Nick Autore (su EFP e sul
forum, se differenti):
Meli_mao
Titolo: Prima
o poi avverrà.
Genere: Introspettivo, Malinconico
e vagamente non
sense.
Rating: Verde
Fandom e personaggi: Leonard
Testarossa, e
accenni a Kaname Chidori e
Sousuke Sagara.
Beta-Reading: No
Avvertimenti:
Missing Moments,
One-shot
Introduzione: Una conversazione che
Leonard fa con sé stesso,
in un momento delicato e in cui può apparire più
sensibile del suo solito.
“La vide coperta
da un semplice lenzuolo, con la
camicia da notte che lui le aveva scelto, anche se lei non lo sapeva.
Era sicuro che se
l’avesse scoperto si sarebbe
rifiutata di indossarla. Ma in fondo, andava bene anche così.
Si lasciò andare
sul letto dandole le spalle.
“Se dovrai
odiarmi lo farai per un motivo
valido! Ucciderò personalmente quell’uomo, dovesse
volerci tutto il mio tempo
libero! A quel punto accetterò il tuo rancore… ma
ora proprio mi irrita essere
rifiutato per un essere tanto insignificante!””
Buona Lettura.
Non
mentivo. Mi
ero preso quella ragazza, ma non il suo cuore.
“Sei
sul tuo divano, gli
occhi bassi e le
mani strette l’una nell’altra.
Il piede
batte ripetutamente sul pavimento in modo nervoso. Nella tua mente ti
immagini
il modo migliore per fargliela pagare… come sempre si
è dimenticato di avvisarti
sull’ora del suo ritorno e tu, come una stupida, hai passato
la notte in bianco
proprio in quella posizione.
Le
tele ripropone le solite repliche noiose, dalle tende arriva appena la
luce del
Sole da poco sorto, senti la tua vicina di casa che si è
appena svegliata. Infine
arriva alle tue orecchie un forte e sicuro bussare alla porta.
La
rabbia ti passa, lasciando spazio a un nervosismo misto a imbarazzo. I
buoni
propositi di colpirlo ripetutamente sono svaniti come una nuvola di
fumo. Ti
alzi, raggiungendo la porta velocemente e poi, proprio mentre poggi la
mano
sulla maniglia, indugi un attimo.
Forse non
sta bene che io lo
accolga così calorosamente, pensi.
Allora
conti mentalmente fino al dieci e poi apri la porta. Ritrovartelo
davanti ancora
vivo e sano, senza ferite gravi, ti basta per sentirti piacevolmente
rilassata
e felice.
Sono
tornato, ti dice
con il suo solito
tono di voce serio e fin troppo innaturale.
Ma tu
sorridi, pensando forse che il tuo cuore batta troppo e che senti solo
il
desiderio di abbracciarlo e accertarti che non sia una visione, che tu
non stia
involontariamente dormendo.
Ma lo
lasci entrare. Segui con lo sguardo i suoi movimenti…
è a suo agio nel tuo
appartamento ormai, ha passato mesi li con te, no?
Lo
vedi poggiare la piccola sacca verde militare in un angolo, si china
appena e
ne estrae un sacchetto colorato. Arrossendo te lo porge e tu non
resisti… ti
avvicini veloce e, ancora prima di prendere fra le dita quel piccolo
regalo, lo
baci. In modo naturale, spontaneo, quotidiano, come fai sempre.
Bentornato, sussurri
sulle sue labbra, mentre
lui ti osserva silenzioso, memorizzando probabilmente ogni particolare
del tuo
volto.
Poi ti
decidi, apri il sacchetto e trovi un piccolo pensierino di qualche
località di
guerra in cui è stato. Magari riprende il colore dei tuoi
occhi o le tonalità
dei tuoi capelli, oppure è un piccolo anello che ti lega a
lui per sempre.
Qualunque cosa sia, sorridi e lo ringrazi allo stesso modo.
Certo… se fosse
proprio quell’anello, accompagneresti il tuo bacio e il tuo
abbraccio a un “si”
convinto, le tue guance si bagnerebbero di lacrime, e le tue mani,
attorno al
suo collo, tremerebbero per l’emozione.
E poi
ci sarebbero le telefonate e gli inviti, la piccola festa intima con le
persone
a voi più vicine… anzi, forse ne fareste
addirittura due, di cerimonie. Una tranquilla
e dovuta, per i compagni delle superiori; l’altra formale e
con la divisa
ufficiale della Mithril, insieme coi vecchi compagni d’armi.
Sarebbe una bella
vita… certo, passeresti attimi tetri e tristi quando lui
è a combattere da
qualche parte.
Cambierete
casa, prendendone una più grande e in periferia, per i
bambini. Saresti una
bellissima moglie in dolce attesa. I capelli appena più
corti, il corpo gracile
che sostiene il pancione, i sorrisi e i saluti monotoni dei vicini
mentre
passeggi nel giardino di casa.
Poi,
un giorno, perché arriverà, non è lui
a scendere da quell’elicottero militare
dotato di ECS, ma potrebbe essere un suo superiore, o la stessa
Teletha. E
mentre ti accarezzi la pancia stancamente capisci già che
lui non sarà lì nel
momento in cui metterai al mondo la vostra creatura. Sarai sola, in un
ospedale
militare magari, a piangere ed a invocare il suo nome.
Che
cosa triste….”
“Ma
c’è sempre un altro sentiero facilmente
percorribile.
Sei
seduta proprio lì, davanti a quella finestra, con il camino
acceso tanto per
ricreare un’atmosfera natalizia che qui difficilmente si
trova, visto il caldo
perenne. Indossi un vestito rosso scollato, delle scarpe basse e in
testa
raccogli i capelli con il solito nastro.
Io
entro da quella porta, con la mia solita camminata e le mani in
tasca,scortato
dalle mie personali guardie.
Sono
tornato, dico
sorridendo allegramente.
A quel punto ti alzi, mi sorridi forzatamente e con fretta ti rivolgi a
me con
indifferenza, sussurrando un bentornato più dovuto che
sentito.
Non mi
stupisco dell’accoglienza raggelante, ma ti fermo stringendo
la mia mano al tuo
polso e, facendoti voltare con fin troppa facilità, sigillo
il momento con un
bacio rubato.
Passano
gli anni, io parto e torno e tu mi aspetti sempre in quel salone e mi
rivolgi
sempre le solite parole aspre e io ti rubo sempre il solito bacio.
Continuerai
a pensare che ti
avevo presa e ti tenevo con me, ma che non avrei mai avuto il tuo
amore, il tuo
cuore, la tua anima.
E anche io
penserò di non
essere mai riuscito ad averti completamente.
Ma
attenderò, pazientemente…
Arriverà
quel giorno in cui i tuoi ricordi piacevoli dell’adolescenza
inizieranno a
farsi più sbiaditi. I loro volti, per quanto strettamente
sigillati nel tuo
cuore, diventeranno annebbiati e persino il suo
modo di fare, il suo
colore degli
occhi, il suo profumo, la sua cicatrice, saranno solo ricordi
lontani e dubbi, tanto da farti pensare di non essere mai stati vissuti.
Ci
vorrà del tempo, ma avverrà.
A quel
punto inizierai ad apprezzare il mio ritorno, inizierai a capire che
non è poi
così male essere amata da qualcuno di reale, di presente, di
vivo. Mi guarderai
di più, ti preoccuperai che io non rimanga ferito,
ricorderai la data del mio
compleanno e non perché è la data anche del tuo,
indosserai i miei regali e
forse… ricambierai quei miei baci non trovandoli
così fastidiosi.
Parlerai
con gente che ti capisce, che non ti crede particolarmente fuori di
testa per
la tua intelligenza. La cerimonia nuziale sarà solo una e
sfarzosa, con grandi
personaggi politici internazionali. Tutti ti troveranno meravigliosa
nel tuo
abito costoso, tutti ti crederanno la donna più fortunata
del pianeta. Moglie
di un uomo affascinante, intelligente e ricco… ma tu sarai
altrettanto dotata,
bella e nobile.
Non ti
annoierai mai; farai sport, lavorerai con me. Poi finalmente, un giorno
di
neve, nella nostra villa sulle Alpi, mi dirai che sei in attesa di un
bambino.
Passerai una gravidanza normale, controllata e persino viziata da me.
Una
clinica privata ti accoglierà nel fatidico momento e io
sarò al tuo fianco
quando sceglierai il nome, quando soffrirai e quando lo terrai fra le
mani per
la prima volta. Avrà i tuoi occhi…”
“Quale
delle due versioni ti renderebbe più felice? Quale ti
darebbe più voglia di
continuare? Quale sceglierai ora e quale sceglierai in futuro?
Solo
tu puoi rispondere…
In
verità credo di immaginare su quale delle due cada la tua
preferenza ora. E
credo persino di sapere cosa penserai in vecchiaia, in una semplice
casa, sola,
davanti a un fuoco quasi spento e con la neve che scende leggera sul
vialetto
del giardino. Penserai che nonostante tutto hai vissuto come avresti
voluto…
Ma ci
sarà quel rimpianto, quel senso di colpa,
quell’angosciante consapevolezza:
Se lui non
fosse stato con me,
sarebbe ancora vivo forse, da qualche altra parte del mondo, con
un’altra
persona pronta a riscaldarlo nelle notti fredde come questa.
E non
ci potrai fare nulla…
Se lui
non avesse continuato quella vita forse ora sarebbe un bravo
papà, un ottimo
marito, un gran lavoratore. E anche tu non saresti sola la vigilia di
Natale,
non saresti sola al tuo compleanno. Avresti un marito innamorato,
nipoti e
figli felici, una casa calda e sicura e persino il tuo bel regalo sotto
l’albero. Come sempre avresti rivolto lo stesso sorriso a
tutti e, come sempre,
avresti guardato fuori dalla finestra per augurare Buon Natale a
quell’ombra
del tuo passato. Tuttavia, sarà proprio un’ombra,
una figura indefinita, e ti
farà sentire più leggera pensarlo da qualche
parte che rivolge lo stesso
augurio anche a te. Ti basterebbe… e ti renderebbe felice al
punto giusto!”
“Dovresti
smettere di parlare con i fantasmi!”
“Non
è
un fantasma!”
“Hai
ragione!
Assomiglia più a una bambola di porcellana”
“Vedila
come vuoi… non ho voglia di parlare con te”
Ma la
presenza che sentiva nella sua mente non sembrava intenzionata a
cedere. Per
una qualche strana ragione lo irritava parlare con qualcuno di cui non
aveva
nessuna conoscenza. Non sapeva se fosse frutto del suo subconscio, solo
l’altra
parte di sé stesso insomma, o se invece fosse qualcuno
diverso da lui,
completamente estraneo al suo essere.
“Non
c’è solo il
bianco e nero nella vita, Leonard. Ci sono le sfumature, le
tonalità del
grigio, i colori. Ci
sono le vite
desiderate e amate, così come ci sono i momenti tristi e
delicati, i sacrifici.
Forse... lui sarebbe in quella vecchia casa davanti a quel camino
spento… con
lei.
Forse
proprio per
quel bambino avrebbe lasciato il lavoro come mercenario, avrebbe
studiato e
infine trovato un bel lavoro, ambientandosi con una facilità
maggiore allo
stile di vita giapponese.
Forse
sarebbe
persino morta lei prima di lui. E sicuramente non l’ avrebbe
mai guardata male
o timorosamente per le sue conoscenze particolari.
Credo che
vivrebbe una vita semplice e felice con lui…”
“Che
ne sai tu di quello che sarebbe stato meglio per lei?”
“Nulla…
ma nemmeno tu lo
puoi sapere...”
“Io
penso a quanto starebbe bene con me… e a come io lo starei
con lei...”
“Amare
illusioni
della fantasia un ragazzino viziato, le tue!”
“Ero
serio quando le dissi che mi piaceva…”
“Non
lo metto in
dubbio… solo
che lei non ricambierà mai!
Forse sarà proprio sulla poltrona di quella grande villa,
circondata da ospiti,
stretta in vita dal tuo braccio, coperta di regali, che si
sentirà triste e in
colpa. Forse sarà proprio in quel momento che si
chiederà come sarebbe stata
lontano da te, da tutto quello…”
“Io
non mentivo… l’amo!”
“Forse
è vero!”
“Forse?!”
Ci fu un
momento di pausa in cui credette di
essersi liberato da quella maledizione.
“La
tua vita non
è più importante della loro!”
“Io
sono come lei, colui che la capirebbe, amerebbe per quello che
è, accetterebbe,
e che saprebbe come aiutarla!”
“Anche
lui conosce
la sua natura, anche lui l’ha accettata, anche lui la ama
nonostante tutto e, a
differenza tua, lui è ricambiato… te la
sei presa, l’hai portata con te, consapevole che non avresti
mai avuto il suo
cuore… sbaglio o l’hai pensato tu stesso? Stavi
mentendo?”
“Non
mentivo. Mi ero preso quella ragazza, ma non il suo cuore,
l’ho pensato!”
“Allora
agisci di
conseguenza!”
Leonard
Testarossa si svegliò nel cuore della notte, agitato.
Le
coperte erano bagnate, il suo pigiama era sudato, la sua fronte era
calda e gli
occhi chiari faticavano ad abituarsi al buio.
La
porta semi aperta lasciava filtrare una luce soffusa dal corridoio.
Riconobbe
la piccola figura di Sabina a guardia della stanza, seduta in modo
annoiato su
una sedia in vimini, forse nemmeno così concentrata come
sembrava nella lettura
di un plico di fogli.
Indossò
il cappotto nero pesante, lui. Aprì definitivamente la porta
senza curarsi
dello spavento suscitato nella donna.
“Va
da
qualche parte, Mister Silver?” chiese lei indifferente,
riconquistando la solita
serietà.
“Una
passeggiata!” rispose sintetico lui senza nemmeno guardarla.
Camminò mesto per
il corridoio deserto, la numerose stanze vuote chiuse riuscivano in
qualche
modo a irritarlo mentre le sorpassava con passo veloce.
Poi
tutt’a un tratto si fermò di colpo davanti a una
porta chiara a due battenti.
Una guardia anonima gli rivolse un saluto silenzioso prima di lasciarlo
entrare
nella stanza.
Il
grande letto, candidamente nascosto dalle tende del baldacchino,
sembrava
risplendere di una luce particolare sotto il chiaro di Luna che entrava
dalla
finestra aperta.
Si
avvicinò con una cautela che usava solo in battaglia. Con
eleganza scostò il
tessuto che gli impediva la visuale su quel corpo perfetto.
La
vide coperta da un semplice lenzuolo, con la camicia da notte che lui
le aveva
scelto, anche se lei non lo sapeva.
Era
sicuro che se l’avesse scoperto si sarebbe rifiutata di
indossarla. Ma in
fondo, andava bene anche così.
Si
lasciò andare sul letto dandole le spalle.
“Se
dovrai odiarmi lo farai per un motivo valido! Ucciderò
personalmente
quell’uomo, dovesse volerci tutto il mio tempo libero! A quel
punto accetterò
il tuo rancore… ma ora proprio mi irrita essere rifiutato
per un essere tanto
insignificante!” pronunciò quelle parole con una
voce dolce quanto
terribilmente spaventosa.
Rivolse
un ultimo sguardo alla donna e
poi uscì.
Kaname
trattenne il fiato e aprì le palpebre solo quando fu sicura
di non sentire più
nemmeno i suoi passi lungo il corridoio.
Strinse
le mani attorno alla seta della sua camicia da notte.
Inspirò tremando e poi
rilasciò l’aria cercando di calmarsi.
“Sousuke…”
disse solo, sentendo la gola secca. Poi, nel silenzio assillante di
quel luogo,
pianse.
Nota:
ci
tenevo a ringraziare infinitamente la giudice del contest per il suo
giudizio
che, anche se abbastanza duro, era sincero e pienamente condiviso da me
che
lessi la storia tempo dopo rendendomi conto degli errori.
In
ogni caso il 5 posto è di sicuro buonissimo per me.
Grazie
dunque a Mayumi_san.
E un ringraziamente particolare anche per il premio
introspezione!
Se vi
va di lasciarmi un commentino, voi lettori, ben venga…
pareri in più sono
sempre accettati!!!
Bacioni.
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