La fioritura dei ciliegi
La fioritura dei ciliegi
Ad Edward Elric non era mai piaciuto il colore rosa: una tradizione
conformista forse troppo avvezza ad associarlo al sesso femminile, lo
aveva portato ad averlo in idiosincrasia.
Perché non si possa mai dire che l’Alchimista d’Acciaio è una femminuccia che ama il rosa!
Quanto l’avrebbe sfottuto quel Colonnello di merda per una cosa del genere?
Non avrebbe potuto sopportarlo.
Era per questo che quando tra marzo ed aprile nel parco di Central
City, dov’era avvezzo passare per raggiungere
l’Headquarters, fiorivano i ciliegi, lui evitava di transitare
per quella strada; anche se questo significava allungare di una buona
mezz’ora il tragitto, arrivare in ritardo a lavoro e doversi
sorbire le lamentele di quel mangia stipendio a sbafo.
Nonostante i diciotto anni compiuti, Edward Elric, in fondo, era ancora
un bambino: per questo era ancora convinto che un giorno sarebbe
diventato più alto di Mustang, per questo inseguiva ancora
l’utopico sogno di trovare quell’affetto che la famiglia
non aveva avuto modo di dargli.
Certo, Alphonse aveva recuperato il suo corpo, così come lui
aveva riacquisito i propri arti sacrificati, ma un solo fratello, che, tra
l’altro, ora viveva con Winry e la zia Pinako a Resembool, dove
lui non aveva avuto il coraggio –doveva ammetterlo- di fare
ritorno, non era sufficiente a colmare quella sensazione di opprimente
vuoto che si era come incastrata all’altezza del cuore.
Perché quello non era certo d’acciaio come i suoi vecchi
arti, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Forse, inconsciamente, era anche per questo che non sopportava il rosa:
perché quel colore trasmetteva dolcezza, premura, delle
sensazioni che non riusciva a ricordare, tanto non erano riuscite a
scalfirlo nel profondo.
Ma Edward Elric, nonostante i diciotto anni compiuti, non era abbastanza adulto per capirlo. O, in ogni caso, per ammetterlo.
Quando entrò nell’ufficio del Colonnello Mustang per
consegnargli il rapporto dell’ultima missine svolta, dalla quale
era rientrato solo il pomeriggio addietro, aveva trovato l’uomo
tutto sorridente ed intento a guardare fuori dalla finestra gli alberi
del cortile che circondava l’Headquarters.
Aveva sbattuto la porta per attirarne l’attenzione.
« Oh, buongiorno Fullmetal! » lo salutò, senza far parola del suo discreto ritardo.
« Colonnello di merda… » borbottò il ragazzo,
avvicinandosi alla scrivania per posarvi il plico del rapporto che,
peraltro, definire tale sarebbe stato un complimento non dappoco, visto
che erano due fogli malamente scribacchiati.
Ma Roy non lo stava guardando, perché dopo averlo accolto era
tornato, tutto allegro, a guardare fuori dalla finestra. Edward
seguì il suo sguardo: osservava degli alberi dai fiori rosa.
Gli uscì una smorfia di disgusto, che riscosse il superiore dalle proprie elucubrazioni.
« Non ti piacciono i ciliegi, Fullmetal? » domandò,
come se in quel preciso istante fosse di vitale importanza.
« No, è che odio il rosa. Lo trovo un colore da femminucce… » ribatté, piccato, sibilando accuratamente l’ultima parola e la sua preposizione.
« Io invece adoro il rosa. È un colore dolce, trasmette serenità… »
Il cuore di Edward, chissà perché, aumentò i
propri battiti, nel ritrovare in quell’affermazione una parte
perduta –o forse soltanto inabissata- di sé: anche lui
aveva sempre associato quelle sensazioni a quel colore, presumibilmente
in modo inconscio, ma non si sarebbe mai, e dico mai, aspettato il concordare di quel Colonnello di merda!
Poteva davvero un uomo narcisista e virile come quello amare un colore femmineo come il rosa?
No, certo che no. Quell’affermazione andava contro ogni logica.
« Colonnello, da lei non me l’aspettavo
un’affermazione del genere! » rimbeccò il biondino,
nella –vana- speranza di irritarlo un po’, punzecchiando il
suo orgoglio di uomo, un nervo scoperto per il Flame Alchemist.
Ma quello, contrariamente alle aspettative di Acciaio –per non dire ad ogni logica- sorrise.
« E perché mai, Fullmetal? Credo che tu veda la cosa dal punto di vista sbagliato… »
Edward arcuò un sopracciglio e sussultò quando il
superiore si alzò dalla propria postazione, ignorando bellamente
le pile di documenti da firmare ed archiviare ed avviandosi verso
l’uscita, prendendo il cappotto dall’attaccapanni con
nonchalance.
Sulla soglia dell'ufficio si voltò a fissarlo.
« Beh, non vieni? »
Ed arrossì.
« Co… E dove?! »
Roy sorrise.
« Devo farti cambiare idea sui ciliegi… »
Edward Elric non riusciva a trascorre un solo minuto senza chiedersi perché mai avesse seguito quel pazzo nel parco.
Doveva ammettere che non lo aveva mai visto così allegro, tanto
che, stranamente, quel giorno non aveva ancora cercato di provocarlo.
Non sapeva se esserne felice o rammaricato.
Però sapeva che si trattava di una curiosa
variante della propria quotidianità. E magari chissà, si
sarebbe potuta rivelare persino meno temibile del previsto.
Che Roy Mustang fosse strano –pazzo, avrebbe precisato- lui
l’aveva sempre saputo: a cominciare dal modo in cui lo guardava,
un misto di apprensione e condiscendenza che aveva il potere di
irritarlo oltremisura, fino al suo essere lunatico;
sì, perché il Colonnello era capace, in certi casi, di
passare dalla furia totale –o quasi- ad uno stato di apatia
assurdamente deprimente per chiunque gli stesse attorno.
Del resto, Fullmetal aveva smesso di chiedersi perché i suoi
uomini lo seguissero tanto lealmente: erano una gabbia di matti, e
tanto bastava.
Perché, come abbiamo già detto, nonostante i diciotto anni compiuti, Edward era ancora un bambino.
I grandi alberi dalle chiome rosate che costeggiavano i vialetti
sterrati del parco di Central erano uno spettacolo che chiunque
avrebbe trovato splendido, nella sua semplicità.
Anche unico, sarebbe stato un
aggettivo appropriato, benché possa parere del tutto fuori luogo:
una fioritura c’è tutti gli anni, eppure c’è
chi sa bene che non ne esistono due perfettamente uguali.
Perché, come Mustang stesso amava ripetere, filosofando, « Questo mondo è imperfetto. È per questo che è così bello... »
E, a quello spettacolo, nessuno avrebbe, probabilmente, trovato argomenti per dissentire.
Beh, nessuno che non si chiami Edward Elric, naturalmente.
« Colonnello, mi spiega cosa ci trova di bello in qualcosa che si
ripete ogni anno uguale? Non ha nulla di originale, è banale… »
Mustang scosse la testa, ridacchiando.
« Ah, Fullmetal, quanto sei giovane ed ingenuo… » iniziò « La natura non si ripete mai uguale. Non esistono due cose uguali, né perfette… »
Ed tacque.
« E poi » proseguì l’uomo « ciò che tu definisci banale, è solo semplice.
Secondo il tuo principio, quindi, anche la nascita di un bambino
dovrebbe essere banale? In fondo, tutti i parti sono uguali, no? »
« Non si può paragonare una vita umana alla fioritura dei
ciliegi! » s’infervorò Acciaio « Sono due cose
diverse! »
« E perché? »
Quella domanda lo spiazzò completamente.
« Eh? »
« Perché dovrebbero essere diverse? Non è una
questione di importanza, Fullmetal. Ma, ti ripeto, perché
dovrebbero essere diverse? Non si tratta in entrambi i casi di qualcosa
che nasce? Di una nuova vita che entra a far parte del nostro mondo?
»
« Uomini e vegetali non possono stare sullo stesso piano,
Colonnello… » protestò, debolmente, non più
tanto convinto.
« Ma noi, in quanto alchimisti, sappiamo bene che ogni vita ha il medesimo valore oggettivo… »
Per la prima volta, Edward non seppe cosa rispondergli e Mustang sorrise, compiaciuto.
« Fullmetal, perché odi i ciliegi? » domandò dopo un po’, di punto in bianco. O di punto in rosa, se preferite.
« Perché sono rosa… » borbottò. E il Colonnello rise.
« La smetta di ridere, Colonnello di merda! Non mi prenda in
giro! » gridò Acciaio, cercando di prendere a pugni il
superiore, che non riusciva a placare i singulti divertiti.
« Ahahah, santo cielo Ed » e Fullmetal sussultò,
quando l’uomo lo chiamò per nome « non ti sembra una
motivazione quanto mai stupida? » e continuò a ridere,
imperterrito.
Il biondo borbottò.
« Colonnello di merda… »
Quando il moro si calmò, asciugandosi le lacrime sfuggite alle
ciglia, guadò il ragazzo senza abbandonare il sorriso.
« Se proprio un bambino, Edward » disse, scompigliandogli i capelli e scombinandogli la treccia.
« A CHI HA DATO DEL POPPANTE INCAPACE DI PARLARE E CAMMINARE
TANTO PICCOLO CHE NECESSITA ANCORA DELLA BALIA?!?! »
sbraitò Fullmetal sciogliendosi i residui della sfatta treccia e
costringendo i capelli in una più pratica coda alta.
« Oh, certo non a te, Fullmetal… »
« Colonnello di merda… »
« Ah, ma che noia, Fullmetal! E poi sarebbero i ciliegi, quelli poco originali, mm? » lo schernì.
Elric preferì sorvolare, e si voltò a guardare le chiome degli alberi.
Effettivamente, a parte per quell’insopportabile colore, era davvero, davvero un bello spettacolo.
Lui e il Colonnello andarono ad accomodarsi su una panchina e un petalo
color confetto si posò dolcemente sul naso di Acciaio, che
tentò di fissarselo con aria arrabbiata, forse nella speranza di
suscitare in esso un minimo senso di colpa per aver osato accostarsi a
lui.
Inutile dire che il petalo non fece una piega.
Mustang rise, allungando una mano per afferrare quel dispettoso e ne percepì sulla pelle la setosa consistenza.
Lo portò dinnanzi agli occhi, osservandolo curioso.
« Lo sapevi che in Oriente il ciliegio è l'emblema della sensualità e della femminilità? »
Edward arcuò un sopracciglio, chiedendo a se stesso se
l’uomo avesse, infine, definitivamente dato di matto, oppure se
fosse serio.
« Con questo cosa vorrebbe insinuare?!?! » s’informò, con un’espressione che prometteva rappresaglia.
« Perché vedi sempre tutto come un’allusione alla
tua persona, Fullmetal? Non ti facevo così egocentrico…
» lo punzecchiò Mustang, ilare.
« Ma perché lei si diverte tanto a prendermi per il culo, si può sapere?!? »
E Roy scoppiò a ridere.
« Perché sfotterti è la mia unica alternativa alla voglia di fotterti, Edward… »
Il ragazzo arrossì.
« Co… CHE CAZZO STA DICENDO, COLONNELLO DI MERDA! »
gli urlò contro, afferrandolo per il bavero della giacca
graduata della divisa.
I loro volti erano a pochi centimetri di distanza, il viso del
più giovane era rosso d’ira –e forse anche un
po’ d’imbarazzo- ed il fiato era corto per
l’incalzante aumentare delle pulsazioni cardiache: poteva sentire
il sangue pulsargli nelle orecchie, assordandolo.
Il Colonnello lasciò scivolare il petalo e poggiò le mani
su quelle del ragazzo. Tuttavia non le staccò da sé, si
limitò a stringerle tra le sue.
Quanto tempo fosse che desiderava stringere a sé il corpo di Edward, Roy Mustang neppure lo ricordava.
Però avere il viso di quell’irriverente fagiolo
così vicino, sentirne il fiato corto sul viso e non baciarlo
neppure… Beh, non sarebbe stato irrimediabilmente sciocco?
Sì, decisamente lo sarebbe stato.
Fu per questo che chinò leggermente il capo e fece combaciare le
proprie labbra con quelle del Fullmetal, che sulle prime rimase basito,
ma poi non si ritrasse, anzi: ricambiò il bacio con altrettanto
ardore.
Fu la necessità di ossigeno a separarli, ma non si allontanarono.
« Roy Mustang che bacia Edward Elric… » osservò Acciaio « non è ironico? »
« Credo sia più ironico pensare che Roy Mustang si sia innamorato… »
Il biondo alchimista arrossì.
« Co… Che vorrebbe dire? »
Il moro scostò le mani, liberando quelle di Edward dalla loro
presa, ed incorniciò l’imporporato volto che aveva
dinnanzi.
« Puoi non crederci, se lo desideri, Fullmetal Alchemist Edward
Elric, ma io mi sono innamorato di te. E non c’è
nessun’altra persona con cui vorrei dividere ciò che mi
appartiene: a cominciare dal mio appartamento, poi il mio letto, il mio
ufficio, il mio tempo… E, infine, tutta la mia vita. »
Quanto poteva diventare romantico un uomo innamorato?
Edward Elric lo stava scoprendo in quell’esatto momento, mentre
Roy Mustang, il Colonnello di merda che tanto aveva sempre fatto per
lui, gli stava offrendo tutto quello che da troppo tempo sentiva di
desiderare:
Una casa, una famiglia.
Qualcuno con cui crescere interiormente, qualcuno con cui confrontasi.
Qualcuno che non l’avrebbe abbandonato, qualcuno di cui fidarsi.
Qualcuno che gli avrebbe, finalmente, regalato quella dolcezza e quella serenità dimenticate.
Qualcuno che, lo sapeva, sarebbe morto, piuttosto che farlo soffrire.
Qualcuno da amare, da amare davvero.
Forse, si disse, Roy Mustang poteva essere la risposta alle sue domande.
Forse, Roy Mustang poteva essere ciò che aveva cercato per tutto il tempo.
Sorrise.
« Coma fai a far innamorare di te tutte le persone, Flame
Alchemist Roy Mustang? » soffiò, direttamente sulle labbra
del moro.
« Talento naturale… » minimizzò quello, prima
di baciarlo nuovamente, con tutta la dolcezza di cui era capace.
Quando si separarono ancora, un altro petalo rosa scivolò dai
rami che li sovrastavano, posandosi, stavolta, sul naso del più
grande, mentre il ragazzo iniziava a ridere.
« Però, Roy –posso darti del tu, vero? »
« No che non puoi. Devi… »
Ed sorrise.
« Ok, dicevo? Però, Roy » e lo pronunciò con un moto d’intimo orgoglio –anche quel nome, ora, era suo-
« visto che a te piacciono tanto il rosa ed i ciliegi, che, come
tu stesso hai detto, simboleggiano la femminilità…
» e qui il suo sorriso si fece un poco maligno « ciò
significa che la donna di casa
sarai tu! Questa è la condizione, prendere o lasciare…
» concluse, aspettandosi una sfilza di recriminazioni. Che,
però non giunsero mai.
Roy sospirò, poi gli baciò la punta del naso.
« Sei un maledetto testardo, discutere con te è un inutile
dispendio di energie che, onestamente, potrebbero essere impiegate
meglio. Ma ti amo troppo, non potrei rinunciare a te. E se questa
è la condizione perché tu rimanga parte della mia
vita… Vorrà dire che, con te ed unicamente con te,
dovrò tirare fuori il mio inabissato lato femminile. Non
sei curioso di conoscerlo, Edward? » lo punzecchiò,
alzandosi dalla panchina e tendendo una mano al ragazzo, che
l’afferrò, sorridendo, e tirandosi su a sua volta,
seguendo il neo-compagno verso l’Headquarters, dove,
probabilmente, un sacco di persone si domandavano dove fossero finiti
quei due.
« Ti dirò, Roy, se è simile almeno a metà
del tuo lato maschile… Lo amerò ugualmente! »
Ed entrambi scoppiarono a ridere, mentre il più grande passava
un braccio attorno al collo del più piccolo, attirandolo
amichevolmente a sé.
In primavera sbocciano i fiori.
In primavera, pare, sboccia anche l’amore.
E per Edward Elric e Roy Mustang è sbocciato, l’amore.
O, almeno, così loro lo hanno definito.
Solo il tempo ci dirà se si sono sbagliati.
E voi?
Voi avrete voglia di pazientare per conoscere la risposta?
Il fiore perfetto è una cosa rara.
Se si trascorresse la vita a cercarne uno, non sarebbe una vita sprecata
Dal film “L’ultimo Samurai”
Kon'nichiwa, gente!
Et voilà, eccovi il mio ultimo "aborto", ovviamente RoyEd -che altro, sennò? ^^-
Di certo sapere che sono rimasta alzata fino all'una per finire una fic
così vi spingerà a pensare che io sia totalmente fuori. O
dentro, forse. Ad una casa di cura... ^^
Scherzi a parte, che ve ne pare?
Oltre al fatto che la fioritura dei ciliegi in Giappone dev'essere uno
spettacolo grandioso, questa fic voleva un po' ironizzare sulla
tradzionale associazione rosa=donna e sull'attaccamento alle tradizioni
di Edward.
Perché, non so se condividete -liberissimi di non farlo-, ma
oltre ad immaginare un Edward diciottenne tuttavia ancora convinto dei
propri sogni infantili, forse preché non ha avuto tempo
per assaporarli al momento opportuno, ne immagino una controparte
più adulta, che, se vogliamo, si dà un po' di arie da
"saputello", per non sfigurare con chi lo circonda.
Oltrettutto, chissà perché, continuo a pensare che,
mentre Roy è in grado di vede e capire gran parte delle
sfumature del mondo, Edward tende a vedere tutto bianco o nero,
ignorando -o forse trascurando- il grigio.
Nella mia testolina -forse un po' malaticcia ^^- il titolo voleva
riferirsi non solo all'effettiva fioritura dei ciliegi, ma anche alla
fioritura dell'amore tra Ed e Roy.
Chiedo scusa per la battuta, forse un po' fuori luogo, di Roy in
risposta alle "prese per il culo" nei confronti di Ed: perché un
rapporto platonico tra Roy ed un Edward maggiorenne, proprio non riesco
ad immagianarlo ^^
Spero di non aver scandalizzato nessuno! ^^
Volevo precisare un'altra cosa: la frase finale, che potrebbe sembrare
messa lì a caso, giusto perché parlava di fiori e
perfezione, io la interpreto, invece, anche come un riferimento
all'amore di Roy, soprattutto, e conseguentemente alla ricerca di
affetto di Edward.
Perché anche se entrambi sanno che la perfezione non esiste,
credo che sia legittimo pensare che due innamorati possano vedere un
minimo di quell'utopica perfezione l'uno nell'altro; e il fatto che
alla fine la loro ricerca li abbia portati a trovarsi, beh, dimostra
che "una vita trascorsa alla ricerca di un fiore perfetto non è
una vita sprecata". O, almeno, io l'ho interpretata così, per
questo l'ho aggiunta al fondo. ^^
Ebbene, che ne dite? Vi è piaciuta almeno un po'? Mi auguro di sì ^^
E come al solito, mi auguro che non sia un plagio.
I personaggi non mi appartengono, così come la citazione finale, e la fic non è scritta a scopo di lucro.
Kiss a tutti, alla prossima! ^^
Lady_Firiel
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