Diabolici segreti

di Diana924
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Quando la mattina Elise Bauché scese dal treno si sentì mancare: aveva sbagliato tutto! Invece di leggere Machecoul sul cartello di fronte a lei, leggeva il nome di una cittadina sconosciuta nel Guèdavan. Lo sconcertò aumentò quando guardò l’ora sul quadrante dell’orologio: erano le 9:30, si sarebbe dovuta svegliare tre ore prima!!!

Mentre osservava una cartina, per potersi rendere conto di dove si trovava, urtò per sbagliò una persona. Quando si girò per scusarsi rimase di sasso: alto, biondo, vestito due pezzi. << Mi scusi, mi dispiace moltissimo >> balbettò interdetta. << Non fa niente, io sono il barone Guillarme de Sille, sindaco dei questo piccolo paese. Che cosa la porta da queste parti? >>, le rispose lui, aveva una voce angelica. << La sfortuna, signor barone, la sfortuna. Dovevo scendere a Machecoul tre ore fa, mi sono dimenticata di svegliarmi ed eccomi qui! Così perderò la prenotazione dell’hotel, e non so dove passerò la notte! >> concluse adirata. << Per la sfortuna e la destinazione mi dispiace molto, desolato non posso fare nulla. Ma per la sistemazione notturna si: qui vicino c’è un alberghetto molto pittoresco, abbastanza economico, gestito da una brava donna, noi la chiamiamo la Meffraye >> le annunciò lui con voce suadente. Poi le diede le indicazioni necessarie per raggiungere l’alberghetto della Meffraye.

Mentre Elise si incamminava seguendo le indicazioni si sentì chiamare, il barone aveva deciso di comportarsi da cavaliere ed accompagnarla.

Giunti a destinazione, il paesino era davvero pittoresco, pensò Elise, videro un’insegna: “ Hôtel de la région ”, con un bella porta di legno massiccio, accanto c’era una targa che diceva che l’hotel era aperto dal 1765. Una scritta quasi microscopica annunciava i giorni di chiusura: soltanto la morte di Luigi XVI, la sconfitta di Sedan, la vittoria del 1918, l’ingresso dei tedeschi a Parigi e il ’68!. Elise aprì la porta e si diresse verso la hall. Vide al banco della reception una donna, di circa trent’anni, mora; forse era lei la Meffraye. Si avvicinò e chiese: << Scusi, avete una camera disponibile per tre giorni, compreso oggi? Mi chiamo Elise Bauché >>. Sentendo una voce la signora si girò e le rispose con voce vellutata: << Certo, la 403 è libera, le do le chiavi >>. Ricevute le chiavi Elise si diresse verso le scale, era un edificio storico, niente ascensore; quando l’occhio le cadde su un gruppo di vecchie fotografie. In particolare ne fissò una, molto bella, con una castello circondato da un certo numero di frondosi alberi. << Posso sapere che castello è? >> chiese, rivolta alla Meffraye. << E’ il castello del marchese Ossowiesky, la casata si è estinta durante il Secondo Impero, e il castello è divenuto proprietà dello Stato, poi negli anni ’50 è stato rivenduto al conte Ossowiesky, parente del defunto marchese. da quel che so non ci abita nessuno. Dalla sua stanza lo si vede perfettamente, Mlle >>.

Ossowiesky, lo stesso nome dei padroni del libro di Perrault, una coincidenza? Elise la considerò un segno del destino, con la D maiuscola, e in seguito i fatti le diedero ragione.

Giunta in camera cominciò a disfare le valigie, il tutto fatto con molta calma, aveva parecchio tempo davanti a sé, ben tre giorni! Ne avrebbe approfittato per visitare il paesino e fare un giro nei dintorni, forse proprio al castello Ossowiesky.

Il castello era diverso da come se l’era immaginato; lei pensava ad un maniero in rovina, tipo castello di Frankestein, mentre questo era un piccolo castello, ben curato e massimo massimo poteva risalire alla Guerra dei Cento Anni.

Dopo aver pensato questo andò in bagno, si lavò ed indosso degli abiti puliti, ora era pronta.

Scendendo trovò il sindaco de Sille che parlava con la Meffraye in tono piuttosto agitato. Essendo curiosa per natura fece per avvicinarsi, ma come se l’avessero vista, ed era impossibile, il barone e la Meffraye si allontanarono verso una scala opposta a lei,

lasciandola sola con i suoi pensieri , la sua curiosità inappagata e la sua macchinetta fotografica.

 

X farrahlennington, il padre di bathilde era un uomo colto, per questo sia lei che suo fratello sanno leggere e scrivere, perchè gliel'ha insegnato





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