Beta-reader: Pucchyko_Girl (<3)
Anschluss
Ricordava che
era il 1938: Germania lo aveva annesso ai suoi
territori. Si erano uniti, erano diventati un tutt’uno.
Ricordava il grande corpo sudato e il fiato sul collo.
Gli sembrava ancora di sentire la pelle strusciare contro la sua.
Ricordava i gemiti di piacere resi deboli dalle labbra
serrate e martoriate dai denti.
Ricordava perfino d’essere stato lui stesso favorevole a
ciò: dopotutto era una Nazione e doveva arricchirsi, ne
aveva bisogno o non
avrebbe potuto affrontare la guerra*.
E mentre
ricordava, suonava.
Austria amava suonare.
Le note parlavano di
espansione, di potere, di complicità.
Toccava con le dita lunghe e sottili i tasti bianchi del
pianoforte e dava vita e forma a splendide melodie – le dita
plasmavano il
suono.
C’era un Do grave che riecheggiava nella stanza, faceva
rabbrividire.
C’era un La acuto che più volte un polpastrello
andava a
premere.
C’erano lui e la musica.
E anche Germania che lo ascoltava in silenzio, facendo
attenzione al susseguirsi delle note.
“La tua rabbia è
Chopin?” gli chiese una volta.
Roderich si esprimeva con il suo pianoforte e le
composizioni.
Ci metteva amore, impegno e parte di sé – compreso
l’intero
pomeriggio.
Ludwig non lo sopportava quando, come una mogliettina, lo
rimproverava urlando per tutta casa.
Ma quando suonava, Austria, era una delle persone più
piacevoli.
L’indice sfiorò l’ultimo tasto nero, poi
affondò in quello
bianco – un singulto pose fine all’atto
d’amore.
Non c’era tasto che non fosse vergine, ora. Non
c’era suo
dito che non lo fosse.
«Mi è piaciuta questa.»
commentò Germania, che era stato ad
ascoltarlo tutto il tempo.
«E’ per te. Così, magari, capisci che
non devi più lasciare
le mutande in giro, bucate o meno.»
Un suono gutturale da parte di Ludwig e ancora la voce di
Austria:
«Te lo dedico.» si aggiustò gli
occhiali, fece un respiro
profondo.
« Mh?»
«Era un pezzo di Ludwig
Van Beethoven.»
«Ah.»
Germania non seppe che dire. Si stupì leggermente, non lo
capì affatto – le guance si colorarono appena.
E la musica ripartì, come a cercare una via di fuga da quel
momento di silenzio inaspettato, come a cercare di spiegare: gli
invidiava il nome
da musicista. Anzi, gli invidiava l’avere anche solo un nome
proprio.
Lui non era più Austria, né Roderich.
«Ostmark*.» lo
chiamò Germania e lui fu costretto a voltarsi, ma senza
smettere di suonare.
Aveva perso il nome, ma non la sua musica.
Le note erano la
dignità di non aver perso la libertà di
esprimersi.
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Note dell’autore: Il
titolo “Anschluss”
è il termine tedesco (letteralmente
connessione, collegamento,
inclusione) che fa riferimento
all'annessione dell'Austria
alla Germania,
avvenuta il 12
marzo
del 1938.
* Ricordava perfino
che lui stesso era stato favorevole… affrontare la guerra: In Austria
il sentimento popolare era nettamente orientato verso l'unione della
Nazione
tedesca, così come sembravano indicare ragioni di ordine
economico.
*Ostmark: l'Austria
ufficialmente
non esisteva più, prese il nome di Ostmark. Ostmark
era il nome comunemente usato
in tedesco per indicare l'Austria
dopo l'Anschluss
del 1938
ad opera di Hitler.
Al tempo, infatti, il nome Österreich
(appunto
Austria) era considerato come un tabù perché non
si poteva mettere in
discussione l'autorità nazista sul territorio fino ad allora
austriaco.
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