Emily Queen
1.La ragazza
dietro la maschera.
Il mondo esterno tende a
farci
indossare delle maschere. Ad ogni età, dal bambino che non
vuole
essere scoperto per aver fatto una marachella, all'adulto che di
marachelle ne combina anche troppe e ben più gravi di un
vasetto
rotto.
Ma ci sono anche maschere
che dobbiamo
portare per costrizione. Questo è il mio caso.
Mi chiamo Emily Queen, sono
una tipica
ragazza inglese come ce ne sono tante disperse per il mondo.
Sono nata a Kinross, un
piccolo paesino
vicino a Perth. Mio padre e mia madre, entrambi medici, avevano
deciso di lasciare i grandi ospedali della città per
crescere me e
le mie due sorelle minori, Jade e Felicity, in quel paesino, aprendo
uno studio tutto loro.
Quel paesino è
stato la culla della
mia giovinezza, dei miei sogni di bambina di diventare inizialmente
una principessa, come tutte le bambine che si rispettino, e in
seguito una scrittrice.
Ma oltre ai miei sogni,
quel paesino
piccolo che per molti rappresenta solo un puntino sul mappamondo, ha
anche visto nascere quello che per me rappresenta il motivo della mia
diversità, il mio segreto, la mia maschera.
Non so spiegare come sia
potuto
accadere, so solo che una mattina, una Emily adolescente si
è alzata
dal letto, una nuova me.
Notai piccoli cambiamenti,
come ad
esempio un brusio costante e martellante in testa. Inizialmente diedi
la colpa alla “leggera” (nemmeno tanto a dir la
verità) sbronza
della sera precedente alla festa di compleanno di Joulse, la mia
migliore amica.
Ma con il passare delle ore
il brusio
invece di diminuire aumentò fino a diventare non
più suoni
accozzati ma parole vere e proprie.
La sconvolgente rivelazione
di quanto
mi stesse accadendo la ebbi sul bus quella stessa mattina.
Come ogni mattina Joulse mi
aveva
riservato il posto e come ogni mattina pensavo di trovarla sbuffante
e annoiata. Non potevo sbagliarmi di più.
Non appena salii restai
abbagliata dal
suo sorriso smagliante e mi sedetti dubbiosa accanto a lei.
Mia cara non ti
dirò mai cosa ho
combinato ieri sera!!!
-
Scusa?
Non ho detto nulla!-
-
Ma
si, hai detto che non avresti mai detto cosa hai combinato ieri sera!-
Ribattei prontamente io.
-
Davvero?
Credevo di averlo solo pensato! Si vede che sto ancora dormendo!-
Sto proprio
ammattendo, adesso do
voce anche ai miei pensieri... per fortuna che Emi non ha insistito
sulla storia di ieri sera.
Ok...
con calma. La
frase che avevo appena sentito... l'avevo sentita! Ma Joulse...non
aveva aperto bocca. I casi erano due.
O stavo
impazzendo
del tutto o c'era qualcosa di strano. Joulse aveva ripreso a parlare,
o pensare, o parlare... non capivo più nulla! Cercai di
chiudere gli
occhi e di sgombrare la mente ma i brusii della mattina ormai erano
diventati un vociare continuo e martellante che mi stava trapanando
il cervello.
Non ce
la facevo
più, il mal di testa ormai era micidiale, suoni, rumori,
parole,
risate si affollavano prepotenti nella mia mente.
Poi ad
un tratto il
buio.
Mi
risvegliai nel
mio letto parecchie ore dopo a giudicare dalla luce fioca del
pomeriggio che penetrava dalle persiane della finestra.
Cercai
a tentoni
gli occhiali sul comodino ma invano. Il mal di testa di qualche ora
prima fortunatamente si era molto attenuato e questo mi permise di
ragionare lucidamente su quanto accaduto.
Mi
sdraiai
nuovamente ripensando a Joulse e alle sue parole. Sapevo di non
essere pazza e quindi la spiegazione, per quanto assurda potesse
sembrare, era che avevo sentito quello che la mia migliore amica
aveva pensato.
Assurdo
lo so...
Quella
sera a
tavola presi piena coscienza di quello che stava succedendo. Mio
padre stava pensando al torneo di poker che doveva giocare la serata
seguente... mia madre pensava alla pila della roba da stirare che
aveva programmato per la serata... Risi percependo l'ansia di Jade
che aveva preso una nota a scuola e non sapeva come tirare fuori il
discorso e rimasi intenerita dai pensieri di Filly, che all'epoca
aveva solo 5 anni, che trattavano di giocattoli e di cartoni animati.
Quella
sera,
nonostante la giornata per niente leggera, andai a letto contenta e
rasserenata.
Il
mattino seguente
salii sul bus con un sorriso furbesco, decisa com'ero a sfruttare
quello che avevo appena scoperto per cercare di tirare su un po' i
miei voti.
Quel
giorno
l'interrogazione di storia andò benissimo e tornai a casa
con ancora
nell'orecchio i complimenti dell'insegnante, ignara di avermi
suggerito lei stessa le risposte.
Seguirono
mesi nel
complesso sereni, non raccontai a nessuno del mio dono, nemmeno ai
miei genitori, sempre più stupiti del mio miglioramento a
scuola ma
anche di alcuni miei comportamenti come la mia improvvisa rottura con
Kate, la mia seconda migliore amica.
Ebbi
modo di
appurare, grazie alla mia capacità, che la mia cosiddetta
amica
raccontava tutto quello che mi riguardava ad un'altra ragazza, che io
personalmente ho sempre odiato.
Inoltre
scoprii che
era stata lei l'anno precedente a rubare un mio regalo al compleanno,
un braccialetto d'oro bianco che mi avevano regalato i nonni materni
La
odiai, mi sentii
ingannata e derisa, l'avevo sempre considerata una delle mie migliori
amiche.
Credevo
che quella
fosse stata la cosa peggiore che mi potesse capitare, scoprire il
tradimento tramite i suoi pensieri più segreti. Capii che il
mio
dono rappresentava anche una maledizione, ma ancora non era
successo il peggio.
Una
sera come
tante. Una cena come tante.
Dopo le
giornate
circondata da falsità e giudizi la mia famiglia
rappresentava con la
sua tranquillità la mia ancora, la mia spugna per cancellare
il nero
delle mie giornate.
E
così quella sera
stavo mangiando il mio polpettone con purè ascoltando
metà le
conversazioni attive e per metà quelle che io chiamavo
passive,
ovvero i pensieri della mia bellissima famiglia.
Domani devo andare
a prendere le
orchidee per lo studio, o forse è meglio un ficus? No dai le
orchidee, così Emily è contenta.
Sorrisi
leggermente
alle parole di mia madre, felice che si ricordasse che le orchidee
erano, e sono, il mio fiore preferito.
Chissà
se Jhon mi sta pensando?
Magari dopo lo chiamo, anzi no... ma forse si... Uhm...
Jhon???
Da quando
la mia sorellina Jade ha smesso di essere “ina” e
ha cominciato a
pensare ai ragazzi?
Stavo
pensando ad
un discorsetto da fare alla mia ex-sorellina quando una pensiero mi
bloccò.
Una
frase di mio
papà. Una frase che mi fece gelare il sangue nelle vene.
Come faccio a dir
loro che sto per
morire?
Zebrotta's
Corner
Salve!
Sono abbastanza nuova come “produttrice” ma ho
tante idee e spero
di riuscire a metterle giù in una maniera abbastanza decente.
Questa
storia nasce come un gioco di scrittura creativa su forum Inchiostro
Creativo http://inchiostrocreativo.forumcommunity.net/
e ogni settimana
danno una parola chiave che deve essere d'ispirazione per il nuovo
“capitoletto”. Arrivati a 15 parole il racconto si
deve
concludere quindi penso che questa storia avrà altrettanti
capitoli
minimi, poi se vedo che la storia piace e le idee non scarseggiano
allora la continuerò.
Che
altro dire...
Sarei
molto contenta se mi lasciaste un commentino, una recensioncina,
anche negativa purchè costruttiva.
Grazie
a tutti e alla prossima settimana ^_^
P.S.:Questo capitolo può sembrare molto riassuntivo in alcune parti, volevo far sapere che è una cosa voluta perchè la storia vera e propria comincia dal capitolo successivo mentre questo serviva per presentare il personaggio.
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