CAP.29
BELLA
Lo
sguardo di Edward non lo potrò mai dimenticare.
C’è
un che di unico, di particolare che lo contraddistingue da tutti gli
altri che conosco, siano umani o vampiri.
Solo i
suoi occhi sono capaci di esprimere così tante emozioni
diverse. Quando sorride, sono i suoi occhi a diventare caldi e poi il
sorriso raggiunge le sue labbra solo in un secondo momento. Quando
è irritato emanano scintille, brillano sinistramente. Quando
è eccitato sono neri, neri come la pece.
Ho
sempre percepito dai suoi occhi il suo reale stato d’animo.
Perciò
appena ho pronunciato le mie prime parole dopo tutto il mio silenzio,
dopo tutto il suo discorso, ho letto subito nel suo sguardo la sua
reazione.
Terrore.
All’inizio
mi ha guardata come se fossi impazzita. Ho retto il suo sguardo con
coraggio senza abbassare il mio. E deve aver capito subito che non
scherzavo, che ero più che decisa, perché dopo un
istante alla sorpresa si è succeduto lo sconforto.
Ha
affondato la testa nei miei capelli e le sue braccia si sono chiuse su
di me. Mi ha tenuta stretta così per non so quanto tempo. Ad
un certo punto sono scivolata nel sonno e non ricordo più
nulla. Al mio risveglio, la prima cosa che ho visto sono stati ancora i
suoi occhi, fissi su di me, il capo inclinato.
E una
meravigliosa sensazione di benessere mi ha invaso.
E’
rimasto con me per tutto il tempo, senza lasciarmi nemmeno un solo
istante. Mi ha aiutata e sorretta mentre mi rinfrescavo, restando in
silenzio ma con una dolcezza e una delicatezza struggenti.
Senza
dir nulla, percependo il mio lieve affaticamento, mi ha sollevata tra
le sue braccia per riaccompagnarmi a letto. Qui, mi ha gentilmente
disteso. Poi ha alzato leggermente una mia mano verso il suo viso,
l’ha sfiorata con le labbra e si è voltato appena
verso la porta, ma senza abbandonare completamente i miei occhi. Un
attimo e un lieve bussare ha annunciato una visita.
Carlisle.
Osservo
Carlisle, calmo e sorridente, entrare con passo silenzioso e sicuro.
Appena è vicino al letto, il suo sorriso si fa
più evidente, ma è serio e avvicina una sedia per
accomodarsi al mio fianco.
Ci siamo, penso, arrivano i nostri …
«Sono
contento di vedere che ti sei svegliata», dice e riconosco
immediatamente il tono di chi la prende alla larga.
Non lo
so se è già al corrente della mia decisione, ma
ormai non ha importanza. Se non lo sa già, dovrò
dirglielo io. Ed è bene essere chiari. Di Carlisle ho
bisogno, come di nessun altro.
Solo
lui può aiutarmi a far nascere il mio bambino.
Annuisco
con il capo e lui accavalla le gambe appoggiandosi allo schienale con
fare rilassato.
Edward
siede dall’altro lato, sul letto con me e mi tiene la mano.
Gioca con le mie dita e non accenna a voler andarsene.
Due contro uno,
penso e so che quell’uno sono io.
Edward
non ha più detto nulla. Mi sarei aspettata una supplica in
piena regola, l’uso di tutto il suo fascino e del suo
ascendente su di me pur di convincermi, ma niente di tutto
ciò è accaduto.
Ma, di
nuovo, i suoi occhi non mentono.
E
c’è una strana luce che li anima da quando mi sono
svegliata stamane. Non più sconforto, no. Ma determinazione.
Mascherata dalla premura, dalla dolcezza dei gesti, dalle attenzioni.
E’
lo sguardo di chi è pronto a tutto.
Quello
a cui la Bella di un tempo avrebbe ceduto immediatamente, e forse,
anche adesso … Se non ci fosse in me la scintilla della
vita, se non sapessi intimamente che forse era a questo che doveva
portare il nostro amore e che è giusto così, che
non c’è nulla che possano dire o fare per
modificare il mio destino, il nostro
destino.
«Se
mi permetti Bella, avrei necessità di visitarti»
dice e lo guardo esitante. Annuisco lentamente e lui procede
cominciando dal labbro inferiore e parlando man mano con calma. Edward
non molla la mia mano e, anche se non so più cosa siamo a
questo punto l’una per l’altro, non la ritraggo
dalla sua. Mi fa stare bene saperlo al mio fianco, ma è come
se non riuscissi a lasciarmi andare completamente, come se affidarmi a
lui non mi venisse più spontaneo come una volta.
E’
vero, mi ha spiegato il motivo del suo comportamento. Ed io non dubito
delle sue parole, eppure … non sono sicura che tutto sia
risolto fra noi. L’ho perdonato razionalmente, ma con il
cuore … l’ho fatto anche con il cuore?
Sono
certa che lui, questa titubanza, l'avverta chiaramente.
«I
punti esterni si sono perfettamente saldati, quelli interni ti danno
sensazione di fastidio?»
Punti? Lo guardo
perplessa e scuoto il capo. Carlisle lancia un’occhiata ad
Edward al mio fianco che fa un breve cenno di diniego.
Sospira
e riprende la sua visita. Passa al torace e, quando, scopre la pancia
sento Edward trattenere il fiato. Lo guardo e i suoi occhi sono fissi
sul mio ventre. Pochi secondi, troppo pochi per un’umana come
me, per riuscire a cogliere l’infinità di emozioni
che si alternano sul suo viso. Sofferenza, rabbia, furia … e
sento il rumore della sua mascella che si serra. Le sue dita stringono
un po’ troppo la mia mano e involontariamente mi sfugge un
lamento.
Ma non
è per la presa, no. Tra tutte le emozioni che sono riuscita
a cogliere, non c’è stata ombra
dell’unica che avrei voluto vedere: gioia.
«Hai
dolore?» Chiede Carlisle attento.
Scuoto
la testa piano e sussurro con voce roca:«La mano» e
guardo la mia mano intrecciata a quella di Edward. Immediatamente lui
allenta la presa, si accovaccia al mio fianco e dopo aver deposto un
lieve bacio su ognuna delle dita mormora
dolce:«Scusa» e anche la sua voce è roca
come la mia.
«Dunque,
Bella. E’ stato necessario applicarti una sutura al labbro
inferiore, ma ormai è completamente cicatrizzata e ti
darà sempre meno fastidio. Con il tempo resterà
solo una pallida linea» sorride «le tue costole si
sono quasi risaldate, ma è fondamentale che tu non faccia
sforzi, né movimenti affrettati. Una era rotta» e
di nuovo, mi accorgo che Edward trattiene il fiato.
«Il
… bambino …» sussurro e mi stupisco
della scarsa forza con cui parlo «come sta il
bambino?»
Lo
schiocco secco che sento proviene da Edward, ma quando mi giro a
guardarlo, mi sorride. Calmo. Troppo calmo. Ma la sua mascella
è tesa, rigida, e … trema. Impercettibilmente, ma
trema. E non per il freddo, evidentemente.
«Il
… feto»,
dice Carlisle distogliendo lo sguardo dal mio per un attimo
«per quanto ne sappiamo non è completamente umano,
Bella» sorride di nuovo, ma non c’è
calore sul suo viso. Continua nella sua palpazione
dell'addome:«Ti sarai accorta che il suo sviluppo
è accelerato rispetto ad una gravidanza fisiologica.
E’ all’incirca il doppio. E’ come se
adesso tu fossi al quinto mese di gravidanza, una gravidanza avanzata»
e sottolinea l’ultima parola pronunciandola con lentezza.
Scambia
un rapido sguardo con Edward, poi prosegue «Crediamo che sia
dovuta a … lui
la rottura della tua costola»
Il mio bambino … mi
ha rotto una costola. Beh, è forte, su questo non si discute,
penso e mi sento strana a provare quasi un sentimento di orgoglio nei
suoi confronti.
«Mi
sembra di averne sentito parlare … intendo casi di bambini
troppo grandi per le pance delle proprie madri che potevano causare
cose come questa …» dico, ma la voce mi muore in
gola allo sguardo di Edward, allibito e furioso. Apre e chiude i pugni
e prende delle grosse boccate d’aria, come se ne avesse
davvero bisogno. Poi deglutisce e avvicina con calma sinistra la sua
mano al bordo del mio pigiama:«Nessuno di loro fa questo» e
con la punta di un dito traccia una lieve linea gelida sul mio ventre.
Abbasso gli occhi e ne seguo la direzione.
Lividi. Alcuni
grossi come il mio palmo aperto, altri più piccoli, violacei.
Quando me li sono fatti?
Mi chiedo perplessa.
Poi
capisco ciò che Edward sta tentando di dirmi e impallidisco.
I segni sul mio corpo provengono dall’interno, non
dall’esterno. Prendo un lieve respiro e lo trattengo
riportando lo sguardo su di lui.
Si
trattiene a malapena. E’ come se fosse in lotta con se
stesso. Come se volesse dire qualcosa, ma si sforzasse in ogni modo di
evitarlo.
Carlisle
si schiarisce la voce e mi volto verso di lui.
«Bella,
normalmente il corpo di una donna segue il normale sviluppo del
feto» comincia a spiegare con calma
«l’organismo si adatta al cambiamento, i tessuti
sono abbastanza elastici … persino le ossa si spostano
sospinte dalla crescita del bambino, ma … » e
lancia uno sguardo fugace al mio corpo riabbassando la maglia del
pigiama «in
questo caso le circostanze sono un po’
diverse».
«Questo
sviluppo non procede di pari passo con i cambiamenti del tuo
corpo» dice ancora con calma, ma senza giraci intorno. Un
altro sguardo veloce a suo figlio «e il tuo organismo ne sta
risentendo».
Accuso
il primo colpo con tranquillità. Sono abituata a considerare
il mio corpo un qualcosa di fragile, inconsistente. Non mi stupiscono
le parole di Carlisle. Alzo il mento e deglutisco. Non voglio mostrare
indecisione, né paura. E’ normale che possa
risentirne.
«Mi
nutrirò di più» dico e le parole mi
escono tremanti. Edward sposta lo sguardo da me alla finestra e la sua
espressione è indecifrabile. Sembra distaccato, ma la
rigidità della sua posizione non mi sfugge.
«Se
lo riterrai opportuno, mi nutrirò per flebo»
continuo ancora imperterrita rivolta a Carlisle.
«Questo
non cambia le cose, Bella. E potrebbe non essere
sufficiente». Sospira e appoggia i gomiti sulle ginocchia
avvicinando il suo viso a me: «Bella, è mio dovere
dirti che la … situazione
… potrebbe non evolversi come speri». Punta gli
occhi nei miei e con altrettanta tranquillità prosegue nel
suo discorso:«Non abbiamo informazioni sul feto, nessuna.
L’ecografia è inutile, non risultano immagini
né si rileva battito fetale. Probabilmente la membrana che
lo circonda è come la nostra pelle … è
praticamente indistruttibile». Lo sguardo saetta su
Edward che resta fermo, immobile :«E’ improbabile
che si riesca ad arrivare al termine della gravidanza, mentre
è più che … probabile che tu
non sopravviva».
Solo
una leggera pressione sulla mia mano, credo del tutto involontaria, mi
ricorda che Edward è al mio fianco e ascolta tutto come me.
Rischio di morire,
penso frastornata. E mi stupisco che la cosa non mi spaventi affatto.
Anche questo non mi è nuovo.
Mi
volto un attimo verso Edward, ancora in piedi al mio fianco,
apparentemente imperturbabile. Continua a tenermi la mano. Con il
pollice ne accarezza il dorso delicatamente, sembra perso in
chissà quali pensieri, in chissà quale dimensione.
Strano
che non dica niente … che non tragga acqua al suo mulino,
sfruttando le parole di suo padre, che non tenti di convincermi in ogni
modo a desistere dai miei propositi …
«Potreste
… trasformarmi se la situazione degenerasse» dico
con la voce troppo esitante rispetto a come vorrei che fosse.
Carlisle
sorride debolmente: «Ci abbiamo pensato, ma … il
tuo cuore deve continuare a battere nella trasformazione».
«Ma
Esme …» chiedo e forse parlo a me stessa
«… Esme era in condizioni peggiori,
l’avevano data per morta» dico come in una supplica.
Ma lui
scuote il capo piano «No, Bella. Nel caso di Esme, le sue
condizioni erano sì molto critiche, ma il suo fisico non era
debilitato come il tuo al momento dell’ … incidente. Il suo
cuore era forte».
Rabbrividisco.
Incidente. Esme si
è lanciata nel vuoto perché non sopportava di
aver perso il suo bambino. Carlisle l’ha salvata per un
soffio.
«Potreste
… si potrebbe cercare di far nascere prima il bambino. Solo
qualche settimana, magari» e il mio tono è ancora
più flebile.
«E’
impossibile prevedere quando nascerebbe. Le nostre sono solo
supposizioni … sei il primo caso che io abbia mai
visto» E nelle sue parole c’è quasi la
mortificazione.
Vorrebbe
aiutarmi. Lo vedo nel suo sguardo, nel suo modo di essere proteso verso
di me, nelle sue parole calme ma accorate.
E mi
dispiace. Perché so che nulla di ciò che
dirà potrà farmi cambiare idea.
«Non
mi importa», dico quasi con testardo infantilismo e questa
volta mi aspetto davvero che Edward reagisca.
Eppure
niente.
Nessuna
reazione.
Ma
nemmeno nessun appoggio. Non si pronuncia, e basta.
Carlisle
si ritrae sulla sedia ed emette un breve sospiro. Si appoggia allo
schienale come se la conversazione l’avesse sfinito e mi
lancia un’altra occhiata:«Potresti sacrificarti
inutilmente. Questo feto
potrebbe essere inadatto alla vita. E quasi sicuramente il tuo corpo
cederà, Bella. Non credo che riuscirai a superare
più di un altro mese».
Il suo
sguardo è fermo. Le sue parole sono chiare, sono delle lame
che mi trapassano il cervello. I suoi occhi sono freddi. E’
come quando si annuncia ad un familiare la morte di un parente caro. Si
sa di fare del male, ma non se ne può fare a meno.
E
d’un tratto, del tutto inaspettatamente, una fitta al ventre
mi blocca il respiro.
Spalanco
gli occhi e automaticamente la mia presa sulle dita di Edward si fa
convulsa.
Oddio, mi manca l’aria
… penso e il dolore è tale da farmi
venire le lacrime agli occhi. Annaspo come se stessi affogando e gli
occhi di Edward entrano subito nel mio raggio visivo. E’ su
di me, è terrorizzato.
«Bella!
Bella che succede?!» e le sue mani si muovono febbrilmente
sul mio corpo, sulla mia pancia, cercando di scostare con delicatezza,
ma con fermezza, la mia premuta forte sul ventre.
Altre
mani pallide.
Carlisle
si muove con sicurezza e con decisone tira via il mio palmo dall'addome.
Ma
subito dopo, la morsa mi libera e di nuovo l’aria entra nel
mio corpo.
Il
respiro che prendo è talmente profondo da far rumore. Lo
sento anche io, come un sibilo.
Le mani
di Edward sul mio volto, mi tengono con fermezza. I suoi occhi mi
scrutano ansiosi. Poi inspira piano e il suo sguardo si fa triste,
avvilito. Abbassa il capo e lo sprofonda sulla coperta, giusto sulle
mie gambe.
Carlisle
mi osserva e contemporaneamente palpa la pancia in diversi punti.
«Credo
si sia girato» sussurra a voce appena impercettibile.
«Sto
… » deglutisco «…
bene» dico e sento un gemito provenire da Edward.
Rialza
la testa di scatto e mi fissa con gli occhi allucinati.
«Non
stai bene, Bella. Non starai mai bene» sembra impazzito,
sembra che tutta la maschera di compostezza sia improvvisamente
crollata e che la sua collera stia per scoppiare da un momento
all’altro. Punta lo sguardo sul mio ventre e leggo nei suoi
occhi l’odio.
Vampiro, penso e
tremo. Mai, mai l’ho visto in questo stato nei miei confronti.
C’è
una tale furia mista a dolore nel suo viso che d’istinto mi
ritraggo sul letto. Ma è un attimo e le sue mani si poggiano
sul suo volto, coprendolo ai miei occhi.
Tremano
visibilmente.
«Edward,
perché non esci un secondo? Credo che Esme dovesse dirti
qualcosa» dice Carlisle.
E senza
spostare nemmeno un muscolo, come proveniente da un altro tempo, la sua
voce sussurra solo: «Io non mi muovo da qui», le
sue mani sempre a coprire il viso.
Carlisle
lo fissa e dopo un attimo, mi sembra che Edward scuota la testa. Ma
forse mi sbaglio.
Ancora
silenzio.
«No.
Posso farcela». Dice, probabilmente in risposta ad una
domanda mentale di suo padre.
E
allora mi perdo.
A cosa
si riferisce? Alla sete, alla mia vista, alla vista del bambino?
La mano
di Carlisle si posa leggera sulla mia fronte e mi accarezza:
«Chiamami in qualunque momento» dice. Si alza ed
esce dalla stanza.
EDWARD
Dorme.
Dopo
che Carlisle è venuto a spiegarle la situazione e i rischi
cui ha deciso di esporsi, dopo che quella cosa si
è mossa dentro di lei, la stanchezza ha preso il
sopravvento, e il suo corpo e la sua mente hanno reclamato
l’incoscienza.
Respira.
Piano,
con un leggero sibilo. E il suo cuore batte, lieve, ma regolare.
Se
agissimo adesso, si salverebbe. Se non volesse più la
trasformazione, potrebbe continuare a vivere. Avrebbe una scelta.
Fra un
mese non ne avrà nessuna, perché il suo cuore
cesserà di battere.
Chiudo
gli occhi e poggio il capo vicino al suo, facendo attenzione a non
disturbarne il sonno.
Morirà.
Bella
è così. Ed io l’amo anche per questo,
per la sua testardaggine. Perché la sua vita per lei
è stata sempre qualcosa che avrebbe potuto sacrificare per
gli altri senza rimpianto.
Bella
è generosa. Il suo non è mai un sacrificio, ma un
donarsi con amore.
E lei
ama quella cosa
che cresce nel suo corpo.
Non le
leggo la mente, ma leggo nel suo cuore. E lì ho letto che
non cambierà idea.
E
morirà. Ed io non sarò riuscito a proteggerla.
Non la
potrò trasformare, il suo cuore cederà da un
momento all’altro.
Già
adesso lo sento più affaticato.
Ho
pensato di obbligarla contro la sua volontà. Di agire con
Carlisle per toglierle quella cosa
dal corpo.
Se non
mi avesse aiutato, ero disposto a farlo da solo.
Ci ho
pensato per tutto il tempo in cui Bella era incosciente. A come avrei
fatto, a cosa sarebbe stato necessario. Avevo previsto tutto nei minimi
dettagli. Ogni cosa.
Ma
volevo il suo assenso e in una forma non troppo brutale
gliel’ho chiesto al suo risveglio.
Ma nei
suoi occhi ho letto che non si fidava più di me.
E
questo mi ha annientato.
Ho
giurato a me stesso che avrei fatto di tutto per recuperare la sua
fiducia. Il fatto che lei resti qui, in casa nostra, con me, non ha
alcuna importanza. Non significa nulla. Dove potrebbe andare? In queste
condizioni?
Questo
non basta per rassicurarmi del suo perdono.
I suoi
occhi … i suoi occhi mi dicevano tutto quello che non
pronunciavano le sue labbra.
Dolore.
Quanto ne ha provato!
Insicurezza.
Di se stessa, ma soprattutto di me. Di me!
Paura.
Per lei, per noi, per la … situazione
…
E
sfiducia.
Perché
quando ho visto questo, mi ha fatto più male di tutto?
Perché
in Bella c’è sempre stata vita, speranza,
coraggio. Io ho mortificato in lei tutto ciò. Lei credeva in
me, si fidava di me.
E
l’Edward che ero avrebbe voluto prendere il sopravvento. Lo
sentivo premere dentro di me per uscire, per convincerla con le
lusinghe, con la persuasione subdola.
Se
avessi voluto davvero, forse ci sarei anche riuscito.
Ma poi?
Le
avrei salvato la vita. E l’avrei persa per sempre.
Anche
così la perderò, ma nei suoi occhi almeno
rivedrò di nuovo la scintilla della speranza, della gioia
... dell'amore. Voglio che viva, non che sopravviva. Anche se dovesse
essere solo per un altro mese.
E’
una scelta che ha preso con convinzione.
Lei lo
sa cosa sta succedendo dentro di sè. Lo sa adesso che
Carlisle le ha parlato. Ma credo che dentro di lei lo sapesse da tempo.
E’
Bella.
E ho
sempre avuto l’esatta percezione di quanto nel suo animo ci
fosse di più di quello che mostrava e diceva.
Corruga
la fronte nel sonno. Con la punta del dito sfioro quel delizioso
cipiglio e la sua pelle si distende immediatamente al contatto con il
gelo della mia pelle. Sposta il capo e cerca inconsapevolmente la mia
mano. Quando la trova, la sua guancia vi si appoggia e sulle sue labbra
spunta l’ombra di un sorriso stanco.
E’
così delicata, così indifesa. Eppure nel suo
sguardo mentre parlava con Carlisle c’era determinazione.
La
perderò. Qualunque cosa faccia adesso, la perderò
lo stesso. Se anche le salvassi la vita, le strappassi dal ventre
ciò che la sta prosciugando, sono certo che questa volta
Bella non supererebbe il trauma. Ed io la lezione l’ho
imparata.
Io non
la lascio sola.
A costo
di morire con lei.
I
pensieri di Jasper mi raggiungono con discrezione, ma non entra nella
stanza, non vuole essere invadente.
Edward, è tranquilla
in questo momento. Potrebbe essere la giusta occasione per andare a
caccia. Che ne pensi? Non ci allontaneremo molto, restiamo nei paraggi
… e tu hai bisogno di nutrirti, è troppo che non
lo fai …
«Io
non mi muovo» sussurro piano per non svegliare Bella, ma so
che mio fratello mi sente anche così.
Ascoltami.
Come credi di poter affrontare tutto ciò se non mantieni le
forze? Sarai sicuramente di maggiore aiuto se non sarai assetato
… già adesso hai meno lucidità
…
«No»
insisto caparbiamente.
Il
sospiro di Jasper, è reale, lo sento con il mio udito.
Edward
…
«No»
ripeto secco.
Finalmente
i suoi pensieri mi lasciano solo.
Ma il
sollievo è di brevissima durata, poiché altri
più pressanti, frustrati, arrabbiati, mi raggiungono con
prepotenza.
Mi alzo
ritraendo delicatamente via la mano dal viso di Bella, sentendo il
palmo leggermente tiepido, e mi avvio alla porta.
La apro
facendo il minimo rumore e abbasso gli occhi già sapendo di
incontrare quelli spaventati e sofferenti di Alice.
Ha visto.
Mi
guarda fisso, il labbro inferiore le trema. E’ immobile e
rigida.
Tu non puoi farci questo
… non puoi farlo a me. Pensa addolorata.
«Non
posso fare nient’altro».
Dietro
di lei, lungo il corridoio, una porta si chiude silenziosamente e nella
mente mi esplode il singhiozzo strozzato di mia madre.
Dopo
circa tre ore dal momento in cui Bella si è addormentata,
mio padre rientra nella nostra stanza. Non mi giro a guardarlo, non mi
volto neppure. I miei occhi sono fissi sul suo viso. Carlisle
si avvicina silenziosamente, mi poggia una mano sulla spalla e mi
chiede con i suoi pensieri se si è agitata, o se ho notato
qualcosa di insolito.
Scuoto
il capo. Sento che annuisce.
Dobbiamo nutrirla, Edward
… e mantenere il giusto livello di idratazione nel suo
corpo. Le applicherò un catetere endovenoso a permanenza, da
lì avremo libero accesso al suo organismo evitando di essere
ripetutamente invasivi.
«D’accordo»
mormoro assente. Nonostante la gratitudine che provo per mio padre che
tenta di sollevare Bella da inutili fastidi, sappiamo entrambi che
questo è solo il principio della sua sofferenza.
Come se
già non ne avesse sopportata abbastanza …
Edward, dovresti andare da tua
madre. Lei … è molto turbata. E poi dovresti
andare anche a caccia. Voglio che tu sia in grado di assistermi a dovere.
I suoi pensieri sono solo apparentemente distaccati e so che ha
ragione. Sono al limite, attendere ancora potrebbe rivelarsi
controproducente. Eppure, il pensiero di lasciare, anche per un lasso
di tempo minimo, Bella mi è insopportabile.
Esito
solo un attimo, titubante. E allora la presa di mio padre sulla mia
spalla si rafforza. Vai
figliolo, rimango io con lei e ho chiesto a Jasper di restare, nel caso
si rendesse necessario il suo intervento, ma non credo che
succederà. Ti accompagnerà Emmett.
Scendo
a sfiorare con delicatezza la fronte di Bella con le labbra.
Le
lancio un’ultima occhiata e mi alzo. Quando apro la porta
della stanza, Alice è ancora lì. Seduta a terra,
si tiene le ginocchia con le braccia e il capo è
inclinato su di esse.
Non si
muove quando le passo di fianco, ma sento un lamento smorzato provenire
dal suo corpo.
Scendo
le scale, senza voltarmi indietro.
NOTA DELL'AUTRICE: Miei
cari ^^, due parole prima di salutarvi. Purtroppo la signora Telecom
non mi ha molto in simpatia e la mia connessione non fa che andare e
venire... :( In questo preciso istante sono on-line, ma la paura che cada la linea mi suggerisce di postare alla svelta…non rispondo ad personam, ma ho letto e riletto tutte le vostre recensioni e vi ringrazio di cuore per
il sostegno e l'affetto.
Gongolo compulsivamente fino al collasso :****
A qualcuno verrà un colpo, ma ho fatto un conto approssimativo
di quanto manca alla fine: sei capitoli, compreso l'epilogo. Non credo
che mi spingerò oltre, nè che scriverò
più riguardo i Cullen in forma
non umana. Credo.
Non apprezzo molto le neverendig
stories, anche se sarà difficile chiudere
questa fanfiction a cui mi sento particolarmente legata. Ma non
smetterò di scrivere, nè di pubbilcare su efp.
Prossimamente arriverà il continuo di "Una sera, per caso
..."
Devo solo assestarmi con il rientro al lavoro dopo un lungo periodo di
assenza per ragioni familiari.
E tutto.
Grazie ancora a tutti voi. Di cuore. *.*
M.Luisa
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