stringendola forte sono volato via da quell'orribile luogo di
dolore e morte.
Ho
attraversato uno per uno tutti i gironi infernali, solcando i loro
cieli di fuoco come una meteora di luce, con lei stretta tra le
braccia che non capiva cosa stesse accadendo.
Siamo
tornati sulla Terra, ho risanato il suo corpo corrotto dalla morte,
le ho ridato il respiro vitale, il battito al suo cuore, il sangue
alle sue vene. L'ho ripresa tra le braccia ancora addormentata, e
l'ho riportata a casa sua, adagiandola sul suo letto.
Dormiva
tranquilla, come se non fosse mai accaduto nulla. Poi sono andato
via, se si fosse svegliata avrebbe visto il mio vero aspetto, e
l'avrei uccisa nuovamente.
Ora
starà dormendo, ma voglio parlarle. La conosco da tutta la
sua vita,
ma non le ho mai potuto parlarle. A volta le apparivo in sogno,
sotto-forma di semplice e fioca fiammella e le sussurravo parole di
conforto. Ma ora voglio parlare guardandola negli occhi, voglio
sapere perché l'ha fatto, perché ha scelto la
strada più breve e
più crudele per risolvere i suoi guai.
E
per fare questo, ho bisogno del mio tramite umano che ho lasciato
addormentato per correre a prendere lei.
Alcuni
giorni fa sono andato da lui chiedendogli di aiutarmi a compiere la
missione affidatami da Dio, e lui ha detto sì.
Ed
ora eccomi di nuovo qui in questo corpo d'uomo, così
limitante per
la mia potenza, ma adatto ad incontrare Allison.
Continuo
a guardare le mie nuove mani, non mi sono ancora abituato a loro. Le
apro e le richiudo varie volte, sono così diverse dalle mie.
Più
piccole, fragili, piuttosto tiepide rispetto alle mie, anche se a
causa della mia presenza questo corpo sembra avere costantemente la
febbre.
Torno
da Allison, la trovo sveglia e in giro per casa. Tocca gli oggetti,
le foto, si guarda intorno incredula, disorientata. Si volta verso di
me e noto che ha un'espressione... arrabbiata?
Perché
mai dovrebbe essere arrabbiata? Eppure le ho ridato esattamente il
suo aspetto, niente in lei è diverso, nessuna cicatrice
deturpa la
sua bellezza. È rinata. L'ho riportata nella sua casa, nel
suo letto
caldo e profumato. E allora perché mormora parole di
risentimento
verso la vita?
Perché
dice di non voler vivere? Come può dire di preferire
l'inferno? Non
lo accetto.
Resto
invisibile ai suoi occhi e la seguo su per le scale. Entra nella sua
stanza e si blocca, la vedo stringere i pugni.
“Non
voglio stare qui!” urla nel vuoto. “Voglio
tornarmene
all'inferno!” continua piena di rabbia.
Non
posso crederci, mi sento ferito. Che cosa ti è successo,
Allison?
Perché reagisci così alla vita?
“Mi
senti? Chiunque tu sia.. Qualunque cosa tu sia, perché mi
hai
portata via da lì. Perché non hai preso un'anima
che voleva tornare
a casa?” sbotta furiosa contro chi le ha ridato la vita.
Contro di
me.
La
guardo avvicinarsi al suo letto, si siede e scoppia in un pianto
disperato. Singhiozza così forte da spaventarmi, non riesco
a
credere a ciò che è appena successo.
Allison
è triste perché vorrebbe essere rimasta
all'inferno, crede che il
suo posto sia quello e quasi mi maledice per averla strappata dal
tormento eterno.
Decido
di mostrarmi a lei. Mi avvicino lentamente e le parlo.
“Perché
piangi?” le chiedo piano. Si muove sul letto e mi guarda, si
asciuga le lacrime e mi fissa senza mostrare particolare sorpresa o
timore. Non le importa se sono un amico o un nemico, se sono umano o
soprannaturale.
Se
sono infernale o divino. Mi fissa in silenzio, restando seduta.
“Chi
sei?” mi domanda dopo un po', con un tono che sento ostile.
“Sono
Castiel. Un Angelo del Signore.” le dico semplicemente, non
sapendo
cos'altro dire per spiegarle la mia natura.
Lei
mi guarda sgranando gli occhi e accenna un sorriso ironico.
“Sono
tornata dall'inferno, ma non sono scema. Gli Angeli non
esistono.”
afferma con un sarcasmo che mi ferisce. Non ricorda nulla, neanche di
quando entravo nei suoi sogni e la esortavo a non perdere la
speranza.
Resto
in silenzio, e guardandola mi avvicino alla sua scrivania e prendo in
mano un oggetto che nelle intenzioni dovrebbe essere un angelo, ma in
realtà è un paffuto bambino con due piccole ali
bianche. Sorrido
dell'ingenuità degli uomini.
Se
solo potessero vederci...
“Quando
eri piccola non la pensavi così Allison.” le dico
mostrandole
l'angelo in terracotta.
Alle
mie parole lei dischiude le labbra in un'espressione di vago stupore.
“Come sai il mio nome?” mi domanda.
Io
mi volto di scatto, la risposta alla sua domanda è talmente
ovvia da
farmi sentire una leggera fitta di delusione.
“Ti
ho salvato dalla perdizione eterna. Mi sembra il minimo sapere il tuo
nome.” rispondo candidamente.
Allison
mi guarda per un istante, come se non avesse capito cosa le ho appena
detto. Poi la perplessità lascia il posto alla rabbia, i
suoi occhi
sembrano accendersi e con uno scatto si alza dal letto avvicinandosi
di un passo.
“Perché
l'hai fatto?” mi urla stringendo i pugni. Nei suoi occhi
leggo
autentica collera.
La
guardo meravigliato e lo stupore mi provoca un'ondata di calore che
pervade tutto il mio essere.
“Non
volevi essere salvata?” le domando. La voce del mio tramite
tradisce la mia indignazione.
Allison
mi guarda accigliata, sento la sua ostilità e ciò
mi ferisce più
di ogni sua parola.
“No..
dovevi.. dovevi farti gli affari tuoi. Quello era il mio posto.
Meritavo di stare lì. Perché non hai preso
qualcun altro invece di
me?”
La
guardo senza riuscire a replicare, tutto mi sarei aspettato tranne di
vedere Allison arrabbiata con me e addirittura offesa perché
le ho
risparmiato un'eternità di dolore e torture, di disperazione
e
follia. Non capisco, forse è colpa mia ma sinceramente mi
aspettavo
di trovarla felice per la sua rinascita.
Anche
lei mi guarda in silenzio, credo si aspetti da me una reazione che
non arriva perché sono davvero senza parole.
Suppongo
che l'aggettivo giusto sia “ferito”. Comincio a
sospettare che
gli umani non gradiscano essere aiutati.
Mi
accorgo che Allison è sul punto di piangere, ma un lampo
d'orgoglio
asciuga subito i suoi occhi nocciola.
“Non
voglio stare qui. Questo posto è vuoto e pieno di una vita
che
preferisco dimenticare.” mi dice con la voce rotta dal pianto
che
tuttavia riesce a trattenere.
Improvvisamente
capisco. È triste perché al suo ritorno
dall'inferno non ha trovato
nessuno ad accoglierla. La sua famiglia è andata via tanti
anni fa e
ora si sente sola.
Allison,
è per questo che hai deciso di morire? Per questo volevi
startene
tra le polveri roventi degli inferi?
La
guardo con dolcezza, finalmente conscio del suo dolore. Annuisco
lentamente e mi avvicino alla finestra per guardare il cielo
punteggiato dalle stelle. Sento lo sguardo di Allison che mi fissa,
si starà chiedendo cosa guardo con tanto interesse.
Guardo
il cielo, perché un po' mi manca. Ma sono felice di essere
qui con
lei. Non avrei sopportato di saperla dannata neanche un solo minuto
di più. E se anche lei adesso pensa di non meritare la
salvezza, un
giorno sarà felice di essere viva.
Mi
volto a guardarla e la vedo sdraiarsi sul suo letto, la stanchezza le
fa chiudere lentamente gli occhi.
Sorrido
e mi avvicino di qualche passo.
“Questo
posto è la tua casa.” le sussurro piano per non
destarla dal
torpore che la sta avvolgendo.
“Sono
a casa.” bisbiglia, il suo volto finalmente si distende.
Mi
avvicino ancora di più, i suoi occhi sono ormai chiusi ma so
che può
sentirmi.
“Sei
a casa.” le ripeto in un sussurro.
Sorride,
e questo fa sorridere anche me. Mi chino sul suo letto e con
delicatezza le accarezzo i capelli, non voglio svegliarla ma non
posso farne a meno. Sono felice di averla salvata, anche se questo
poteva, e ancora può, costarmi caro.
Non
mi importa, non avrei potuto vivere sapendo la mia Allison
all'inferno. Io l'ho salvata dal Male, di tutti quei ragazzi ho
potuto salvare solo lei. Non potevo sopportare l'idea di saperla
straziata e offesa da quelle creature immonde.
Adesso
è qui davanti a me, sana e salva, che dorme dolcemente.
Sarà
difficile lo so, ma ritroverai la gioia di vivere Allison. Te lo
prometto. La vita è un dono meraviglioso, un dono di Dio. E
tu
l'amerai di nuovo.
La
guardo per qualche minuto ancora, poi lentamente, senza far rumore,
mi allontano dal suo letto.
Non
so cosa mi aspetterà, ma so che dovrò combattere
anche con lei. Non
importa, sono nato per combattere. Sono un guerriero, come Allison.
La conosco, non sarà facile conquistarmi la sua fiducia,
è ferita e
delusa.
Ma
sarò paziente. Sono famoso per la mia pazienza e la mia
perseveranza. Ti proteggerò Allison, anche se non vorrai.
Non
potrai impedire ad un angelo di vegliare su di te.
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