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Anime gemelle
*
"Combattere le
guerre per la pace… ridicolo…" borbottò Shiho Hahnenfuß guardando il plico
di documenti sulla sua scrivania che aspettava di essere letto e firmato da
lei. "Ci sono più problemi quando tutto finisce, dannazione!"
La mora lanciò un'occhiata all'orologio sulla parete e
dovette soffocare un urlo: solo le undici del mattino. Erano trascorse quattro
ore dall'inizio del suo turno, ma lei si sentiva talmente stanca che avrebbe
giurato di aver cominciato tre giorni prima e di aver lavorato non-stop per
quelle settantadue ore. Sicuramente pilotare il suo Mobile Suit era molto, ma
molto più divertente e rilassante; sparare ad un nemico senza sapere se
tornerai viva alla tua nave era ancora meglio. Almeno la paura e lo stress
duravano per pochi secondi, al massimo qualche minuto. Ispezionare accordi,
invece, richiedeva un mucchio di tempo e la stanchezza si sarebbe protratta per
il resto del mese. Ne era sicura.
Alla ricerca di qualsiasi pretesto per alzarsi ed
abbandonare il suo ufficio, Shiho si portò entrambe le mani sotto il mento e si
guardò attorno. Avrebbe potuto appiccare fuoco a qualcosa, magari proprio a
tutti quei fogli scritti fittamente, e suonare l'allarme anti-incendio; avrebbe
potuto ferirsi alla meno peggio con il tagliacarte; avrebbe potuto rovesciarsi
il caffè bollente addosso, procurarsi una bella ustione di terzo grado e
prendersi una lunga, meritata e quanto meno dolorosa vacanza. Tutto, ma
non rimanere chiusa tra quelle quattro mura assassine e ritrovarsi sveglia alle
cinque del mattino dopo un terribile incubo sui trattati che PLANT avrebbe
stipulato con quelli dell'Alleanza.
Decidendo che era meglio buttare il caffè giù per la gola
piuttosto che sulle sue gambe, il pilota socchiuse gli occhi e pensò che la
vita era molto più facile quando ricopriva il ruolo di soldato semplice ed il
suo compito più complicato era riparare il suo MS. Invece no. Essendo
dannatamente brava, i suoi superiori l'avevano promossa ed ora si ritrovava con
il grado di Maggiore. Senza neppure desiderarlo veramente.
La pausa caffè durò ancora meno del previsto e Shiho si alzò
con tutta calma dalla sua poltrona girevole. Anche Dearka era stato promosso ed
ora era un Ufficiale. Con tanto di uniforme nera. L'aveva potuto conoscere
meglio – e considerarlo un valido compagno, nonché ottimo amico – durante la
seconda guerra, quando, nei periodi in cui la Voltaire non doveva pattugliare
alcune porzioni di spazio, lei e lui dovevano rimanere chiusi nella Sede
Centrale e lavorare insieme come degli schiavi. Una scintilla le guizzò negli
occhi viola e, a bassa voce, ringraziò il soldato Elthman per essere stato,
così solertemente, l'uomo più scansafatiche che ella avesse mai incontrato.
Afferrò la maniglia della porta e si precipitò fuori dalla
stanza. Quando Dearka si stancava di stendere rapporti era solito andare dal
loro Comandante, Yzak Joule, e stuzzicarlo fino a fargli perdere la pazienza.
Il più delle volte il pilota lo seguiva, sia per evitare lei stessa il lavoro,
sia per sincerarsi che non ci scappasse il morto, e spesso si domandava come
quei due avessero potuto instaurare un rapporto d'amicizia così profondo.
Nel giro di pochi secondi Shiho si ritrovò di fronte al
segretario del suo superiore e gli sorrise cordialmente, trattenendo a stento
le risate e la rabbia cocente: dopo che le ultime tre segretarie dell'albino
avevano tentato in tutti i modi di portarselo a letto, il veterano di Jachin
Due si era risolto ad assumere un uomo che fosse indiscutibilmente interessato
alle donne.
"Buongiorno, Maggiore,"
la salutò l'emergumeno, portandosi la mano vicino alla testa. "Devo
avvisare il Comandante che lo vuole vedere?"
La tedesca ignorò palesemente l'occhiata maliziosa che
l'operatore le rivolse ed annuì piano. Era davvero così palese che ci fosse del
tenero tra lei ed Yzak? Non che avessero combinato molto, giusto qualche
bacetto e via, ma si comportavano come se si fossero frequentati per anni e
dovessero nascondere al mondo la loro relazione. Entrambi erano d'accordo,
tuttavia il rossore che saliva sulle guance dell'algido ragazzo quando lei gli
sorrideva non era passato inosservato ai loro sottoposti affamati di gossip e
scandali di poco conto.
"Auguri,"
disse ancora il segretario, mentre la porta si apriva. "E non lo faccia
stancare troppo."
Maledicendolo mentalmente, Shiho si limitò a correre
nell'ufficio con un'espressione imbronciata che la ringiovaniva di almeno di
quindici anni. E lei ne aveva diciotto.
Impegnata com'era a dirne dietro di tutti i colori a quello
scimmione sfacciato si dimenticò di mettersi sull'attenti e salutare
propriamente il suo superiore che, impaziente per antonomasia, sbattè subito le
mani sulla scrivania, facendola sobbalzare e strappandole un urlo.
"Prima mi
interrompe per dirmi non-si-sa-che-cosa, poi entra e manco mi parla… cazzo,
Maggiore! Vuole che la degradi a donna delle pulizie?!" abbaiò Yzak,
parandosi davanti a lei con uno sguardo minaccioso. Non che gli importasse
molto del suo stato sognante, ma il suo musetto da bambina lo aveva fatto
arrossire fino alla punta delle orecchie. Non poteva trovarla adorabile mentre
era in servizio!
"A-ah… signore,
mi perdoni!" balbettò lei, scattando e salutandolo. Improvvisamente si
rese conto che, nella fretta di scappare dai suoi doveri, non aveva pensato ad
una valida ragione per cui si era alzata dalla sua sedia ed era andata da lui.
Piuttosto che sentirlo urlare ancora preferì tentare il tutto per tutto: in uno
slancio di affetto – per i suoi timpani, ovviamente – chiuse la distanza fra di
loro gettandogli le braccia al collo e scoccandogli un bacio sulla guancia.
Percepì il suo corpo irrigidirsi e notò che le sue gote pallide si stavano
rapidamente imporporando. Non che lei fosse il ritratto della tranquillità,
comunque.
Rimasero fermi per qualche istante, fino a quando le mani di
Yzak andarono a posarsi sui suoi fianchi, attirandola ulteriormente a sé. La
udì sussultare ed un sorrisetto malefico gli increspò le labbra.
"Sto ancora
aspettando la motivazione, Maggiore."
"Ehm… io… io
volevo chiederle se le andava di pranzare insieme, Comandante."
"Bene."
Non aspettandosi di uscire dai guai così velocemente, Shiho
puntò gli occhi viola sul suo superiore e rabbrividì notando che stava
ghignando come un monello. Era ignara di cosa avrebbe fatto, detto o urlato, ma
la carezza che lui le diede sul fondoschiena parlava da sola. Poteva essere
considerata una molestia sessuale, ma nella sua ottica era molto più appagante
di un rimprovero. Almeno fu conscia del fatto che anche lo stoico Yzak Joule,
di tanto in tanto, cedeva alle tentazioni della carne. Femminile.
L'improvvisato pervertito si abbassò sulla sua compagna,
accostandosi al suo orecchio con fare seducente.
"Mi hai salvato,
Shiho, dal versarmi il caffè sui pantaloni. Tutto piuttosto che compilare quei
fottuti documenti."
La pilota sbattè per qualche istante le lunghe ciglia prima
di permettersi di scoppiare a ridere di gusto. Che fosse smielato o meno, fu
quello il momento in cui comprese il significato dell'espressione anime gemelle.