Prologo
Circus
Prologo - Pensieri
La mediocrità può dipendere da vari motivi, a mio parere.
L’esserlo
davvero, mediocri. Oppure adottare un profilo basso, per non dare
nell’occhio. O forse, di per sé si è
straordinari, ma c’è gente più straordinaria di te,
che ti rende per l’appunto ordinario.
Questo è il mio pensiero.
Dove mi colloco io?
Beh, avere
diciannove anni ma saperne ben poco di relazioni interpersonali; vivere
in una modesta cittadina di poche anime e per lo più frustrate
ed in cerca di pettegolezzi; balbettare ad ogni frase ed arrossire ad
ogni complimento... Rendo l’idea?
No?
In
pratica, posso considerarmi una mediocre dalla nascita. Non ho mai
brillato di un particolare acume, non sono mai stata – e non sono
tutt’ora – brava negli sport. Men che meno con le altre
persone.
E a me va più che bene così.
Solo... anche noi mediocri abbiamo una paura.
La paura di essere notati, la paura di essere considerati “importanti” da qualcuno.
Perché?
Perché quando cesseremo di essere speciali per gli altri, quando
perderemo chi ci vede unici, il ritorno alla mediocrità non
avrebbe nulla di diverso dal precipitare in un baratro profondo.
E si vivrebbe solo di passato, a quando dolci parole ci venivano sussurrate.
No, noi
mediocri dobbiamo evitare di risaltare sugli altri, se non vogliamo
soffrire. In realtà, noi soffriamo tutti i giorno per la nostra
condizione. Solo che, finché non ci rendiamo conto della nostra
situazione, non ce ne lamentiamo.
Basta una piccola variazione alla nostra quotidianità e tutto va in frantumi.
Bastano degli occhi verdi,
un sorriso malinconico quanto dolce
e tanta tenerezza nei gesti,
per sentire il cuore sciogliersi.
E capire di averlo perso.
Ma non ce ne accorgeremo subito. O no.
La dura
realtà ci apparirà di fronte solo quando le oscillazioni
della scossa che ci hanno colpiti svaniranno, facendoci ripiombare in
una calma piatta. In una mediocrità che non potrà essere
più chiamata tale.
No, prenderà un altro nome. E sarà posizionata uno scalino sotto all’ordinario.
E avrà come compagna la sofferenza.
Percepire le sue labbra sulle tue, un’ultima volta, in un bacio umido.
E salato.
Vedere la sua schiena voltarsi e la sua figura allontanarsi.
Da te.
Questa è sofferenza.
Ma non sarà importante.
Se gli attimi che hanno preceduto la caduta sono stati vissuti intensamente, non sarà importante cadere.
Perché non ci saranno rimpianti.
Perché ci saranno immagini di momenti felici ad accompagnarci nella discesa.
Si
soffrirà, certo. Ma il cuore continuerà a custodire
quegli attimi in cui, per una volta, si è stati importanti per
qualcun altro.
Li conserverà gelosamente, contrastando lo sbiadire inesorabile dei ricordi.
Le guance sono bagnate.
Ormai è solo un puntino lontano.
Il cuore fa male.
Ma sorridi.
Sorridi e piangi.
Perché lo ami.
E questo non cambierà mai. Sarà sempre dentro di te.
Soffrirai per la sua lontananza, certo.
Ma il suo ricordo allevierà il dolore.
Perché sei certa, di cosa ricorderai.
Di due occhi verdi, un sorriso malinconico quanto dolce e tanta tenerezza nei gesti.
Di un bacio umido.
E salato.
Sì, questo sarà il ricordo che custodirò.
***
Note: ...
*L’autrice rilegge queste parole cercando di dar loro un senso*
Ehm, buonasera! O buongiorno.
Ecco, io nel mio blog avevo annunciato che avrei scritto questa piccola fan fiction.
Dovrebbe essere un regalo per San Valentino -.-‘
Però... mi rendo conto che è stato un tantino malinconico e amaro, questo prologo.
Oh cielo, mi sa che con i rating bassi, qua su Twilight pochi mi conoscano ^^
Eheh, stavolta niente scene lemonose. Solo sentimento e romanticismo, anche se non in maniera melensa.
Saranno umani, vi avviso già.
Ah, dal prossimo, userò il passato per scrivere. Sempre in prima persona.
Che altro
dire? *me ancora sconvolta per l’ondata di malinconia in questo
capitolo. Sarà la stanchezza, è dalle 5.30 che sono
sveglia. Ora sono le... 22.46. Mah*
Beh, mi dileguo io.
Un bacione
Anthea.
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