alice
Third Is The Charm
[La prima volta che Alice visita Sottomondo, lo fa per caso; la
seconda, per necessità. Ma la terza. La terza è una sua scelta.]
La prima volta che Alice visita Sottomondo è una bambina, uno
scricciolo con un vestitino azzurro, minuscoli e delicati guantini
bianchi ed un'aggrovigliata chioma bionda - dovresti farti
tagliare i capelli!. Non c'è
nulla di fuori dall'ordinario in lei: ha una casa grande, una madre
apprensiva, una sorella che legge libri senza figure, un padre che
“ ha definitivamente perso la testa”
e un grazioso gattino a farle compagnia; oltre, ovviamente, alla
naturale curiosità dei bambini. E' quella curiosità che la spinge
ad alzarsi nonostante il caldo e a seguire un coniglio in panciotto e
orologio giù per una tana senza avere la minima idea di come fare ad
uscirne, poi. E' una bella caduta, la sua – di certo non urlerà più
se anche dovesse capitombolare dal tetto di casa. Precipita così a
lungo che perde persino la nozione del tempo, ma non si annoia, non
all'inizio: è ben strana, la tana del Coniglio, piena com'è di
scaffali ingombri di libri, vasi e vasetti. Ciononostante, finisce per
addormentarsi. Da quel momento si trova in un mondo che non
avrebbe mai pensato potesse esistere, che non avrebbe neanche osato
immaginare fosse reale: un luogo magico dove i dolcetti fanno
diventare piccoli come formichine e le bevande fan crescere come e
più degli alberi più alti a cui puoi pensare; dove gli Animali
parlano – e sono tanto, tanto
in ritardo – e i Fiori spettegolano tra loro come la mamma e le sue
amiche e Leprotti e Cappellai decisamente fuori di senno prendono il
tè in giardino e festeggiano non-compleanni. E poi, cuoche che
esagerano col pepe, piccioni che la scambiano per un serpente, ed un
serio(?) processo per delle torte rubate. Tutto è così strano –
così strano – per lei, che cerca di essere logica – dà sempre
ottimi consigli, la piccola Alice – e capisce solo dopo un po' che
la logica è abbastanza inutile in un luogo governato dalla Regina
delle Carte, i cui passatempi preferiti includono giocare a croquet e
urlare le parole magiche:“ tagliatagli la testa!”;
un posto, insomma, dove “tutti sono matti”, come le rivela un
gatto dal largo sorriso che fluttua nell'aria come un aquilone, e che
svanisce pian piano, finché solo il suo ghigno rimane sospeso - “ Roba
da matti “, pensa allora. “ Ho spesso visto un gatto senza
ghigno, ma mai un ghigno senza Gatto “, ( la riprova che magari sta
divenendo un po' pazza anche lei ). Però, in fin dei conti, non le
importa poi molto. Sottomondo – che per lei è il Paese delle
Meraviglie - è sempre più curioso ad ogni passo, ma sono stranezze
che può accettare: quando non sono pericolose o spaventose come
quelle della Regina, oppure indisponenti e irritanti, sono quasi
divertenti. L'idea di festeggiare trecentosessantaquattro non-compleanni è molto più allettante che l'averne uno solo, per
esempio, e, una volta accettato il fatto che è impossibile ficcare
un po' di sale in zucca ai suoi abitanti, Sottomondo le appare così
pieno di cose da fare, vedere – cose che nemmeno suo padre avrebbe
fatto o visto mai, in nessuno dei suoi viaggi. E poi, dopotutto, è
una bambina, e nella sua giovane testa che una Lepre parlante
tenti di prendere il tè da tazze senza fondo o che sua sorella
legga libri senza dialoghi o figure sono cose egualmente sconcertanti.
Certo, la rende molto perplessa e anche un po' spaventata, ma puòaccettarlo,
crede – accettare che sia vero, cioè – finché
Margareth non la sveglia dal suo sonno per il tè – e
allora si
convince che tutto sia stato
un sogno, “ un sogno meraviglioso “, dice a sua sorella.
Forse perché credere che le sue meravigliose avventure siano state
frutto della sua immaginazione è molto più semplice che pensare che
quei curiosi eventi siano davvero accaduti, o forse invece, la colpa
è del passaggio da un mondo all'altro – o magari perché gli
amici incontrati lungo il cammino le mancano troppo per poter fare
diversamente: chi lo sa - la piccola Alice sceglie di dimenticare –
e di crescere.
La sua vita va avanti come quella di
qualunque altra bambina, ragazza, giovane donna del suo mondo:
scuola, giochi, tè, feste, e poi daccapo. Tranne per i suoi sogni.
Perché nei meandri della sua mente, dove si perde ogni notte, non
può impedirsi di ricordare la “caduta”e le “porte”; strane
creature strisciano nella sua testa e echi di filastrocche risuonano,
mentre un sorriso a falce di luna si allarga nel buio e mutevoli
occhi verdi la scrutano da cespugli di rose per metà bianche, per
metà rosse. L'unico metodo per scacciare gli incubi –
terribilmente colorati, ma comunque incubi – è un pizzicotto al
momento giusto, il suo lasciapassare per la realtà – noiosa e
sempre uguale, ma rassicurante, e pallida in modo confortante.
Chiunque conosca, alla giovane Alice sembra sempre mancare di
qualcosa, qualcosa che non riesce a definire – ma che
manca , e rende tutto così
noioso: perché solo lei si chiede come sarebbe volare, o immagina
uomini vestiti da dame e viceversa? Se tutti, nel suo mondo, sono
normali, allora è lei ad essere strana? E' lei ad avere torto
nel pensare a cose che non ci sono e che probabilmente non potranno
mai essere? E possibile che quello che ha visto correre tra i
cespugli sia un coniglio col panciotto?
Prima shot, ancora due. Grazie per aver letto, fatemi sapere cosa ne pensate.
M.
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