Principessa? No, grazie.
Salve!
Prima di tutto le presentazioni, mi chiamo Giovanna. Volevo dire
solo poche cose, prima che si tratta di una storia che ho sognato, direi un bel
sogno dato la presenza di Mister Barnes,e che ho deciso di mettere su carta questa mattina, secondo che non scrivo da tanto quindi
credo di aver perso la mano, quindi siate clementi se notate dei piccoli errori, se me li fate notare sarei molto contenta così da modificare e rendere la lettura molto più tranquilla. Quindi il mio è un tentativo di riprendere il ritmo e spero che
riesca bene. La trama ce l'ho in mente ma non è detto che non decida di fare un colpo di genio ^^. Ah, inoltre avrei in mente anche dei possibili volti (a parte il caro Ben, lui il volto già ce l'ha e glielo lasciamo con nostra grande gioia =D. Linkerò le foto nel prossimo post, così da farvi abituare ancora un po' ai personaggi.
Ecco ora vi
lascio a loro............
[Disclaimers]
Tutti i nomi
riferiti a marche e società esistenti appartengono ai rispettivi proprietari.
A.A.A. Principe Azzuro
Cercasi
La prossima volta, lo
prometto, guarderò
dove metto i piedi.
- Sì, si
certo. Andrò a ritirare quel vestito -
dissi alzando gli occhi al cielo e pregando Dio che quella tortura finisse
presto. Per la precisione che quei due mesi e quindici giorni che mi
separavano dalla maggiore età legale e che mi avrebbe permesso di accedere ai soldi
di mia madre passasserò come un battito di ciglia.Chiusi di
colpo il telefono, mentre le mie due più care amiche mi lanciavano occhiate
comprensive ma silenziose. Sapevano che dopo aver ricevuto una chiamata da
quell’arpia, non era proprio aria. Allungai lo sguardo oltre i visi di Alys
e Rose concentrandomi sulla sala che mi circondava.
Ci trovavamo
nella sala studio della LSE, l’università che
da circa un anno e mezzo aveva ospitato me e le due mie migliori
amiche, che mi avevano seguito oltremanica solo per non abbandonarmi, dopo che..avevo detto
addio ad una parte di me
Il solo
pensiero mi rattristava e mi faceva imbufalire allo stesso tempo.
- Bells? - sentì la voce gentile di Alys richiamarmi
sulla terra dal mio pianeta "Uccidiamo quella donna che mi sta rovinando la
vita". Non risposi, ero ancora profondamente e inesorabilmente imbestialita,
solo qualche minuto, mi ripetei. Mi serve solo qualche minuto, ma la mia cara Alys non conosceva il concetto di qualche minuto, perchè utilizzò
l'unica parola che riusciva a ridestarmi, in male. - Principessa? - disse
ancora, con un tono di voce troppo alto per i miei canoni.
Voltai torva il viso verso di lei, fulminandola sul colpo e
affermando a denti stretti - Principessa? Vuoi morire giovane cara De Santis? -.
Continuai a fissarle e mi resi conto di quanto in effetti tutto quello che ero,
era solo grazie a loro, alle mie più care amiche.
Alice De Santis è la mia migliore amica da sempre, in
pratica. Alta quanto basta, Capelli castani e leggermente mossi che lei si
ostina a lisciare inconsapevole di quanto siano belli al naturale, occhi
leggermenti verdi - ghiaccio, carina quanto basta, quando continuamente le
ripetiamo di smettere di sminuirsi. Rossella Amato, meglio conosciuta come Rose,
è invece un piccola barbie in miniatura, con un cervello grande quanto un
iceberg. Alta, capelli biondi e occhi azzurri, il classico sogno di ogni
ragazzo. Lei è bella, sa anche di essere bella quindi non tende mai a sminuirsi
ma è molto modesta.
E ora tocca a me, io sono Isabella Romano D'Aquila, alta
nella norma, anche a volte mi sento un vero tappo, fisico longilineo e temprato
insieme a Rose da anni di danza, capelli castano chiaro e occhi che vanno da un
azzurro cielo ad uno strano azzurro-verde. Se mi chiedono quale sia il punto di
forza non so mai cosa rispondere, alcuni dicono sia la mia parlantina sicura,
altri invece sostengono che sia il mio cervello, altri ancora si fermano a
quello che definiscono bell'aspetto.
Alys e Rose mi conoscono bene, sanno come farmi innervosire
e se c'è una parola che non sopporto è quella: Principessa. Si, perchè c'è un
piccolo particolare di me che non ho mai voluto rivelare se non alle due testa
di bruxelles che avevo in quel momento davanti. Mio padre, Massimilliano Romano
D'Aquila, è quello che viene definito Principe e quindi io sua figlia
principessa, ma non è un particolare rilevante quindi lo trascuro.
Una lieve vibrazione al cellulare fece distogliere i miei
occhi in quel momento color ghiaccio dalle mie due amiche, e si poggiarono sul
mio cellulare. Un messaggio recitava il display.
Stizzata lo lessi, mentre il mio sistema nervoso collassava.
- Ditemi - cominciai a dire - che non si viene punti per omicidio - continuai
guardando le mie amiche con un sorriso tirato dovuto alla vicenda. - Con questa
dannatissima festa mi sta stressando ancora di più, oltre a scialacquare il
patrimonio di famiglia. - mormorai passando una mano tra i miei lunghi capelli
castani. Fortunatamente il messaggio mi aveva fatto notare l'orario, erano quasi
le quattro, orario di apertura dei negozi della "Rodeo Drive" londinese. -
Io devo andare ragazze. Devo ritirare quel fantastico vestito che indosserò alla
MIA festa - tendevo a ribadire a me stessa che era la mia festa e non della
spocchiosa figlia della mia matrigna, che con cervello malefico aveva ben
pensato di trasformare il mio 21 compleanno nella festa di debutto della sua
figlia diciasettenne.
Schioccai un bacio sulla guancia alle due, mentre uscivo di
fretta dalla sala.
Guardai l'orologio al mio polso e sospirai, era arrivata
perfettamene in orario all'apertura della boutique, e ringraziavo mentalmente la
vicinanza della mia università con la via dello shopping. Entrai nel negozio,
respirando il buon profumo che proveniva dall'interno, immediatamente si fece
avanti una giovane sulla trentina che mi sorrise chiedendomi in cosa poteva
essere utile. Risposi dicendo il mio nome e precisando che dovevo ritirare uno
solo dei vestiti, mentre gli altri dovevano essere inviati alla boutique romana
di Chanel.
La giovane sbiancò al sentire il mio cognome, e scattando velocemente sull'attenti,
corse, con molta grazia, nel retro boutique a prelevare il
mio abito, che arrivò ricoperto da una sacca blue con sopra il marchio dell'ateiler.
Porsi velocemente la mia carta di credito e pagai tutto, i vesti e
le spese di spedizione in Italia. Non vedevo l'ora di allontanarmi da lì, ogni
volta che entravo in uno di quei negozi dovevo trattenere le lacrime. Io vi
ero cresciuta in quello scintillio, ma ogni volta che poggiavo lo sguardo su un
insegna o su un abito mi ricordavo di lei, e di come era stata infelice e felice in
quel mondo lucente e di come quello stesso mondo stesse ora rovinando la mia
vita, poco prima di uscire dal negozio notai su di un lato una fila di ritratti raffiguranti
le più grandi celebrità che si erano servite del marchio Chanel. Immediatamente
sentì il mio cuore balzare e feci fatica a trattenere le lacrime, molte
delle fotografie raffiguravano lei, la donna più bella del mondo. Strinsi la
mano attorno al cordoncino della busta e mi precipatai con molta
grazia fuori dal negozio, mentre i miei occhi venivano offuscati dalle lacrime. Il
capo chino e le lacrime agli occhi mi impedirono di vedere dove andavo e
morale della favola finì sgraziatamente su di un giovane che passava di lì in
quel momento. Ruzzollammò in terra entrambi, mentre dall'ateiler usciva allarmata una
delle commesse. - Signorina Romano, sta bene? A bisogno di qualcosa? -
scossì il capo, mentre notavo con disappunto di essermi fatta male al polso,
il dolore da prima lieve si fece sempre più forte, mentre cercavo di recuperare mobilità
al polso contuso. D'un tratto notai una mano tesa ad aiutarmi, l'afferrai
senza complimenti con la mano sana e una volta in piedi spolverai
i miei abiti. Solo allora alzai il volto sul malcapitato, era un giovane bello,
anzi bello era un eufemismo, perchè da quello che riuscivo a scorgere oltre
gli occhiali e l'assurdo cappellino dei Boston Socks che aveva in testa, si
trattava di "un vero figo" usando un'espressione rosselliana. Le commesse erano
ancora lì a fissarmi allarmate, preoccupandosi che non fossi ferità, un
lieve sorriso servì a calmarle e a farle rientrare, mentre risalutavano ossequiosamente.
Riportai lo sguardo sul bel sconosciuto. - Scusami davvero, sono
uscita senza guardare dove andavo e... -
Per la prima volta non sapevo cosa dire, quel giovane dalla
presenza misteriosa mi impediva di parlare anche solo guardandolo.
Chi sei?
Mi domandai mentalmente, mentre mi chinavo a raccogliere la
busta leggermente ammaccata e massaggiai il polso contuso. - Ehi! ma ti sei
fatta male! - esclamò lo sconosciuto mentre si avvicinava, ecco perchè non
parlava, per evitare che a me venisse un infarto con quella sua dannatissima
voce. - Fai vedere - ordinò prendendo il mio polso e rigirandoselo tra le sue
mani. Respirai a fondo prima di perdere definitvamente i sensi, dovevo
allontanarmi da quel giovane, che con un paio di gesti sapeva mettere K.O. una
ragazza in due minuti. - Dovresti fare una fasciatura - asserì dopo qualche
istante, allontandosi di un paio di passi.
Recuparato un po di dignità riuscì a rispondere - Ma no
guarda, non è niente è solo una leggera contusione e tra l'altro la colpa è
mia, dovevo guardare dove andavo -. Riuscì ad abbozzare anche un sorriso, notai
allora che si era graffiato un braccio e per riparare dissi la prima cosa che mi
saltò in mente - Sentì per scusarmi ti posso offrire un caffe, qualcosa così
cerchiamo anche un cerotto per quel graffio -
- Eh? - lo sentì mormorare mentre abbassava lo sguardo sul
leggero taglio che copriva il suo braccio. Si guardò intorno alla ricerca di
qualcosa, o qualcuno, probabilmente la sua ragazza, pensai , la mia solita
sfortuna, sarà impegnata in qualche negozio di lingerie nelle vicinanze. Invece
notai che alzava un braccio in direzione di un bestione in nero che lo guardava
dall'altro lato della strada, fece un segno con la mano e poi tornò a prestarmi
attenzione. - Accetto volentieri, ma se è possibile vorrei allontanarmi da qui -
mi rispose sorridendo. Ecco dovevo impedirgli di sorridere, un pezzo di schotch
da imballaggio faceva proprio al caso mio. Solo allora mi accorsi che un po' di
gente lo fissava bisbigliando, mentre notavo alcune ragazze più in là sgranare
gli occhi. Ma con chi cavolo stavo parlando?? -
Va bene. - biascicai avvicinandomi e dicendo sotto voce - perchè tutti ti
guardano come a volerti mangiare? -
Quasi rise della mia similitudine e senza farsi vedere
abbassò leggermente le lenti scuri permettendomi così di fare la figura
dell'idiota. La mia bocca assunse una singolare forma ad O, mentre lui ridendo
come un matto, mormorava - Per favore non farti vedere con questa faccia, mi
lincerebbero vivo per tagliarmi un pezzo di vestito. -
Annuì con forza, mentre pensavo che avrei pagato per un
pezzo di vestito. Raccolse da terra la mia tracolla e alzando un braccio
richiamò l'attenzione di un TAXI. Quando montammo, senza che sapere dove
andare, disse solo all'autista - La prego. Parta! -
Una volta in moto, e lontano da quelle ragazzine che appena
eravamo saliti avevano cominciato una strana corsa verso il taxi
nero, potei finalmente voltarmi a fissarlo
e poi tornare a fissare la strada, e di nuovo il ragazzo. Stavo per aprire
bocca, quando il suo cellulare squillo nell'abitacolo lui rispose.
- Al, si sentì seguì il TAXI, ci rivediamo si a Camden. Ciao
ciao. - Una volta chiusa la chiamata si limitò a sospirare e a togliersi le
lenti scure. A quel punti, la mia bocca riprese la forma di O spingendolo a
ridere nuovamente e più forte di prima.
- Ora - cercai di rimediare un po' di self-controll
- O sei una persona straordinariamente somigliante a lui o sei lui -
Sorridendo e voltandosi verso di me,
così da essere faccia a faccia disse - Sono lui. Ciao, mi chiamo Benjamin, ma
puoi chiamarmi Ben -
Strinsi la mano che mi tendeva -
Isabella, ma le mie amiche mi chiamano Bells. - e mentalmente mi dissi
La prossima volta guarderò dove vado a finire, lo prometto.
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