La famiglia di Subaru era
composta da suo padre, sua madre, lui ed il suo fratellino,
più piccolo di tre anni, rispetto a lui. Mio padre ed il suo
lavoravano insieme: entrambi militari. Il mio era un tenente colonnello
ed il suo un maggiore.
Si erano trasferiti da poco, in quella base militare ed io, Subaru e,
poi, suo fratello, Tadahiko, eravamo gl'unici bambini, quindi stavamo
praticamente sempre insieme.
«
Braccio...braccio...»
Sì, Tadahiko è sempre stato la pustola fastidioso
nel rapporto fra me e Subaru. Certo, all'inizio non me ne accorgevo e
lo consideravo solo fastidioso, ma col passare del tempo... Insomma,
voleva sempre stargli appiccicato e, da quando sua madre lo lasciava
uscire, con noi, io non avevo più la possibilità
di stare vicino a suo fratello e, tantomeno, di prenderlo per mano,
ch'era una cosa che adoravo fare, assieme al fissarlo continuamente.
«
Sho-can,
smettila di fissarmi!» mi ripeteva sempre,
imbarazzato, ma io non ci riuscivo. Per me era l'unico. Vedevo solo lui.
Passarono due anni ed arrivò una notizia improvvisa.
«
La mamma mi
darà una sorellina!» urlava, tutto
felice, il mio
angelo,
correndo per il salotto di casa sua. Io ero seduto sul divano,
leggermente imbronciato, pensando che sì, ero felice per
lui, ma, al tempo stesso, mi chiedevo se anche lei si sarebbe
intrufolato fra noi, come aveva fatto suo fratello.
«
Shosuke, la
vuoi sentire?» mi domandò sua madre.
Era una donna bellissima e tanto gentile... A differenza della mia,
poi, lei si curava dei suoi figli. Non usciva quasi mai, se non con
loro, li amava e li coccolava sempre.
Annuii, alla sua domanda, allungando una mano su quella pancia tonda ed
enorme. Poco dopo, sentii un movimento, ma non ritrassi la mano, troppo
impegnato a pensare a come facesse, un bambino, a stare lì
dentro, chiedendomi se, quando anch'io ero lì, mia madre mi
volesse. Perchè in quel periodo sembrava non fregargliene
più niente.
Qualche mese dopo, arrivò la sorellina di Subaru, Kana. Era
splendida ed assomigliava come una goccia d'acqua a sua madre, mentre
Subaru e Tadahiko avevano preso tutto dal padre. Pensavo seriamente che
la loro famiglia fosse perfetta: due genitori amorevoli e tre figli
stupendi.
Un giorno, però, più precisamente nell'estate dei
miei sette anni, mi fu vietato d'incontrare Subaru. Mio padre era
appena tornato da una spedizione e aveva deciso che non avrei
più dovuto incontrarlo. Mi disperai, provai a scappare, ma
fu tutto inutile. Insomma, avevo solo sette anni...
Qualche settimana dopo, quando avevo cominciato uno sciopero della fame
(anche se, in realtà, imboscavo le merendine sotto il
materasso per mangiarle di nascosto), mio padre si decise a farmi
uscire di nuovo. Tutto contento, arrivai a suonare alla porta di
Subaru, ma, ad aprirmi, non fu nessun membro della sua famiglia, ma un
uomo che non avevo mai visto. Perplesso ed agitato, tornai a casa e
chiesi a mio padre il perchè di quel fatto, visto che lui
stava sempre col padre di Subaru.
«
Kimihiro
è morto.» mi comunicò,
senza mezze misure. «
Quindi
Tohru ha dovuto andarsene.»
Quella notizia mi sconvolse.
«
Ma...io non
l'ho salutato! Non l'ho nemmeno salutato prima che partisse!»
mi disperai, piangendo come un neonato. In tutta risposta, mio padre mi
tirò uno schiaffo.
«
Sei cresciuto,
Shosuke, e gli uomini non piangono.»
Lo dispezzai, con tutto me stesso. Arrivai a non parlargli quasi
più. Il giorno del mio decimo compleanno scappai di casa,
convinto di poter trovare Subaru, ma, quando rientrai, ormai rassegnato
al fatto che non l'avrei mai più rivisto, trovai mio padre,
seduto al buio, su una sedia in cucina.
«
Hai provato a
cercarlo, vero?» mi chiese, sghignazzando. Non
reputai necessario rispondergli, visto che mi sembrava ovvio che dalle
mie labbra sarebbe uscita una sola sillaba, cioè "
Sì".
Lo vidi muoversi. Si alzò in piedi, barcollante, e notai,
grazie alla luce della luna, che filtrava da una finestra, che teneva
in mano una bottiglia di birra. Assottigliai gl'occhi, per vedere
meglio, e notai che ce n'erano altre, sul tavolo, affiancate da
un'altra bottiglia ancora, che non sapevo cosa fosse, ma potevo
immaginarlo. Era ubriaco, insomma.
«
Loro non
torneranno, Shosuke.» Ridacchiò.
Avevo un leggero timore, a stare lì con lui, al buio.
Infatti non mi ero nemmeno spostato dall'entrata della cucina, dove mi
ero piantato, quando l'avevo visto. Non ci fu bisogno che mi mossi,
poichè venne lui, da me. Deglutii a vuoto, quando mi
posò una mano sul capo, scompigliandomi i capelli.
«
E' proprio
ubriaco...» pensai, affranto, notando quanto
fosse più affettuoso, dopo aver bevuto.
«
Sono stato io.»
Non gli domandai a fare cosa, visto ch'ero sicuro stesse cominciando a
delirare. «
Io
ho ucciso Kimihiro.» Certo, ed io ero una
femmina. «
Mi
è partito un colpo, per sbaglio...»
Stava cominciando a tremare, sia col corpo che nella
voce. «
Io...non
volevo. Ero in tensione e ho perso il controllo dei miei nervi...il mio
dito ha premuto il grilletto da solo...»
L'aveva fatto davvero, allora..! Lui aveva ucciso il padre di Subaru,
per sbaglio! Chissà come doveva essere triste, in quel
momento, il mio
angelo...
Ed io non ero lì con lui... Non potevo stringerlo,
nè consolarlo...
Mi sentii completamente vuoto, quando mio padre mi lasciò i
capelli.
«
Dall'anno
prossimo comincerai un corso d'addestramento.»
Si allonatnò un po' da me, pronunciando quelle parole, e mi
permise di scorgere il suo volto.
Un secondo dopo, notai una linea cristallina, solcargli una guancia.
«
Pa-»
«
E ricordati:»
m'interruppe, posando la birra sul tavolo. «
gli uomini non piangono.»
Detto quello, se ne andò, e mi lasciò solo, nel
buio della stanza.
Note
dall'autore:
Innanzitutto, volevo ringraziare eliana1991 e SyamTwins,
per i loro commenti. *-*
Sono veramente felice che vi sia piaciuto, il primo capitoloo! ^//////^
Ora, comincerà una parte un po' pesantuccia, quindi vi prego
di portare pazienza... ^.^
To be continued...