Lupin si portò il calice alle
labbra e bevve un sorso di quella pozione disgustosa che era costretto a bere
ogni mese. La notte del plenilunio si stava avvicinando e lui, come al solito,
si sentiva debole e stanco. Stanco anche perché non sopportava più l’idea di
trasformarsi ogni mese in Lupo Mannaro. Non c’era più l’entusiasmo di molti
anni prima, quando, insieme a lui, c’erano i suoi migliori amici, che si
trasformavano in Animagus per tenergli compagnia e per non fargli pesare la
trasformazione. E già, loro non c’erano più: Peter si era rivelato un
traditore, James era stato ucciso da Voldemort e Sirius… già, Sirius. Ormai
anche lui non c’era più per colpa di quel dannato velo, ma soprattutto per
colpa di Bellatrix Lestrange, seguace di Voldemort, ovvero Mangiamorte. Anche
Sirius l’aveva abbandonato e pochi mesi prima, Lupin si stava chiedendo se la
sua vita avesse più un senso. Era rimasto solo, i suoi migliori amici non c’erano
più, tutti lo isolavano a causa della sua “anormalità” e non aveva un lavoro in cui dedicare anima e
corpo per evitare di pensare. Ma un giorno Silente gli chiese di ritornare ad
insegnare Difesa Contro le Arti Oscure. Forse, il Preside di Hogwarts, lo aveva
fatto perché era una valido insegnante, o forse perché sapeva che Lupin aveva
bisogno di distrarsi, di evadere da quei pensieri che lo ossessionavano ogni
giorno, o forse per entrambi i motivi. Così ora si ritrovava ancora una volta
dietro quella cattedra, tanto ambita da Piton. All’inizio era stato difficile,
perché i genitori non volevano che un essere così pericoloso insegnasse ai
proprio figli. Ma questi ultimi avevano garantito che era un ottimo insegnante
che non avrebbe mai messo a rischio la vita degli alunni. Quelli che
dimostrarono più felicità e soddisfazione furono Harry, Ron ed Hermione, tre
ragazzi che riproducevano un po’ il carattere dei Quattro Malandrini quando
ancora andavano a scuola ed erano ignari dei problemi che avrebbero dovuto
affrontare in futuro. Harry era il figlio di James e Lily e aveva quasi lo
stesso carattere del padre: coraggioso, deciso, un campione di Quidditch, ma la
cosa che li contraddistingueva è che James non perdeva occasione di mettersi in
mostra e prendere in giro la persona che più gli era antipatica (Severus Piton,
insegnante di Pozioni), mentre Harry era più umile e non amava mettersi in mostra,
anzi, più la gente lo ignorava e meglio era. Ma entrambi non avevano un certo
rispetto per le regole, cosa che contraddistingue la casa di Grifondoro dalle
altre.
Questo era il settimo ed ultimo
anno ad Hogwarts per i tre ragazzi e, alla fine, avrebbero dovuto affrontare gli
esami conclusivi, quelli per uscire da un mondo dove c’è protezione ed andare
verso l’ignoto.
Erano ormai passati tre anni dal
ritorno di Lord Voldemort. Tre anni di terrore nel mondo magico, un terrore già
provato in passato, seguito da tredici anni di pace e tranquillità…
Lupin si rese conto che la
pozione era finita, così poggiò il calice sul tavolo e si alzò, per recarsi in
giardino. Aveva bisogno di aria fresca, ma soprattutto di qualcosa per
distrarsi, per non pensare e ricordare.
Erano i primi di dicembre e il
Natale si stava avvicinando. Ma la differenza tra il Natale che sarebbe
arrivato e quelli passati è che questa volta non sarebbe stato un giorno
normale, vuoto, ma avrebbe avuto qualcosa da fare, qualcuno con cui parlare.
Iniziò a dirigersi verso il suo
ufficio, dove ci sarebbe stato Harry ad aspettarlo per un’altra lezione di
Occlumanzia. Già, perché all’inizio dell’anno, Silente gli aveva chiesto di
insegnarla ad Harry. Non l’aveva fatto il Preside nell’anno precedente perché
c’erano stati molti impegni per l’Ordine e la sua presenza ad Hogwarts non era
stata costante, per cui era stato Piton, ancora una volta, a cercare di
insegnare quell’arte al ragazzo.
Lupin aprì la porta dello studio
e vi trovò Harry seduto sulla poltrona ad aspettarlo. «Buonasera, professore»
«Buonasera, Harry. Allora, ti sei
allenato durante la settimana?»
«Sì»
«Bene. Cominciamo. Libera la
mente, Harry, non pensare a niente e rilassati... Sei pronto?... Legilimens!»
Dopo pochi istanti, Harry cadde a
terra in ginocchio con le mani sulla testa. «Riproviamo professore!»
«Perfetto… Pronto?.. Legilimens!» Questa volta Harry riuscì a
difendersi dall’incantesimo, rimanendo concentrato. «Benissimo, Harry! Migliori
ogni giorno di più! Riproviamo ancora una volta, e poi sarai libero di andare»
«Così presto?»
«Bè, dipende da te e da quel che
vedo riesci a tenermi testa. Riproviamo. Legilimens!»
Anche questa volta, Harry riuscì a difendersi.
«Complimenti! Bene, ora puoi
andare. Ci vediamo la prossima settimana.» Ma Harry rimase immobile dov’era e
disse: «Professore, potrei parlarle un attimo?»
«Certo. A proposito do che?»
«A proposito di Sirius», l’espressione
di Lupin cambiò in un attimo e l’uomo si appoggiò alla cattedra per non perdere
l’equilibrio. Così si sedette.
Harry iniziò: «Mi dispiace dover
toccare questo argomento, ma, vede, io sono sicuro che c’è un modo per farlo
tornare, perché non è morto. Ha solo attraversato quel velo, ma da vivo!
Qualcosa dentro di me, mi dice che c’è un modo per farlo tornare e intendo
scoprirlo»
«Harry, siediti un attimo, per
favore. Lo so che è ancora difficile accettare ciò che è successo, visto che
sono ormai passati due anni. E’ difficile anche per me. Ma noi non sappiamo
quale incantesimo lo ha colpito prima di attraversare il velo. Non sappiamo se
lo ha colpito uno Schiantesimo oppure un Avada Kedavra»
«Ma allora come fa a dire con
certezza che Sirius è morto?». Lupin sospirò e disse:
«Perché quello che c’è dietro
quel velo è il Mondo dei Morti e solo essi possono attraversarlo. Mi dispiace
Harry, ma è la verità. Quindi, quasi sicuramente, l’incantesimo che ha colpito
Sirius era un Avada Kedavra».
Harry rimase immobile e una
lacrima attraversò la sua guancia fino a raggiungere le labbra. Lupin si alzò,
gli porse un fazzoletto e si sedette vicino a lui. Gli prese la mano e gliela
strinse. «Mi rammarica doverti dare questa brutta notizia, Harry. E’ molto
difficile anche per me», l’insegnante abbassò il volto e si asciugò una lacrima
solitaria. Non voleva che Harry lo vedesse piangere, proprio nel momento in cui
aveva bisogno di una persona forte che lo rassicurasse.
«C’è qualcos’altro che vuoi
dirmi?», Harry annuì, si asciugò gli occhi e gli chiese: «Perché mi sentivo
particolarmente attratto da quel velo?».
Lupin non rispose subito, ma tirò
un sospiro e poi disse:
«Perché lì dietro ci sono i tuoi
genitori. Tu sei ossessionato dalla voglia di vederli e ora che loro erano
appena dietro il velo, ne eri attratto e volevi avvicinarti per scostarlo e
vedere cosa c’era»
«Ma che cosa succede se lo scosto?
«Hai notato l’arco che c’era
dietro?»
«Sì»
«Se scosti il velo, quell’arco ti
uccide»
«Quindi, è per questo che è così
sicuro che Sirius è morto?»
«Temo di sì»
Harry parve pensieroso e dopo un
po’ disse:
«Io, però, non ero l’unico a che
provava quella sensazione, ma anche Neville e Ginny. Ora, Neville ha visto
morire suo nonno, ma che c’entra Ginny?», Lupin lo guardò e gli sorrise: «Credo
proprio che tu abbia fatto conquiste, Harry. Evidentemente interessi a Ginny e
lei prova ciò che provi tu perché ti è molto affezionata». Per la prima volta
in quel pomeriggio, apparve un sorriso sul volto di Harry. Dopo di che si alzò,
si diresse alla porta e, prima di sparire dietro di essa, disse: «Grazie,
professore», aprì la porta e la chiuse dietro di sé.
Come era simile a suo padre. Gli
ricordava quando James confessò di essere innamorato di Lily…
Era una sera calda e limpida del mese di settembre. Remus, Sirius e
James sedevano davanti al camino della Sala Comune di Grifondoro, mentre Peter
era di sopra a dormire. James era seduto comodamente sulla poltrona e non stava
pensando alla partita a scacchi magici che stavano facendo Sirius per ammazzare
il tempo. «Tocca a te, Ramoso», Sirius guardò perplesso l’amico «Ehi James, ci
sei con la testa? Guarda che ti sto per fare scacco matto! Terra chiama James!»,
Ramoso si scosse come se gli avessero gettato un secchio di acqua fredda addosso:
«Scusami, ero distratto».
«Ce ne eravamo accorti. Ultimamente ti vedo strano, James, a che cosa
pensi? La partita di Quidditch è ancora lontana», Remus si sporse dalla sua poltrona
e mosse la torre al posto di James, per evitare di far perdere la partita
all’amico. James rispose: «E’ davvero bellissima, non è vero?». Sirius, un po’
confuso gli chiese: «Cosa, il tuo manico di scopa?»
«Ma no, scemo! Mi riferisco a Lily Evans!»
«Ah, ora capisco cosa significano quelle iniziali che scrivi sempre
dappertutto! Mi stavo preoccupando seriamente, amico! Credevo dovessimo
portarti d’urgenza in Infermeria!», Remus scoppiò a ridere. Sirius era sempre
stato così ironico.
«E’ bellissima! Ma avete visto gli occhi? E il viso, e…». In quel
preciso istante la porta della sala Comune si aprì ed entrò Lily: «Ciao ragazzi!
Ancora svegli?», James per poco non cadde dalla poltrona; le rispose: «Stiamo
facendo una partita a scacchi. E tu?»
«Io ora sto andando di sopra a dormire. Buona notte, ragazzi!», il suo
sguardo incontrò quello di James e arrossì appena. Sirius intervenne:
«Comunque, Ramoso, ti ho fatto scacco matto!»
Lupin si rese conto che stava
piangendo e velocemente si asciugò il viso con una manica. Si alzò e uscì dal
suo studio.
Arrivò la sera della Luna Piena e
Remus, dopo aver posato il calice sul tavolo, si preparò per la trasformazione.
Dalla finestra arrivò la pallida luce della luna, che illuminò il volto stanco
e spaventato dell’insegnante. Sul corpo dell’uomo apparvero dei peli e piano
piano il viso si trasformò in un volto di un lupo, le gambe e le braccia nelle
zampe di un lupo. Il Lupo Mannaro, che ora si trovava nello stesso posto in cui
prima c’era Remus, si accovacciò sul pavimento e chiuse gli occhi, per passare
una notte tranquilla.
La mattina dopo, Lupin si svegliò
sul pavimento freddo del suo studio. Si mise in piedi e si aggiustò i vestiti.
Nella sua testa sentiva l’eco delle parole di Harry: “…sono sicuro che c’è un
modo per farlo tornare, perché non e morto…”. Queste parole gli erano rimaste
impresse nella mente come se fossero state scritte con una penna indelebile.
I giorni passavano, il Natale si
avvicinava e nella testa di Remus rimbombavano ancora quelle parole. Il giorno
della Vigilia di Natale, decise di cercare un libro in cui c’erano scritte le
caratteristiche di quel velo: “Il Libro dei Morti”.
Quella sera stessa si recò in
biblioteca e iniziò a cercare il libro, che si trovava sugli scaffali del
Reparto Proibito. Intravide un libro tutto nero con delle rifiniture in
argento. Lo prese e, dopo aver tolto la polvere dalla copertina, lesse: “Il
Libro dei Morti”. Impaziente di scoprire che cosa diceva a proposito del velo,
andò nel suo studio, chiuse la porta a chiave e, con alla luce tremolante di
una sola candela, iniziò a cercare la voce “Il Velo della Morte”.
«Trovata!». Iniziò a leggere:
Il Velo della Morte
separa il Modo dei Vivi da quello dei Morti. Esso si trova a Londra, al
Ministero della Magia. Il velo può essere oltrepassato solo da chi si sente imprigionato
da molto tempo, che non si sente libero di fare quello che pensa sia giusto,
che è costretto a nascondersi, qualcuno che è imprigionato in se stesso. Solo
questi possono oltrepassarlo senza essere uccisi dall’arco dietro il Velo. Ma
solo chi vi è entrato da vivo, può fare ritorno nel Mondo dei Vivi. Oltre il
velo…
Lupin sorrise
e iniziò a ridere irrefrenabilmente, una risata che esprimeva gioia, sollievo e
incredulità; una volta iniziato a ridere, non riusciva più a fermarsi. Poi
disse: «Questo è il più bel regalo di Natale che abbia mai ricevuto!»
Il giorno di
Natale, Remus si svegliò felice, una felicità che non provava da molto tempo.
Ora, l’unica cosa che gli rimaneva da fare era studiare un modo, insieme a
Silente, di far tornare Sirius. Per il momento, però, non se la sentiva di dire
ad Harry ciò che aveva scoperto, perché non voleva illuderlo nel caso non
sarebbero riusciti a riportarlo indietro.
Quella
mattina si recò nell’ufficio di Silente. «Preside, ho scoperto che Sirius può
tornare. Ieri ho letto sul Libro dei Morti che…»
«Lo so, Remus.
Lo so». Il volto di Remus si rabbuiò: «Lo sapeva?... E non me l’ha mai detto?...
Ma cosa… Sono stato due anni con il pensiero che un altro dei miei migliori
amici era morto, che non si poteva fare più niente per lui, che anche Sirius mi
aveva abbandonato lasciandomi solo e ora lei mi dice che sapeva che Sirius può
tornare? Se me l’avesse detto prima, non sarei stato così male in questi anni!
Lei non sa cosa significa vivere per ben due anni con l’idea di aver perso un
altro amico, l’unico che mi era rimasto!»
«Calmati,
Remus e ascoltami. Non te l’ho voluto dire perchè temevo che se non ce l’avessi
fatta a tirarlo fuori, ti avrei solamente illuso e non me lo sarei perdonato,
perché staresti peggio di come sei stato. Sono sicuro che tu vuoi fare la stessa
cosa con Harry, giusto?»
«Sì, ha
ragione. Ma continuo a pensare che se me l’avesse detto, l’avrei aiutata a
trovare un modo per farlo uscire da lì»
«Sai perché
ho voluto che tu tornassi ad insegnare qui, ad Hogwarts? Perché avevo
intenzione di dirtelo e volevo che mi aiutassi a tirarlo fuori»
«Ha scoperto
qualcosa?»
«Sì, Remus.
Ho scoperto il modo per tirarlo fuori da quel velo. Solo le persone più care a
Sirius sarebbero capaci di farlo, e cioè tu ed Harry. Solo voi potete farlo
tornare»
«Ma in che
modo?»
«Quando uno
di voi, o entrambi, avrete bisogno d’aiuto. Vi dovreste trovare in una
situazione in cui nessuno vi più aiutare, così Sirius sentirà le vostre
richieste e riuscirà ad oltrepassare il
velo, ritrovandosi poi nel luogo in cui vi trovate tu ed Harry».
«Quindi è
necessario un combattimento con… Voldemort!»
«Temo proprio
di sì». Lupin parve pensieroso e dopo un po’ gli si illuminò il viso. Poi
chiese: «Ma è possibile comunicare con Sirius, anche se lui è lì?»
«Questo non
te lo so dire, Remus».
Lupin si
diresse verso la porta e dopo aver mormorato un “Con permesso”, uscì di corsa
dallo studio di Silente e si recò verso il suo. Una volta arrivato, aprì
l’armadietto dove c’erano degli oggetti per le lezioni e dal fondo dell’armadio
tirò fuori un piccolo specchietto, ancora in buone condizioni, che utilizzavano
i Malandrini per comunicare a distanza. Lo pulì per bene e con mani tremanti lo
avvicinò alle labbra e chiamò «Felpato!» Attese con impazienza e dopo qualche
minuto, che sembrò un’eternità, apparve il volto di Sirius.
«Lunastorta!
Che bello vederti! Come va?». Lupin rimase stupito e non riuscì a spiccicare
una parola dalla forte emozione di rivedere Sirius. Poi, con voce tramante,
rispose: «Non ci posso credere! Sei… sei… davvero tu? In questi due anni ero
convinto che tu fossi…morto!»
«Morto? Io?
Lunastorta, non conosci Sirius Black, allora! Ma, dimmi una cosa, c’è un modo
per uscire di qui? Mi sembra che sia passata un’eternità da quando Bellatrix mi
ha fatto oltrepassare questo maledetto velo! La cosa che mi fa rabbia è che
alzo gli occhi e vedo il velo lassù, ma non riesco a raggiungerlo!».
«Bè, c’è un
modo per farti uscire, ma lo capirai quando arriverà il momento»
«Senti, tu
sai se Harry ha ancora lo specchietto di James che gli ho regalato?»
«Gli hai
regalato lo specchietto di James? Non ne ho idea»
«Mi puoi fare
un favore? Puoi dirgli che sono vivo? Credo che sia convinto che io sia morto,
ma voglio che sappia che non è così».
«L’altro
giorno mi ha detto che è convinto che tu non sei morto e vuole farti uscire di
lì», Sirius sorrise e poi disse a Lupin: «Gli sono proprio affezionato… Senti,
indovina chi mi è passato davanti proprio in questo momento?»
«Non ne ho
idea!». Sirius sorrise e disse: «Ti do un indizio: è morto 16 anni fa, era
sposato e aveva un figlio»
Lupin
aggrottò la fronte e iniziò a ragionare: «Vediamo, è morto 16 anni fa, era
sposato, aveva un figlio… no!...non è possibile… non dirmi che… James?», la
voce di Lupin si trasformò in un sussurro.
«Proprio lui!
Ma purtroppo non posso parlargli, perché c’è una specie di barriera che divide
i vivi dai morti. Ma lui sa che sono qui, perché mi può vedere... Lo vuoi
salutare?»
«Cosa? Posso
vederlo anch’io?»
«Certo,
Lunastorta! Gli mostro lo specchietto e tu vedrai il suo volto, come lui vedrà
il tuo. Pronto?»
«Pronto». Il
volto di Sirius scomparve e al posto suo apparve quello di James che gli
sorrise. Lupin trattenne il respiro. Il suo stomaco si arrotolò su se stesso e
avvertì un nodo alla gola. Gli sorrise. James lo salutò e Lupin fece
altrettanto. Quegli istanti in cui Remus rivide ancora una volta l’amico
parvero interminabili. Poi riapparve il volto di Sirius: «Contento?».
Lupin,
incapace di emettere suoni, annuì. Sirius continuò: «Va’ a cercare Harry. Ah! E
digli che… che gli voglio bene. Ci vediamo presto!», poi il volto di Sirius
sparì. Lupin rimase immobile per un po’. Poi, una lacrima attraversò la guancia
e, una volta iniziato a piangere, non riuscì più a smettere.
Quella sera,
prima del banchetto, andò a cercare Harry. Era diretto alla Sala Grande, quando
lo vide scendere le scale.
«Harry!»
chiamò. Harry si girò verso di lui e gli si avvicinò. «Senti Harry, so che sei
diretto al banchetto, ma ti prometto che ti rubo solo cinque minuti», Harry non
capì il motivo dell’impazienza dell’insegnante e chiese: «Che cosa c’è?»
«Vorrei darti
il tuo regalo di Natale. Puoi salire un attimo nel tuo dormitorio e prendere lo
specchietto che ti regalò Sirius?». Harry spalancò gli occhi e un po’ incerto e
molto confuso rispose: «Ehm… vede… quando oltrepassò il velo… io… cercai di
mettermi… in contatto con lui, ma… siccome non ebbi risposta… lo lanciai nel
baule e… si… si è rotto…».
«Nulla di
grave, Harry. Noi Malandrini non eravamo mica stupidi! Avevamo previsto che
potesse accadere qualcosa del genere. Basta un semplice incantesimo di
riparazione. Sbrigati, va’ a prenderlo… ce l’hai qui, vero?» chiese Lupin
dubbioso.
«Certo, in
fondo al baule», Remus tirò un sospiro di sollievo e gli disse di sbrigarsi.
Quando Harry
tornò con lo specchietto, l’insegnante gli disse: «Seguimi nel mio studio»
Una volta
nell’ufficio di Lupin, quest’ultimo prese il suo specchietto dall’armadio,
sotto lo sguardo incredulo di Harry.
«Allora,
dammi lo specchietto, per favore… perfetto… Speculum
Reparo!»,
i pezzi dello specchietto si unirono e questo ritornò intatto.
«Bene. Ora
riceverai il tuo regalo. Avvicina lo specchio alla bocca e chiama “Felpato!”»,
Harry lo guardò un attimo, poi disse: «Mi sta dicendo che…»
«Tu prova.
Riserviamo a dopo i commenti» gli sorrise, un sorriso smagliante, che mostrava
la felicità di quel gesto e l’impazienza di rivedere ancora una volta Sirius.
Harry fece come gli era stato detto e, quando apparve il viso sorridente di
Sirius, cadde sulla sedia e si prese la testa fra le mani. Sirius lo salutò:
«Ciao, Harry».
Harry guardò
Sirius, gli sorrise e gli rispose in un sussurro: «Sirius… sei… vivo!»
«Certo! Non
potevo abbandonarti proprio ora! Ricordati che ti sono sempre stato vicino e
non me ne sono mai andato del tutto. Quando avrai bisogno di me, ci sarò
sempre, non importa dove mi trovo, ma ti sarò sempre accanto».
«Sirius, io…
sono senza parole!»
«Non è
necessario che debba dire qualcosa. L’importante è che abbia avuto la
possibilità di vedermi, di vedere che sono ancora vivo e che non ti lascerò mai»,
Sirius si guardò intorno e con aria stanca disse:
«E’ un posto
un po’ solitario, qui, sai? Mi manca l’aria aperta, il profumo degli alberi, il
cielo, la luce. Mi manca anche Fierobecco! Qualcuno si sta prendendo cura di
lui, vero?». Harry rise e lo rassicurò: «Non ti preoccupare, è tutto a posto.
Va la signora Weasley a portargli qualcosa da mangiare»
«Meno male, santa
donna quella! Però c’è una cosa che non mi manca affatto, anzi, meno ci penso e
meglio è»
«Cioè?»
«La Casata
dei Black»
Harry e Remus
scoppiarono a ridere, e Harry disse: «So cosa significa. Quando penso che
questa estate tornerò dai Dursley, mi sento male!»
Sirius
sorrise, poi disse:
«Sarà ora del
banchetto! Dài, va’ a mangiare. Ti aspetta un’ottima cena e non vorrei che te la
perdessi. Ah! Mentre mangi pensa a me. E’ da molto tempo che non metto qualcosa
nello stomaco e sto morendo di fame! Salutami Ron ed Hermione. Buon Natale!»
«Buon Natale
anche a te! Questo sarà un Natale speciale!», Harry gli sorrise e dopo poco il
viso di Sirius sparì. Harry guardò negli occhi Remus, uno sguardo pieno di
gratitudine e commozione. Uno sguardo con il quale nessuno aveva mai guardato
Remus. Poi si alzò di scatto e abbracciò l’insegnante. Remus in un primo
momento era incredulo, perché nessuno, da tanto tempo non lo abbracciava, poi
ricambiò. «Forza, Harry. Andiamo a mangiare. Ho una fame da lupo!». Si
guardarono e scoppiarono a ridere, e insieme si diressero al banchetto.
Nella Sala
Grande erano in pochi, perché la maggior parte degli studenti erano tornati
alle proprie case a passare il Natale. Solo qualcuno era rimasto a Hogwarts,
tra cui Harry, Ron ed Hermione. Così Silente aveva fatto preparare un tavolo
unico dove potevano mangiare insieme insegnanti e studenti, proprio come al
primo anno che insegnò Remus in quella scuola, l’anno in cui aveva scoperto
l’innocenza di Sirius e aveva ritrovato il suo amico.
Lupin sedette
di fronte ad Harry e si scambiarono un sorriso complice, che fece suscitare la
curiosità dei due amici di Harry. Al capo del tavolo sedeva il Preside di
Hogwarts, alla cui destra era seduta la professoressa McGranitt e alla sinistra
di Silente c’era Piton. Quest’ultimo, però, non era serio e distaccato come al
solito, ma era più sorridente, ma gli sguardi che lanciava a Harry erano i
soliti sguardi gelidi e pieni d’odio.
La serata fu
molto piacevole. Tutti risero e scherzarono, non c’era distinzione tra
insegnanti e studenti: si prendevano in giro a vicenda, compreso Piton, che
fino ad allora non si era mai messo in gioco. Durante tutta la sera, anche
Piton aveva partecipato attivamente alle discussioni e aveva fatto due o tre
battute degne di una risata a crepapelle.
Alla fine
della cena, quando tutti iniziarono ad alzarsi da tavola per andare a dormire,
Piton si avvicinò a Lupin e gli chiese: «Ti devo parlare un attimo. Riguarda
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.» Remus, incuriosito e soprattutto incredulo
del fatto che Piton gli si fosse avvicinato per parlargli, lo seguì. Quando si
fermarono in corridoio, Piton alzò lo sguardo e lo guardò negli occhi con uno
sguardo che esprimeva incredibilità e soprattutto una felicità mai provata in
tutta la sua vita. Lentamente si alzò la manica sinistra della veste fino a mostrare
il Marchio Nero. Poi cominciò:
«Il Marchio
Nero ha iniziato a scolorirsi. Significa solo una cosa»
«Cioè?». Piton
tirò un bel sospiro e concluse:
«Si sta
avvicinando la morte di… Lord Voldemort!».
Lupin era
sconvolto da quell’affermazione, e felice si diresse nel suo studio. Era stata
una giornata piena di novità e soprattutto di buone notizie. Non poteva che
concludersi con una notizia così positiva.
I giorni
passarono velocemente e l’umore di Lupin non cambiò. Dal giorno di Natale non
era più stato malinconico, pensieroso e triste, perché non ne aveva motivo.
Sirius poteva tornare e Voldemort stava per morire, ma questa volta per sempre.
Ogni mese Lupin si trasformava in Lupo, come al solito, ma queste volte non
erano dolorose, perché aveva il cuore gonfio di una gioia immensa.
Arrivò il
mese di aprile, precisamente un giovedì mattina, in cui era prevista una gita a
Hogsmeade. Gli studenti erano già andati via e Lupin stava facendo una
passeggiata nei corridoi, per controllare se fosse tutto a posto. Quando girò
l’angolo si scontrò con Harry.
«Harry! Perché
non sei a Hogsmeade con gli altri?»
«Ho preferito
rimanere qui, perché questa mattina non mi sentivo molto bene»
«Ho capito.
Che ne dici di parlare un po’?»
«Bè… sì,
perché no».
Raggiunsero
lo studio di Lupin ed entrambi si sedettero sulle poltrone davanti al camino.
«Professore»
«Dimmi,
Harry»
«Semplice
curiosità, mi farebbe piacere sapere vi comportavate lei, papà, Sirius e Minus
quando eravate a Hogwarts. Vorrei conoscere qualcosa in più sul passato di mio
padre», Lupin rise e iniziò a ricordare.
«Dunque,
diciamo che le regole non erano il nostro forte. Ogni settimana combinavamo
qualcosa, anzi, qualche volta anche ogni giorno. Però quelli più intrepidi
erano tuo padre e Sirius. Loro superarono il record del numero delle punizioni.
Seguivano ovunque Moccio... ehm, il
professor Piton per fargli qualche dispetto: dopo il Quidditch, era l’hobby di
James. Io cercavo di rimanere da parte, per non ricevere punizioni come loro,
ma era alquanto difficile. Una volta dovemmo pulire l’intera Sala Grande senza
usare la magia. Tutti quelli che ci vedevano, soprattutto gli studenti di
Serpeverde, ci prendevano in giro. Ma a noi non importava più di tanto. L’unica
cosa che ci importava era che dovevamo essere sempre uniti, aiutarci a vicenda.
Un po’ come siete tu, Ron e Hermione». Harry sorrise.
«Quante volte
mi sono arrabbiato con Sirius e James perché non prendevano sul serio le
lezioni, e la maggior parte delle volte non facevano i compiti assegnati. Ma
nonostante questo, erano gli studenti più brillanti di Hogwarts. Avevano al
stessa intelligenza di Hermione, ma non li vedevi mai chini sui libri. Bè,
anche io ero bravo, e non per niente
abbiamo costruito la Mappa del Malandrino. Ci abbiamo impiegato molto tempo, ma
il risultato è stato sorprendente e te ne sei accorto anche tu.
«All’epoca,
la professoressa McGranitt insegnava già Trasfigurazione. Era la materia
preferita di Sirius, quella i cui riusciva meglio. Diciamo che la professoressa
McGranitt aveva una particolare simpatia per lui e la maggior parte delle volte
riuscivamo a scamparla con poco.
«Con loro non
c’era mai un momento di silenzio. Parlavano sempre, di qualsiasi cosa, e
facevano battute da farti rimanere piegato in due dalle risate. Mi sono sempre
stati vicini e non ci hanno pensato su due volte quando a Sirius gli è venuto
in mente di imparare a trasformarsi in Animagus per farmi compagnia durante le
notti di Luna Piena.
«Tu padre
parlava sempre della bellezza, della simpatia, della spontaneità di Lily ed
esprimeva il suo desiderio di uscire con lei, di starle accanto. Un desiderio
che, però, gli era negato a causa della sua presunzione, che Lily non
sopportava. Mi ricordo che una volta tua madre venne da me e mi chiese il
perché del comportamento così vanitoso di James. Io le risposi che faceva parte
del suo carattere, ma se lo si conosce meglio si scopre che dietro quella
presunzione si nasconde un cuore buono e generoso. Diciamo che in parte fu
merito mio se Lily e James iniziarono ad uscire assieme», Harry ascoltava con
avidità quei ricordi di Lupin, poi gli chiese:
«Professore,
ma come si comportava Peter con voi? Voglio dire, è stato sempre un traditore,
o lo è diventato?»
«Lo è
diventato. Sai, lui ha sempre avuto un carattere debole. Non sapeva ribellarsi
a qualcuno che si dimostrava superiore a lui. Non che Sirius e James si
considerassero così nei suoi confronti, ma Peter li ha in parte temuti, perché
erano intelligenti, molto più di lui e, tu sai, l’intelligenza è tutto. Passava
il suo tempo ad adulare James e Sirius e a ripetermi che ero molto intelligente
e che avrebbe dato qualsiasi cosa per essere come me».
«E allora
perché non si è sforzato di diventare come lei, papà o Sirius?»
«Diciamo che
gli mancava la volontà. Gli è sempre piaciuto nascondersi dietro di noi, essere
protetto. Ma quando gli si è presentato Voldemort che gli ha proposto di
diventare Mangiamorte, non ha trovato il coraggio di opporsi e quindi ha
accettato. Ma credimi, sotto quel carattere debole si nasconde una persona che,
se vuole, può essere molto forte e coraggiosa, oppure molto cattiva. E lui, purtroppo,
ha scelto quest’ultima.
«Credo di aver parlato
abbastanza. Perché non mi racconti un po’ di te? Ho notato che ti piace la
sorella di Ron, Ginny, vero?», Harry arrossì e annuì.
«Mi sono accorto che mi piaceva
dal quinto anno. Quando la guardo o incrocio il suo sguardo, sento una stretta
allo stomaco e mi si forma un nodo in gola. Ma non l’ho notata finché non ho
avuto una “delusione d’amore” con Cho Chang».
«Sono sicuro che hai delle buone
possibilità. Basta che gliene parli»
«Ma non posso… Mi vergogno! E ho
paura che lei non provi niente per me»
«Se non le parli, non lo saprai
mai. E poi non hai niente da perdere, no? Hai molto coraggio, Harry e lo
sappiamo tutti, anche tu. Non credo che questo ti manca solo per parlare con
una ragazza dei tuoi sentimenti», Harry lo guardò negli occhi e sorrise.
«Dal fracasso che si sente,
devono essere tornati i ragazzi da Hogsmeade. Vai a raggiungere i tuoi amici», Lupin gli sorrise
e gli poggiò una mano sul braccio. Harry la guardò e gliela strinse. Poi si
alzò e disse:
«Grazie, professore. Mi ha fatto
molto bene parlare con lei», Lupin gli sorrise ancora una volta e, dopo che
Harry si chiuse la porta alle spalle, pensò “Caro Sirius, capisco perché gli
sei tanto affezionato!”.
Qualche giorno dopo, Lupin stava
aspettando Harry nel suo studio per un’altra lezione di Occlumanzia. Ma questa
volta era presente anche Piton.
Appena Harry entrò e vide
l’insegnate di Pozioni, sgranò gli occhi e guardò Lupin in modo interrogativo.
Remus iniziò a spiegare:
«Ho chiamato il professor Piton
perché voglio vedere se hai imparato a difenderti a dovere. So che tu e il
professore non andate molto d’accordo e devo essere sicuro che sei in grado di
difenderti da qualcuno con cui non hai buoni rapporti; il professore era
l’unico che si avvicinava all’odio che provi nei confronti di Voldemort, senza
offesa, Severus», Remus gli rivolse un sorriso. «Ora sarà il professor Piton
che cercherà di leggerti la mente, questo in mia presenza. Più in là io non ci
sarò. Bene, Severus, a te. Harry tieniti pronto», Piton guardò per un attimo
Harry con il suo solito sguardo gelido, e lui fece altrettanto. Lupin sorrise e
scosse piano la testa. Poi Piton disse: «Legilimens!»,
Harry si prese la testa fra le mani e cadde in ginocchio, ma poi, piano, si
alzò e gridò: «Impedimenta!».
Lupin iniziò a battere le mani e
Piton sorrise al ragazzo, dicendo: «I miei complimenti, Potter! Sei decisamente
migliorato rispetto all’anno passato», Lupin si rivolse a Harry: «Complimenti,
Harry… Riproviamo!». Continuarono fino a quando non arrivò l’ora di cena. Harry
era migliorato notevolmente e Lupin era sicuro che sarebbe riuscito a tenere
testa a Voldemort. Quando Harry e Piton se ne furono andati, Lupin si disse ad
alta voce: «Caro Remus, è ora di fare una bella chiacchierata col tuo amico».
Così prese lo specchietto dall’armadio e dopo aver chiamato “Felpato”, apparve
il volto sorridente di Sirius.
«Ehi, Lunastorta, pensavo ti
fossi dimenticato di me!»
«Non mi permetterei mai, vecchio
mio»
«Aggiornami sul quello che
succede. Non ce la faccio più a stare qui!».
«Dunque, sono appena andati via
Harry e Piton». Sirius aggrottò la fronte e guardò l’amico con aria
interrogativa: «Che ci faceva Mocciosus
nel tuo studio? Non dirmi che hai rimpiazzato il tuo vecchio amico, altrimenti
mi offendo!»
«Sirius! Non ti azzardare a dire
una cosa del genere! A parte gli scherzi, Harry è venuto qui per un’altra
lezione di Occlumanzia e ho voluto che assistesse Piton per far imparare ad
Harry a difendersi da una persona che odia».
«Ah, quindi non state
complottando contro di me! Potevi dirmelo subito, amico, mi hai fatto prendere
un infarto! Bè, se fossi morto, sarei nel posto giusto per farlo!». Lupin
scoppiò a ridere: «Sai, da quando il Marchio Nero ha incominciato a svanire,
Piton è un po’ cambiato. Ma non farti illusioni. E’ sempre lo stesso, a parte
il fatto che ha iniziato a sorridere».
«Remus»
«Dimmi, Sirius»
«Ti prego dimmi come farò ad
uscire di qui!»
«Rassegnati Felpato. Non te lo
dirò mai. Non ti preoccupare, lo capirai da solo quando arriverà il momento e,
ti assicuro che si sta avvicinando»
«Ok, d’accordo, mi rassegno.
Senti, ma Harry lo sa che c’è un modo per farmi tornare?»
«No. Non gliel’ho voluto dire per
non farlo illudere».
«Aspetta un attimo! Come per non
farlo illudere? Guarda che io voglio uscire di qui e mi sono illuso che ce la farò.
Ora non puoi dirmi che c’è una probabilità che rimanga qui! Ti prego, Remus,
dimmi che non è così, sono nel panico più totale!», Lupin scoppiò a ridere
vedendo la smorfia che si era formata sul viso dell’amico.
«Felpato, non ti preoccupare!
Arriverà il momento che uscirai di lì».
«Ma tu hai appena detto che non
vuoi far illudere Harry! Questo significa che se qualcosa va storto io…», Lupin
lo interruppe: «Esatto Sirius! Questo succederà se qualcosa va storto, ma sono
sicuro che andrà tutto bene, perché sei già stato imprigionato abbastanza,
nonostante la tua innocenza e se lassù Dio esiste, tu uscirai sano e salvo!». Sirius
lo guardò confuso, poi gli disse: «Lunastorta, non ti riconosco più: prima eri
così pessimista… Ora invece sei l’opposto! Sei sicuro di sentirti bene? Certo,
a me fa piacere, ma a che cosa è dovuto questo tuo cambiamento?»
«Sono cambiate tante cose.
Voldemort sta per morire definitivamente e tu stai per tornare. Perché dovrei
essere negativo?»
«Hai ragione. Ma non mi hai
ancora informato di una cosa: come va Harry in Occlumanzia?»
«Benissimo. Oggi è stato
formidabile con Piton. E’ ben deciso di sconfiggere Voldemort e a vendicarti».
Il viso di Sirius si aprì in un largo sorriso.
«Bè, Felpato, io devo andare a
cena. Sto morendo di fame».
«Tu. Immagina io!», Lupin sorrise
e Sirius fece altrettanto. Poi Remus lo salutò e, dopo che il volto di Sirius
fu scomparso dalla superficie dello specchio, l’insegnate si diresse in Sala Grande.
I mesi passarono in fretta e,
altrettanto in fretta, arrivò il mese di giugno, il periodo degli esami per i
G.U.F.O. e per i M.A.G.O.
Harry era preoccupato,
soprattutto per Pozioni, che era stato costretto a proseguire per poter
diventare un vero Auror. Lupin era convinto che avrebbe dominata all’esame di
Difesa Contro le Arti Oscure, la sua materia preferita, nonché quella dove
riusciva meglio. E il giorno degli esami arrivò.
«Dunque, Potter» inizio il
professor Lamb, il suo esaminatore. In
mano aveva la prova scritta di Harry. Lupin stava vicino alla porta e guardò
ansioso il ragazzo.
«Vediamo cosa hai imparato.
Prova…»; tutti gli incantesimi e i controincantesimi che gli erano stati
chiesti, Harry riuscì ad eseguirli. Poi il Professor Lamb disse:
«Bene. Come ultima cosa, ti
chiedo di evocare un Patronus», Harry si alzò e, guardando con un largo sorriso
Lupin, gridò: «Expecto Patronum!».
Dalla sua bacchetta uscì uno splendido cervo argenteo. Sul volto di Lupin si
allargò un sorriso e provò orgoglio nel vedere le capacità di Harry nella sua
materia e soprattutto vedendo che era riuscito ad insegnargli l’Incanto
Patronus.
Quando ebbe finito, gli passò
accanto e Remus gli fece il pollice alto e gli disse a bassa voce: «Sei stato
bravissimo!».
Erano ormai gli ultimi tre giorni
dell’anno scolastico e Lupin si affacciò alla finestra per respirare un po’ di
aria pura. La sera prima c’era stata la Luna Piena e lui era come al solito
debole e stanco. Giù al grande faggio, davanti al lago, vide Harry. Decise di
scendere e andargli a fare compagnia. Una volta fuori dal castello, si avvicinò
al ragazzo.
«Ciao, Harry!»
«Salve, professore»
«Cosa fai?»
«Penso. E ricordo»
«Hai nostalgia degli anni passati
qui, vero?»
«Sì. Ricordo ancora quando Hagrid
mi disse che ero un mago. Io non riuscii a credere alle mie orecchie. Ma la
notizia più bella fu quella fu quella che sarei venuto qui ad Hogwarts, lontano
dai miei zii per dieci mesi».
Lupin gli si sedette accanto e
ascoltò i suoi ricordi.
«Quando andai da Olivander, lui mi
diede la bacchetta gemella di quella di Voldemort e rimase sorpreso nel vedere
che era quella adatta a me. Quell’anno smascherai il professor Raptor e conobbi Voldemort». Harry strinse il pugno.
«Il secondo anno, poi conobbi
quello che Voldemort fu ad Hogwarts. Riuscii a salvare Ginny dalla Camera dei
Segreti e io e Ron smascherammo il professor Allock,
se può essere chiamato professore. E al terzo anno conobbi lei e Sirius, due
vecchi amici di papà e Peter Minus, quel vile traditore. Mi chiedo che fine
abbia fatto… il quarto anno Voldemort è tornato più forte e più potente che mai
e da lì è ricominciato tutto. Al quinto anno Sirius se ne è andato ed è stato
per colpa mia. Se non fossi stato così stupido da correre al Ministero…
Hermione aveva ragione. Era troppo insolito che Voldemort era riuscito ad
entrare al Ministero in pieno giorno senza essere visto da nessuno. Voglio
dire, non è da tutti i giorni vedere Voldemort al Ministero della Magia…»
«Harry, non devi incolparti per
la scomparsa di Sirius. E’ stata Bellatrix, non tu. In quel momento ti è
sembrato che fosse la cosa giusta. E comunque, non tutti i mali vengono per
nuocere…»
«Non tutti i mali vengono per…? Vuol
dire che Sirius tornerà?» un bagliore di speranza illuminò gli occhi affitti di
Harry. Remus si rese conto di aver parlato troppo e disse, cercando di sembrare
convincente:
«Mi riferisco al fatto che Sirius
non è morto, ma è solo intrappolato dietro il velo e noi siamo riusciti a
parlargli».
«Capisco. Ma ci deve essere un
modo per tirarlo fuori di lì»
«Non so cosa dire, Harry. Io,
comunque, lo spero» in quel momento sentì la campana che annunciava la
colazione.
«E’ meglio rientrare». Insieme si
alzarono ed entrarono nel castello.
Quel pomeriggio, Remus era comodamente
seduto ne suo studio, quando qualcuno bussò.
«Avanti». Il professor Piton aprì
la porta e gli disse in tono gelido:
«Silente ci vuole subito nel suo
studio. Riguarda una faccenda dell’Ordine». Lupin si alzò e, insieme a Piton,
giunse davanti al gargoyle di pietra.
«Caramelle Mou», il gargoyle si fece da parte e entrambi salirono le
scale che portavano allo studio del professor Silente. Lupin busso alla porta e
la aprì.
«Voleva vederci?»
«Sì. Dobbiamo trovare il modo di
uccidere Voldemort».
Cercarono informazioni su tutti i
libri possibili che potessero dare un suggerimento su come uccidere un mago
estremamente potente, ma non riuscirono a trovare granché di utile. Così
iniziarono a studiare un modo per farlo scomparire per sempre ricostruendo tutta
la storia di Voldemort, della sua caduta e del suo ritorno.
«Quindi secondo lei, dovremmo
trovarci nel luogo in cui è risorto?»
«Esatto, Remus» e Piton chiese:
«Ma dovremmo riformulare la
pozione che lo ha fatto rinascere e costringerlo ad immergersi?»
«No, Severus, altrimenti
torneremo semplicemente indietro e basterebbe di nuovo quella pozione per farlo
resuscitare». Ci fu una pausa, poi il Preside continuò: «Credo che sia arrivato
il momento di avvisare, Harry. Lui è l’unico che può uccidere Voldemort».
Harry entrò nello studio, dopo
essere stato chiamato dalla professoressa McGranitt. Il ragazzo si sedette
davanti alla scrivania del preside, che iniziò a spiegargli cosa doveva fare
per ucciderlo, cosa doveva pronunciare e dove precisamente avrebbe dovuto
farlo. Quando Harry se ne fu andato, Silente disse:
«Dovremmo agire il più presto
possibile, stasera stessa. Remus, avvisa i membri dell’Ordine. Andremo tutti
alla Casata dei Black, dove ci sarà una Passaporta che ci trasporterà al
cimitero», Lupin obbedì e uscì in fretta dallo studio. Poi Silente si rivolse a
Piton, con un sorriso sulle labbra:
«Ora mancano solo gli ospiti.
Severus, devi aiutarmi ad invitarli alla festa. Sai cosa fare. Spero solo che
accettino l’invito».
La sera, Silente, Lupin, Piton ed
Harry si riunirono nello studio del Preside, che porse loro una tazzina di
porcellana. Tutti la toccarono e furono trasportati nella vecchia casa di
Sirius, dove c’erano alcuni membri dell’Ordine che li aspettavano: Moody,
Tonks, Kingsley, Podmore, Doge e Lux.
«Siete tutti pronti?», Silente si
rivolse ai membri dell’Ordine.
«Sì».
«Bene. E’ ora». Tutti si presero
per mano e Silente toccò un logoro mantello posato sul tavolo che li trasportò
al cimitero. Caddero e si rialzarono lentamente. Remus guardò Harry, che iniziò
a guardarsi intorno con uno sguardo che Lupin non riuscì a decifrare. Quello
era il posto in cui Voldemort era risorto e lì, davanti a lui, c’era la tomba
di Tom Riddle…
Una risata gelida li fece
voltare. Lucius Malfoy si trovava di fronte a tutti loro, la bacchetta levata
contro Piton, in compagnia di altri Mangiamorte.
«Ma bravo, Severus. Sei riuscito
ad imbrogliare tutti noi. Ti faccio i miei complimenti, ma non credo che il
nostro Padrone sarà di questo avviso».
Piton sorrise, un sorriso gelido.
«Sai, Lucius, è stato facile
imbrogliarvi. Noi siamo stati abituati a farlo. La cosa che mi sorprende è come
mai tanti Mangiamorte non hanno intuito che vi stavo imbrogliando tutti.,
nonostante fosse la vostra specialità».
«Cru…»
«Impedimenta!», Piton riuscì a bloccare l’incantesimo che Malfoy gli
stava scagliando. In quel momento una sagoma bassa e piccola sbucò dalle spalle di Lucius Malfoy. Si
intravide un luccichio argenteo sotto la veste nera e l’ometto si tolse il
cappuccio. Peter Minus sorrise a Remus: «Ci rivediamo, Remus».
Lupin gli lanciò un’occhiata di
fuoco, che esprimeva tutto il suo odio nei confronti del suo vecchio amico.
«Ciao, Peter. Noto che questa
volta non stai strisciando ai miei piedi come hai sempre fatto»
«Vedi, sono cambiate molte cose
da allora»
«Hanno ritrovato il tuo
cervello?... Oh, la tua mano. E’ sorprendente come una mano possa cambiare una
persona. Ma potrai uccidere solo me. Per gli altri dovrai utilizzare la
bacchetta magica, ma purtroppo non credo che sia una tua specialità». In quel
momento un altro Mangiamorte si fece avanti: Bellatrix Lestrange si levò il
cappuccio nero. Harry strinse i pugni.
«Harry, è da tanto che non ci
vediamo… Sei fatto molto più grande!»
Harry la guardò con un freddo
sorriso sulle labbra.
«Anche tu sei cambiata. Sei
diventata molto più brutta!»
«Vedo che la tua aria da moccioso
arrogante non è sparita. Nemmeno la scomparsa del caro Sirius ti ha fatto
cambiare?»
«Sai, proprio l’altro giorno ho
parlato con lui. Ti manda tanti saluti».
Bellatrix sgranò gli occhi. «Lui
è morto!»
«Già, proprio ciò che ti aspetta
quando il caro e dolce Voldemort scoprirà che hai fallito».
La giovane Mangiamorte prese
un’aria terrorizzata. Poi Harry si rivolse a Peter:
«Dimmi, Peter, il tuo padroncino
ti tratta ancora come una pezza da piedi? Spero di sì, perché è ciò che meriti.
Su questo sono d’accordo con lui», poi assunse un’aria seria e piena d’odio.
«Spero che non lo reputi un
amico, altrimenti lo venderesti al primo che capita per salvarti la vita,
proprio come hai fatto con i miei genitori». In quel momento tutti i
Mangiamorte levarono le bacchette contro i membri dell’Ordine, che fecero lo
stesso. Iniziarono a duellare: Malfoy contro Piton, Minus contro Harry,
Bellatrix e Lupin, e altri Mangiamorte contro il resto dei membri dell’Ordine.
Peter scagliò una Maledizione Cruciatus contro Harry e si lanciò contro Lupin,
la mano d’argento tesa davanti a se, per cercare di colpire Remus e ucciderlo,
ma Silente fu più veloce di Peter.
«Pietrificus Totalus!»
L’ometto cadde sul terreno con un
tonfo, mentre Harry veniva colpito da Bellatrix, che aveva approfittato del
momento di distrazione del ragazzo:«Crucio!».
Harry cadde per terra lanciando
un urlo di dolore e contorcendosi; Lupin gridò: «Finite Incantatem!», lanciò un incantesimo di disarmo a Bellatrix,
la cui bacchetta volò in aria e cadde molto distante dalla padrona.
Harry si rialzò: «Imperio!»
Bellatrix si immobilizzò e Harry
le comandò di attaccare Minus. La Mangiamorte si voltò verso Peter e gli si
avvicinò. Intanto Remus iniziò a combattere contro Malfoy, aiutando Piton. Poi,
cadde il silenzio e un centinaio di Dissennatori iniziarono ad avvicinarsi.
Lupin sentì il freddo dentro di sé… poi udì qualcuno che urlò “Expecto Patronum!” e un grosso cervo
argenteo si scagliò contro i Dissennatori, facendoli fuggire. Remus guardò con
orgoglio Harry, che gli sorrise.
Bellatrix, che era stata liberata
da Minus, guardò Harry con sorpresa. Quel ragazzo era riuscito ad evocare un
Patronus corporeo. Peter lo guardò con stupore e Remus gli chiese:
«Cos’è? Sei meravigliato che un
ragazzo di diciassette anni sia riuscito ad evocare un Patronus quando un uomo
di 38 non ne sa evocare uno?»
In quel momento esplose una
risata acuta, che fece rizzare i capelli di Lupin. Lì, davanti a loro, era
apparsa la sagoma incappucciata di Lord Voldemort. Il volto di rettile bianco e
gli occhi scarlatti con le pupille verticali erano puntati su Harry.
«Ci rivediamo ancora una volta, Harry
Potter».
Ma una nuova luce illuminava gli
occhi del ragazzo. Non uno sguardo di terrore, di odio, ma uno sguardo pieno di
decisione. Remus studiò a fondo Harry e notò che non era più accecato dal
dolore alla cicatrice che di solito lo invadeva quando Voldemort era vicino a
lui. Aveva acquistato un nuovo potere, che gli permetteva di guardare Lord
Voldemort a testa alta, senza provare alcun dolore atroce alla cicatrice. E
questo rese Lupin molto più felice, perché finalmente Harry sarebbe stato in
grado di guardare Voldemort negli occhi e ucciderlo. Tutti i Mangiamorte si
inchinarono ai suoi piedi e Voldemort, non curante del gesto dei suoi seguaci,
si rivolse a Piton, una voce acuta e gelida:
«Salve, Severus. E’ da parecchio
che non ci incontriamo. Sei stato molto abile nel prenderci in giro tutti...
Saresti stato un ottimo Mangiamorte, ma purtroppo hai deciso di schierarti
dalla parte dei perdenti. E’ giunta la tua ora, Severus. Di’ addio ai tuoi cari
amici, i membri dell’Ordine della Fenice».
Tutti guardarono con stupore
Voldemort. Come aveva fatto a scoprire che esisteva una organizzazione,
chiamata “Ordine della Fenice”, il cui scopo era quello di ucciderlo? Il
Signore Oscuro guardò Silente: «Ti starai chiedendo come abbia fatto a
scoprilo, vero?»
«Esatto, Tom.
E ti sarei molto grato se saresti così gentile da spiegarcelo».
«Ti accontento subito. L’ho
scoperto grazie a Peter Minus. Lui si è trasformato in topo e ti ha seguito fino
alla Casata dei Black, il luogo in cui si tengono delle riunioni. E’ stato
facile per lui. Essendo un animale di piccole dimensioni non ha avuto problemi
a seguirti senza essere scoperto».
Remus guardò Minus lanciandogli
uno sguardo pieno d’ira. Quest’ultimo lo guardò con un sorrisetto perfido e
accennò ad un saluto con la mano d’argento. Remus girò di scatto il volto, per
evitare di guardare la mano. Poi Voldemort riprese: «Bene, Severus. Addio».
Piton era terrorizzato, ma decise
di non difendersi. Sarebbe morto con onore, dopo aver combattuto per molto
tempo contro il suo vecchio padrone…
«Avada Keda…»
«Expelliarmus!», Harry aveva lanciato un incantesimo di disarmo
contro Voldemort, la cui bacchetta volò a qualche metro di distanza. Harry si
parò davanti a Piton e Remus gridò:
«Accio Bacchetta! » e la bacchetta di Lord Voldemort si ritrovò tra
le mani dell’insegnante. Il Signore Oscuro si rivolse ad Harry:
«Da quanto sei diventato amico di
Piton?»
«Da quando ho capito che lui non
è un viscido verme come i tuoi seguaci. Non dovresti premiare il coraggio? Non
dovresti ammirare Piton per aver avuto coraggio ad affrontarti? Oppure ti
accontenti di quelle schifose persone che si definirebbero tuoi seguaci, ma che
in realtà sono solo dei leccapiedi che si sono schierati dalla tua parte solo
per rimanere vivi?».
Tutti i Mangiamorte si guardarono
con terrore, poi Voldemort scoppiò in una fragorosa risata, senza felicità
alcuna.
«Sai, Harry. Su questo ha
ragione. Non li definirei miei seguaci, costoro» guardò Minus, che cominciò a
tremare. In quel momento, accanto a Lupin, si materializzò Draco Malfoy. Lucius
guardò il figlio.
«Che ci fai qui?»
«Sono venuto qui per prendere in
mano la mia vita. Non sarò un Mangiamorte, papà, bensì colui che li combatterà».
«Non puoi farlo, Draco. Cosa ti
ho insegnato? Devi essere al cospetto del nostro Padrone»
«Per troppo tempo ho fatto quello
che volevi, ma non puoi impedirmi di fare ciò che ritengo giusto». Voldemort
guardò Lucius Malfoy pieno d’ira.
«Non hai saputo insegnare a tuo
figlio la devozione che deve nei miei confronti. Ciò significa che tu non ne
provi per me. Bene, Lucius. Addio. Avada…»
«No… Padrone… Draco, aiutami… ti
prego…»
«Tu l’avresti fatto per me? Mi
avresti salvato? Mi avresti guardato morire ed è ciò che ho intenzione di fare
per te. Addio, papà»
«… Kedavra!»; il corpo senza vita di Lucius Malfoy si accasciò a
terra.
Bellatrix guardò furibonda Draco.
«Cru…»
«Impedimenta!». Tutti ricominciarono a duellare, questa volta Remus
contro Minus.
«Stupeficium!», Minus cadde con un tonfo e Remus ebbe il tempo di
ascoltare ciò che Voldemort diceva ad Harry: «E’ arrivato il momento della fine
del famoso Harry Potter. Mi hai impedito di ascoltare la profezia, l’anno
scorso sei riuscito a sfuggirmi ancora una volta, ma ora, Harry, è giunta la
tua ora».
In quel momento, Minus si rialzò
e… BANG! Sottili funi serpentine uscirono dalla bacchetta del Mangiamorte e
avvolsero Remus, che perse l’equilibrio e cadde per terra, immobilizzato. La
bacchetta di Voldemort che poco prima Lupin aveva tra le mani, volò via e la
afferrò Minus, che la lanciò al padrone. Voldemort la puntò al cuore di Harry,
dopo averlo disarmato e in quel momento Remus capì. Nessuno avrebbe potuto
aiutarli, tranne uno…
La sagoma di un enorme cane nero,
spuntò dal nulla. Balzò e andò a finire contro la bacchetta Voldemort.
L’incantesimo che il Signore Oscuro aveva pronunciato per uccidere Harry venne
deviato e colpì Bellatrix, che si accasciò sul terreno umido, esanime.
«SIRIUS!», Harry guardò il cane
dirigersi verso Lupin e liberarlo. Minus parve terrorizzato alla vista del suo
vecchio amico, quello che tutti avevano creduto morto. Il grosso cane cambiò
forma, assumendo le sembianze di Sirius Black. Remus si alzò e sorrise
all’amico. Voldemort e Harry, che aveva recuperato la sua bacchetta,
cominciarono a duellare, così come tutti gli altri, tranne Remus, Sirius e
Minus. Lupin abbracciò l’amico e Sirius sorrise raggiante, dicendo: «Di nuovo
libero!».
Si guardò intorno e respirò profondamente.
Poi guardò con sommo disgusto Peter.
«Ciao, Peter. Sono tornato»
«S…S-Sirius! S…sei… v-vivo?»
«Acuta osservazione, Peter. Tu,
invece, sei un uomo morto».
«N-no… anche io… s-sono v-vivo…»
«Adesso. Ma tra poco non lo
sarai, più», Remus sorrise e disse: «Bè, Peter. Non mi resta che salutarti».
Minus guardò il licantropo, poi
si guardò la mano d’argento e sorrise, un sorriso folle. Ma Sirius gridò:
«Crucio!»
Minus cadde a terra e si
contorse, gridando di dolore. Remus levò la bacchetta: «Stupeficium!»
«Rictusempra!»
«Tarantallegra!»
«Pietrificus Totalus!».
Minus si immobilizzò e cadde a
terra, rigido. Remus e Sirius guardarono cosa stava succedendo tra Harry e Voldemort
e videro con piacere che Harry se la stava cavando brillantemente. Minus
cominciò a rialzarsi e Sirius gli sferrò un calcio che lo fece volare per
qualche metro, atterrando su Tiger che combatteva contro Silente. Si rialzò e
si trasformò in topo. Cominciò a correre verso Remus, la zampetta argentea tesa
davanti a sé, ma Sirius levò la bacchetta e gridò con quanto fiato aveva in
corpo:
«Gelus Totalus!»
Il topo era ormai giunto vicino
alle gambe di Lupin, ma si immobilizzò e fu ricoperto di ghiaccio. Sirius gli
si avvicinò e, con vigore, lo schiacciò, riducendolo in mille pezzi. Minus non
si sarebbe mai più trasformato in un uomo, non avrebbe mai più cercato di
uccidere Remus… Peter Minus non esisteva più. Sirius scoppiò a ridere, una
risata che esprimeva gioia. Lupin sorrise. Lily e James erano stati in parte
vendicati. Poi si voltò verso Harry e vide che teneva la bacchetta puntata
verso un Voldemort disarmato, che cominciò ad arretrare. Remus corse verso il
ragazzo, seguito da Sirius e gli si fermò accanto. Voldemort si fermò e Lupin
notò che era proprio sopra la tomba di Tom Riddle. Harry era più deciso che mai…
A quel punto, una mano argentea, quasi trasparente, si poggiò sulla spalla del
ragazzo e un’altra mano argentea si posò sull’altra spalla. James e Lily erano
dietro di lui, sorridenti. Remus li vide lì, accanto al proprio figlio e provò
una gioia immensa nel rivederli ancora una volta insieme. Sirius poggiò la sua
mano sul braccio di Harry e Remus fece lo stesso. Harry guardò i suoi genitori,
sorrise, poi si rivolse a Voldemort con uno sguardo pieno d’odio e decisione e gridò:
«Exitus Profezia!»
Un’orrida mano grigia, in decomposizione,
sbucò dal terreno dalla tomba di Tom Riddle e afferrò Voldemort per la
caviglia. Il mago urlò di dolore e del fumo iniziò ad uscire dal suo corpo.
Delle crepe apparvero su tutto il suo corpo e Voldemort lanciò l’ultimo urlo di
dolore. Il suo corpo si frantumò, divenne polvere, poi scomparve in una nuvola
di fumo… Lord Voldemort non c’era più. Il più grande mago oscuro di tutti i
tempi, colui che aveva seminato il terrore per molti anni, non esisteva più.
Lupin guardò Harry raggiante e
scoprì che Lily e James erano scomparsi. I suoi due amici avevano assistito
alla morte di colui che li aveva uccisi e avevano visto il loro figlio
trionfare.
«PADRONE!»
Tutti i Mangiamorte rimasti si
inginocchiarono. Silente si avvicinò ad Harry e gli strinse la mano.
«Ben fatto, Harry. I miei
complimenti»
Remus si rivolse al ragazzo con
un filo di voce:
«Sei stato eccezionale, Harry!
Bravissimo!»
Sirius guardò la tomba di Tom
Riddle, poi Harry e lo abbracciò.
«Complimenti, Harry! Sei stato…
strepitoso!»
Harry chiese:
«Come hai fatto a tornare?»
«E’ una lunga storia. Te la
racconterò più tardi».
Silente legò i Mangiamorte. Piton
si avvicinò a Remus ed Harry.
«Grazie per avermi salvato»
Lupin gli sorrise e gli diede una
pacca sulla spalla. Piton guardò Harry e gli sorrise, ma questo non fu il
solito sorriso gelido, ma un sorriso che esprimeva gratitudine nei confronti
del ragazzo che aveva ostinatamente odiato per sette anni. Sirius guardò
sbalordito sia Remus che Harry, poi si rivolse a Piton e disse, con tono
amichevole:
«Non credi che siamo maturati
abbastanza?»
Piton gli tese la mano e Sirius
gliela strinse. Remus, mentre si allontanava per parlare con Sirius, vide che
Draco Malfoy si era avvicinato ad Harry e gli stringeva la mano a sua volta.
Tornarono al castello e tutti gli
studenti si radunarono per accoglierli, applaudendo. Ma appena videro Sirius,
smisero subito di farlo e Silente disse:
«Tranquilli, non preoccupatevi.
Sirius Black è un amico e ci ha dato una mano al combattimento».
Tutti iniziarono a dirigersi
verso la Sala Grande, Remus e Sirius accanto ad Harry, quando Lupin vide Ron ed
Hermione correre verso Harry, e gli si buttarono al collo.
«Harry! Meno male che sei vivo!»
«Avevamo temuto il peggio!».
Quando si calmarono, Remus vide
che Ginny stava correndo verso Harry e quando gli si avvicinò, lo abbracciò.
Harry la strinse forte e la baciò sulle labbra.
Al banchetto Silente informò
tutti su quanto era successo al cimitero e tutti gli studenti urlarono di
gioia.
Arrivò il momento di lasciare
Hogwarts. Remus promise a Sirius che sarebbe andato a trovarlo spesso. Harry
non tornò mai più dai Dursley, ma andò a vivere con il suo padrino, che era
stato scagionato. Harry diventò un Auror e si fidanzò con Ginny, Ron andò a
lavorare al Ministero e aveva ottime possibilità per essere eletto Ministro
della Magia, Hermione divenne un’Impiegata del Ministero, nel settore della Difesa
delle Creature Magiche, dove era stata accolta la sua organizzazione del
C.R.E.P.A., e presto si sarebbe sposata con Ron; Remus sarebbe rimasto a
Hogwarts ad insegnare Difesa Contro le Arti Oscure. Ora, durante le notti di
Luna Piena, aveva la compagnia dell’Animagus Sirius Black e non sarebbe più
stato doloroso trasformarsi in Lupo Mannaro. Fu molto felice di rimanere ad
Hogwarts. Ma questo posto sarebbe stato molto diverso senza la presenza di
Harry Potter.
FINE
Phoenix