PREMESSA
A Koorime, che
ogni tanto compie gli anni e mi costringe a fare gli straordinari. Ma ne vale
la pena, anzi vale ogni-fottuto-Berry-del-One-Piece.
Buon compleanno, razza
di sadico pervertito del cazzo.
Would
you choose water over wine....
Hold
the wheel and drive?
Ha un cappello
intollerabile. È la primissima cosa che aveva notato di lui. Il cappello. Una
di quelle cose che ti fottono il cervello, che catturano tutta la tua
attenzione, e mentre lui ti parla con quel suo tono mellifluo e monocorde, tu
stai lì a chiederti dove diavolo avrà scovato un cappello del genere, tutto
fatto di pelliccia e – Santo Roger – a macchie come il pelo di una mucca
che può essere uscita soltanto da un viaggio mentale. E poi ha il coraggio di
lamentarsi dei suoi indumenti intimi, eh? Almeno lui quelli li tiene nascosti.
Comunque, Trafalgar
Law riserva anche degli aspetti pregevoli, un po’ come quelle vecchie monete
che si fanno apprezzare più per le sbeccature che per l’oro.
Per esempio, le
occhiaie.
Uno normalmente
pensa che le occhiaie siano un difetto da far sparire, da nascondere in qualche
modo. Che cazzo, non sono belle da vedere, le occhiaie, ti fanno sembrare
malaticcio anche quando non lo sei, ti danno l’aspetto di uno che non andrà mai
molto lontano nella vita. E le sue non lo sono, infatti, non sono per niente
belle, però quando lui ti guarda dritto negli occhi, si caccia dentro al tuo
sguardo, ti dà la precisa sensazione di essersele procurate stando sveglio per
tutta la vita a fissare te.
Ti lascia senza
scampo.
Oh, non c’è niente
di romantico, in tutto questo, sia chiaro. Se ti ha fissato per tutto il tempo,
è stato solo perché voleva darti la caccia, nient’altro. Voleva arrivare lì,
dove si trova al momento, davanti a te, per poterti tagliare a metà e portarsi
a casa il tuo busto squartato e gocciolante di sangue e di schifo. Ma a
pensarci bene, forse a lui nemmeno piace il sangue, visto come si preoccupa di
non farne scorrere, quando combatte. Preferisce i delitti perfetti, asettici, da
bravo chirurgo.
Kidd ha capito una
cosa, lungo la strada che lo aveva condotto fino a lì; una cosa importante,
secondo lui: che la taglia è proporzionale ai casini che pianti su, non al tuo
valore assoluto. Perciò, si guardava bene dal sottovalutare Trafalgar Law,
nonostante non fosse il secondo, e nemmeno il terzo in classifica. Aveva
sentito un sacco parlare di lui prima di trovarselo di fronte, ma sempre in
termini quasi leggendari, di sentito dire, e l’idea che si era fatto a quel
tempo era che, a prescindere da quel che avesse o non avesse combinato, lui era
semplicemente diverso da tutti gli altri. La sua filosofia di vita, il suo modo
di concepire la pirateria sono sregolati, mancano di una definizione precisa.
Tanto per
cominciare, non ha alcuna moralità.
Che non è da poco,
visto che uno come Drake lo tieni per le palle, con la questione dell’onore. A
Law invece non fotte un bel niente delle più elementari regole della decenza.
Magari fa finta, sì, magari ti fa il muso incazzato per farti credere di avere
un amor proprio: ma vuole soltanto divertirsi un po’, tutto qui. Venderebbe sua
madre senza la minima esitazione, per poter continuare a giocare al gioco che
ha deciso di fare. Si diverte proprio da matti, ma da matti.
E a ben vedere, è
matto. Completamente.
Una cosa Kidd
gliela riconosce, sì: vuole un bene dell’anima ai suoi uomini, anzi
probabilmente la sua ciurma è l’unica forma di consesso umano di cui gli
importi qualcosa. Questo fa di lui un buon capitano, se non altro. Un pazzo a
piede libero, ma un buon capitano, degno del suo rispetto.
E tutto ciò,
guardando solo i suoi occhi? Bah.
È perché il resto
della sua faccia non ha niente che valga la pena di essere notato. A parte il
sorriso sghembo, che non sembra mai sincero, probabilmente perché non lo è. Se
ride di cuore, lo fa per cose di cui nessun altra persona al mondo riderebbe
mai.
Ah già, c’è il
pizzetto. Kidd ha un grosso problema con il pizzetto di Law: lo trova
mortalmente sessuale, ma non lo ammetterebbe mai, nemmeno sotto tortura.
Perciò sorvoliamo su questo punto, che è molto meglio, altrimenti ecco che
partono le fantasie di morderlo, tirarlo, affondarci il naso mentre passa con
la lingua sulla gola e sul pomo d’Adamo.
… Merda.
E va bene, basta
così, la faccia di Trafalgar Law si esaurisce qui, tanto. Ci sarebbero anche le
basette, ma per quelle si riveda il problema del mento, e in generale, che
diavolo ha quell’idiota nel cervello, portare i capelli così corti, a misura
perfetta per passarci le dita, e poi nasconderli sotto alla pelliccia di vacca?
I'm
beginning to find I
should
be the one behind the wheel.
Comunque, qualsiasi
cosa Law faccia, gli dà sempre l’impressione di averla già fatta almeno un
milione di volte. Lui è capace di infondere uno strano automatismo in ogni sua
azione, quel genere di atteggiamento che fa venire in mente la leva militare,
dove ti mettono in testa che ad ogni azione corrisponde una precisa
conseguenza, che se fai questo otterrai quest’altro; poi scendi in prima linea
e capisci che sono tutte stronzate, perché le cose non vanno mai come le
pianifichi, mai. Ma lui sembra una spensierata eccezione alla regola. Come
quella volta che era andato a prendersi Jean Bart, presente? Così, come niente
fosse, come se si trattasse di ritirare un pacco. Niente di più ovvio, niente
di più semplice.
D’altronde, ci sarà
pure una ragione se il suo tono di voce è sempre quello, che stia
chiacchierando del più e del meno o che stia sfidando a duello un Pacifista a
caso. La sua voce è un velluto che esce dalla sua gola ed entra direttamente
nella tua. Te la bevi, come un latte denso, una crema che ti rimane spalmata
appena oltre la lingua, e continua a ricordarti il suo sapore a lungo.
Bastardo.
Sa comunicare con
tutto il suo corpo, per questo non ha mai bisogno di alzare la voce. Sulle dita
della mano sinistra si è tatuato le lettere D E T H, che detta così fa ridere,
ma ti passa la voglia di farlo una volta che te lo trovi davanti. Ecco, è anche
questo che sorprende di lui: vederlo in faccia e sapere con certezza che quello
sa come si fa ad ammazzare la gente è un tutt’uno, un unico, gelido brivido.
Esaltante.
Non è esatto dire
che Kidd lo invidi, per questo aspetto del suo carattere. Lui sta bene a
strillare quando gli va di strillare, a fare le cose in grande, ad arrabbiarsi,
a fare molto, molto rumore. Però, c’è da dire che Law era un’acqua cheta
del cazzo. Si ritorna al punto di prima, insomma, alla taglia che è più un
conto spese per i danni che altro.
Ah sì, i tatuaggi.
I tatuaggi sono parte integrante della sua comunicazione, lo si capisce dopo un
po’ che lo si osserva. I suoi tatuaggi sono una specie di formula magica
inscritta nella sua pelle, qualcosa di ancora più primitivo del sangue che gli
gorgoglia nelle vene. Lo proteggono dal pericolo costante di essere normale,
sono i geroglifici della sua anima, le sue stesse risate che si incarnano.
Oh sì, tutto di lui
ride, potete starne certi. I suoi tatuaggi ridono, i suoi orecchini ridono, la
sua spada ride, il suo pomo d’Adamo ride. Perché Law è stupefacente. Vede
qualcosa di morbosamente bello in ciò che Kidd trova rivoltante, anzi si bea
quasi di far parte di un mondo corrotto e marcio. E, a dargli retta, riesce a
convincerti che anche le situazioni peggiori hanno sempre qualcosa di
costruttivo. O, se non altro, sono divertenti, e divertirsi è il motivo
migliore per cominciare a giocare, e l’unico per continuare la partita. Ne dice
di ogni colore, sui pirati con il muso lungo, che secondo lui dovrebbero
imparare dal vecchio Roger, che è morto con il sorriso sulle labbra, facendosi
baciare il culo da tutti quanti.
Ma il bastardo non
ha nessuna intenzione di crepare, con o senza sorriso. È perfettamente padrone
del suo tempo, quanto lo è dello spazio della sua Room, si muove con una
sicurezza che dev’essere alla base del suo atteggiamento dinoccolato che lo fa
sembrare a prima vista il primo povero stronzo che passa di lì. E invece, porco
cazzo, entrare nella sua Room è come entrare in un fottuto circo dove –
indovina un po’ – il leone è fuori dalla gabbia, e tiene la frusta fra le
fauci. Beh, il suo modo di combattere parla di lui abbastanza da non aver
bisogno di presentazioni. Chiamarlo “Chirurgo della morte” è fin troppo banale.
Solo perché fa a pezzi la gente? Oh, per favore, sa fare molto, molto di
peggio. Fa paura dirlo, ma non fa pensare ad una specie di dio? Un dio in
miniatura di un mondo in miniatura, un dio che quando meno te lo aspetti ti
prende e ti rivolta come più preferisce. Non si riesce a capire quale sia il
limite del suo potere, là dentro: se corrisponde ad un qualche limite morale,
allora beh, siamo tutti fottuti. Come, del resto, siamo tutti fottuti anche
nella grande Room che è il mondo, con il suo bravo burattinaio che tagliuzza,
sposta, rovescia, stravolge. Trafalgar Law questo l’ha capito, e si limita a
metterlo in scena ogni volta che combatte, ecco tutto.
Gli aveva offerto
il suo dito medio in segno di amicizia, quel grandissimo figlio di puttana.
Dio, se ci ripensa gli viene ancora di tutto. Lo aveva gentilmente invitato ad
infilarsi il suo lungo dito tatuato nel culo, e a divertircisi. Senza averlo
mai visto, senza sapere come fosse fatto, come avrebbe potuto reagire, l’aveva
fatto e basta, soltanto, probabilmente, perché si era sentito il suo sguardo
addosso. Dieci minuti dopo, come niente fosse, avevano combattuto fianco a
fianco, ed era andato tutto liscio come l’olio, peggio che conoscersi da una
vita; ma è così che funziona fra i fuorilegge, quelli che hanno un minimo di
cervello, almeno.
… Beh, cazzo, forse
non è proprio così. Essere due fuorilegge braccati dai Marines è una situazione
che ti dà una bella mano a dimenticare le divergenze e i medi alzati,
d’accordo, ma passare da questo a provare la sensazione che soltanto
combattendo con lui hai qualche chance di uscire vivo da quel grosso
macello non è immediato.
Ci era mancato poco
che partissero i Kiss a suonare “Forever” – sempre siano lodati – per chiudere
a dovere il quadro di loro due che si maciullavano i pugni in allegria contro
il corpo di acciaio del Pacifista.
Che, Professor
Vegapunk, poi… Pacifista di che cosa? Cioè, che cosa di preciso dovrebbero
pacificare, questi tritacarne colossali?
Di sicuro, non
Trafalgar Law.
E non
lui.
Whatever
tomorrow brings I'll be there
with
open arms and open eyes.
Trafalgar Law è, in
fin dei conti, il gemello cattivo che gli sorride con finta innocenza dalla
parte storta dello specchio.
Perché non dovrebbe
piacergli?
ANGOLINO!
Allora.
La prossima parte sarà speculare a questa, e non fatevi illusioni, perché assieme
a Room e a Kiss fa tutto brodo per ciò che verrà. Anzi, mi azzardo ad
anticipare che con queste tre fic ho già messo in tavola le carte che intendo
giocarmi. Ah, vi anticipo. Il titolo sarà tremendo. Koorime lo sa
e sta cercando in ogni modo di farmi cambiare idea.
Informazione
di servizio per tutti quelli che seguono “Novela”.
Siccome avevo urgenza di pubblicare questa storia qui, dato che è per una
ricorrenza, ho preferito posticipare di uno o due giorni la pubblicazione
dell’ultimo capitolo, quindi niente paura, che domani arriverà.
*EDIT*
scusate, ho dimenticato i credits per il testo della canzone citata! È “Drive”
degli Incubus.