Chap 1
portami
dove si vola;
-quando meno te l'aspetti-
- Edith, tesoro, sei pronta? -
Meglio non rispondere,
lascio suspance.
- Meredith! -
E gli rispondo che
sono ancora a contemplare l'armadio?
- Meredith Christine
Gibson, mi vuoi rispondere? -
Nome completo vuol
dire una sola
cosa: guai. Due istanti dopo sento il suo passo pesante per le scale e
poco dopo bussare alla porta.
- Edith, siamo in un
ritardo pazzesco. Sei pronta? -
Adesso gli devo
rispondere.
- No, papà.
Non so cosa mettere e poi non ho ancora capito perché devo
venirci per forza -
Ti prego, dimmi che
posso restare a casa.
- Non posso volere mia
figlia vicino? Devi venire e basta. Ti dò altri dieci minuti
al massimo -
Simpatico, davvero.
Come faccio a
essere pronta in dieci minuti? Odio queste serate di gala, le ho sempre
odiate. Preferivo le mie feste.
Ma mai una volta che papà mi
esoneri da questa tortura. Fra me e i miei fratelli sono l'unica
rimasta a vivere qui con lui dopo il divorzio con mamma.
E sono i
momenti come questi che mi fanno rimpiangere di non avere qualcun'altro
di sesso femminile a casa.
Ma come potevo lasciare il mio mondo?
Capisco che papà non si è comportato
assolutamente bene
tradendo mamma con Oksana.
Ci sono stata male, ci sto tutt'ora male
perché ho visto mia madre soffrire davvero. Ma non potevo
fare
altrimenti. Mamma non è stata propriamente contenta quando
ho
deciso, ma in quanto maggiorenne potevo. E tanto è stato.
Per
non parlare di quando, poco tempo fa, Oksana ha partorito una nuova
Gibson, Lucia Anne.
Prendo il vestito che mi ha mandato mamma da Parigi
la settimana scorsa.. quello bordeaux alla Marilyn Monroe. Spalle
scoperte, abbastanza corto, mi regge bene il seno.. Sì,
direi
che è okay. E poi è Gucci.. Quindi è
okay sicuro.
Lo infilo velocemente mentre passo alla pagina successiva: trucco.
Qualcosa di leggero dato il ritardo, e nel frattempo penso alle scarpe.
Meglio andare sul classico, nere e un fiocco dietro, le mie preferite.
Il tacco non è eccessivo perché altrimenti
rischio
davvero di farmi riportare a casa in barella da papà.
I capelli
li avevo fortunatamente fatti oggi pomeriggio, lisci come al solito.
Scendo velocemente al piano di sotto, stranamente in orario.
- Papà sono
prontaaa! - urlo
andandogli incontro. Lo trovo davanti al camino a osservare due degli
oggetti a cui più tiene al mondo.
- Papà,
finirai per consumarle quelle statuette a forza di fissarle - lo
pizzico dandogli un bacio sulla guancia.
- Non sai che
traguardo arrivare a vincere un Oscar, Edith - mi dice con gli occhi
che brillano.
- E non saranno gli
ultimi, lo so. Ora però dobbiamo andare - gli bisbiglio
all'orecchio.
Papà mi
sorride e mi mette una mano dietro la schiena per accompagnarmi verso
la porta.
- Mel e Meredith
Gibson - dico alla
signorina all'entrata della Sala. Papà si è perso
non so
dove dopo essere scesi dalla macchina e mi ha lasciata come al solito
da sola. Odio trovarmi in questa situazione. Vorrei che l'idiota di mio
padre lo capisse una volta. Ad un tratto sento la sua voce alle mie
spalle.
- Dove cazzo er- ma mi
blocco.
- E lei è
mia figlia, Meredith -
Questo non
è Johnny Depp, vero?
- Piacere - sussurro.
- Incantato - dice
baciandomi la
mano e sorridendo. So che dovrei essere abituata a conoscere gente del
genere. Ma Johnny Depp mi farebbe effetto anche se fosse un barbone,
quindi non conta.
- La stai crescendo
bene, Mel - dice poi a mio padre.
- Non è
merito mio. E' bellissima di suo -
- Gli occhi sono i
tuoi - risponde
Johnny guardandomi. Non sorridere di nuovo o non rispondo di me. Oggi
indossa degli occhiali pazzeschi che credo possano star bene solo a
lui. Rispondo al suo sorriso e entriamo nella sala, naturalmente
pienissima. Perdo papà poco dopo, come sempre e mi dirigo
verso
il buffet cercando di ignorare chiunque. Non sono mai stata il tipo per
questo mondo pieno di lustrini e champagne ma ci sono nata e
continuerò ad appartenere a questa gente. Essere la figlia
di
Mel Gibson ha i suoi pro e i suoi contro, come ogni vita. Prendo un
flute e lo sorseggio con calma mentre, mettendomi in un angolo, mi
guardo attorno. Se solo ci fosse...
- Edith! -
- Ashley, almeno tu! -
le dico e la abbraccio.
- Vieni di
là, che ti presento agli altri - mi risponde e mi trascina
via.
Mai e poi mai
affidarsi a Ashley
Greene. L'ho conosciuta un paio di mesi fa ed è davvero un
tornado di simpatia e dolcezza. Ma è un tornado e, come ogni
tornado che se rispetti, non sta ferma un attimo.
- Ragazzi, lei
è Meredith! -
urla rivolta ad un gruppo di persone sedute su delle
poltroncine
in pelle. Si girano in contemporanea e vorrei davvero sprofondare. Ed
Westwick è il primo ad alzarsi e a stringermi la mano.
- Piacere - sorrido e
ricambio la stretta.
- Vieni siediti - mi
dice indicandomi un posto e saluto Chace che avevo già
conosciuto.
Via via si presentano
tutti gli
altri. Jessica Sohzr, Blake Lively, Penn Badgley, Leighton Meester..
Sembra di essere in una puntata di GG.
- Quindi sei la figlia
di Mel
Gibson, no? - chiede Penn. Odio essere definita così. Non
posso
essere semplicemente Meredith?
- Sì -
rispondo in un sussurro.
- E sta lavorando ad
un nuovo film,
no? Ho sentito che aveva bisogno di un ragazzo sulla trentina o poco
più e, mi stavo chiedendo.. - so già dove vuole
andare a
parare e lo interrompo.
- Mi dispiace ma non
mi intrometto
nella vita lavorativa di mio padre - dico secca. Mi spiace di essere
sembrata scortese ma sono stufa di essere trattata così. Il
braccio per arrivare a mio padre. Per giunta, ora che sono l'unica tra
i miei fratelli a stare con lui, sono rimasta l'unico appiglio per
arrivare a lui.
- Scusa, io.. -
- Non ti preoccupare -
rispondo sorridendogli.
- Ash, vado a prendere
qualcosa da
mangiare - sussurro all'orecchio di Ashley che mi fa cenno di
sì
con la testa per poi tornare a parlare con Chace e Jessica. Guardo
l'orologio e sbuffo, non vedo l'ora di tornare a casa. Noto ad un lato
del tavolo l'ultimo vassoio di profiterole alla crema. Vado dritta in
quella direzione senza neanche guardarmi attorno, non capirò
mai
perché quando organizzano queste cene ci sia sempre
così
poco da mangiare di normale. Arrivo davanti all'adorato vassoio ma
un'altra mano si fionda sul profiterole prima di me. Alzo gli occhi per
vedere il proprietario della mano e trovo un ragazzo sulla trentina con
i capelli scuri, lisci e gli occhi .. fantastici, scuri. L'ho
già visto da qualche parte, me lo sento. Forse a qualcuna di
queste feste. Lo smoking farebbe pensare ad un cameriere ma ne dubito,
è sicuramente un ospite.
- Scusa, io.. non ti
avevo visto - mi dice dopo aver ingoiato il mio adorato profiterole.
- Oh, non ti
preoccupare - riesco e
dire e faccio per andare via ma lui mi ferma sfiorandomi il braccio. Un
brivido mi attraversa la schiena.
- Non mi sono
presentato, sono Ben - mi dice sfoggiando uno dei più bei
sorrisi che abbia mai visto e tendendomi la mano.
- Meredith - rispondo
stringendogliela. Ha una stretta bella forte.
- Ti devo un
profiterole, Meredith.
Ora devo andare - mi dice - mi ha fatto piacere conoscerti - e mi
saluta con un cenno della mano andando via. Dovrei conoscerlo.. ripeto
di averlo già visto da qualche parte. Mi giro e torno da Ash
con
le mani in mano.
- Attaccato bottone,
eh? - mi dice appena arrivo.
- Come, scusa? -
- Con Ben - mi
risponde.
- Ah, quel ragazzo.
Sì .. mi ha rubato l'ultimo profiterole - dico sbuffando.
- E' bello, non puoi
prendertela
più di tanto - mi risponde facendomi l'occhiolino. A essere
bello, è bello. Mi giro e lo trovo a fissarmi mentre parla
con
un uomo. Gli sorrido e ne ricevo un altro in risposta. Ash ha ragione:
è davvero bello. Ben.. possibile che non riesco a
ricollegarlo a
nessuno? Eppure sembra tanto una faccia conosciuta. Due ore dopo sono
da mio padre ad implorarlo di andare via. Domani devo anche studiare,
tra l'altro.
Quando suona la sveglia sono sinceramente tentata dallo scaraventarla a
terra ma mi trattengo.
Devo studiare, devo studiare, devo studiare, mi
ripeto mentre mi stropiccio gli occhi.
Io e la voglia di studiare
abbiamo litigato da piccole, mi è sempre stata antipatica.
Mi
trascino in cucina per la mia flebo mattutina di caffè e mi
accorgo che papà non è ancora sveglio,
avrà
sicuramente passato tutta la notte al computer.
Preparo il caffè
per entrambi e il suo lo metto su un vassoio. Senza fare rumore entro
in camera sua e lo trovo a dormire, come sospettavo.
Appoggio il
vassoio sul comodino e lo vedo aprire gli occhi.
- Giorno - bisbiglia.
- Buongiorno - gli rispondo sedendomi sul letto - passato la notte al
computer? - chiedo e lui annuisce.
- Non troverò mai l'attore che voglio - mi dice sedendosi
accanto a me.
- Lo troverai e sarà perfetto - dico cercando di tirarlo su
di morale.
- Il problema sai qual è? E' che neanche io so bene cosa
voglio
.. E non posso incaricare nessuno. Devo trovarlo io - mi alzo e gli
dò un bacio sulla guancia.
- Ce la farai. Sei o non sei Mel Gibson? Le statuette sotto devono
continuare a essere fiere del proprietario - gli dico sorridendo.
- Sei la mia migliore iniezione di autostima, Edith - mi
abbraccia e lo stringo ancora di più. Paradossalmente aveva
sette figli e ora gli sono rimasta solo io.
- Devo andare a studiare - dico alzandomi e uscendo dalla stanza.
- A pranzo non ci sono! - mi urla mentre vado via. Allora esco anche
io: studio in biblioteca, mangio in qualche ristorante e pizzeria e poi
dinuovo a casa. Sì, mi piace.
Chiuso l'ultimo libro non so proprio dove andare a pranzare. Se avessi
qualcuno con cui uscire non avrei di questi problemi, lo so. Ma non
sono stata io a cacciare tutti dalla mia vita. Ho tagliato fuori chi
stava con me per interesse, quelli per cui non ero Edith, ma Meredith
Gibson. La figlia di quel Mel. Rimetto i libri sugli scaffali, mi
rivesto ed esco. In fin dei conti mi basta una pizza , non ho voglia
d'altro. Entro nella prima pizzeria e inizio a dare un'occhiata. Uh,
c'è solo una margherita, magnifico.
- Mi dà quella margherita? - Nah, la voce non è
la mia. Mi volto e trovo Lui, ancora Lui. Ben-Profiterole.
- Ma allora è un vizio! - gli dico.
- Edith - mi saluta - Non dirmi che volevi proprio quel pezzo -
Non gli rispondo ma il mio sorriso è alquanto eloquente.
- Allora mi dia anche quella bianca laggiù - dice rivolto al
pizzaiolo - te lo devo - aggiunge girandosi verso di me. Non faccio in
tempo a protestare che ha preso le due pizze e sta andando verso un
tavolo all'interno. Cavolo, mi ha fatta incazzare, è vero..
ma
è bello da togliere il fiato. Mi avvicino a lui che fa cenno
di
sedermi.
- Come mai da questa parti? - mi chiede mentre gira il vassoio per
darmi la pizza.
- Sono stata in biblioteca - rispondo sorridendo - Tu? -
- Adoro la pizza, soprattutto come la fanno qui - dice addentandola.
Possibile che non mi ricordo dove l'ho già visto? Forse
qualche
film, perchè se l'avessi già visto dal vivo mi
ricorderei
sicuramente di una bellezza del genere.
- Ho qualcosa sulla faccia? - Figura di merda.
- Nono, è che sento di averti già visto - ammetto
e lui ride.
- Forse ti hanno obbligata a vedere qualche mio film -
Film. Allora qualcosa ho indovinato.
- Ma non è importante che tu lo.. -
- Caspian! - dico in un lampo di genio - Cioè Barnes, Ben
Barnes. Okay, ho fatto una figura di merda, scusa - dico vedendolo
ridere.
- Non ti preoccupare, è normale. Sono abituato a chi mi
chiama Caspian -
- No, Ben. Per me questo è inconcepibile. Ho detto "Caspian"
perchè ho capito dove ti avevo già visto. Io
non.. Io
odio le persone che etichettano gli altri in base a quanto sono famosi.
Odio quel tipo di persone e sicuramente non sono una di loro - dico
abbassando gli occhi. Non voglio che mi bolli come qualcuna che non
sono quando neanche mi conosce.
- Non l'ho mai pensato - mi dice e alza gli occhi su di me - Sei venuta
a pranzare con me quando ero semplicemente Ben che ti aveva rubato
l'ultimo profiterole - aggiunge dando un altro morso alla pizza.
- Siamo Ben e Meredith seduti a mangiare una pizza. Semplicemente Ben
Barnes e Meredith .. - e s'interrompe guardandomi. Credo
vogli
sapere il mio cognome, cavolo.
- G..sso - dico a mezza bocca.
- Come? -
- Gibson - dico più ad alta voce - come la chitarra -
aggiungo.
- Okay, quindi siamo semplicemente Ben Barnes e Meredith Gibson che
pranzano insieme - mi sono salvata.
- E come mai a quella festa ieri? - Rettifico, non mi sono salvata,
questo ragazzo è troppo sveglio.
- Diciamo che .. sono stata obbligatoriamente invitata da .. superiori
- rispondo abbassando gli occhi e concentrandomi sul mio pranzo.
- Obbligatoriamente invitato da superiori? - ripete. In effetti potevo
dirla meglio. Annuiscio senza alzare la testa, sono sicuramente
violacea.
- Manager? -
Adesso però sono costretta a guardarlo.
- Sottospecie -
- Amica? Ho visto che eri con Ash -
- Sì, ci conosciamo da poco ma ci tengo parecchio a lei -
dico cercando di sviare la domanda.
- Avete lavorato insieme, quindi - Adesso lo strozzo. Perchè
continua? Secondo me sa già chi sono.
- No.. ci siamo conosciute ad un'altra festa - Da qui non ne esco
più.
#Hey kids, shake it
loose together
The spotlight's hitting
something
That's been known to
change the weather#
- Bella questa canzone.. - dico.
- La adoro - mi risponde - Bennie And The Jets, vero? -
-You're gonna hear electric music, solid walls of sound.. - inizio a
canticchiare mentre gli faccio cenno di sì con la testa.
- Credo sia il tuo.. - mi dice indicandomi la borsa. Cazzo, il
telefono! Mannaggia a me e la mia mania di cambiare suoneria a giorni
alterni.
- Pronto? - rispondo senza vedere chi è.
- Edith ci ha messo tempo a rispondere! Hai cambiato suoneria di nuovo?
- Mio padre mi conosce.
- Sì, papà. Cosa c'è? - dico scocciata.
- Hai lasciato le chiavi a casa, come sempre, e io sto uscendo - Edith,
ma la testa? - Se sei in biblioteca vengo a portartele, tanto passo di
là -
Qui?? Nooooo!
- No, papà. Sto tornando a casa. Dammi dieci minuti, massimo
un quarto d'ora -
- Edith, ti ho detto che posso ven-
- Pà, sarei tornata a casa comunque - lo interrompo e
aggancio alzandomi.
- Padre severo o dimostri più di quanto hai? - mi
chiede.
- Ho ventitrè anni e non un padre così severo.
E'.. una
storia lunga. Ti annoieresti - dico in fretta - Grazie Ben, mi ha fatto
piacere rivederti - gli dico dandogli un bacio sulla guancia prima di
scappare via. Entro in macchina e ricomincio a respirare. Vedo dallo
specchietto retrovisore che Ben è uscito dal locale e si sta
guardando attorno.
- Fidati, che sarei voluta rimanere lì per sempre - sussurro
e
cerco le chiavi nella borsa. Non ci sono. No, forse devo cercare
meglio. Perchè ho un miliardo e settecentottantanove tasche?
Mentre sono ancora alla ricerca delle chiavi perdute, neanche fossi
Indiana Jones, qualcuno mi picchietta al finestrino. Ben. Apro lo
sportello e lui mi sventola le chiavi davanti.
- Lo vedo difficile il ritorno a casa senza queste - e mi sfodera uno
dei suoi sorrisi migliori. Oh, Gosh quant'è bello questo
ragazzo. Gliele sfilo dalle mani e rispondo al sorriso.
- Grazie mille. E' che sono leggermente con la testa fra le nuvole -
- Non importa. Allora.. ci vediamo - mi dice chiudendomi lo sportello,
sempre con quel fantastico sorriso stampato in faccia. Caldocaldocaldo.
- Ehm.. Sì - rispondo e lui si passa la mano fra i capelli.
Sì, sto per sentirmi male davvero.
- Lo spero - dice e mi dà un pizzicotto sulla guancia
passando
la mano attraverso il finestrino aperto. Credo che fra un pò
si
accorga che ho il cuore in gola. Si allontana e mi saluta con la mano
mentre esco dal parcheggio. Signore, ti prego fà che riesco
a
giudare in maniera decente fino a che c'è lui. Stranamente
ce la
faccio, poi dò un'occhiata per vedere se si vede ancora.
- Signorinaa! - sento urlare e mi accorgo che per poco non ho investito
un uomo.
- M-mi scusi - balbetto.
- Guardi la strada, piuttosto - risponde stizzito.
- Mi scusi - sussurro ancora prima di andare via. Questo ragazzo
è un pericolo per me.
Oddei dell'Olimpo, ce
l'ho fatta. Una bella - eufemismo - long con Ben. Dopo aver visto
Dorian Gray si è imposto su questa storia, ha preteso di
essere
il protagonista. E chi sono io per dire di no? Davanti a cotanta
bellezza non posso fare che inchinarmi.
Non ci credo ancora, ma anche questa volta ce l'hanno fatta a
convincermi a pubblicare. Sante donne che mi sopportano! Che sopportano
i miei scleri, le mie giornate di ispirazione e i miei blocchi. Che
sopportano le mie mille domande, che mi aiutano in qualsiasi cosa.
Senza di loro questa storia non sarebbe stata quella che è
..
probabilmente sarebbe rimasta al terzo rigo nella Cartella "Fic da
finire, prima o poi". Sarè,
angelo mio, e Fede,
sorellanondisangue, questa è dedicata a voi - che continuate
a dire quanto vi piaccia.
Ecco, se siete arrivati a leggere fino qui significa che almeno un
pochino vi è piaciuta. E adesso sono curiosa di sapere cosa
ne
pensate. Qualsiasi cosa. Anche se due parole .. anche un semplice "Che
Schifo" XD No, davvero. Ci tengo a sapere l'opinione di tutti.
Alla prossima. Spero presto ; )
Rachele*
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