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Fino all'altare
E pensare che credevi di averla persa.
Fortunatamente ti sbagliavi, visto che ora sei qui, in una chiesa ancora vuota, ad aspettare il suo arrivo.
Ai piedi dell'altare ci saranno una dozzina di rose bianche: le ha
scelte lei, ed è stata piuttosto irremovibile sulla questione.
Sorridi, pensando a quante volte l'hai sentita sbuffare e sospirare
negli ultimi tre mesi. Dopotutto, organizzare un matrimonio non
è cosa da tutti i giorni, ma lei se l'è cavata alla
grande.
Ti guardi intorno per l'ennesima volta: due signore stanno sistemando
altri fiocchi bianchi sui banchi della chiesa, il prete ha appena
finito di sistemare le ultime cose sull'altare, e una giovane organista
sta mettendo in ordine gli spartiti dei brani che dovrà suonare
di lì a poco: marcia nuziale, alleluia, canto dell'offertorio...
immagini che anche lei debba essere un po' in ansia per la cerimonia.
E' tutto perfetto.
Ogni cosa è stata organizzata nei minimi dettagli, non c'è nulla fuori posto.
Forse, in mezzo a tutta quella perfezione, sei tu quello fuori posto.
E' da un po' che hai quella sensazione, ma hai cercato di non farci
caso. Non volevi lasciare che ti rovinasse la giornata, ma continui a
percepirla dentro di te, specialmente ora che sei circondato da quella
calma surreale.
E' strano pensare che lì, a pochi passi da te, tra poco si
svolgerà un matrimonio, un patto per l'eternità.
Sorridi appena, pensando che è davvero incredibile.
Con due dita cerchi di allargarti un po' il colletto della camicia
bianca, ma il nodo stretto della cravatta nera rende praticamente
inutile il tuo gesto.
Le porte della chiesa sono aperte e, pur essendo maggio inoltrato, non
fa ancora troppo caldo, anzi, c'è una leggera arietta che rende
perfetta la giornata. Eppure, a te sembra di soffocare. A stare
lì dentro ti manca l'aria.
Dai un'occhiata veloce intorno, come a volerti assicurare che nessuno ti veda, e ti affretti ad uscire da una porta laterale.
Finalmente fuori.
Inspiri a pieni polmoni.
Aria.
Ti ci voleva davvero. Tuttavia, non basta questo a farti calmare: senti
la tensione crescere di minuto in minuto, così decidi di fare
una cosa che non facevi da tre anni, ormai: fumi.
Pensando che sarebbe potuto succedere, ti eri infilato una sigaretta
nella tasca dei pantaloni, una sola. La prendi velocemente,
appoggiandola sulle tue labbra secche: ti sembra di non bere da giorni.
La accendi e inspiri, cercando di dare un ritmo regolare ai tuoi respiri folli.
Se lei ti vedesse ora, probabilmente ti correrebbe incontro con aria
arrabbiata. Ti toglierebbe la sigaretta dalle labbra senza troppi
complimenti, gettandola via all'istante, e poi ti sgriderebbe come si
fa con un bambino che ha mangiato un biscotto di troppo.
Le tue labbra si increspano in un piccolo sorriso pensando a
quell'immagine che hai già visto tante volte. Dopotutto,
è stata proprio lei a farti smettere di fumare: ti aveva sempre
chiesto di darci un taglio, finché non si era stancata e
così, per il tuo ventiquattresimo compleanno ti aveva fatto un
regalo piuttosto... singolare. Aveva fatto sparire tutti i pacchetti di
sigarette. Tutti. Nelle tue tasche, nella tua stanza... non c'era
più nemmeno l'ombra di una sigaretta. Sarebbe stata capace di
sequestrarle anche al tuo tabaccaio di fiducia, se non l'avessi
ascoltata.
Comunque, lei era riuscita a farti smettere, ma ora non c'era, e non avrebbe potuto dirti proprio nulla.
Ti dai lo stesso un'occhiata fugace alle spalle, forse temendo inconsciamente che lei possa sbucare da un momento all'altro.
Lei.
E' la tua migliore amica da quando avevate undici anni.
L'hai vista crescere, diventare ragazza e poi donna.
L'hai vista inseguire i proprio sogni, con una tenacia ed una grinta che spesso le hai invidiato.
L'hai vista trovare l'amore, quello vero.
E ti sei innamorato di lei.
Avevi capito di provare un sentimento che andava ben al di là dell'amicizia parecchi anni prima.
Eravate in terza superiore, e per la prima volta lei aveva pianto di fronte a te.
Anche quando c'era qualcosa che non andava, cercava sempre di mostrarsi
allegra, riservava sempre il più bello dei sorrisi per te, ma
non quella volta. Si era davvero presa una cotta seria per un suo
compagno di classe che, invece, le aveva spezzato il cuore.
Le avevi giurato che l'avresti picchiato.
Lei aveva riso tra le lacrime, dicendoti che non sarebbe servito a
nulla, che non ne valeva la pena, e che le sarebbe passata in fretta.
Tu sapevi che non era vero. Sapevi che quegli occhi avrebbero pianto
ancora, prima di ritrovare il sorriso di sempre, e questo ti aveva
fatto soffrire tanto.
Non potevi – non puoi – tollerare di vederla triste.
All'inizio pensavi si trattasse di un sentimento di amicizia profonda, magari quasi un sentimento fraterno.
Poi, col passare del tempo, avevi capito che non era solo quello.
Avevi capito che lei era fondamentale per te, perché l'amavi.
Perché avresti voluto restare al suo fianco per sempre, ogni
giorno della tua vita. Perché la trovavi semplicemente perfetta:
il suo modo di essere, il suo corpo, tutto.
Lei ti considerava importante, e tu speravi che potesse provare i tuoi stessi sentimenti.
Non le avevi mai detto la verità, però, perché
avevi troppa paura di perderla, di vederla scivolare via... E allora
sopportavi. Ti tenevi stretto al tuo ruolo di migliore amico, e non le
dicevi nulla, non le spiegavi quanto ti facesse male, anche
fisicamente, vederla ridere e soffrire con e per altri ragazzi. Lei non
ha mai saputo quante volte i tuoi occhi hanno fatto finta di non vedere
quando baciava qualcun altro, mentre volevi essere tu il ragazzo che
aveva la fortuna di toccare quella labbra, di conoscerne la forma, di
sentirne il sapore.
Lei non l'ha mai saputo.
Alzi la testa verso il cielo: lei ti dice sempre che i tuoi occhi sono
dello stesso azzurro del cielo, ti ha sempre invidiato per questo, e
per questo ha sempre amato perdersi nei tuoi occhi.
Butti fuori una nuvoletta di fumo grigio, pensando che ti sei cacciato in una situazione davvero assurda.
Cazzo.
Cazzo.
Chiudi gli occhi, cercando di nuovo di rallentare il battito del tuo
cuore impazzito. Ventisette anni portati come un settantacinquenne:
dovresti trattare meglio il tuo povero cuore.
Cerchi di pensare ad altro, ti concentri sui suoni che senti attorno a
te: il canto degli uccellini, le grida di due bimbi lontani, il rombo
di un aereo che passa troppo basso.
Non serve proprio a nulla.
Senti le mani sudate e il respiro ancora accelerato.
Odi essere in ansia. L'ansia ti fa sempre dei brutti scherzi. E poi le hai promesso che saresti stato tranquillo...
Questa volta ti concentri per bene, stringi gli occhi ed inspiri, conti fino a tre e poi espiri.
Inspira.
Espira.
Non è difficile, puoi riuscirci.
Certo che se devi concentrarti in questo modo per respirare, allora sei preso proprio male.
Fai un ultimo tiro e poi getti la sigaretta per terra. Sai che non
dovresti farlo – lei ti sgriderebbe anche per questo – ma
in questo momento, sinceramente, non te ne frega proprio nulla.
Metti le mani in tasca e sembri ricordarti solo ora cosa indossi:
scarpe nere, pantaloni neri, camicia bianca, giacca nera e cravatta
dello stesso colore. Arricci le labbra in una mezza smorfia: non
ricordi di esserti mai vestito così. Il tuo armadio contempla un
certo numero di jeans, magliette, felpe, abiti sportivi insomma, ma
nulla del genere.
Pensi che forse questa è l'unica occasione in cui indosserai quel vestito. Poco male, per lei lo puoi fare.
Per lei puoi fare di tutto.
Anche comportarti come non avresti creduto di poter fare: ultimamente
sei riuscito a darti una regolata, ma fino all'anno scorso, passavi da
una ragazza all'altra. Il fatto che ti trovassero bello ti ha
facilitato le cose, perché non hai mai dovuto davvero insistere
per conquistare qualcuna. E non hai mai nemmeno insistito con te stesso
per farti piacere davvero le ragazze con cui passavi le tue nottate.
A lei questo tuo comportamento non è mai piaciuto. Non te l'ha
mai detto direttamente, non voleva giudicarti, ma tu l'hai capito lo
stesso. Non era difficile farlo, visto come cercava di dirti in tutti i
modi di mettere la testa a posto.
Alla fine ci sei riuscito, ma dubiti che troverai mai quella giusta. Tu
quella giusta l'hai già trovata, ma te la sei fatta portare via
come un vero e proprio sprovveduto.
Abbassi la testa e sospiri, questa volta per rabbia.
Sei stato davvero uno scemo: la paura di rischiare ti ha lasciato col sedere per terra, senza nulla.
Non glielo hai mai detto nemmeno questo, ma uscire con una ragazza
diversa ogni sera era l'unico modo per non pensare. Per non pensare a
lei.
Sapevi che se avessi cominciato ad uscire con la stessa ragazza per
qualche tempo, poi avresti inevitabilmente cominciato a paragonarla a
lei, e sarebbe stato orribile. Orribile per lei, perché
l'avresti ingannata, e per te, perché non l'avresti retto.
Non ti sei nemmeno accorto che la chiesa ha cominciato a riempirsi. Tra poco toccherà a te.
Senti le ginocchia tremare, e sei costretto a chiudere per un istante
gli occhi, perché ti sembra quasi di avere una voglia assurda di
piangere.
Come un flash ti ritorna in mente l'immagine di lei che ti corre
incontro, ti fa sedere, e ti mostra la mano con l'anello di
fidanzamento e – per toglierti ogni possibile dubbio – ti
dice che sta per sposarsi con lui.
Lui che non è te.
E' un altro, un altro.
Scuoti leggermente la testa, strizzando ancora di più gli occhi
prima di riaprirli e sbattere un paio di volte le palpebre. Le hai
detto che sarebbe andato tutto bene, le hai detto che avresti sorriso.
E quando la vedi scendere dall'auto, sorridi veramente.
E' perfetta.
E' un sogno.
La vedi alzare la testa, cercarti con lo sguardo: ora ha bisogno di te.
Lentamente, a piccoli passi, ti avvicini sempre di più a lei che
ti aspetta immobile. Più ti avvicini e più rimani senza
fiato, ma stavolta non è colpa dell'ansia, è per lei.
E' incredibile.
Fasciata nel suo lungo abito bianco, che esalta le forme del suo corpo,
sembra una magia. Una mantellina dello stesso colore le copre spalle e
schiena, e quel vestito sembra davvero cucito addosso a lei.
Abbassi appena lo sguardo, e sorridi, vedendo il bouquet stretto tra le sue mani tremanti.
E' emozionata, la tua piccola.
Lei ti sorride, e giureresti di aver visto un luccichio illuminare i suoi occhi, ma forse è solo una tua impressione.
Ormai sei accanto a lei, ti abbassi un po', e le sussurri parole dolci
ad un orecchio, sperando di farla rilassare almeno un po'. Quando ti ha
chiesto di accompagnarla in quell'occasione, sapevi che avresti dovuto
calmarla. Ti sei sentito immensamente onorato perché lei aveva
scelto te: sapevi che avrebbe voluto con tutto il cuore essere con suo
padre, ma lui non c'era più, e lei aveva pensato a te e questo
aveva fatto saltare un battito al tuo cuore.
Le sorridi ancora – non smetterai mai di farlo – e le porgi
un braccio. Vedi il suo petto alzarsi ed abbassarsi, in un ultimo
respiro di incoraggiamento, e lei si aggrappa quasi a te, cercando
sostegno.
Vi scambiate uno sguardo carico di significato, e quando lei annuisce piano, cominciate a muovere i primi passi.
Dalla chiesa senti iniziare la marcia nuziale, e tante teste si sporgono curiose per vedere la sposa.
Rallenti appena quando salite i gradini, in modo che lei riesca a sollevare il vestito e a non inciampare.
Ormai siete a pochi passi dal portone principale della chiesa: le note
dell'organo sono sempre più chiare e distinte, qualche invitato
inizia a battere le mani, senti l'emozione crescere in te e sei sicuro
che anche lei sia ormai al limite, visto come si stringe a te.
Gli ultimi passi.
I passi più importanti della sua vita, della tua vita.
Davanti a te sta in piedi l'uomo più fortunato del mondo, e
aspetta impaziente, anche lui ammaliato dalla creatura magnifica al tuo
fianco.
E' impossibile restare immuni al suo fascino.
Lui lo sa che fino a quattordici anni il suo sogno era sposarsi in
verde?... Probabilmente no, ma non importa. Dopotutto, ti dici,
è lui che ama.
Da piccoli ti aveva fatto promettere di restare con lei, anche all'altare.
E tu l'hai fatto.
Ti fermi davanti ai due banchetti bianchi, quelli riservati agli sposi.
La fai voltare, e la guardi intensamente per un'ultima volta. La vedi
arrossire leggermente, e pensi che è bellissima. Pensi che
ti senti davvero l'uomo più triste del mondo, perché la
stai perdendo per sempre, ma poi capisci di essere l'uomo più
felice del mondo, perché – in un modo o nell'altro –
lei ci sarà sempre nella tua vita, e tu non la perderai mai
davvero.
Le accarezzi una guancia con una mano, inclinando di poco la testa di lato, e poi le lasci un leggero bacio su una guancia.
Ecco, ora è tua, pensi,
mentre anche lei ti rivolge un ultimo sguardo, e la sua mano scivola
via dalla tua, lasciandola inspiegabilmente fredda e afferrando un'altra mano.
Fino all'altare, piccola.
Hai mantenuto la tua promessa, l'hai portata fino all'altare, ma l'amerai sempre.
Anche ora, testimone del matrimonio della tua migliore amica.
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Hola!
Niente di che, solo una cosa che mi è venuta voglia di scrivere ora, di getto... e se fa schifo, abbiate pietà!XD
Mi farebbe comunque piacere se mi lasciaste un recensione, giusto per farmi un'idea!^^
Vale=)
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