Take Five
Appoggiai la testa
sul suo ginocchio, chiudendo gli occhi sentii la sua mano scorrermi tra
i capelli, provocandomi dei brividi sulla schiena. Sorrisi come una
stupida.
Eravamo seduti sui
gradini nel retroscena del palco, nell’attesa che giungesse il nostro
turno per suonare. Lui era seduto sul gradino più in alto, mentre io in
quello sottostante con la testa tra le sue ginocchia.
Strinsi
nervosamente le partiture in mano, stropicciandone gli angoli.
- Agitata? – mi
soffiò lui, avvicinandosi al mio viso.
- Si. – in fondo
ero una pianista alle prime armi e imparare questo pezzo jazz era stato
molto difficile.
- Sono sicuro che
farai un’ottima esibizione. E poi quello che devo preoccuparsi sono io,
sono il solista! – obbiettò togliendo la mano dai miei capelli per
indicare il suo saxofono, riposto nel fodero.
- Lo so, ma non
posso fare a meno di avere paura. Insomma, è il primo concerto che
faccio davanti ad un pubblico così numeroso! – sfogai la mia paura con
lui, stringendomi al ginocchio su cui avevo appoggiato la testa. Sentii
la sua mano sulla schiena, per darmi conforto, ma neanche le due carezze
riuscirono a tranquillizzarmi.
Un tecnico comparve
in cima alle scale, con le cuffie e il microfono addosso. Ci girammo
verso di lui, mentre il cuore mi saliva in gola.
- Marco, Chiara,
tocca a voi tra... tre minuti. In bocca al lupo. – sussurrò sorridendoci
per poi voltarsi e uscire dalle quinte. Mi alzai in piedi di scatto,
stringendo con tutta la forza che avevo gli spartiti.
Sentii Marco
alzarsi in piedi e raggiungermi, cingendomi la vita. Mi aggrappai a lui,
facendo un respiro profondo.
- Lo sai che mi
piaci, vero? – mi sussurrò vicinissimo al mio orecchio. Voltai la testa
e mi resi conto di trovarmi a due millimetri dalle sue labbra. Cercai di
rimanere lucida e mi costrinsi a rispondere.
- Si, lo so. –
annullai la distanza tra noi, abbandonandoci ad un bacio dolcissimo.
- Ora sei pronta
per suonare “Take Five” con me? – mi domandò, quando ci staccammo.
- Certo. – mi
lasciò un bacio sulla fronte e sciolse l’abbraccio. Prese il sax e si
infilò la cinghia per aiutarlo a sorreggerlo e la attaccò allo
strumento.
- Ragazzi, trenta
secondi. – la voce del tecnico giunse fino a noi.
- Forza, facciamo
vedere a tutti, cosa sappiamo fare. – Marco mi afferrò la mano e salimmo
le scale, per andare in contro agli spettatori.
Insieme, io e lui.
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