Curious village = awesome.
Diabolical box = MOAR awesome. Sono
ufficialmente in fissa e la sfogo così. Con un crossover fra
Professor Layton e D'ni in generale (e Riven in particolare). Usando
i personaggi dell'uno e i temi dell'altro,
spero che il risultato possa esser gradito anche a chi conosce solo
metà del crossover. @ Layton fandom: lookit, fluffy
character study!
@ Myst fandom, all two of you: lookit, una storia della Chiamata!
Nessunissimissimo spoiler su Layton. Se
la serie è ambientata molto prima del '97, beh, mi appello
all'emendamento nove e tre quarti sul lieve AU temporale.
Spoiler
dettagliati di un enigmino transizionale a metà Riven.
Riferimenti
al percome e al perché della Chiamata, che non chiamerei
proprio
spoiler, vengono da un post su forum e stanno qui.
MY HEADCANON, LET ME SHOW YOU IT.
Disclaimer: Layton e Luke
appartengono agli amabili Level 5, continuino a gestirseli loro che
son bravissimi <3 Riven appartiene agli ancor più
amabili Cyan
Worlds, cui mando tè e pasticcini virtuali. Non ci sto
facendo un
soldo e rispetto la Fan Created Art License come fosse mia madre.
C'è un enigma nel profondo
“Ma non c'è via d'uscita...”
Luke strizzò gli occhi fino a renderli
due fessure corrucciate, a pochi pollici dalla finestra piccola,
scura e poco contrastata che sembrava negargli ogni risposta. Si era
sbilanciato sulla sedia, appoggiandosi con le mani aperte alla
scrivania del professore e allungando il collo fino a sembrare un
felino in caccia – un grosso gatto gabbato dalla sua preda,
goffo e
perplesso come ogni cucciolo.
Dietro di lui, sprofondato in poltrona,
Layton girava meccanicamente a vuoto il cucchiaino in una tazza dove
lo zucchero si era sciolto da tempo.
“Luke, ragazzo mio”, s'intromise
bonario, senza staccare lo sguardo dallo schermo, “stai
affrontando
il problema dall'angolazione sbagliata.”
“Professore?”
Layton abbandonò su una pila di libri
la sventurata tazza di tè e si avvicinò al suo
assistente, che si
ricompose in tutta fretta e lo attese ingessato sulla sedia, come si
addice a un gentiluomo.
“Tre ore per arrivare fin qui,
professore”, confessò, sconfortato dagli
avvenimenti al di là
dello schermo, “e ora la trappola per rane non ha fatto nulla
se
non, beh, prendere una rana, la ventola non si ferma e io non so
proprio dove andare.”
“Sembrava scontenta, la rana”,
aggiunse dopo un attimo di riflessione. “Buon per lei che
è
scappata subito.”
“Permetti?”
Luke annuì. Era ben disposto a
barattare la soddisfazione di risolvere da solo quell'enigma in
cambio del privilegio di vedere il professore all'opera: ogni
ragionamento di Layton gli restava fissato con affetto nella memoria,
a modello e guida dei suoi pensieri futuri. Fece per offrirgli il
mouse, ma Layton fece un passo indietro, preferendo lasciare a lui il
comando dell'ignoto protagonista e limitarsi ad aiutarlo a voce.
“Cosa vedi, Luke?”, domandò quando
l'ebbe fatto tornare sui suoi passi di qualche schermata, sulle
sponde di un lago vulcanico.
“Lassù in alto, sulle rocce,
l'entrata della stanza in cui ero prima.”
“Altro?”
“Sembra che a sinistra sia collegata
a un sentierino.”
“Forse perché è
collegata a un
sentierino, mio buon Luke? Di certo, i gentiluomini che hanno
inventato questo gioco avranno avuto le loro ragioni per mostrarti un
sentiero che si dipana proprio da lì.”
“Impossibile! La stanza è una grotta
piccolissima, professore, l'ho esplorata tutta! Ci si muove solo su
una passerella in mezzo al vuoto, l'ha visto anche lei, non si tocca
nemmeno il muro a sinistra.”
“Tranne che...”
Luke si fermò a pensare, ricreando
nella mente ogni dettaglio della stanza infame.
“...la piattaforma appena entrati?”
“Precisamente.”
“Ma la parete viene coperta dall'anta
del portone!”
“Hai provato a chiudertelo alle
spalle?”, concluse il professore con un sorriso.
Pochi clic dopo, il suo assistente
stava percorrendo l'ambito sentierino con un sorriso soddisfatto
stampato in faccia, che si allargò in un ghigno estasiato
quando le
rocce che lo circondavano lasciarono il posto a un ponte sospeso
mozzafiato che si stendeva sul mare. All'altro capo del ponte,
un'immensa cupola d'oro risplendeva invitante e luminosissima sotto
il sole di quel mondo.
Layton dovette andarsene.
Si era raccontato che la visuale fissa
a balzelloni gli dava la nausea. Si era raccontato che tenere gli
occhi attenti su quel vecchio schermo faceva male (e che si sarebbe
dovuto affrettare a cambiarlo, già che era lì...
per Luke). Ma non
stava combattendo la nausea lì dove si era rifugiato,
affacciato a
una finestra rivolta a occidente, calcandosi il cilindro in testa
così che il vento non se lo portasse via – anche
se poteva
piuttosto sembrare che vi si stesse aggrappando, in attesa che una
folata li sollevasse entrambi.
Non era la nausea a stringergli lo
stomaco. Al contrario, si sentiva pronto a qualcosa. Qualsiasi cosa.
Grandi cose. Cercando di spingere lo sguardo oltre i tetti
più
lontani si rese conto, perplesso e scettico, che il suo sprone era
una malinconia dolcissima e acuta, nata in chissà che angolo
dei
paesaggi inesistenti del gioco, diretta chissà dove. Si
ripromise
che avrebbe svolto delle ricerche.
Si soffiò il naso, senza sapere
perché.
Nel profondo era già tutto chiaro,
tutto depositato, tutto composto come i pezzi di un puzzle meccanico
dimenticato ma pronto a scattare a posto con un unico movimento
oliato. Nel profondo si smorza il lume della ragione, cambia la
bussola, la linearità si attorciglia in una spirale. Nel
profondo
c'è un luogo dove respira una città morta, ma per
Hershel Layton,
in quel fresco pomeriggio londinese e negli anni a venire, il suo
richiamo sarebbe rimasto un enigma irrisolto.
“Professore? Professore? Ho trovato
una griglia con sei palline...” :p
- Note sulla parte di Layton: Layton è
un archeologo grande appassionato di enigmi. Luke è il suo
apprendista (/figlio adottivo...?). La loro adorabilità
è qualcosa
di indescrivibile. Coccoli! X3 I loro enigmi sono più del
tipo “crea
tre cubi spostando un solo fiammifero” che del tipo
“hai un
proiettore olografico spento, un generatore e una pulsantiera,
arrangiati”, ma l'ossessione con cui li ficcano in ogni
aspetto
della loro vita ha un certo non so che di D'ni...
- Note sulla parte di Riven: l'enigma
su cui si è impiantato Luke è parte del gioco, si
trova sulla terza
isola (Book Assembly Island) e si risolve proprio così.
- Note sulla parte della Chiamata:
D'ni, la città profonda, l'antica uru,
giace in rovina da
duecent'anni tre miglia sotto il deserto del New Mexico. Oggi,
“New
seekers of D'ni will flow in from the desert, feeling called
to
something they do not understand.” Oscuri risvolti
di canone
asseriscono che Myst e seguiti sono stati sviluppati proprio per
iniziare a parlare di D'ni in modo indiretto a spiriti affini (forse
si parla addirittura di lontanissima discendenza di sangue da un
gruppetto di D'ni dispersi in superficie migliaia d'anni fa, ma non
m'azzardo ancora a confermare) e smuovere in loro questo richiamo
verso la patria perduta in cui imparare, confrontarsi e crescere.
“There is a place, deep within, where dead cities
breathe...”
...nel profondo della terra e nel profondo di se stessi. Siccome il
buon professore mi par più D'ni lui di Esher, mi sollazzo a
immaginare che senta la Chiamata con particolare intensità
ma che,
razionale com'è, non sappia ben che farsene.
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