- ALLO SPECCHIO -
The show must
go on
“Dieci
minuti, signor Pattinson”
“Va bene”
Ti vedo,
Rob.
Ti vedo
perfettamente perché, se così si può dire, sei a
meno di un metro da me. E ti vedevo anche quando la distanza tra noi
copriva la
larghezza dell’Oceano Atlantico.
Ti vedo e
so che avresti preferito che quell’assistente ti
dicesse che lo spettacolo è stato annullato all’ultimo momento. Si sono
rotte
le luci. La tua coprotagonista è ridotta uno straccio a causa di un mal
di gola
improvviso. La scenografia è crollata. Qualsiasi cosa. Purché lo
spettacolo non
si faccia. Purché tu non sia costretto a salire di nuovo su quel palco,
quando
senti che nessuno degli spettatori presenti può capirti. Quando
vorresti essere
da tutt’altra parte. In un posto dove tu non sia costretto a fingere di
essere
quello che non sei. E non parlo di Mr. Darcy. Non vuoi più essere un
attore che
finge di essere felice mentre finge di essere qualcun altro. Questa
doppia
finzione ti sta uccidendo. Eppure, è l’unica cosa che può salvarti. E’
l’unica
cosa che può impedirti di cadere nel baratro del dolore, o del nulla.
E tu lo
sai bene. Per questo, nonostante tutto, sei qui.
Non puoi
nascondermi nulla Rob. Non ci sei mai riuscito,
nonostante tu sia un attore straordinario, sei davvero un pessimo
bugiardo.
Puoi essere chi vuoi davanti ad una telecamera, ma sai essere solamente
te
stesso non appena la spengono. Ed io l’ho sempre saputo. Ho sempre
saputo
quando mentivi. Ho sempre saputo quello che provavi. Lo sapevo quando
ero viva
e lo so tutt’ora che sono morta e mi servo di uno specchio per poterti
vedere.
Gli
specchi sono l’unico modo che ho per tornare da te.
Vorrei che tu lo sapessi…Vorrei che sapessi che quando fissi il tuo
volto
pallido e smagrito nello specchio del bagno in realtà stai fissando me.
Che
mentre ti affatichi nel riconoscere i tuoi occhi in quelle macchie
gonfie e
scurite in realtà stai fissando i miei
occhi. Ed in quei momenti, anche se non sono più viva, anche se non
sono più
umana, anche se ho perso la mia corporalità, io rabbrividisco.
Rabbrividisco
perché a volte ho la sensazione che tu davvero stia guardando me. Che
tu sappia
che oltre quella superficie fredda e trasparente ci sono io.
Il tuo
sguardo su di me mi ha sempre provocato questa
sensazione. Brividi. Di piacere. E’ stato così la prima volta che ti ho
visto,
ed è stato così anche l’ultima volta.
L’ultima
volta…Uno dei miei ricordi più nitidi. Ricordi cosa
ti dissi prima di chiudere gli occhi e perdere completamente i sensi?
“Amore…devi
farti la barba…”
Le mie
ultime parole, prima che il tumore inghiottisse
completamente le mie ultime risorse.
Le mie
ultime parole, sussurrate con un sorriso, mentre il
dolore di perderti anestetizzava completamente la sofferenza che
scuoteva il
mio corpo.
I tuoi
occhi. L’ultima cosa che ho visto prima di
abbandonare la mia esistenza fisica. I tuoi occhi blu, di un blu
immenso in cui
infuriava una tempesta di amore e dolore.
Ed il tuo
amore che mi ha tenuta in vita molto più di quanto
mi aspettassi. Ero come un palloncino pronto a spiccare il volo, ma tu
eri la
cordicella che mi teneva legata al suolo.
Sei
bellissimo anche senza sorriso, amore mio. Ma come ci
riesci?
Vorrei
trovare il modo per farti sentire la mia presenza,
per farti sentire che io sono con te. Che ho mantenuto la promessa che
ti ho
fatto, quando il cancro mi stava lentamente divorando.
“Non
voglio che mi lasci…” mi sussurrasti, con quella tua
voce dolce e arrochita dal dolore.
“Io non ti
lascerò mai, Rob” fu la mia risposta, la mia
promessa.
Ti
accarezzai il volto, raccogliendo sulla pelle screpolata
delle mia dita le lacrime che nemmeno in quella occasione riuscisti a
trattenere, nonostante i tuoi sforzi. Sapevi che il tuo dolore acuiva
la mia
sofferenza, ma come ho detto prima, a telecamere spente, non sei più in
grado
di fingere.
Prendi
l’ipod, appoggiato sulla mensola davanti a te. Fai in
modo che le cuffie si incastrino per bene in quelle che ho sempre
reputato
delle belle orecchie. Ricordo il modo in cui mi guardavi, quando te lo
dicevo. Come
se fossi una pazza. Sgranavi gli occhi e subito dopo aggrottavi le
sopracciglia, prima di scoppiare nell’ennesima risata sincera ed
imbarazzata.
Avrei voluto dirti quanto il suono della tua risata fosse vitale,
assieme al
sapore delle tue labbra. La sensazione che mi faceva pensare a quanto
fossi
fortunata. A quanto la mia vita valesse la pena di essere vissuta. La
tua
risata, ogni tuo bacio…io…io vivevo per quello. Avrei dovuto dirtelo,
sempre,
ogni giorno. Ogni volta che mi domandavi come facessi a sopportarti.
Ogni volta
che mi domandavi come facessi ad amarti.
Traccia
26. Lo so già senza bisogno di guardare le tue dita
che selezionano la canzone. Quella canzone. Quella che ascolti almeno
dieci
volte al giorno, anche se non ti fa bene. Quella che ascolti
soprattutto quando
non sai che diavolo stai facendo, quando non sai nemmeno più chi sei.
Quella
che ascolti quando hai bisogno che qualcuno ti urli che devi andare
avanti,
nonostante tutto. Quella canzone che è ancora la mia canzone.
La stavo
ascoltando anche la prima volta che ti ho
incontrato. Ricordi?
Avevo
appuntamento dal veterinario alle tre e come al solito
arrivai in anticipo. Non immaginavo che varcando quella soglia la mia
vita
sarebbe cambiata, raggiungendo la perfezione. Uscisti dallo studio del
dottor
Brown, stringendo tra le braccia la tua amata Patty. Piangevi ed
accarezzavi
quella deliziosa palla di pelo candida come se fosse la cosa più
importante
della tua vita. Mentre ti avvicinavi alla porta, mi guardasti per circa
97
centesimi di secondo. Non sapevo chi fossi, non conoscevo il tuo nome,
ma quei
97 centesimi bastarono a farmi innamorare di te. Quando uscisti, ti
seguii dopo
pochi secondi. Ero in anticipo, appunto. Ero sicura che non ti avrei
rivisto,
invece ti coprivi il volto con le mani, seduto su un muretto, con la
tua
cagnolina accucciata accanto ai tuoi piedi.
“Come si
chiama?” ti chiesi, piegandomi sulle ginocchia per
accarezzare la tua amica.
“Patty”
rispondesti semplicemente, guardandomi senza
chiederti chi fossi e cosa volessi da te.
“Patty…lo
sai che sei bellissima?”
Ricordo
perfettamente quegli occhioni neri e ancora colmi di
vita, che sembravano ringraziarmi per le mie dolci attenzioni.
“Le
restano solo pochi giorni” dicesti, e sentii il tuo
bisogno di sfogare il tuo dolore.
“Eppure è
così fiera…”
Non so
perché quella frase ti colpì. So solo che i tuoi
occhi mi fissarono in un modo così intenso da spezzarmi il cuore, quel
cuore
che poi avresti ricomposto, pezzo per pezzo, con la tua dolcezza e la
tua
follia.
Mi manchi,
amore mio. Tutto di te mi manca. Mi manca rimproverarti
per il tuo disordine. Mi manca il tuo sguardo incantato quando mi
mettevo un
bel vestito. Mi mancano le telefonate chilometriche quando da te era
mezzanotte
e da me mezzogiorno. Mi manca allacciarti il nodo della cravatta quelle
rarissime volte in cui decidevi di indossarla. Mi manca la tua
adorabile
paranoia.
Mi manca
fare l’amore con te. Mi manca il desiderio nei tuoi
occhi mentre slacciavi uno ad uno i bottoni della mia camicetta. Mi
manca il
tuo respiro caldo sulla mia pelle mentre mi sfioravi il collo con la
punta del
naso. Mi mancano i tuoi capelli tra le mie dita innamorate, mentre le
tue
giocavano con ogni parte del mio corpo. Mi mancano le nostre intime
carezze, i
nostri baci proibiti, la nostra bramosia di dare e ricevere piacere, i
nostri
gemiti, il nostro invocare il nome dell’altro, chiamandoci “amore”. Mi
manca la
tua schiena nuda, alla quale mi aggrappavo quando entravi dentro di me.
Mi
manca quella perfezione, quel perfetto incastro dei nostri corpi e
delle nostre
anime, quella magnifica sincronia che il più delle volte ci prendeva
per mano e
ci conduceva all’apice insieme. Mi mancano le coccole che seguivano, i
tuoi
occhi dolci ed inumiditi, la tua fronte leggermente imperlata di
sudore, le tue
labbra tese in un sorriso di pace e completezza. Mi manca addormentarmi
tra le
tue braccia, con le tue labbra premute sulla mia fronte.
Ricordi la
prima volta in cui abbiamo fatto l’amore? Certo,
e come dimenticarla? Sul sedile posteriore della tua BMW classe ‘89, un
rottame
che poco si addiceva al tuo status di divo. Una risata mi sfugge se
ripenso a
quante volte abbiamo dovuto sbattere la testa, io contro la portiera e
tu
contro il finestrino, prima di capire che la soluzione meno scomoda era
farti
sedere e mettermi a cavalcioni su di te…E’ stato magnifico, ma abbiamo
realizzato che sei troppo lungo per fare l’amore in una macchina senza
romperti
l’osso del collo.
E sono
sicura che ricordi anche l’ultima volta…
“Vuoi fare
l’amore con me, Rob?”
“Ho paura
che sia troppo…ho paura di farti male…”
“O
forse…forse non mi desideri più perché non sono quella di
prima? Perchè sono più magra…Perché non ho più i miei capelli…Perché
sto mor…?”
Non mi
lasciasti finire. Mi tappasti la bocca con un bacio.
Tanto spesso preferivi rispondere alle mie domande con i gesti
piuttosto che
con le parole.
“Per me
sei sempre bellissima…” bisbigliasti contro la mia
fronte “Ma non…Non voglio farti male…”
Quanto mi
hai ricordato Edward in quel momento…
“Non
succederà, amore mio. Ti prego…voglio fare l’amore con
te…almeno un’ultima volta…”
Esaudisti
la mia richiesta, e fu meraviglioso. Riuscisti a
farmi sentire davvero bellissima. Piangemmo entrambi, quando fummo
immersi dal
piacere. Perché entrambi sapevamo che quella sarebbe stata davvero
l’ultima
volta. Il mio cuore smise di battere due giorni dopo…
Premi play.
Riesco a
sentire l’attacco delle tastiere. Riesco a sentire
le dita di John Deacon pizzicare le corde del suo magico basso. Riesco
a
sentire la forza delle bacchette del grande Roger Taylor che picchiano
sui
tamburi della sua batteria. Riesco a sentire i virtuosismi del mitico
Brian May
e della sua fedele e storica Red Special.
E poi,
riesco a sentire lui. La sua voce. Che abbatte le
barriere dello spazio e del tempo. Che varca il confine tra la vita e
la morte,
da una parte e poi dall’altra. Che è talmente forte e disperata che non
crederesti mai che a cantare sia un uomo e non una creatura
ultraterrena.
Empty
spaces, what are we living for?
Abandoned
places, I guess we know the score
On and on,
does anybody knows what we are looking for?
Forse
anche per te, mio dolce Rob, il mondo non è che uno
spazio vuoto. Lo vedo bene dal tuo sguardo spento, dai tuoi occhi che
non hanno
più quella splendente vitalità di cui mi sono innamorata. Dal primo
momento in
cui ti ho visto.
Another hero, another mindless crime
Behind the
curtain, in the pantomime
Hold the
line, does anybody wants to take it anymore?
Ancora una
volta, amore mio. Ancora una volta devi salire su
quel palco. Me lo hai promesso, perché sapevo che recitare sarebbe
stata
l’unica cosa che ti avrebbe tenuto lontano dalla pazzia.
The show
must go on, the show must go on
Inside my
heart is breakin’
My make may
be flaking
But my
smile still stays on
E’ così,
mio dolce Rob. Lo spettacolo deve continuare, anche
se io non ci sono più. Anche se il mondo intero per te è completamente
privo di
senso da quando me ne sono andata. Ma sai che non è così…Sai che, come
hai
vissuto prima di me, puoi e devi vivere anche dopo di me.
Sono morta
come la tua Patty. Fiera e con il sorriso. Che
motivo avevo di non sorridere sapendo che avevo avuto la possibilità di
godere
del dono più prezioso che mi potesse essere offerto: tu…? Quattro anni,
insieme
a te, l’amore della mia vita, anzi, della mia esistenza. Mi sei rimasto
accanto, sempre. E non sei fuggito quando abbiamo saputo che ero
malata,
nonostante ti avessi quasi pregato di farlo, perché non volevo che ti
sentissi
impotente mentre mi guardavi morire. Ma tu, cocciuto come sei, sei
rimasto. Sempre.
Mi hai tenuto la mano. Mi hai fatto ridere. Hai pianto anche le mie
lacrime. Mi
hai desiderata anche quando la chemio si era portata via i miei
capelli.
Adoravi così tanto respirare il profumo dei miei capelli…
E mi hai
amata. Teneramente, sinceramente, completamente.
Chiudi gli
occhi ed una lacrima ti sfugge. Ti chini in
avanti come se stessi perdendo i sensi. Ma so che non è così. La
canzone è
giunta al momento, il mio momento, la mia parte preferita. E per questo
soffri.
Appoggi una mano alla parete di specchio davanti a te, come se non
fossi capace
di reggerti.
My soul is
painted like the wings of butterflies
Fairy tales
of yesterday will grow but never die
I can fly, my friend
Ed allungo
anche io la mia mano, poggiando il palmo in
corrispondenza del tuo. Ed è come se sentissi il calore della tua
pelle, il
sangue che pulsa nelle tue vene, il battito del tuo cuore nel petto. Ti
sto
toccando, Rob. Ti sento, ti posso sentire come mai mi è successo da
quando sono
morta. Non piango, non posso. Ma questa dolcezza, questa verità mi
commuovono.
Quello che sento è dolce ed è vero. Non siamo mai stati così veri come
in
questo momento.
Sto
volando, proprio come gridava Freddie. Sto volando come
una farfalla, mentre riesco a percepire il tuo tocco. Mi stai regalando
una
favola, Rob. Me ne hai regalata una ogni singolo giorno da quando ti ho
conosciuto.
Alzi il
capo e fissi la tua mano, confuso e quasi stordito.
Forse…forse l’hai sentito anche tu? Mi hai sentita, Rob? Ti porti la
mano
vicino al viso. La guardi come se non l’avessi mai vista prima d’ora.
Poi i
tuoi occhi si concentrano sul loro riflesso nello specchio. Ti sfiori
le labbra
con le dita, mentre vedo scorrere nel tuo sguardo ancora quella
sensazione. La
stessa che ho provato io. Solo che tu non sai cosa sia, non puoi
saperlo e mai
lo saprai.
Ma ti
piace, perché ora, mentre altre lacrime scivolano
lungo le tue guance, stai sorridendo. Insieme a me. Ed è la prima volta
che ti
vedo sorridere davvero. Finalmente sei Rob, il mio Rob, e non più il
suo fantasma.
E ti amo,
Rob. Accidenti se ti amo.
Ti togli
le cuffie. Spegni l’I-Pod. Indossi la giacca nera
di Mr Darcy ed esci dal camerino. Ma solo dopo aver guardato ancora una
volta
lo specchio. E sarai grande su quel palco, questa sera. Sarai grande
come non
lo sei mai stato.
Da questo
momento in poi, da quel sorriso in poi, le cose
cambieranno.
The show
must go on, amore mio.
E tu
andrai avanti.
Tornerai
ad essere te stesso, sempre.
Ti
ricorderai che la vita ha un senso che va colto in ogni
sua singola sfaccettatura.
I’ll top
the bill, I’ll overkill
Il
desiderio di recitare, di strimpellare la tua chitarra,
di pigiare i tasti di un pianoforte tornerà a scorrerti nelle vene.
I have to
find the will to carry on
E ti
innamorerai. Di nuovo. T’innamorerai di una ragazza
splendida che ti renderà felice.
Ed io sarò
gelosa, certo. Anche gli angeli, se così mi si
può definire, hanno le loro debolezze, sai? Sarò gelosa perché lei ti
potrà
toccare ed io no. Sarò gelosa perché lei potrà prepararti gli spaghetti
alla
bolognese ed io no. Sarò gelosa perché potrà arrabbiarsi con te quando
come al
solito metterai i panni colorati in lavatrice assieme con i bianchi ed
io no.
Sarò gelosa, ma sarò felice. Perché io ti voglio felice e perché so che
tu mi
amerai sempre.
Perché il
tuo amore è ciò che ha dato senso alla mia vita.
Ed
io non morirò mai, finché tu ti ricorderai di me.
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