ti odio, ma ti amo di lucyette (/viewuser.php?uid=69252)
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Ciao a tt sn
tornata!!!
nn so se
ne siete contenti (lo spero) o nn, cmq finalmente dopo 4 mesi sn
tornata per aggiornare. pultroppo le idee e la volontà erano
volate via e vi ho lasciate a metà, quasi avevo pensato di
nn continuarla più e spero davvero che vi renda un pizzico
felice ke continuo ^^
vi
aggiorno un pò però prima, era da così
tanto che nn scrivevo questa ficcy ke forse lo stile e un pò
cambiato, e come sempre ci saranno degli errori di grammatica =.=
Pultroppo questa è la cosa peggiore.
spero
che questo capitolo vi piaccia più dell'ultimo e che
lasciate più commenti (l'altra volta erano sl 2
ç_ç) e come sempre dico che per commenti includo
anche le critiche, che dico sul serio, mi hanno fatto migliorare un
kasino in questa ff!
vi informo anche ke per questa volta nn posso rispondere alle vostre
recenzioni xkè nn ho molto tempo, quindi perdonatemi.
be
vi lascio con la lettura e spero in bene (tengo le dita incrociate)
kiss kiss Lucyette
17° Capitolo
Il
mattino seguente mi svegliai con un gran sorriso e a
completare l’opera del mio aspetto fuori c’era un
bel sole che illuminava la città.
Mi vestii alla svelta e scesi al piano di sotto per fare colazione.
Lì Vanda mi stava aspettando e sul tavolo c’erano
già le fette biscottate, la marmellata e i cornetti caldi
-giorno Vanda!- la salutai pimpante
-mio fratello non si è ancora svegliato?- chiesi con lo
stesso tono sedendomi al mio posto
-no signorina, Tommy ha già lasciato la casa per andare
all’università questa mattina presto. Prima di
uscire mi ha chiesto di darti il buongiorno e di dirti che
sarà impegnato tutto il giorno e che non potrete pranzare
insieme- mi rispose
Io annuii un po’ dispiaciuta, mi sarebbe piaciuto pranzare
con lui e parlare un po’, c’erano tante cose ancora
da discutere
-vedo che finalmente andate d’accordo…ne sono
felice- mi sorrise la mia domestica
-grazie Vanda!- le risposi allo stesso modo solo più vivace.
Dopo poco mi venne a prendere Sandra che notò subito il mio
buonissimo umore e mi chiese di raccontarle cosa mi avesse cambiato
tanto.
Anche a scuola il mio umore non cambiò per niente. I ragazzi
della mia classe erano stupiti del mio atteggiamento quella mattina e
io non riuscivo a biasimarli, infondo non li avevo mai salutati con un
gran sorriso davanti alla classe e con un saltello.
-sono davvero felice per te Cinzia. Scommetto che sognavi sempre il
giorno che tu e tuo fratello vi uniste di nuovo- mi disse la mia
migliore amica arrivata la ricreazione
-si hai ragione Sandra! Sono davvero felicissima, forse più
di quanto appaio-
-e per giunta al tuo ritrovato fratello si è unito un
ragazzo che ti ha reso donna- continuò con un sorrisetto
malizioso.
-e dai smettila!- le diedi una spallata leggera
-no mia cara mai! Mi hai promesso che mi avresti raccontato tutto!-
-cosa dovrei raccontarti di preciso?-
-te lo detto, tutto! Come è successo, se ci sa fare, se
è stato arrogante o romantico, se era programmato!- disse
entusiasta e curiosa
-non era programmato- iniziai a raccontarle
-stavamo vedendo un film ed è successo-
-certe cose non accadono così facilmente! Su dai non farti
pregare, raccontami- mi implorò ormai allo stremo della
curiosità
Sbuffai esasperata ma continuai a sorridere. Infondo era la mia amica e
sapevo già a che cosa andavo incontro la mattina prima
quando le avevo chiesto di coprirmi
-mi ha preparato la cena con lo stesso menù del nostro primo
pranzo insieme, petali di rose sparsi sul pavimento e candele che
illuminavano il tutto. Dopo cena ci siamo seduti sul divano con
l’intento di guardare un DVD ma non ci siamo riusciti.
Continuavamo a baciarci senza riuscire a dividerci e alla fine siamo
finiti a fare l’amore-
-che bello! Non solo è stato romantico ma anche sensuale e
preciso nel momento- commentò
Io ridacchiai al suo tono, sembrava più contenta di me che
avessi affrontato quel momento
-e adesso quando vi vedrete?- mi chiese curiosa
-al pomeriggio, siamo rimasti che mi veniva a prendere e andavamo al
garage…come sempre infondo-
-sono davvero felice per te amica mia- esclamò stringendomi
-per la verità anche io ho un fidanzato sai?- mi
confessò
-cosa?! Ma da quanto?- gli chiesi sbalordita.
Non avevo la minima idea che la mia amica avesse un ragazzo. E doveva
essere anche piuttosto importante per chiamarlo proprio fidanzato, lei
non mi aveva detto niente e la cosa era ancora più
sconvolgente. Mi aveva sempre detto tutto sulle sue nuove fiamme e
anche su il loro veloce evolversi
-più o meno da quanto tu conosci Andrea- rivelò
facendo colorare di un tenue rosso le sue guance
-però è qualcuno che tu conosci bene, mi ha
chiesto che la nostra relazione rimanesse segreta per il momento e mi
ha chiesto anche di non dirti niente, per questo non te ne ho fatto
parola- continuò
-cosa? Perché dovevate tenere la cosa nascosta? Per caso
è fidanzato o peggio sposato?- le chiesi preoccupata
Sandra era una brava ragazza, forse troppo vivace ed eccentrica ma pur
sempre brava. Peccato che il suo difetto più grande era di
cacciarsi nei guai, e da quando aveva cominciato ad uscire con i
ragazzi i guai erano diventati enormi
-ma no cosa vai a pensare! È un bravo ragazzo e mi riempie
di attenzioni, non è fidanzato ne tanto meno sposato, crede
solo che sia meglio aspettare un po’ prima di rivelarlo a
qualcuno-
Mi feci piuttosto sospetta di quelle parole, quale motivo poteva
esserci per tenere tutto nascosto, che fosse un dogato o un alcolista?
Un ex galeotto o un malavita?
Scossi la testa a quel pensiero. Non poteva essere, la mia amica stava
sorridendo come se gli fosse capitata tra le mani il tesoro
più inestimabile, se il suo ragazzo fosse stato uno di
quelli a cui avevo pensato lo avrebbe allontanato presto come faceva
sempre
-per la verità abbiamo fatto anche l’amore-
rivelò distraendomi dai miei pensieri
-COSA!- gridai in preda alla sorpresa
Sandra nonostante fosse uscita con molti ragazzi non era mai andata a
letto con uno di loro, era sempre lei quella che diceva che voleva
aspettare quello giusto
-vuoi abbassare la voce?- mi ammonì, mi sembrava tanto di
vivere in un mondo inverso dove io ero la pazza e lei quella che
cercava di calmarmi
-ma sei sicura di aver fatto bene?- le chiesi
-si. Non è stato come con gli altri che quasi mi
obbligavano. Lui me lo ha chiesto dopo un po’ ed ha aspettato
che fossi pronta- mi rispose sognante
Ero più che scioccata. Non riusciva più capire
cosa fosse vero o No.
Nel mondo dove avevo sempre vissuto io ero pessimista e infelice e la
mia amica era in cerca di un ragazzo da portare all’altare ma
che alla fine si rivelava sempre un fallito che voleva approfittare di
lei. Si ne ero certa, la terra stava girando al contrario.
Non ebbi più il tempo di continuare quella discussione
perché suonò la campanella per l’ora
successiva e all’uscita lei dovette correre a casa
perché aveva un appuntamento con la madre.
Comunque la nuova rivelazione non peggiorò affatto il mio
umore anzi, lo migliorò e comincia a pensare che non fosse
la terra a girare al contrario ma la fortuna che finalmente ci baciava.
Appena ritornata a casa andai nella mia camera per cominciare a
studiare, presto sarebbe venuto il mio Andrea e io dovevo per forza
riuscire a cominciare a fare i compiti visto che non ero sicura di
poterli fare al mio ritorno e, soprattutto, visto che presto
l’anno scolastico sarebbe finito ed eravamo nel pieno dei
compiti in classe e delle interrogazioni.
Dopo matematica, inglese e storia non avevo più energie di
continuare. Il mio pensiero non faceva che andare al momento in cui il
mio ragazzo sarebbe venuto a prendermi e a quello che sarebbe accaduto
dopo, niente di speciale certo, ma passare del tempo con lui era
già magnifico.
In quel momento sentì il cellulare squillare, lo presi e lo
schermo segnava “un nuovo messaggio”.
“ciao gattino, ho qualche problema per venirti a prendere,
quindi se puoi raggiungimi presto tu”.
Ero confusa dall’arrivo di quel messaggio, generalmente
Andrea aggiungeva un ti amo, oppure ti aspetto…non era mai
stato tanto freddo e distaccato nei messaggi. Mi chiedevo
perché mandarmi un sms del genere e poi cosa era quel
raggiungimi presto?
Scossi il capo e decisi di non dar peso alle mie brutte impressioni,
chiusi in fretta i libri e mi precipitai al garage.
Appena entrata in quello spazio sembrava ci fosse il vuoto, non
c’erano macchine, per la verità le macchine
stavano li solo la notte. Solo un motorino ancora nuovo se ne stava
vicino alla parete interna. Mi avvicinai al Liberty azzurro, lo avevo
preso solo un paio di volte si e no da quando me lo avevano regalato,
speravo solo di saperlo ancora guidare dopo tutto quel tempo.
Mi sedetti sul sellino e lo misi in moto, poi premetti il pulsante del
telecomando della saracinesca che si aprì senza problema.
Uscii dal locale senza indugi e mi avviai al garage dove il mio amore
di certo mi stava aspettando.
Arriva alla auto officina mi sentivo emozionata e trepidante, non
vedevo l’ora di riabbracciare e baciare il mio ragazzo.
Parcheggia poco lontano e andai all’entrata, che stranamente
era aperta. Generalmente Marco teneva la te chiusa per paura che
qualcuno scoprisse che quel luogo venisse usato abusivamente ma come
poco prima scossi la testa e mi lascia la faccenda alle spalle.
Quando entrai dentro era tutto buoi, cioè si vedeva per la
luminosità della giornata ma solitamente le luci erano accese
-Andrea? Andrea ci sei?- chiamai piano, non so perché ma
vedere tutto deserto mi dava i brividi.
Feci qualche passo entrando e stavo per chiamarlo di nuovo quando lo
vidi di spalle.
Sorrisi facendo un lungo passo per raggiungerlo ma in quel momento mi
immobilizzai all’istante per quello che vidi.
Ero così scossa che non riuscì a reagire in
nessun modo, avrei dovuto gridare, arrabbiarmi o, ancora meglio
piangere ma rimasi immobile mentre vedevo la lingua di Penny infilata
alla bocca di lui.
Mi allontanai di qualche centimetro da loro qualche secondo dopo, e
vidi gli occhi della ragazza che mi scrutarono soddisfatti. Non ce la
feci più e voltandomi scappai, mentre già le
lacrime stavano inondando le mie gote.
Comincia a correre in quel quartiere scorandomi anche del motorino, non
mi interessava niente ormai. L’unica cosa che ricordavo e
ancora vedevo era la lingua di quella puttana nella bocca del mio
ragazzo e il mio ragazzo che la accoglieva senza nessun problema.
Infondo cosa mi dovevo aspettare, era uomo e come ogni altro uomo non
aveva detto no a tradirmi.
In quel momento però altre sensazioni cominciarono
a farsi sentire in me e, mentre tentavo di tenere a bada i
singhiozzi il cuore cominciò a dolermi tanto forte da non
riuscire a respirare, la strada vorticava intorno a me e non sapevo
più dove mi trovassi per quanto ero confusa. Cercai di
respirare più regolarmente e cominciai ad orientarmi un
po’, ma nel petto sentivo ancora il cuore stretto in una
morsa e le lacrime, mista ai singhiozzi, non volevano cessare.
Continuai così per ore, credo. La gente che incontravo mi
guardava come fossi una matta, oppure non mi guardava affatto e
svoltava l’angolo. A me stava bene così.
Non mi resi neanche conto di dove fossi o quanta strada avessi fatto
fino a che non guardai il cielo cominciare ad oscurarsi.
Dovevano essere più o meno le sei, sei e mezza ed io ero in
un quartiere completamente differente da quello in cui ero partita. Non
ero proprio in centro, ma quasi c’ero. Li vicino
c’era un solo pub, o forse era un bar, non ne ero sicura.
Respirai a fondo e finalmente riuscì a contenere i
singhiozzi e in poco tempo anche il pianto si
diradò…almeno quelli.
Mi accorsi solo in quel momento che i piedi mi duolevano e le gambe non
riuscivano più a tenermi in piedi, così decisi di
entrare in quel bar e sedermi un po’.
Quando entrai il locale sembrava deserto, non avevo mai visto un bar
vuoto a quell’ora, mi chiesi se per caso non fosse chiuso.
Ci entrai lo stesso fregandomene altamente di cosa andava o non andava
in quel locale e mi sedetti in un tavolino infondo, vicino al muro e
dove nessuno mi avrebbe vista.
Avrei voluto togliere le scarpe e sdraiarmi in un letto per dormire e
non risvegliarmi più, a questo pensiero chiusi gli occhi
sperando di rilassarmi ma feci un grosso sbaglio. Appena le mie
palpebre si chiusero, come un lampo, rividi la scena più
brutta di tutta la mia vita.
Sentii di nuovo la sensazione di vuoto mentre rivedevo le braccia di
Penny sul collo di Andrea, per giunta adesso riusciva a rivedere tutti
i particolari che mi erano sfuggiti per lo shock, rividi la lingua
insinuarsi nella bocca, immaginando che presto lui l’avrebbe
accontentata avvolgendola con la sua.
Un brivido percorse la mia schiena e gli occhi ricominciarono a pungere
come se fossero spilli.
Mi alzai di scatto e vidi un uomo davanti a me. Era bassino, con
capelli corti brizzolati. Poteva avere anche cinquanta anni, ma ne
dimostrava solo una quarantina…magari li aveva davvero.
-sta bene signorina? Le porto qualcosa?- mi chiese con aria preoccupata
-mi scusi, non volevo farla allarmare sono solo un po’
stanca- mi affrettai a rispondere
-può portarmi una tazza di thè alle erbe
fumante?- chiesi
L’uomo annuì e cominciò ad allontanarsi
-posso usare il bagno?- lo fermai
-certo, è in fondo al bancone-
Era molto gentile.
Gli feci un cenno del capo per ringraziarlo e mi avviai. Dovevo avere
un aspetto mostruoso per aver fatto preoccupare un estraneo.
Entrai nello stanzino che si divideva ancora tra WC uomo e WC donna.
Dopo esser andata al bagno mi osservai allo specchio…un
mostro sarebbe stato più carino di me.
Il mio viso era pallido da farmi apparire morta, se fossi addormentata.
Gli occhi erano circondate da occhiaie nere e i la pupilla era
arrossata oltre ogni maniera.
A peggiorare il tutto l’aria da cane bastonato trapelava da
ogni punto. Allungai le labbra per cercare di sorridere ma sembrava
fosse una smorfia, e poi, proprio non avevo la forza di fingere un
sorriso, era mentalmente e fisicamente troppo pesante.
Vidi una lacrima scendere dalla guancia prima che potessi
fermarla e mi deprimetti ancora di più, così mi
piegai e sciacquai il viso.
Non era affatto migliorato, ma adesso almeno non era macchiato per le
lacrime ed era stato un po’ rinfrescante.
Uscii dal bagno e mi andai ad accomodare di nuovo al mio tavolino.
Sopra c’era già una tazza fumante e anche un
cornetto vicino
-mi sono permesso perché non sembri in forma- mi disse il
proprietario, quando guardai la brioche, mentre dietro il bancone
asciugava alcuni bicchieri
-la ringrazio, è molto gentile- rispose portando la tazza
alle labbra. Non avevo per niente fame, ma ci avrei provato a buttar
giù un boccone.
Stare da sola non mi faceva affatto bene. Non facevo che rivivere i
ricordi delle ore prime e anche quelle della sera prima, ma a casa non
ci volevo tornare, non ero affatto pronto a sentirmi dire “te
lo avevo detto io” o “sei stata troppo
ingenua” da mio fratello. Così non mi
restò che far svagare la mente che proiettava ogni ricordo.
Ero stata così felice e cretina…avevo davvero
creduto alla promessa che mi aveva fatto prima di fare
l’amore con lui…si lui. Non riuscivo a pensare al
suo nome senza piangere e questo era patetico, la vecchia me avrebbe
sbraitato “sei un’idiota! Dovevi aspettarti che ti
abbandonasse dopo averti portata a letto, gli uomini lo fanno
sempre!” ma ormai, ovviamente, quella me non c’era
più.
Adesso c’era solo una Cinzia che piangeva, che per la prima
volta aveva ricevuto una delusione d’amore, che per la prima
volta si era ferita con le spine di quella cazzo di rosa
dell’amore.
Una Cinzia che ancora ricordava le parole che l’avevano resa
la ragazza più felice del mondo “non sono
masochista, sono dipendente da te, non riuscirei a separarmi neanche se
volessi”. Si adesso ci credevo davvero.
Quando sentii strani mormorii e la musica, mi riscossi dai miei
pensieri.
Il locale si era riempito di ragazzi che ballavano sotto le luci
troboscopiche e al ritmo della musica rimbombante, da quando avevano
acceso la musica? Ma più importante quando il locale era
stato cambiato?
Non c’erano più tavolini dappertutto, adesso i
tavoli era diminuiti ed erano tutti vicino alle pareti accompagnati da
divanetti.
Mi alzai e mi avvicinai al bancone. Avevo sentito parlare di un locale
dove la mattina era un bar/caffetteria e la sera si trasformava in una
discoteca, ma non credevo di aver scelto proprio quel locale.
-spero di non esserle stato di intralcio mentre sistemava- mi rivolsi
al proprietario
-no tranquilla. Non hai dato fastidio anche se credevo che non ti
saresti più ripresa, te ne stavi impalata lì e
non ti accorgevi di niente- mi rispose mentre porse una bibita d un
dipendente che serviva sia hai tavoli che al bancone
-devo esserle sembrata un idiota-
-no, mi sembravi una ragazza col cuore spezzata, specialmente quando
piangevi-
Ecco, avevo scoperto di aver pianto senza accorgermene
-come fa a saperlo?- gli chiesi
Lui mi servì un chinotto analcolico che gli avevo fatto
segno di darmi e mi rispose
-ti meraviglieresti di sapere che ne vedo almeno uno al giorno di uomo
distrutto dall’amore-
-lei deve essere un esperto ormai-
-be non so se sono un esperto, però non ho mai visto una
ragazza così giovane ridotta come te-
Gli sorrisi e annuii sconsolata. Aveva ragione, di certo quelli che
aveva visto lui erano andati lì per dimenticare con una
bella sbronza, io invece mi ci ero solo imbattuta.
Rimasi lì al bancone per delle ore forse, la confusione mi
confondeva un po’ e mi faceva pensare di meno.
Ad un certo punto un ragazzo, più o meno della mia stessa
età, capelli corti scuri e carino si sedette nello sgabello
vicino al mio e ordinò qualcosa
-cosa è?- chiesi al barista indicando il bicchiere del
ragazzo
-vodka liscia con uno spruzzo di pesca- mi rispose
Vidi il ragazzo guardarmi, o meglio guardare la mia scollatura in modo
piuttosto viscido, e pensare che mi ero messa quella maglietta solo per
Andrea.
Ah! Il mio cuore sussultò e mi si strinse facendomi male,
come avevo potuto dimenticare che non dovevo pensare al suo nome.
E di nuovo fu un fiume di ricordi, e di nuovo un cascata di dolore
-dammene uno anche a me!- chiesi d’istinto
Il ragazzo annuì e me lo versò nel bicchiere un
minuto dopo.
Lo presi e senza pensarci lo tracannai tutto in un sorso. Sentii la
gola avvampare all’istante, ma con lui anche calore e un
certo stordimento.
Era quello che cercavo! Ubriacarmi perdendo ogni cognizione della
realtà e dimenticare. Dimenticare il mio dolore, i miei
ricordi e tutto quello che lo riguardava.
-dovresti andarci piano! Sei anche digiuna- mi avvertì il
proprietario
Vero. Mi ero scordata che avevo solo punzecchiato quel cornetto
-non si preoccupi so tenere l’alcol- lo rassicurai con voce
già trascinata.
Bugia. Colossale bugia. Ero già brilla e con un altro di
quei bicchierini sarei stata ubriaca.
Il ragazzo che mi stava vicino era già arrivato al terzo, e
io non riuscivo a perdonarmi il fatto di essere più debole
di un uomo
-un altro!- chiesi con voce squillante
L’uomo mi guardò con aria riluttante, infondo era
un barista e sapeva quando qualcuno era ubriaco.
Gli feci la faccina più angelica che avevo e lui mi
accontentò dandomene un altro.
Come il primo questo lo finì in un niente e adesso non lo
sentivo neanche bruciare, ero troppo impegnata a guardare la stanza che
girava e sentire le voce appannate intorno a me.
Cominciai a ridere senza un motivo preciso e poi rividi di nuovo il
volto del mio amore. Adesso piangevo e ridevo nello stesso momento.
Me ne porse un altro che forse avevo chiesto e trangugiai anche quello.
Chi cazzo se ne fregava delle conseguenze. Io volevo solo dimenticarlo
e non ci riuscivo.
In quel momento mi accorsi che il ragazzo si era avvicinato e mi stava
parlando, mi concentrai il più possibile per capire cosa
diceva
-ti va di andarcene allora?- lo sentii
Ok, mi ero persa tutto il resto del discorso. Lo guardai e capii dove
mi voleva portate, ero ubriaca ma non stupida, per non parlare del
fatto che ero la ragazza più diffidente, del sesso opposto,
della terra
Mi alzai e lo seguii, forse gli risposi anche ma non lo ricordo, come
non ricordo di essere stata chiamata dal barista…e forse
neanche mi aveva chiamato.
Presto mi ritrovai in una stanza e il ragazzo viscido era a torse nudo
che mi baciava il collo, lo allontanai un attimo
-andiamo dritti al sodo!- biascicai cercando di togliere la maglietta
con cui avevo difficoltà.
Non mi andavano proprio i preliminari e poi chissà se avrei
retto.
Fatto sta che quando riuscii nell’impresa mi trovai anche
senza jeans, il viscido aveva fatto da se.
Così dondolando mi avvicinai a lui e quasi lo raggiunsi ma
all’improvviso mi sentii sollevata e poi mi trovai a testa in
giù.
Non capivo che stava succedendo, ma mi avevano rovinato il divertimento.
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