Angolino dell’autore:
Salve a tutti!
Ero indecisa se postare o no oggi, ma questa storia mi piace molto e mi fa
sorridere.
Ho descritto Quinn esattamente come io immagino che sia nella realtà, o almeno,
è così che lo vedo io xD e lo amo! *-*
Spero che questo Quinn piaccia che a voi xD
Se vi va lasciatemi un commentino per questa storia no-sense ad alto contenuto
di zucchero!
See ya!
Capricci
Le coperte gli erano state scostate di dosso e Jeph aveva sentito
improvvisamente freddo, la cuccetta era
quasi completamente buia, le uniche luci erano quelle che filtravano dalla
tenda che separava la stanza dalla zona giorno.
Jeph sentiva le voci di Dan e Bert commentare qualcosa che non capiva, quindi
l'unica
possibilità per quell'intrusione era Quinn.
Aveva sbattuto le palpebre un paio di volte per focalizzare la figura del
chitarrista in quella
semi oscurità, ma non ne aveva avuto il tempo perché l'altro si era infilato
sotto le coperte con lui e gli si era stretto addosso.
Il calore era improvvisamente tornato, in quantità maggiore dato il corpo di
Quinn attaccato al suo
Jeph si era rilassato in questa nuova posizione, mettendo il suo braccio attorno
alla vita di Quinn ed aveva richiuso gli occhi addormentandosi.
Quando si era svegliato il chitarrista dormiva ancora tranquillo, quindi
l'aveva
coperto per bene ed era andato a prepararsi un the
Quella stessa sera Quinn era trotterellato fino al suo bunk e gli si era
fiondato tra le
braccia, incurante di quello che Jeph stava facendo fino a qualche attimo
prima.
“Jeph non mi sento bene”
Il bassista gli aveva toccato la fronte ed in effetti si, era un po’ caldo, ed
aveva gli occhi
lucidi e un pochetto umidi
“Devi avere le febbre”
“Si, e Dan e Bert sono cattivi con me”
“Perché?”
“Mi hanno detto di stargli lontano perché ho i microbi”
Jeph aveva ridacchiato del tono infantile ed infinitamente triste che il
chitarrista aveva usato.
Toccava sempre a lui occuparsi di Quinn quando era malato, questo perché in
quei
casi il chitarrista regrediva magicamente all’età di quattro anni, e quegli
stronzi dei
suoi amici non erano abbastanza pazienti per poterlo gestire.
Lui invece adorava Quinn in quelle occasioni, certo diventava incredibilmente
capriccioso, ma era anche di una dolcezza
disarmante ed in perenne ricerca di affetto, e soprattutto, se ne stava buono e
tranquillo
dando a tutti loro una pausa dal chaos che si portava dietro costantemente gli
altri giorni dell’anno
“Lasciali perdere, ci penso io a te”
“Tu non hai paura che ti mischi i microbi?
“Correrò il rischio. Allora, per prima cosa mettiti a letto”
“Voglio stare nel tuo”
“E’ cominciata la stagione dei capricci eh?”
“Si, ne ho diritto, sono malato. Posso fare tutti i capricci che voglio”
“Hai ragione. Ok, quindi vuoi stare nel mio letto”
“Si”
“E cos’altro vuoi?”
“La cioccolata calda, e i marshmellow da scioglierci dentro”
“Si può fare, nient’altro?”
“Per ora no”
Jeph aveva sorriso della solennità con cui aveva chiuso la conversazione, poi
aveva fatto
per alzarsi, ma Quinn l’aveva trattenuto per la manica della felpa
“Te ne vai?”
“Vado a dire all’autista che alla prossima stazione di servizio ci fermiamo,
così
posso procurarmi quello che hai
chiesto”
“Ok ma torni, no?”
“Si, immediatamente”
Il bassista era sceso dal letto a piedi nudi, ed aveva raggiunto la zona giorno
del bus, per avvisare l’autista
Dan e Bert erano stravaccati sul divano, molto presi da una partita alla playstation
Jeph aveva premuto il tasto sul controller ed aveva messo in pausa il gioco,
per attirare
la loro attenzione.
“Appena ci fermiamo scendete e andate a fare una scorta di cioccolata calda e
marshmellow, ah e già che ci siete
prendete qualche biscotto al cioccolato e delle
caramelle, quelle gommose”
“Sei impazzito? Perché dovremmo, scusa?”
“Perché Quinn ha la febbre”
“Gesù, si salvi chi può, perché non ci vai tu?”
“Perché qualcuno deve stare con lui, e a meno che uno di voi non voglia
occuparsene
mentre sono fuori, andrete voi”
“Per carità andiamo noi”
“Ah e a proposito, l’avete cacciato perché ha i microbi?”
“No, abbiamo solo detto che sembrava malato e avrebbe dovuto mettersi a letto,
il resto
è una sua libera interpretazione”
Era abbastanza probabile che fosse vero, perché Quinn tendeva a diventare
particolarmente sensibile quando aveva la febbre.
Cinque minuti dopo quando era tornato al bunk Quinn era addormentato.
Aveva pensato di non svegliarlo, e di raggiungere i ragazzi, ma Quinn aveva aperto
gli
occhi e si era scostato le coperte di dosso, per farlo entrare, in un chiaro
gesto che significava
che lo voleva là con lui, quindi Jeph era salito nel bunk ed aveva coperto
entrambi.
Si era riaddormentato quasi subito, russando leggermente per via della febbre.
Circa un ora dopo Jeph aveva sentito il bus fermarsi, e si era mosso per
scendere
dal letto e ricordare ai suoi amici quello che dovevano fare, poi era tornato a
letto.
Forse aveva fatto un po’ troppo casino perché Quinn si era svegliato e l’aveva
guardato
un pochino confuso
“Siamo fermi, non preoccuparti, torna a dormire”
“Ma tu non te ne vai, no?”
“No, ho mandato Dan e Bert a comprarti le cose”
“Ben gli stà, Jeph, possiamo guardare la tv?”
“La tv è di là Quinn, e tu devi stare a letto, possiamo guardare un dvd al
portatile”
“Ok”
“Ma tu non vuoi dormire un altro po’?”
“No, non ho sonno”
Jeph aveva recuperato il portatile ed aveva lasciato che Quinn scegliesse il
film da
vedere, poi era risalito nel letto
Meno di dieci minuti e il chitarrista era di nuovo addormentato, Jeph aveva
sorriso e gli aveva lasciato una leggera carezza sui capelli un po’ sudati,
mettendo in
pausa il film.
Dan e Bert erano tornati poco dopo, ed avevano portato un bicchierone di
cioccolata
calda ed una busta gigante di marshmellow nella zona notte
Il bassista aveva svegliato Quinn delicatamente perché bevesse la bevanda
ancora
calda
Il chitarrista si era messo seduto, e Jeph gli aveva passato il bicchiere,
prendendo
posto accanto a lui
“Quanti marshmellow vuoi?”
“Tre”
“Se ne metti tre uscirà tutta la cioccolata di fuori”
“Allora due”
Aveva ribadito la sua scelta alzando due dita in alto, e Jeph aveva sorriso e
glieli aveva passati
Quinn aveva bevuto tranquillo, con gli occhi fissi sul film che il bassista
aveva fatto ripartire, mentre Jeph teneva gli occhi fissi su di lui.
E davvero non aveva potuto fare a meno di sorridere
Quinn era così pulito, come se niente di
brutto lo toccasse minimamente.
Come se vivesse in un mondo tutto suo, allegro e colorato, tutto di caramelle
gommose
e marshmellow allo zucchero
Era sempre stato così, e quando qualcosa di brutto succedeva a uno di loro lui
si limitava
semplicemente ad aprire le porte di questo mondo felice per condividerlo, e la
sensazione di benessere era immediata
La cioccolata era quasi finita e l’ultimo marshmellow era finito sul fondo del
bicchiere
Quinn ci aveva infilato un dito dentro e lo muoveva avanti e indietro cercando
di recuperarlo, non riuscendoci aveva aggiunto un altro, ed ora aveva tutte le
dita
sporche di cioccolata
Finalmente dopo alcuni tentativi aveva recuperato il dolcetto e se l’era
infilato
in bocca contento, voltandosi verso Jeph
“Che c’è?”
“Niente, è che ti adoro”
Quinn l’aveva guardato senza capire, mentre Jeph gli puliva dolcemente le dita
con un cleenex
Poi si era rimesso a letto, e si era
addormentato nuovamente in tempo
record.
Jeph l’aveva lasciato riposare, ed ancora sorrideva quando era tornato nella
zona
giorno. Dan era sul divano, con una bottiglia di birra in una mano ed il telecomando
nell’altra. Bert era addormentato sull’altro divanetto, ancora perfino con le
scarpe.
Dan aveva guadato il bassista incuriosito, chiedendogli che avesse da sorridere
come un
idiota in quel modo.
Jeph prima l’aveva mandato a fanculo, e poi gli aveva raccontato della scenetta
di Quinn
con la cioccolata, ed il suo sorriso era diventato ancora più grande quando ne
riparlava.
Il batterista era rimasto in silenzio, quasi pensieroso per un lungo momento,
prima di fissarlo negli occhi
“Sai, a volte mi chiedo se tu lo sappia, cioè se tu ne sia consapevole”
“Ma di che?”
“Del fatto che sei schifosamente innamorato di Quinn”
“Ma che cazzo dici?”
“Ok, ancora non lo sai”
Dan l’aveva lasciato lì come un imbecille senza dargli il tempo di ribattere
altro.
Il bassista aveva scostato la tenda ed era ritornato da Quinn scuotendo la
testa.
Era risalito sul letto, ed il più piccolo si era automaticamente sistemato
meglio
accanto a lui, mugolando piano e poi aprendo gli occhi progressivamente.
Jeph gli aveva sorriso e gli aveva poggiato le labbra sulla fronte, ancora un
po’ calda.
“Hai ancora la febbre”
“Si, mi fa male la testa”
Jeph aveva poggiato ancora una volta le labbra sulla sua testa, lasciandogli
una
piccola carezza
“Posso fare qualcosa?”
“No”
“Sicuro? Nessun altro capriccio?”
“No”
“Dai, sono sicuro che ce l’hai”
Quinn aveva sorriso leggermente, distogliendo lo sguardo e arrossendo un poco
“Voglio un’altra cosa”
“Lo sapevo! Quale?”
“Voglio un bacio”
Jeph aveva unito dolcemente le loro labbra, in un gesto che sembrava molto più
una carezza che altro, poi si era allontanato per guardarlo bene in faccia
I suoi occhi erano ancora lucidi, e sembravano così grandi e con un velo di
tristezza
che il bassista non aveva potuto fare a
meno di stringerlo un po’ di più a sè
“Questo bacio faceva veramente schifo”
“Come sarebbe a dire?”
“Ti ho visto dare a Zelda baci molto più appassionati di questo. Ne voglio uno
vero”
“Ma Quinn…”
“Ho la febbre”
Il tono triste e convinto con cui aveva spiegato la sua richiesta, come se
fosse una cosa
assolutamente dovuta, per il suo status di malato, aveva fatto sorridere Jeph
ancora una volta
E l’aveva baciato sul serio
Le sue labbra erano calde e morbide e la bocca di Quinn sapeva
di zucchero e di cioccolata, e Jeph
avrebbe voluto assaggiarla per sempre.
Il chitarrista si era staccato, interrompendo il momento con una delle sue
pessime uscite
“Jeph, devo fare pipì”
“In questo proprio non posso aiutarti”
“”Vieni con me e aspettami davanti alla porta”
Il bassista aveva acconsentito ancora una volta, aiutando Quinn a scendere dal
letto ed
avvolgendogli una coperta intorno perché non prendesse freddo
Una volta giù Quinn gli aveva sorriso, subito prima di chiudersi alle spalle la
porta del bagno.
Jeph si era voltato, facendo vagare il suo sguardo fino al batterista seduto
sul divano
“Dan, adesso lo so”
Dan aveva alzato la bottiglia in alto, come per mimare un brindisi, ed aveva
sorriso.