Sto
vagando per ore ormai nella Londra babbana.
Sono
sola, sola con la mia anima; unic mio conforto, come quando ero
piccola, buffa la vita!
SOLA.
Ecco cosa era Hermione Granger in quel
momento: sola, abbandonata come un cane, da degli amici che pensava
fossero veri. Aveva ancora le lacrime agli occhi. Con la manica della
camicia provò ad asciugarle, ma rimanevano ancora i suoi occhi
arrossati.
Sono
una sciocca, e pensare che mi ero pure presa una cotta per lui!
Aveva ancora le parole di Ronald in
testa << Sei solo una persona senza una vita sociale. I tuoi
unici amici siamo io e Harry! E poi mi chiedi perché io
preferisco le ragazze come Lavanda, a te Hermione. >>
Si portò le mani alla testa, e
cadde in ginocchio sulla fredda strada.
Le lacrime stavano tornando, insieme
alla consapevolezza che Ronald avesse ragione.
Lasciò cadere le sue braccia a
terra come se fosse un burattino che aveva appena finito di esibirsi
ai teatrini di strada per i bambini, d' altronde lo era sempre stata.
Gli altri la rispettavano solo perché era amica del Bambino
sopravvissuto, e lei che pensava fosse il suo migliore amico, quello
con cui si confidava, con cui versava lacrime, con cui riusciva a
vivere e a divertirsi....
Lui riusciva a farla sentire protetta,
ma ora l'aveva solo umiliata, e derisa insieme agli altri che credeva
suoi amici. Chiuse gli occhi così forte che pensò di
averli sbriciolati, sarebbe stato meglio; almeno non li avrebbe più
rivisti.
Il lampione che era al suo fianco si
accendeva e si spegneva a intervalli irregolari, segno che presto
avrebbe smesso di illuminare la strada quella notte. Infatti quella
era una notte che sembrava interminabile e nerissima, con uno strato
di foschia che passava sulle strade di Londra rendendola una città
cupa e tenebrosa.
Il battito del suo cuore aumentò.
Sbarrò gli occhi di scatto e
mancò un battito.
Il suo respiro era irregolare, e c'era
buio tanto buio, come se fosse li per inghiottirla in un limbo senza
ritorno, lei però aveva appena vissuto l'inferno. Non temeva
l' uomo nero, non aveva mai temuto nulla, se non la solitudine.
Quella si che le metteva veramente paura, molti erano stati i suoi
incubi in cui i suoi amici l' abbandonavano, ma quella era la realtà.
Sapeva che avrebbe rivissuto molto
presto quell' inferno: quando le vacanze saranno terminate,
l'aspetterà un inferno ancora peggiore di quello appena
passato.
La luce del lampione si spense
definitivamente.
Sentì un rumore, e poi quello di
una bottiglia infrangersi al suolo, e i lamenti di un gatto. Queste
cose le fecero percepire la presenza di qualcuno nei paraggi, facendo
leva sulle mani si rialzò.
Cercò nella tasca la sua
bacchetta, ma non la trovò!
Quando
le cose servono non le si trovano mai, ma quando non servono sono
sempre tra i piedi.
Più o meno come lei, quando
qualcuno aveva problemi chi chiamavano?
Ma
Hermione-la-so-tutto-io-mezzo-sangue-Granger naturalmente, ma quando
era lei che chiedeva aiuto? Le sbattevano sempre la porta in faccia.
Tranne loro...
...loro i suoi migliori amici, che ora
erano a quella stupida festa a tracannare Whisky Incendiario insieme
a quelle sciacquette delle sue “amiche” .
Lei però, a farle compagnia ora
chi aveva?
Nessuno.
Ecco il prestigioso premio per le
persone buone: la solitudine eterna!
L'unica cosa che ancora non aveva perso
ora era la sua anima.
E giurò che almeno
quell'appiglio alla vita non lo avrebbe sprecato!
Quanto si stava sbagliando.
L'anima lei l'avrebbe persa.
E anche molto ma molto presto.
Qualcosa si aggirava per quei vicoli.
Qualcosa che di li a poco le avrebbe
cambiato la sua inutile vita, in una vera e propria avventura!
Sentì altri rumori, che
provenivano dal tetro vicolo alla sua sinistra. Il quale conduceva ad
un capanno in ferro arrugginito, con teli di nylon squarciati che
pendevano dal tetto, dovevano essere stati li come tetto di
convenienza.
C'era un cartello che diceva: Vietato
l'accesso ai non addetti ai lavori.
Il capanno era lungo più o meno
quattro metri, alto tre e mezzo e largo cinque.
Notò degli scatoloni aperti e
rotti buttati un po' da per tutto.
Sapeva che quella cosa era li da
qualche parte, si nascondeva e si beffava di lei, sapendo che gli
uomini anno paura di ciò che non possono vedere.
Occhi purpurei come il sangue erano i
suoi, e si aggiravano da per tutto.
Un soffio sul collo.
Freddo, troppo freddo quel soffio per
essere umano.
In quel soffio c'era di tutto.
Rabbia
Fame
Voglia di uccidere
Voglia di amare ancora e di non perdere
più nessuno.
Voglia di vivere
Quel soffio le congelò tutti i
muscoli del corpo, il suo cervello non riusciva più a
comandarlo.
Il sangue freddo però rimaneva.
Per lei ora vivere o morire non aveva
più nessun significato, tanto chi l'avrebbe ricordata?
Nessuno
ancora un'altra volta.
Hermione è più triste
sopravvivere o morire?
Fu un attimo.
Fu un battito di ciglia.
Fu il tempo di un battito d'ali.
E colui che presto le avrebbe portato
via l'anima e data in pasto al Diavolo apparì alle sue spalle.
Aveva un lungo mantello col cappuccio
nero come l'oblio, e gli occhi purpurei fissi sul collo della sua
prossima vittima.
Già assaporava il dolce sapore
del sangue sulle sue labbra, e poi giù per la gola ad
invadergli i sensi di tutto il corpo.
Hermione sentiva i suoi passi farsi
sempre più vicini...
All'improvviso tacquero.
Le mani di lui spostarono i capelli di
lei verso destra, sfiorandole la pelle con le dita.
Rabbrividì.
Erano gelide, quelle mani, quanto il
suo respiro.
Posò le mani sulle spalle della
ragazza.
C'era qualcosa che le impediva di
muoversi, il segreto arcano di scoprire cosa sarebbe successo di li
a poco. Ma lo sapeva.
Sapeva cosa facevano i Vampiri.
Non per niente era la miglior
studentessa di Hogwarts
Il vampiro portò la sua bocca a
contatto col collo della ragazza.
Sono
fredde anche le sue labbra. Pensò. E'
un Vampiro sono cadaveri che cammino, ovvio che siano freddi.
Fu un secondo.
E i denti del vampiro penetrarono la
tenera carne della ragazza.
Il suo urlo squarciò il sacro
silenzio della notte, facendo volare via i corvi.
Era strano pensare che la più
brillante strega di Hogwarts si facesse sconfiggere da un vampiro.
La questione ora era: voleva o no liberarsi?
Voleva continuare a vivere in quell'
inferno?
Voleva riuscire a sconfiggere un
vampiro senza bacchetta, o voleva soccombere come una povera sciocca
ignorante?
Signori miei volete la verità?
Lei non lo sapeva.
Il sangue veniva succhiato avidamente
dal suo collo, e dei rivoli di sangue finivano sulla camicia bianca
macchiandola del colore del sangue.
Sentiva la sua linfa vitale scorrerle
via dalle vene lentamente, i suoi occhi volevano chiudersi per non
riaprirsi mai più. E lei nel suo intimo più profondo
voleva assecondare la sua voglia di morire. Ma c'era qualcosa che non
glielo permetteva, qualcosa che era più in profondità
della voglia di farla finita per sempre.
Il suo orgoglio spezzato, la vendetta.
Ora che aveva perso tutto che fare
gente?
Una sola cosa ...
Morire?
No, troppo facile per Hermione Jane
Granger.
Quello era il momento di tirare fuori
una Hermione Jane Granger che nessuno aveva mai visto, ne sospettato
che esistesse, quello era il momento di riprendersi tutto dalla più
grande fino all'ultima briciola.
Lei non aveva ancora giocato, e quello
era il momento buono per iniziare a farlo.
Ora avrebbe potuto vivere, ma vivere da
morta.
Hermione aprì gli occhi di
scatto la voglia di vivere era tornata, anche se vivrà da non
morta non le interessa, ora le interessa solo diventare il peggiore
incubo dei suoi amici.
Con la poca forza che le era rimasta
prese la mano destra della creatura alle sue spalle, e senza pensarci
due volte morse quanto più forte potesse il polso del vampiro.
Iniziò a sua volta a saziarsi di
quel liquido purpureo, che è la preziosa linfa vitale
dell'uomo e della donna. Un rivolo di sangue fuoriuscì anche
dalla sua bocca finendo sulla sua guancia, per poi colare giù
per il collo e la gola, fino all'incavo dei seni.
Aveva venduto l'anima al diavolo per
avere la vendetta che meritava.
Quel liquido ora per lei sarebbe stato
il suo unico nutrimento da li all'eternità.
IL sangue le bruciava la gola e anche
le labbra, le sembrava di avere le fiamme dell'inferno in bocca.
Il buon senso le diceva che era ancora
in tempo per tornare in dietro, ma lei non esitò nemmeno un
momento, ormai aveva mandato tutto in un unico pacco al diavolo,
appena aveva morso il polso del vampiro.
I pezzi della sua anima finivano
nell'oblio assieme a ogni goccia di sangue che ingurgitava.
Sapeva che di li a poco sarebbe morta,
ma anche che poi sarebbe resuscitata.
La gola bruciava sempre di più,
il sangue le piaceva la dissetava, la rendeva viva le fece
comprendere che il sangue era un buon pasto, si sentiva pazza!
Si sentiva bruciare il viso, il corpo,
si sentiva come se fosse sul rogo dei dannati.
Quegli attimi furono catturati dalla
sua mente.
Lunghi attimi di pazzia e disperazione,
di voglia di vivere, e voglia di vendetta contro tutti.
In quegli attimi scambiò il suo
appiglio con la vita, con la voglia di vivere.
Si lo sprecò, ma ormai non le
restava più nulla da giocare, quella era l'ultima carta e
l'avrebbe giocata fino in fondo.
Hermione chiuse gli occhi e morì.
Il vampiro si era saziato ma aveva
creato un'altra creatura come se stessa quella notte, un errore
imperdonabile per uno del suo rango.
Fine primo capitolo
Mi fermo qui. Voglio sapere da voi
se vale la pena di continuarla e se in qualche modo abbia stuzzicato,
almeno un po', la vostra curiosità.
Baci. <3
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