1-un pianto che sa di te
Rieccomi con una nuova storia!!!!
Ispirata alla magnifica, insuperabile, stupenda serie andata in onda su canale 5 di "Tutti per Bruno", ecco la mia ficcy.
Allora, la storia l'ho già pubblicata anche su un forum, ma volevo riproporvela.
Inizialmente volevo fare dei
semplici pepisodi che potevano essere realmente successi prima del
trsferimento dei tre sfortunati poliziotti, ma poi mi sono venute altre
idee, e anche per accontentare molte delle ragazze del forum, sono
uscita dai limiti che mi ero data, finendo per scrivere episodi che
sicuramente non erano mai successi prima del trasferimento.
Naturalmente i protagonisti degli episodi sono Luca & Sara.
Alcuni capitoli sono divisi in più parti, intitolate in modo diverso.
Spero naturalmente sia di vostro gradimento!
Besos!
1-Un pianto che sa di te
POV SARA
Devo smetterla di pensare.
Anzi, devo
smetterla di pensare a te.
Posso pensare a tutto quello che voglio,
ma non a te.
A te no. Non devo.
Abbasso lo sguardo sul mio piatto e
con la forchetta stuzzico i fili di spaghetti.
- Che c’è Sara? Non ti piacciono? –
chiede Silvia.
- No zia, non ti preoccupare, sono
ottimi. – dico io, sforzandomi di sorridere. Non è una bugia, sono
davvero buoni, ma ho lo stomaco chiuso.
Non riesco.
- beh certo che sono buoni, gli ha
fatti Luca… sai, lui è bravissimo a cucinare gli spaghetti… -
dice lei, soddisfatta.
Luca? Li hai fatti tu?
Sento gli occhi
riempirsi di lacrime. Sento una voragine che mi squarcia il petto,
che risucchia tutto.
Mi sento morire. Non ce la faccio, ho bisogno di
andarmene da qui.
- scusate, ho bisogno di una boccata
d’aria. – dico, poggiando il tovagliolo sul tavolo e alzandomi.
- Sara tesoro, ti senti bene? – mi
chiede zia, che fa per alzarsi.
- tranquilla zia, resta pure. Non ti
preoccupare, torno subito.-
Esco dalla porta di casa e scendo le
scale del condominio.
Quell’appartamento era di zia da un bel po’
di anni, e Luca ci si era trasferito qualche mese prima del
matrimonio.
Già, il matrimonio. È stato il giorno peggiore di tutta
la mia vita. Sarei dovuta essere contenta per zia, finalmente aveva
trovato l’anima gemella.
Peccato che per trovare la sua, aveva
portato via la mia.
E senza chiedere il permesso.
Ma cosa dovevo
fare? Dirgli << no guarda, Luca è mio, cercatene un altro >>?
No, me ne ero stata zitta, lo sono sempre stata.
Esco dal portone,
attraverso la strada e mi vado a sedere sullo schienale di una
panchina in pietra.
Alzo gli occhi verso le nuvole grigie, in
contrasto con il buio della notte. Si muovono, libere.
Lascio scendere le lacrime. Una ad una
rigano le mie guance, per poi arrivare al mento e fare un salto nel
vuoto, lasciandomi anche loro da sola.
Ma perché? Perché mi sono
innamorata di te? Credevo di poter gestire la situazione. Ne ero
convinta.
Ma questo era un anno fa, quando era ancora una stupida
cotta.
Credevo che sarebbe passata, anzi, ne ero certa.
- Sara?-
Rabbrividisco a quella voce. Solo una
parola, il mio nome. E la tua voce che lo pronuncia.
Non mi volto, non ti permetto di
vedermi in quello stato.
Non mi umilierò così tanto.
- Sara? Ti senti bene? Tua zia è
preoccupata… ma mi stai ascoltando? – mi chiedi preoccupato.
No, non sei realmente preoccupato.
Forse sono io che sento quella nota, ma deve essere la mia
immaginazione.
Uno come te non può interessarsi a una come me.
Mai.
Se prima ti preoccupavi per me come un fratello, ora c’è Silvia a
farti dimenticare me.
- Vattene, lasciami da sola. – dico,
un carico di dolore in questa frase.
Silenzio. Non dici nulla.
Dopo qualche
secondo sento che ti siedi vicino a me, alla mia destra.
E io, come
un riflesso spontaneo, giro la testa verso sinistra, nascondendo il
mio volto, negandoti le mie lacrime.
- guardami Sara, per favore – mi
dici, come se fosse un ordine.
Scuoto la testa. – ti prego, torna a
casa- ti dico.
-no, finchè non mi avrai spiegato
cos’hai. Sai, non ti dirò che tutto passa, che tutto torna come
prima… sono cose che ti avranno detto fino allo sfinimento. Ti dico
solo che io non ho intenzione di abbandonarti finchè non mi darai la
possibilità di farti tornare il sorriso sulle labbra. – dici.
Quelle parole sono coltelli affilati
che infilzano senza grazia ne riguardo il mio cuore. La testa mi
pulsa, e un’altra ondata di lacrime calde mi riempie gli occhi,
appannandomi la vista.
Scuoto di nuovo la testa.
- Non vuoi? – chiedi.
La scuoto di nuovo.
-credi che non ti capirei? –
Capire?!
- Luca, tu non capiresti mai! – urlo,
saltando giù dalla panchina a fulminandolo con lo sguardo.
Ecco, sii
testimone del mio dolore, lasciamelo trasformare in rabbia, e poi
ancora in dolore, per poi liberarlo in un fiume di lacrime.
Un pianto
salato che urla il tuo nome.
No Luca, non puoi capire.
Non puoi
capire quanto ti amo.
Non lo capisco io, dovresti riuscirci tu?
I tuoi occhi si fissano sui miei. Mi
sento morire sotto il tuo sguardo.
Sei così bello, così
irraggiungibile.
Abbasso lo sguardo. Non ce la faccio
più.
Ti avvicini, sempre più.
Poi mi
avvolgi in un abbraccio stretto.
Nascondo il viso nell’incavo del
tuo collo.
Mi drogo del tuo profumo.
È la mia forza vitale.
Vorrei
tanto restare per sempre così, ma so già che non succederà.
- ti riaccompagno a casa- mi sussurri.
Non ho la forza di ribattere, non
questa volta.
|