Questa
storia è stata scritta per augurare a tutti/ e ( anche se non penso che i
maschietti apprezzino molto -.-“) un buon Yaoi Day
^^
Inoltre ha partecipato al concorso “RAIMBOW celebration” indetto in onore
di questo giorno da Rekichan e Setsuka, che ringrazio di cuore per
l’impegno che stanno mettendo per farci avere al più presto i risultati
nonostante il poco tempo dalla scadenza del contest ^^
Che dire?? Mi è piaciuto scrivere questa ff, credo sia la prima in
cui tratto così approfonditamente ed esplicitamente un rapporto omosessuale.
D’altronde… con Grell non si può fare altrimenti xD
Prima di
lasciarvi alla lettura, preciso che questo racconto è ispirato alla storia
della distruzione di Sodoma, narrata nella Bibbia, perciò troverete spesso
associazioni al Diavolo e agli angeli. Anche la fine, seppur in modo
metaforico, si riconduce alla storia prima citata.
Comunque, se volete saperne di più, su Wikipedia c’è tutto ^^
Ok, smetto
di ciaciarare ( si scriverà così??) e vi lascio alla lettura ^^
Un grazie
in anticipo a tutti coloro che leggeranno e a chi recensirà ^^
Nick
autore; binky
Titolo: Il
Diavolo non è brutto quanto si dipinge
Fandom:
kuroshitsuji
Personaggi:
Grell Sutcliff, Sebastian Michael
Citazione:
Princesa – De André
Rating:
arancione
Avvertimenti: yaoi, lemon, one shot, AU
Genere: sentimentale, Drammatico, introspettivo
Introduzione:
[
Partecipante al concorso " RAIMBOW celebration!"
indetto da Rekichan e Setsuka e scritta in onore dello YAOI DAY!]
“Lord Grell Sutcliff viveva
un continuo turbine di passioni immorali, privo di qualsiasi controllo e
giudizio. Un uomo folle, sadico e malato di sesso. Ma quale significato
potevano mai avere tali critiche pronunciate da individui totalmente estranei
al dolore che si prova nel sentirsi costantemente insoddisfatti?” Lord
Grell Sutcliff è un nobile rinomato per le sue abitudini procaci e
perciò guardato con diffidenza e disgusto. Una notte, però, farà una conoscenza
che lo cambierà per sempre... o almeno finchè avrà
vita. " In quetta notte il Diavolo si
innamorò di un angelo nero."
Il
Diavolo non è brutto quanto si dipinge
[ Sodoma’s
Sin]
Vi era stato un tempo in cui,
nella Londra vittoriana, chiunque avrebbe saputo dire chi era lord Grell
Sutcliff.
Il suo nome sfiorava le labbra
di tutti e da tutti veniva pronunciato con il medesimo tono di diffidenza e
disgusto, forse dovuto al ghigno sinistro che il nominato portava sempre
dipinto in volto, forse per le sue abitudini procaci.
Uno spirito di donna
incatenato in sembianze maschili, un’anima dannata rinomata in ogni bordello
della città, un transessuale che si infatuava di altri uomini. Queste dicerie
indubbiamente vere avevano portato a credere che, in quel corpo, si fosse
insediato il Diavolo stesso.
Lord Grell Sutcliff viveva un
continuo turbine di passioni immorali, privo di qualsiasi controllo e giudizio.
Un uomo folle, sadico e malato di sesso. Ma quale significato potevano mai
avere tali critiche pronunciate da individui totalmente estranei al dolore che
si prova nel sentirsi costantemente insoddisfatti?
Il lord aveva sempre ripudiato
se stesso. Detestava le forme del proprio corpo, a suo parere
troppo mascoline, e ancor più non sopportava la consapevolezza che mai
avrebbe potuto portare un figlio in grembo.
Perciò aveva corretto la fortuna,
indossando corpetti per far crescere la vita più sottile e vestendo abiti da
donna. I lunghi capelli vermigli che gli ricadevano lungo la schiena ed il viso
allungato e dai dolci lineamenti femminei completavano quel quadro paradossale
racchiuso in una cornice purpurea.
Il lord amava il rosso e tutto
ciò tinto di tale colore. Perfino la vista del sangue scarlatto lo rendeva
euforico.
Sì, Grell Sutcliff era un
Diavolo, sotto ogni punto di vista. Eppure la giustizia non aveva ancora
bussato alla sua porta. Nonostante fossero note a tutti le scelleratezze da lui
compiute, esse rimanevano impunite. Forse perché non vi erano prove sufficienti
ad incolpare il Lord di azioni tanto nefande ed assurde da sembrare leggende
popolari. Forse per la paura generata dalle dicerie sul suo conto che erano
sussurrate in ogni angolo di Londra.
Così, Grell Sutcliff perseverava
la propria commedia passionale, infatuandosi di ogni uomo ed innamorandosi di
nessuno.
Fino all’arrivo della “ scena
madre”. La notte in cui il lord aveva scoperto di possedere un cuore,
nell’esatto istante in cui esso gli era stato sottratto. Rubato ed incatenato
eternamente in quello sguardo sanguigno e freddo.
Il
quella notte il Diavolo si era innamorato di un angelo
in nero.
La ragione istintiva aveva
travolto ogni restrizione. Non gli era importato che si trattasse del maggiordomo
più fedele di uno dei maggiori nobili della città. Voleva farci l’amore, ma non
il sesso di puro divertimento che aveva conosciuto fino a quel momento.
Desiderava provare piacere all’udire la propria voce pronunciare quel nome con
piacere e malizia.
- Sebas- chan. -
Il nome del suo angelo. Il suo
inizio e la sua inevitabile fine.
Pioveva. Il lord stava facendo
ritorno dall’ennesima serata di sesso. Quella volta non aveva tardato molto,
eppure non ricordava quanti bicchieri di quell’ustionante alcolico offertogli
avesse buttato giù. La pioggia scrosciante e la vista annebbiata non gli
avevano però impedito di rimanere folgorato dalla bellezza di quell’angelo in
nero che aveva incrociato lungo la strada. Lineamenti perfetti, occhi scarlatti e portamento orgoglioso e distaccato.
In un attimo aveva preso forma
nella mente del Lord l’immagine di quella meraviglia dilaniata e imbrattata di
sangue. Doveva essere suo.
Si era avvicinato e con
movimenti suadenti aveva iniziato a danzare intorno a quella figura scura, un
ghigno perverso a piegargli le labbra ed il tono svenevole. Nonostante i modi
leziosi del rosso non avessero scalfito minimamente la maschera di glaciale
indifferenza dell’altro, quest’ultimo seguì il lord fino alla sua abitazione:
una villa tanto notabile quanto trascurata. Mobilio ed arredi erano accostati
alla rinfusa e coperti da uno spesso lenzuolo di polvere. Non vi era traccia di
servitù e l’aria che vi si respirava era pesante, quasi fetida.
Solo la camera da letto
risultava curata. Le pareti erano tinte di rosso, così come le lenzuola
dell’imponente letto posto al centro della stanza, sopra un enorme tappeto
anch’esso purpureo. Tutt’attorno vi erano poste numerose candele, che il lord
si affrettò ad accendere, piroettando per la camera con movenze sinuose che
lasciavano trasparire la crescente impazienza. Quando anche l’ultima fiamma
scoppiettò, la camera aveva assunto un aspetto stravagante e sinistro, aggettivi
riconducibili allo stesso padrone che vi viveva.
- Allora, Sebastianuccio, come
intendi soddisfarmi?- smielato. Un tono dal sapore orribilmente dolciastro.
Udire il proprio nome
storpiato e pronunciato con tanta leggerezza provocò un moto di irritazione
all’uomo in nero. Sebastian piegò lievemente il labbro inferiore in
un’espressione contrariata, senza però abbandonare la propria freddezza.
Conosceva il lord ed aveva anche un’idea di ciò che avrebbe potuto fare se
avesse rifiutato di accontentarlo. Nonostante Grell Sutcliff fosse un
personaggio di rango nettamente inferiore a quello del suo padrone, non voleva
che il giovane Pantomville fosse preso di mira da un essere tanto spregevole e
meschino.
Tuttavia, non aveva alcuna
intenzione di sottostare al volere di un tale verme senza ricavarne nulla in
cambio. E lui aveva in mente uno scopo ben preciso.
- Mi trova impreparato, lord. Non ho alcuna
idea di come si possa compiacere un uomo perverso e malato di mente come lei.-
rispose con un tono innocentemente beffardo.
Grell ghignò divertito, per
poi assumere un’espressione artificiosamente offesa - Sebas- chan, è così che ci
si rivolge a qualcuno che è stato così cortese ad offrirti riparo in casa
propria?- Poi, ammiccando e sfiorandosi con la lingua i denti appuntiti,
aggiunse – Non è carino rifiutare le gentilezze di una fanciulla.-
Nauseabondo. Ogni cosa in
quella paradossale situazione era nauseabonda. Il maggiordomo si costrinse a
continuare quella recita palesemente illogica, sfoggiando il sorriso più
cordiale di cui disponeva in quel momento – Allora mi mostri lei come dovrei
fare per renderla felice, milady.- Sottolineò quell’ultima parola con un tono
quasi ironico, ma il lord non intese la beffa del proprio interlocutore e lo
fissò con occhi colmi di sorpresa e commozione.
- Oh, Sebas- chan, in nostro
incontro è stato sicuramente un segno del destino.- Detto ciò, si inginocchiò
sul letto, facendo poi segno al moro di raggiungerlo. Sebastian non esitò e si
avvicinò al rosso, fermandosi a pochi centimetri da lui e restando a fissarlo
con i propri occhi sanguigni. Sapeva a cosa stava andando incontro, eppure
l’idea di una soddisfazione futura lo convinse a dimenticare ogni
ripensamento.
Grell rimirò ancora per
qualche secondo la stupenda figura di quell’angelo che stava per fare suo,
dopodiché lo afferrò per la cravatta e lo tirò a sé, facendo cadere entrambi
sulle morbide lenzuola e ritrovandosi sotto l’altro. – Ti mostrerò come
prenderti cura di me. –
Gli afferrò le mani per
avvicinarle all’abbottonatura della propria camicia ed attese che il
maggiordomo avesse concluso di sbottonare il tutto con modi servizievoli, poi
si sollevò puntandosi con i gomiti per andare a posare la lingua sul collo del
moro e percorrerlo fino a sfiorargli l’orecchio sinistro.
Un ultimo respiro a fior di
pelle, e fece proprie le labbra di quell’angelo perfetto, tirandolo
maggiormente vicino. Sebastian si scostò appena per sfilarsi la cravatta ed
aprire i primi bottoni della propria camicia, ottenendo un’ennesima occhiata di
compiacimento da parte del rosso che unì nuovamente le loro labbra in un bacio
più lungo e passionale del precedente.
Allontanatosi nuovamente, il
moro ghignò, osservando l’eccitazione del rosso che premeva contro i pantaloni
aderenti senza che avessero ancora compiuto chissà quali atti immorali - Siete
oscena, milady.-
- Puniscimi allora, Sebas-
chan. – supplicò l’altro, la frangia che gli cadeva disordinatamente sugli
occhi non più celati dalle lenti degli occhiali che erano stati lanciati in un
angolo della stanza. Arrivò a graffiare la schiena dell’altro, ansimando e
studiando con la lingua quei pettorali non troppo sviluppati eppure perfetti.
Fu allora che il maggiordomo
iniziò a giocare con il proprio predatore, oramai divenuto
preda. Lo spogliò di ogni indumento, lasciò che quelle mani curate gli
percorressero ogni centimetro di pelle, ed accarezzando il corpo dell’altro con
le proprie, sprofondarono maggiormente in quelle lenzuola vermiglie. Fecero
l’amore. La rossa passione carnale del Diavolo ed i suoi gemiti di piacere
contrapposti al freddo contegno dell’angelo nero ed ai suoi lunghi silenzi. E,
nonostante il sentimento del lord girasse a vuoto, come un mulino decadente e
privato dell’indispensabile acqua, le precedenti ed innumerevoli notti
trascorse in bordelli e cunicoli bui parevano ora prive di alcun significato. Forse,
tra tutti gli uomini con cui era finito a letto, vi era stato almeno uno che
avrebbe potuto ricambiare quell’amore. Eppure, Grell Sutcliff era un uomo
incontentabile e solito intraprendere le sfide più difficili ed eccitanti.
Nella notte in cui comprese il
significato della propria vita, il lord compì l’errore che lo
avebbe in seguito portato a perderla.
Grida. I forti rumori
provenienti dalla strada lo costrinsero a destarsi. Ancor prima di aver aperto
gli occhi portò un braccio al proprio fianco, sicuro di trovarvi il proprio angelo
ancora addormentato. Quando, però, la sua mano si chiuse a vuoto, si voltò
fulmineo per constatare che, sdraiato su quel lato del letto, non vi era
realmente nessuno. Tuttavia, ciò non lo sorprese affatto ed un ghigno di
soddisfazione gli piegò le labbra.
In quel momento, le grida si
ripeterono, ora accompagnate da forti colpi assestati al portone della sua
villa. Lo cercavano.
Una voce sovrastò quel
frastuono e finalmente riuscì ad udirne le parole – Grell Sutcliff, è accusato
di aver compiuto ripetutamente atti di sodomia ed eccitato il pubblico
scandalo. Pertanto sarà condannato al massimo della pena
prevista e costretto ai lavori forzati…-
Le parole persero il loro
significato. Il lord era ritornato con la mente a quella notte, all’amore
consumato in quello stesso letto, al bellissimo volto di quell’angelo ed ai
suoi occhi sanguigni. Lentamente si scoprì del sottile lenzuolo rosso e
percorse la stanza fino a fermarsi dinnanzi ad uno specchio dimenticato in un
angolo. Osservò il proprio corpo, i lineamenti a suo parere troppo mascolini, i
lunghi e vermigli capelli di cui andava tanto fiero, fino a soffermare lo
sguardo in quel preciso punto posto in mezzo alle proprie gambe.
“ Oh, Sebas- chan, una sola cosa mi manca per essere tua
completamente.”
Chiuse gli occhi e fece
scivolate una mano tra le cosce, immaginando di divenire ciò che aveva sempre
desiderato essere. Sognò il proprio angelo al suo fianco, le sue dita
affusolate contro la propria pelle, le loro bocche intrecciate.
Un brivido gli
percorse la schiena e l’illusione si dissolse nello sfiorare qualcosa di duro.
Aprì gli occhi per guardare verso il basso, scoprendo la propria eccitazione.
Ghignò, era davvero malato.
Un movimento alle sue spalle
lo costrinse a voltarsi, per trovarsi a pochi centimetri dal volto del
maggiordomo in nero, seduto su davanzale della finestra vicina. L’aria parve
farsi rarefatta, le grida dalla strada divennero silenzio e solo la voce del
moro soggiunse alle orecchie del lord – Siete oscena, milady.-
Detto ciò, afferrò una delle
poche candele ancora accese e la gettò sul letto, provocando l’immediata
fiammata prodotta dalle lenzuola che bruciarono velocemente, estendendo il
fuoco in tutta la camera. Poi, un ultimo sorriso gelido, e saltò dal davanzale,
per scomparire alla vista del lord. Quest’ultimo corse alla finestra e si
affacciò, per non trovar più, nella via che correva molti metri più in basso,
la figura del proprio angelo.
“ Sebas- chan, riesci sempre a sorprendermi.”
Sorrise, un sorriso carico di
un divertimento sinistro e perverso. L’odore pungente e soffocante del fumo lo
avvolse e quando tornò ad osservare l’interno della stanza lo scoprì quasi
interamente in fiamme. Inutile correre alla porta, era sicuro che l’avrebbe trovata chiusa.
Tornò a soffermarsi dinnanzi
allo specchio grande, ormai oscurato dalla fuliggine, e chiuse nuovamente gli
occhi, riprendendo ciò che aveva interrotto.
Quando i poliziotti riuscirono
a fare irruzione nella villa del lord e ad estinguere l’incendio, trovarono
Grell Sutcliff ancora dinnanzi a quello specchio, il suo corpo ormai svuotato
della vita che ancora bruciava avvolto dalle fiamme della sua stessa passione.
Poco lontano, due occhi
sanguigni colmi di soddisfazione osservavano il risultato di quel lavoro svolto
perfettamente.
Portata una mano all’altezza
del cuore, l’angelo si esibì in un breve inchino, prima di voltarsi ed
allontanarsi per le strette vie di Londra.
“ Non per niente, sono un diavolo di maggiordomo.”