16 settembre.
Sono le nove di sera e tutto va bene.
- Sara vieni nel mio ufficio. Subito - disse Grissom lanciandole una
frettolosa occhiata dalla porta della stanza degli armadietti.
Lei non fece nemmeno in tempo a voltarsi che lui era già
sparito. "Ma che vorrà? Non lo sa che è la mia
notte libera? Stai a vedere che si è dimenticato e devo
lavorare anche la notte del mio compleanno". Sara si rimise le scarpe
che stava cambiando, si alzò dalla panca, chiuse
l’armadietto e si avviò verso l’ufficio
del capo. Arrivata, si fermò sulla porta aperta.
- Grissom…stasera...-
- Siediti -
Sara scocciata ubbidì e si sedette sulla sedia di fronte
alla scrivania.
- Sara, sei libera stasera? -
- Veramente è da un mese che ho chiesto di essere sostituita
stanotte... comunque... non importa… che devo fare? -
- Nulla. Anzi, hai un cambio nell’armadietto? -
- In che senso? -
- Hai qualcosa di più leggero? -
- Senti Grissom, stai scherzando o cosa? -
- Rispondi -
- Sì, dovrei avere una specie di vestito che tengo per
eventuali occasioni importanti… -
- Perfetto. Mettilo. -
- Grissom ma che ti prende? -
- Niente. Su, vai a cambiarti. -
- Grissom… senti… perché dovrei
cambiarmi? -
- Perché stasera vieni con me -
- Ah sì? E dove? -
- Questa è una sorpresa. -
- OK…ma... -
- Niente ma... su, muoviti che siamo già in ritardo -
Grissom si alzò dalla sedia, si avviò verso la
porta, prese la giacca, la sua valigetta, e disse - Sara…-
- Sì ho capito! Vado! -
La fece uscire e chiuse la porta dietro di sé. - Sara ti
aspetto giù nel parcheggio. Fai più veloce che
puoi -
Lei annuì e chiuse la porta della sala armadietti. "Yuppy!
Esco con Grissom! Già…ma dove mi porta?
Oddio… va beh… Sara, veloce..."
Sara si cambiò in fretta e furia, al posto dei soliti jeans
e maglietta mise un grazioso vestitino estivo arancione e un paio di
sandali con un tacco basso. Si passò rapidamente il
lucidalabbra, un filo di ombretto e una spennellata di mascara. OK.
Pronta. Agguantò la borsa, la giacca e si
affrettò per i corridoi, che di lì a poco si
sarebbero riempiti di membri del turno di notte. Muovendosi
versò l’ascensore vide Cath, Nick , Warrick e Greg
avanzare verso di lei. Meglio evitarli. "Evitiamo inutili
domande…prenderò le scale".
Sara si voltò dall’altra parte ma non appena
iniziò a muoversi sentì un - Ehi, Sara -
provenire da dietro le sue spalle. Si voltò. "Dai che sono
in ritardo!".
- Ciao Greg…che vuoi? -
- Mi raccomando, non essere troppo dolce eh? No, volevo solo farti gli
auguri… e darti questo regalino -
- Ehm... grazie Greg -
- Non lo apri? -
Sara guardò l’orologio. Erano già
passati dieci minuti da quando Grissom l’aveva lasciata. - Ma
no, dai… lo apro a cas... -
- No, aprilo ora… voglio vedere la tua faccia - "Uff... ma
perché tutte a me! Ci mancava solo Greg!" - OK -
Sara lo scartò di fretta e ne uscì fuori un libro
di barzellette.
- Oh… grazie Greg! -
- Beh, almeno quando sei triste puoi leggere questo libro... e pensare
a me... aspè che te ne faccio vedere qualcuna…-
- Greg... non ti offendere ma sono in ritardo... -
- Ma dai… solo una…-
- Va bene… ma sbrigati.-
- Sì, sì, un secondo…- e intanto i
minuti passavano, e Sara si faceva sempre più nervosa,
mentre Greg cercava invano la fatidica barzelletta.
- AAARGH! GREG! COS’E'? GUARDA LA'! -
Greg si voltò di scatto, Sara fuggì via di corsa
e prese le scale. Greg si voltò e disse - Sara? -
Sara saltava gli scalini a due a due, in preda al panico. E se Grissom
non l’aveva aspettata?
Arrivò nel parcheggio col fiatone. Vide la macchina di
Grissom e si avvicinò. Lui era lì ad aspettarla
appoggiato al cofano.
- Pronta? - Lei gli sorrise. - Sì, pronta
- E i due salirono in macchina.
Sara allacciò la cintura di sicurezza, mentre Grissom si
avvicinò al suo viso. Lei si girò e se lo
ritrovò davanti. Lui tirò fuori una benda.
- Sara… dovrei… dovrei bendarti-
- E perché? -
- Perché non voglio che tu capisca dove stiamo
andando… posso? -
- Sì, tanto ormai…ho fatto trenta faccio anche
trentuno…- E così lui le bendò con
delicatezza gli occhi, si mise al volante, ingranò la marcia
e partirono.
Dopo una decina di minuti che stavano viaggiando in silenzio, Sara era
sempre più confusa e lui sempre più allegro.
Aveva avuto proprio una bella idea. E le avrebbe finalmente dichiarato
i suoi sentimenti.
Dopo una mezzoretta l’auto si fermò, per la gioia
di Sara che stava morendo dalla curiosità. Dove la stava
portando Grissom?
Lui scese dall’auto e le aprì la portiera. La
prese per mano e la condusse dietro di sé. C’era
un gran silenzio, anche se a Sara pareva di sentire il rumore del mare
in lontananza. Grissom la fece sedere, probabilmente su una
staccionata, ma Sara non poteva capire visto che era ancora bendata. Le
sfilò con delicatezza i sandali e li appoggiò a
terra.
- Grissom? Che fai? -
- Ora capirai… abbi pazienza - rispose lui con dolcezza.
La fece scendere da quella seduta improvvisata, e si incamminarono.
Sara aveva capito dove si trovavano. C’era stata un migliaio
di volte. Erano sulla spiaggia. La sabbia fredda si muoveva sotto i
suoi piedi, la delicata brezza marina le muoveva i capelli e il rumore
delle onde dell’oceano accompagnava i suoi passi. Arrivati
sulla riva, lui le tolse la benda e guardandola negli occhi le disse -
Vieni, andiamo a sederci laggiù su quelle rocce -
Lei era incantata dai suoi occhi, forse anche per il riflesso della
luna, e come un cagnolino lo seguì. Non appena furono seduti
nei pressi della scogliera lo spettacolo iniziò. Dapprima
Sara pensava fossero dei tuoni, ma quando vide quelle migliaia di
scintille colorate illuminarsi nel cielo, capì. Erano degli
spettacolari fuochi artificiali. Quegli enormi batuffoloni di scintille
balzavano luminosi nell’immenso cielo totalmente buio e
rendevano magica quella serata, quella serata così speciale.
Il riflesso dei fuochi illuminava i loro volti, prima di verde, poi di
rosso, poi di giallo, poi oro, argento, fucsia, blu… e Sara
sperava che quel meraviglioso spettacolo non finisse mai. Nel frattempo
lui le si era avvicinato, e seduto al suo fianco le aveva fatto
scivolare un braccio dietro la spalla. E lei incantata da quella
meraviglia aveva appoggiato la sua testa sul suo torace. Non se ne era
nemmeno resa conto. Grissom ammirava il visino di Sara meravigliato
come quello di una bimba davanti a uno spettacolo di bolle di sapone, e
sorrideva. Com’era bella lì rannicchiata tra le
sue braccia. E finalmente la vedeva felice. Aveva un solo pensiero per
la testa… voleva baciarla… voleva sfiorare quelle
labbra rosa che sembravano così… così
morbide e delicate.
E i fuochi finirono. Sara sospirò, mentre l’ultimo
residuo di luce svaniva come per magia. Si accorse di essere appoggiata
a lui… il suo calore… il suo profumo…
non poteva resistere. Si voltò e gli sorrise. - Buon
compleanno, Sara -
Lei non rispose. Si limitò a sorridere. Una lacrimuccia
spuntò dai suoi occhi, e, lentamente, ad una ad una, altre
lacrime iniziarono a solcarle il viso. Era così felice da
non riuscire a parlare, o anche solo a muoversi. Allora lui la prese
tra le sue braccia, la strinse a sé con tutto
quell’amore che aveva tentato di soffocare durante tutti
quegli anni. Erano lì, su una spiaggia, soli, il rumore del
mare, la delicata brezza, il tenue chiarore della luna… e
quella magica atmosfera tutt’intorno a loro.
Sara, in mezzo alle lacrime bisbigliò: - E'... è
il regalo più dolce che… che mi abbiano mai
fatto… Gil… grazie - sospirò, e il
calore del suo respiro si diffuse nella soffice trama della camicia di
Grissom. Era come se il mondo avesse smesso di girare, come se fossero
avvolti in una bolla di sapone che volteggiava nell’universo.
Sara si staccò lentamente da lui e lo guardò
negli occhi. Lentamente si avvicinò alla sua bocca e lui
chiuse la distanza che li divideva. Finalmente un bacio. Il loro primo,
romanticissimo bacio. Non uno di quei baci pieni di passione come
quello di Hayez... no, un dolcissimo bacio, pieno di amore rinnegato
forse troppo a lungo. Lei pose le sue braccia attorno al suo collo e lo
trascinò con sé, mentre lentamente si sdraiava
sulla sabbia. Lui si puntellò sui gomiti e la
osservò... era bellissima lì, sdraiata sotto si
lui, coi capelli tutti in disordine attorno alla sua testa ,e quel
sorriso, quel meraviglioso sorriso. Si chinò di nuovo e la
baciò. Con più passione qusta volta. Era un bacio
trascinante, di quelli che ti rendono difficile staccarti, e
così Grissom si impose di smetterla. Si alzò, e
si sdraiò al suo fianco. Lei appoggiò la sa testa
sul suo braccio e insieme guardarono al cielo stellato. -
Sara… sei tu la mia stella.-
- Ah sì? - disse Sara con la voce un po’ assonnata
- Sì… e per questo io ti amo -
Io ti amo. Tre semplici parole, sette letterine messe lì a
caso, che riescono a illuminarti la vita. Sara si rannicchiò
vicino vicino al suo Gil, appoggiò la testa sul suo torace e
da lì bisbigliò - Anch’io. Ti amo, Gil
-
E i due si addormentarono sotto l’immensa volta celeste,
felici, spensierati, pronti per cominciare una nuova vita, una nuova
vita insieme.
Dedicata alla mia Marty…prima o poi i sogni si avverano.
By °°GLF°°
PS: ringrazio chiunque voglia lasciare un piccolissimo
commento!
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