New Page 3
Capitolo III
Filosofia di
vita
Si osservò le
mani, magicamente avvolte da uno strano bagliore. Si trattava di una luce
soffusa, ma allo stesso tempo per niente accecante. Una luce che appariva ogni
qualvolta che posava le sue mani sulla pelle di un essere umano, ogni volta che
voleva curare le ferite di un sofferente. C'è chi tutto ciò lo chiamava arti
curative, chi magia bianca, ma sempre e comunque era un dono per soccorrere chi
aveva bisogno di cure. E quel dono, sorprendentemente, le era rimasto. O meglio,
le era apparso di nuovo, dopo la nascita di Kaeru. Alcune volte, scompariva,
passavano giorni in cui lei non aveva la possibilità di curare. E lo stesso
accadeva per le sue frecce: giorni in cui il bersaglio veniva centrato in pieno,
giorni in cui la sua mira regrediva come i primi tempi. Probabilmente, gli
effetti dello Shikon avevano un qualche ruolo in tutto ciò; quella volta, quando
lo Shikon le era penetrato dentro, quando era diventata tutt'uno con lui,
qualcosa dentro di lei era cambiato. Non sapeva dire se in meglio, ma senz'altro
poter essere utile per alleviare i dolori altrui era qualcosa di positivo. A
distanza di anni, credeva a stento agli effetti benefici dello Shikon. Lo Shikon
no Tama, un nome che anche in quel momento le suonava ostile... per tutto ciò
che aveva causato, per le illusioni che le aveva dato. Benché l'avesse
purificata, benché avesse permesso la nascita di Kaeru, non riusciva a perdonare
le sofferenze che la Sfera le aveva procurato. Fortunatamente per lei, e per
gran parte del mondo, lo Shikon era scomparso, forse inglobato in qualche corpo,
forse seppellito da qualche parte. Non percepiva più la sua presenza, ma era
anche molto probabile che avesse perso il potere di
sentirlo. E a lei andava
bene. Adesso, non era più la ricerca dello Shikon a tenerle impegnata la mente,
bensì Inuyasha con i suoi strani comportamenti. Da quando il mezzo demone aveva
preso a viaggiare, perdendo interesse a raccontarle le sue esperienze, il tarlo
del dubbio aveva iniziato a crescere in lei. Era possibile che fossero davvero
semplici viaggi, dettati unicamente dalla noia, come potevano essere viaggi per
tutt'altro tipo di intenti. Diventare un demone completo, ad esempio. E allora,
giunta a quelle conclusioni, non capiva più. Non capiva più perché Inuyasha si
ostinasse a raggiungere la perfezione onirica, come non comprendeva il motivo
che lo spingeva a non parlarne con lei. Aveva forse timore che s'arrabbiasse?
Che lo obbligasse a rimanere con lei e con sua figlia? Era un timore fondato;
perché se avesse avuto il potere di soggiogarlo, probabilmente lo avrebbe
fermato. Come era altrettanto probabile, che non avrebbe fatto niente, che
l'avrebbe semplicemente guardato, senza dire una parola. Debolezza? Forse. Si
arrabbiava con lui, gli gridava contro, lo minacciava, ma alla fine il risultato
era sempre lo stesso: una placida rassegnazione, forse causata da quello sguardo
ambrato, che sembrava inibire tutte le sue intenzioni bellicose. Se era la forza
ciò che Inuyasha bramava, non poteva far altro che opporsi in silenzio,
lasciando però intendere la sua disapprovazione. Per il resto, doveva pensare a
Kaeru, perché sedici anni era l'età in cui si credeva di sapere e poter fare
tutto, mentre invece, non si sapeva e non si poteva fare niente. Lei lo aveva
capito quando aveva incontrato Inuyasha per la prima volta; lo aveva capito
durante gli attacchi dei demoni, durante quelli di Naraku. Si era sentita
impotente di fronte a Kikyo. Per questo, come madre, si sentiva in dovere di
guidare la sua unica figlia, permettendole, però, di scegliere la strada da
intraprendere da sola. I piccoli successi di ogni giorno ed anche le
preoccupazioni disseminate in quel cammino che è la vita, permettevano all'anima
di una persona di crescere e maturare. Perché la vita non guardava in faccia
nessuno, ti metteva alla prova quasi costantemente e se non eri pronto per
affrontarla, ti lasciava indietro. E lei, molto spesso, si era trovata la vita
davanti, cruda e meschina. E aveva faticato non poco per andare di pari passo
con lei, per raccogliere il positivo che poteva donare. Quindi, non avrebbe mai
permesso a nessuno, nemmeno ad Inuyasha, di rovinare tutto ciò che lei aveva
ricostruito. In quei quindici anni aveva sguainato gli artigli per proteggere
ciò che aveva di più caro, si era leccata le ferite come un animale ferito a
morte, aveva rinunciato alla famiglia che l'aveva cresciuta e per cosa? Per
veder crollare, un giorno, tutto ciò che lei aveva messo in piedi? No. Se una
persona persisteva nei suoi intenti, poteva davvero ottenere ciò che voleva. La
vita poteva davvero dimostrarsi generosa nei suoi confronti. Come era accaduto
alla vecchia Kaede. Era viva, era sopravvissuta. Era stata lei a ritrovarla tra
il sangue di demoni ed esseri umani. Il petto che le si sollevava a fatica, le
ferite che aveva inferte. Il dolore poteva far nascere negli umani il desiderio
della morte, dell'annullazione completa delle sofferenze, eppure Kaede le aveva
raccontato che proprio quel dolore l'aveva mantenuta in vita. Perché le
sofferenze, benché dure e crudeli, erano una dimostrazione dell'essere vivi.
Finché il sangue scorreva nelle vene, era possibile provare sensazioni,
emozioni. Era possibile rallegrarsi alla vista di un fiore, era possibile
rattristarsi di fronte ad un evento spiacevole. Così era il mondo: bello,
triste, ingiusto. Ed il compito di ciascuno stava nel viverci. Perché vivere era
tutto quello che potevano realmente fare per dimostrare a se stessi di volersi
bene.
"Kagome-sama,
come sempre è stata la mia salvezza."
L'uomo si diede
una pacca sul punto in cui prima sorgeva la ferita. Era caduto durante la semina
del grano, ferendosi accidentalmente con l'utensile che usava per arare il
proprio campo. Non era una ferita grave, il sangue era dapprima fuoriuscito
copioso, ma alla fine si era fermato, coagulandosi con il passare del tempo.
Ferite come quelle, nel mondo in cui prima viveva, non attiravano quasi
l'attenzione di nessuno. Nel Sengoku Jidai, invece, potevano anche essere un
rischio rivelante dal momento che nessuno sapeva cosa significasse il termine
disinfettare. Fatto
stava, che in quell'epoca, i corpi crescevano possenti e robusti, proprio per
innalzare le difese immunitarie dell'organismo. In poche parole, le persone
cercavano di difendersi come meglio potevano.
"Kagome-sama?"
Sollevò le sue
iridi grigio-azzurre sulla donna che le stava di fronte.
"Kagome-sama,
forse per oggi dovrebbe riposarsi. Non crede?"
Rivolse uno
sguardo all'esterno del Tempio. L'imbrunire aveva parzialmente oscurato le
fronde degli alberi, mentre la falce lunare risplendeva in un punto privo di
stelle. Da quando Inuyasha aveva fatto ritorno a casa, ovvero la notte
precedente, la sua mente era stata invasa da una moltitudine di pensieri, di
domande che l'avevano un poco distratta dalla sua vita quotidiana. E come aveva
previsto, quel giorno era trascorso senza che lei se ne accorgesse.
"Sì.
Tsujikai-sama puoi andare, non è necessario che ti intrattenga oltre. Sistemerò
io quel che resta da fare nel Tempio."
La donna si
inchinò più volte, per poi scomparire di fronte al suo sguardo. Tornata ad
essere di nuovo sola, aveva ripreso la linea dei suoi pensieri.
***
Prima di parlare, Kaede-sama l'aveva
osservata attentamente, quasi come per volerle leggere dentro l'anima. Aveva
sostenuto il suo sguardo, seduta di fronte ad un tè ormai del tutto freddo,
tradita solamente dall'agitazione delle sue mani, che si muovevano nervose sul
suo grembo. Perché stava provando tanta ansia? Lei che nemmeno aveva conosciuto
o toccato con mano la Sfera dei Quattro Spiriti. Lei che aveva solo sentito
parlare degli eventi del passato. Cos'era stato lo Shikon per attirare così
tanto le ire di sua madre? Vediamo, cosa sapeva lei? Suo padre e sua madre erano
esseri immortali, per motivi differenti. Suo padre era un mezzo demone,
pertanto, se non veniva ferito durante le notti di Novilunio, neanche la lama di
una spada poteva ucciderlo. Sua madre era stata resa immortale, per volere di un
demone, che l'aveva rapita ed usata. Perché sua madre era capace di vedere lo
Shikon, il Gioiello bramato da tutti. E non sapeva altro. La sua immortalità,
probabilmente, derivava dal fatto che era nata da loro due.
– Kaede-sama, perché mio padre vuole
trovare lo Shikon? –
– Kaeru, cosa sai tu dello Shikon? –
– Lo Shikon... era una Sfera bramata
da demoni e da esseri umani, perché sapeva donar loro poteri immensi. –
– Con ciò che sai, tuttavia non
comprendi gli intenti di tuo padre? –
– ... –
– Come hai detto tu, la Sfera dei
Quattro Spiriti dona poteri e forza immensa a colui che la ingloba. E se colui
che la usa è un mezzo demone, egli può aspirare a raggiungere l'oniricità
completa. –
– Papà vuol diventare un demone
completo. –
– ... –
Diede un piccolo calcio ad un sasso
nelle vicinanze, lasciandolo affondare nelle calme acque del fiume. Era bastata
quella breve, ma esauriente spiegazione di Kaede-sama, per farle aprire gli
occhi sugli intenti del padre. Allora, essere un demone completo, era così
importante? Probabilmente, per una persona che non sapeva schierarsi da nessuna
parte, sì. Esattamente come lei. Nè umana, nè demone. Suo padre aveva rivisto lo
Shikon, aveva viaggiato con l'intento o meglio, con la speranza di poterlo
trovare, pur sapendo di fare un torto a sua madre.
– E mamma non approva. – Concluse,
guardando di nuovo la vecchia sacerdotessa. Kaede-sama scrollò le spalle.
– Non conosco i pensieri di tua
madre a riguardo, ma penso che non possa farle piacere. Se Inuyasha diventasse
un vero demone, potrebbe disconoscere sia te che Kagome-sama. In passato è già
successo qualcosa di simile. – La guardò, aggrottando la fronte. Kaede parve
intuire la perplessità della ragazza.
– Sicuramente conoscerai la storia
di Tessaiga, la spada di Inuyasha. Tessaiga non è solo una semplice arma da
difesa, essa placa il sangue demoniaco di tuo padre. In assenza di questa spada,
Inuyasha perde coscienza di se stesso e viene risucchiato dalla proprie indole
demoniaca. –
E adesso, comprendeva anche il
motivo per cui suo padre portava sempre appresso Tessaiga. Come le aveva detto
Kaede, l'indole demoniaca lo isolava da tutto e da tutti, perfino da sua madre.
– Il fatto è che, una volta divenuto
demone e perso il controllo di sè, Inuyasha non è più in grado di distinguere la
differenza tra bene e male. Sente solo il desiderio di uccidere, demoni od
esseri umani, chiunque si opponga lui. Mi duole dover essere proprio io a
renderti consapevole di tale cosa,ma credimi, tuo padre ti vuole bene, perché tu
sei parte di lui e parte della donna che ama. Purtroppo, comprendo l'apprensione
di tua madre. Se Inuyasha dovesse trasformarsi in un demone, è molto probabile
che smetta di ascoltare il proprio cuore. E allora, nè tu nè Kagome-sama,
sareste al sicuro. – Aveva detto quelle parole, mantenendo sempre il volto
chino.
– Se davvero è come dici,
Kaede-sama, non riesco a comprendere perché mio padre voglia diventare demone.
Se essere un demone significa smettere di amarci, può anche darsi che per lui
non siamo così importanti come mi volete far credere. Se essere un demone
significa mettere in pericolo le nostre vite, mi dispiace, ma non vedo affetto
nei nostri confronti. – A discapito delle apparenze e del tono fermo della voce,
dentro, il suo cuore era andato in pezzi.
In pezzi. Esattamente come il sasso
che aveva gettato nel fiume. Esattamente come le pietre che stava calpestando.
Perché quelle parole, l'avevano davvero distrutta; le avevano fatto dubitare
dell'amore di suo padre, che fino a poche ore prima, credeva scontato. Invece,
niente era scontato. Si vergognò della propria natura, comprendendo perché gli
esseri umani fossero tanto ripugnati dalla loro esistenza. Perché erano esseri
spregevoli, esseri capace solo di uccidere per soddisfare puro e semplice
desiderio. Lei non aveva mai sperimentato, però sapeva che era così. Nessuno le
aveva mai detto come ci si sentiva, ma sapeva che era così. Perché parte di lei
era devota al male, a quella malvagità gratuita. Quando provava odio, aveva
paura. Eppure, sua madre diceva che l'odio era una forma d'amore, perché odiando
qualcuno non si riusciva a provare indifferenza. Lei aveva paura lo stesso,
anche dell'indifferenza. Aveva paura di provare noncuranza per gli esseri umani,
per ciò che le stava attorno.
– Adesso che sai... rifletti. Sei
libera di parlarne con tua madre, ma sei anche abbastanza matura per non farlo.
–
– Voi pensate che non dovrei
dirglielo. –
–...–
– Probabilmente non lo farò. Giusto
perché non voglio mettere in appresione la mamma. Mi sembra già abbastanza
strana da quando papà è tornato a casa. Sicuramente anche lei avrà sospettato
qualcosa. Io voglio bene ad entrambi, per questo preferisco tacere. E per quanto
riguarda mio padre... se papà ne vorrà parlare, lo farà da solo, ma soprattutto
di sua iniziativa. Se ci vuole davvero bene, agirà di conseguenza. –
"Kaeru."
Si voltò, immergendo il suo sguardo
in degli occhi ambrati.
"Papà." Non lo aveva chiamato padre,
non sentiva necessario porre le distanze da lui.
"Dov'è tua madre?"
Si sollevò, assumendo un'aria
pensierosa. Era rimasta gran parte del tempo all'ansa del fiume, ma non aveva
visto sua madre passare. E considerando che quella strada era obbligatoria per
giungere a casa loro, doveva passare di lì per forza.
"Probabilmente è sempre al Tempio.
Strano, non fa mai così tardi." Aveva usato un tono di voce leggermente
preoccupato che non passò inosservato ad Inuyasha. Il mezzo demone si voltò,
dando le spalle alla ragazza, e prese a dirigersi verso la zona del Tempio.
Kaeru rimase ad osservarlo di spalle, preferiva che suo padre incontrasse la
madre da solo, nell'eventualità che volesse parlarle dello Shikon.
"Kaeru-chan, quanto tempo?"
La ragazza si voltò, sorpresa dal
constatare di non essere sola. Un uomo dal bell'aspetto stava in piedi dietro di
lei, attendendo un suo saluto. Fece scorrere lo sguardo sugli abiti che
indossava ed all'improvviso parve riconoscerlo.
"Miroku-kun!"
L'uomo aveva fatto un cenno
d'assenso col capo, sorridendole, e Kaeru arrossì un poco. "E' di ritorno dal
suo lavoro?" No. Ricordava che suo padre aveva detto di volerlo incontrare.
"Sì e no." Sorrise enigmatico il
monaco. Kaeru aggrottò la fronte in segno di perplessità. Poi, parve ricordare
gli avvertimenti della madre.
"Senza dubbio lei è una persona
molto strana." Kaeru sbottò. Il monaco rise di gusto alle sue parole.
"Sono sicuro che Inuyasha e
Kagome-sama ti hanno parlato di me."
Kaeru dispiegò le labbra in un
sorriso. Strano, ma divertente.
"Mhm, hai incontrato tuo padre?"
"Sì, è andato al Tempio dalla
mamma."
"Capisco, allora penso che tornerò a
casa."
"Mi saluti Sango-san!"
"Perché non vieni a trovarci uno di
questi giorni? Potresti ricevere una bella sorpresa!" Disse allegro il monaco.
"Sorpresa? Che genere di sorpresa?"
Domandò incuriosita Kaeru.
Miroku le strizzò un occhio, ma non
le rispose. Sollevò il bastone in segno di saluto e prese a saltellare nella
direzione opposta a casa sua. Kaeru sollevò un sopracciglio, osservando la parte
da cui era giunto il monaco.
Scrollò le spalle e prese un sasso
tra le mani, gettandolo in acqua. Come diversivo, avrebbe pensato alla sorpresa.
N/A: oh, oh, stavolta ammetto
di essermi trovata in difficoltà... avevo dimenticato che Kagome aveva perso i
poteri in RP. Mi perdonate la svista? Invece Kaede la rivolevo viva, mi serve (è
sorprendente come si possa riportare in vita i personaggi dal niente) e spero
che non sia apparsa come una forzatura. Lasciate che dimostri la mia sorpresa
alle 23 recensioni che hanno riscosso i primi due capitoli, davvero non
credevo... ma naturalmente fanno di me una donna felice. Detto questo, vi prego
di farmi notare altri errori nella trama (siete più brave di me) perché a volte
i miei tre neuroni hanno difficoltà a ricordarsi ventinove capitoli. Passiamo
quindi alle rispose ad personam.
^Kia^: le tue domande
conosceranno ben presto una risposta, anche se per una di esse, qualcuno c'ha
preso.
Cri-chan: eh, eh, me si
inchina perché l'avevo dimenticato. Però, leggendo la tua recensione, oltre ad
essermi data della scema, sono accorsa a riparare al danno.
Saffron: e ti preoccupi? Io
avevo dimenticato una cosa importante come la perdita dei poteri! E questo
errore non mi fa onore ^^
Frank: perspicace e sulla
buona strada. Sì, in effetti ho reso Inuyasha un po' freddino nei riguardi di
Kaeru, ma è pur sempre suo padre.
Rubin89: vedrai che Kaeru
saprà stupirti, perché ricordiamo che è figlia di Inuyasha, pertanto non è
totalmente umana. Comunque i tuoi complimenti mi fanno arrossire e spero di
meritarli al cento per cento.
Un mega grazie anche a
Vale_chan, Cabiria,
*Lamù*, Lirin chan, Mel-chan, Elychan e Tessa.
E alla prossima,
Claudia
|