Past
Avevo
quandici anni, quando uscii da quell'accademia. Solo in quegl'ultimi
365 giorni, n'erano cambiate, di cose. Avevo assaggiato qualsiasi tipo
di cocktail e superalcolico, fumato ed ingerito di tutto, scopato con
chiunque. Mi ero rovinato, in pratica, ma, dal mio aspetto, proprio non
si notava. Ero cresciuto molto, sia in altezza che in "consistenza".
Avevo una buona muscolatura, dovuta ai continui addestramenti e
punizioni, e, dulcis in fundo, tanto per rendermi quasi
irriconoscibile, mi si erano scuriti i capelli.
Era una fredda mattina di novembre, quando terminai il mio corso e
venni trasferito, dai miei genitori, in una scuola normale. Riuscii a
trovare la mia aula solo un'ora dopo. Bussai, quindi, ed aprii la porta.
«Buongiorno.»
salutai il professore, porgendogli un foglietto che mi avevano dato in
presidenza. Annuì e mi fece mettere in piedi accanto alla
cattedra.
«Questo è Kawamura
Shosuke, il vostro nuovo compagno di classe.» mi
presentò ai presenti.
«Siediti pure là in
fondo, che sto per fare l'appello.» Seguii il
suo consiglio, ovviamente, andando ad accomodarmi sulla sedia che mi
aveva indicato.
Il professore cominciò a chiamare, uno per uno, i miei
compagni, i quali, se presenti, si alzavano in piedi. Un solo nome,
inevitabilmente, mi colpì.
«Igarashi Subaru.»
Lo cercai subito, con lo sguardo, e l'osservai attentamente. Era lui.
L'avrei riconosciuto fra mille. Era solo un po' più alto,
rispetto a quand'eravamo bambini. I suoi grandi occhi erano gli stessi,
così come i chiari capelli, lucidi e visibilmente morbidi.
Mi ritrovai, come otto anni prima, a fissarlo intensamente, dalla mia
posizione. Ad un tratto, si voltò, sentendosi,
probabilmente, osservato. Gli sorrisi e lui, di tutta risposta, si
voltò, di scatto, arrossendo leggermente.
All'intervallo, il suo banco venne circondato da una folla immensa.
Tutta la classe era lì e non ne capivo il motivo. Era una
specie di celebrità, quindi?
Continuai, per una settimana, a fissarlo, imperterrito,
finchè, un giorno, durante un'ora buca, non venne da me.
Prese una sedia e si sedette dall'altra parte del banco, quindi, di
fronte a me.
«Senti, non so cosa ti passi per
la testa, ma puoi smetterla di fissarmi?» Era
arrossito e mi guardava saltuariamente negl'occhi. Anche s'ero
cambiato, possibile che non si ricordasse di me?
«Non ti ricordi proprio di me?»
gli domandai, allungando una mano verso di lui, portandola sul suo
volto, dove gl'accarezzai una guancia, dolcemente.
«Direi proprio di no.»
mi rispose, visibilmente imbarazzato, alzandosi, interrompendo,
così, il contatto fra le nostre pelli.
«Mi piacerebbe solo che la
smettessi di fissarmi, grazie.»
ribadì, prima di tornare al suo banco.
Mi aveva fatto leggermente male, sapere che non si ricordava di me.
Insomma, io l'avrei riconosciuto ovunque...in mezzo ad una folla
infinita, io avrei saputo trovarlo.
Comunque, esaudii il suo volere. Smisi di fissarlo, pensando,
però, a come fargli capire chi fossi. Decisi, comunque, di
lasciar passare ancora un po' di tempo.
La mia occasione arrivò una decina di giorni dopo, quando lo
vidi attorniato da una folla di ragazzine. Si vedeva chiaramente che
stava cercando di respingerle, ma, quelle, non desistevano. Intervenni,
quindi, facendomi spazio in mezzo a loro, posando un braccio sulle
spalle di Subaru.
«Ti stanno dando fastidio?»
gli domandai, guardandole male, una per una.
«N-No, non ti preoccupare...»
Le ragazzine ricambiarono i miei sguardi e, dopo aver parlottato fra
loro, se ne andarono.
«Ti ringrazio...»
mi disse Subaru, per poi sospirare.
«Nessun problema.»
gli risposi, per poi accarezzargli i capelli, sperando che, quello, gli
facesse ricordare qualcosa.
«Ti va di pranzare con me, oggi,
sul terrazzo?» gli proposi, sorridendogli, come
a fargli capire che non avevo cattive intenzioni. Lui annuì
e, quindi, all'ora di pranzo, ci trovammo sulle scale, per poi salirle
ed arrivare sul terrazzo, dove eravamo soli.
Mi sedetti per terra e, lui, si sistemò accanto a me. A
vederlo così, sembrava quasi che stesse cominciando a
ricordarsi qualcosa.
«Non so perchè, ma mi
dai una sensazione di sicurezza...» mi disse.
Capii ch'era arrossito, perch vidi le sue orecchie prendere fuoco.
«Mi ricordi un mio vecchio amico,
che ho conosciuto quand'ero bambino...» Forse ci
stava arrivando, a capire ch'ero io, quel bambino.
«Mi fissava sempre e mi trattava
come se fossi una specie di entità da proteggere, ma non era
come tutti gl'altri. Lui non lo faceva per un tornaconto personale, ma
perchè mi voleva bene, ne sono sicuro.»
Era proprio per quello, che lo facevo: perchè gli volevo
bene. Allora non era così tardo come sembrava...
Quando mi sorrise, arrossii impercettibilmente. Ora era diverso: avevo
quindici anni, come lui, e sapevo ch'ero attratto dai ragazzi, quindi,
avrebbe dovuto stare attento, a sorridermi così, se no avrei
potuto saltargli addosso, letteralmente.
«Se ti dicessi che sono io, quel
bambino?» gli domandai, accarezzandogli i
capelli, delicatamente, guardando in quei suoi grandi occhi verdi, che
mi comunicavano sempre una grande dolcezza.
«Ti crederei.»
mi rispose, a bassa voce.
«Anche perchè l'ho
sospettato, in effetti.» I suoi occhi erano
leggermente lucidi, ora, o forse era solo una mia impressione?
«Sono io, Subaru. Mi dispiace che
non ci siamo più visti, in questi ultimi otto anni...»
Non dovetti aggiungere altro, che mi abbracciò, cominciando
a piangere, proprio come quand'era bambino. Lo strinsi forte,
accarezzandogli la schiena ed i capelli, contento che non si fosse
dimenticato di me.
Aspettai che terminasse di piangere, ma, comunque, non mi
lasciò lo stesso, anzi, continuò a tenermi
stretto a sè, proprio come se fossimo tornati indietro a
quando avevamo cinque anni.
Note
dell'autore:
Innanzitutto, ringrazio S_jlms per i complimenti! *-*
Poi, un grazie anche a coloro che hanno aggiunto la mia storia fra le
preferite o le seguite. <3
E, infine, chiedo scusa per questi capitoli un po' piatti, ma vi
prometto che presto ci sarà anche la parte yaoiosa della
storia! *ç* xD
To be continued...
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