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In the mirror
In my heart
In my soul
…
FOREVER
~
Colonne sonore di questo
capitolo:
- “Thinking
of you” – Katy Perry
- “Shattered”
– Trading Yesterday
Buona lettura!
1 – Damn jealousy
-È l’occasione giusta-, disse
Remus col suo disarmante sguardo di uno che avrebbe tanto voluto conoscere
l’amore, ma che non ne aveva mai avuto l’opportunità.
Eravamo soli in Sala Comune, eccezion fatta per Felpato e Codaliscia,
entrambi concentrati su un tema di Trasfigurazione – già terminato da Rem e ancora non iniziato da me. Io avevo qualcosa di più
importante da fare quel giorno e non potevo offrire loro aiuto e Lunastorta…
-E dai,
ti prego, aiutaci!-, lo pregò per l’ennesima volta Sirius.
Lui in
risposta scosse la testa con fare sicuro, coerente ai suoi principi di Prefetto
di Grifondoro.
-Torna a scervellarti, Paddy!-, lo rimbeccò.
… non accennava alla minima pietà
per i suoi migliori amici di sempre.
-Uffa!-.
Sorrisi di fronte alla
sceneggiata dei due Malandrini; tanto più tardi lui avrebbe fatto distrattamente e inconsciamente scivolare la sua pergamena sul tavolo di lavoro dei
suoi amici, ricevendo ringraziamenti a cui avrebbe risposto con occhiate
assassine che trasmettevano tutte un solo messaggio:
“La prossima volta non ci pensate nemmeno a copiare i miei compiti”.
Scossi la testa divertito mentre
io e Rem tornavamo a
dedicarci alla nostra conversazione bloccata.
-Dunque,
dicevamo?-, domandò.
-Ehm…-, balbettai preso alla sprovvista mentre tentavo di fare mente locale.
-… mi pare che parlavamo delle occasioni mancate e…-.
-Ah, sì!-, esclamò. Riprese la
sua espressione saggia e continuò: -Lascia perdere le
tue convinzioni, i pregiudizi, l’orgoglio e l’egocentrismo: non pensare a
nessun altro se non a lei, raggiungila e dille ciò che porti nascosto nel tuo
cuore per tutto questo tempo! Se non lo fai, James… te
ne pentirai per il resto della tua vita-.
Restai senza fiato e penzolante
dalle sue labbra per un po’, prima di soppesare appieno le sue parole, in
particolare l’ultima frase. Feci una smorfia mentre
constatavo che era in effetti davvero troppo melodrammatica… e poi potevo
dirglielo anche domani, o comunque un altro giorno, no?
Stavo per esporre a gran voce i
miei pensieri, quando Rem mi bloccò aggiungendo con
un tono che non ammetteva repliche: -Non sono melodrammatico, se rimandi non avrai mai più il coraggio di rivelarle i tuoi veri
sentimenti e di conseguenza lascerai sfuggire dalle tue stesse mani il più
grande sogno della tua vita-.
Stetti a palesare il discorso per
un po’, perso nei miei pensieri, poi afferrai la Mappa e recitai per l’ennesima
volta il malandrino “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”, facendo
dispiegare dinanzi ai miei occhi non più sbalorditi la cartina dell’intero
Castello. Trovai il puntino con accanto quel nome
tanto contemplato; sul mio volto si dipinse un sorriso, come tutte le volte che
vedevo quelle nove lettere armonicamente attaccate le une delle altre, lettere
che avevo imparato a conoscere e a riprodurre su qualsiasi pergamena o
superficie su cui la piuma scivolava più facilmente.
Rinchiusi la Mappa e mi alzai,
deciso, mentre sistemavo la camicia nei pantaloni e annodavo la cravatta per
bene.
-Sei proprio innamorato, Ramoso-.
Guardai Rem
con espressione interrogativa; si mise in piedi anche lui, fronteggiandomi.
-Non ti ho mai visto così teso e agitato come ora, eppure muori dalla voglia
d’incontrarla-, spiegò. -Ti luccicano gli occhi quando
pronunci il suo nome, accarezzandolo dolcemente come se fosse un fiore di
cristallo che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro; adori la sua voce e
potresti ascoltarla ogni minimo istante della giornata perché avvolge il tuo
cuore in un tenero abbraccio capace di estraniarti dal mondo facendoti
penetrare in una calma surreale, probabilmente perfino migliore della scarica
di adrenalina che ti scorre nelle vene quando voli… potrei elencarti altre
centomila ragioni per cui ritengo che tu sia innamorato, ma preferisco fermarmi
qui-, concluse guardando soddisfatto il mio volto sorridente constatando che
ciò che il mio grande amico aveva appena detto era verissimo.
Non ci fu bisogno di dire altro:
ringraziai di cuore Moony con un abbraccio – come farei senza i suoi consigli?
– e mi avviai verso il buco nel Ritratto.
-Ehi, James!-.
Mi voltai trovandomi faccia a faccia con Sirius, che mi fissava profondamente
come se volesse trasmettermi con lo sguardo tutto ciò che non avrebbe mai
potuto dirmi. Non che vi fossero barriere tra noi due, anzi… solo che non
esprimevamo spesso i nostri sentimenti a gran voce, affidandoci a semplici
gesti come uno sguardo eloquente o un sorriso che valeva più di mille parole.
-In bocca al Basilisco-, mi
augurò con un cenno del capo.
Io ghignai, ironico. -Guarda che
non devo mica affrontare un Ungaro Spinato!-.
-Quella potrebbe essere peggio di un drago inferocito, se vuole-.
-Non lo metto in dubbio… be’, crepi il Basilisco… e grazie!-, ripetei, cosciente del
fatto che in diciassette anni di vita non avevo mai
ringraziato così tanto delle persone come in quel momento.
Stavo per attraversare il buco,
ma mi fermai per l’ennesima volta, voltandomi contrariato verso gli altri
Malandrini.
-“Quella” ha un nome!-, esclamai.
-Il più bello del mondo…-, aggiunsi sospirando.
Sirius alzò gli occhi al cielo,
esasperato, Remus nascose – senza successo – un sorriso e Peter… be’, lui continuava a studiare – o
meglio, a dannarsi sulla pergamena con sguardo esasperato.
-Sì, sì, lo sappiamo! È…-.
-Lily Evans!-, terminai con un
sorriso divertito tappando la bocca del mio migliore amico, fissando malizioso
il suo sguardo stranamente malvagio.
Corridoio Est… terzo piano… corridoio Est…
terzo piano… corridoio Est… cavolo, James… stai delirando… terzo piano…
corridoio Est… terzo piano… corridoio… eccolo!
Bloccai di botto la mia corsa quando arrivai finalmente all’ala del castello che cercavo,
rischiando di cadere miseramente sul millenario pavimento di pietra. Mi
appoggiai al muro e ripresi fiato, senza però riuscire a frenare i battiti
accelerati del mio cuore. Mi staccai per controllare rapidamente se lei ci fosse ancora, sporgendomi di poco oltre l’angolo tra i due
muri… e quella volta il cuore partì del tutto: era lì. Era lei. Cavolo.
Ovvio che è lei, l’hai visto sulla Mappa!
“Oh, sta’ zitta!”.
Tornai a nascondermi prima che si
accorgesse che la stavo spiando; chiusi gli occhi e presi un bel respiro.
“E ora
che le dico? Ehi, Evans, lo sai che mi sono innamorato di te? No, diamine, non
va bene! Non le piace quando la chiamo per nome… beh,
nemmeno per cognome… a dirla tutta non le va proprio a genio che io le stia
dietro… quindi mi rifiuterà? No, cazzo, no! Non devo pensare a queste cose! Ora
vado lì e… e che le dico?”.
Dille che l’ami…
Mi bloccai. “Oh no…”.
Oh, sì…
“M-ma…”.
Niente ma! Ricorda quello che ti ha detto Remus!
Come un flash mi ritornò alla mente la nostra conversazione di poco fa… me ne
pentirò per il resto della mia vita… una vita senza Lily… no… impossibile…
inaccettabile!
Abbandonai definitivamente la mia
posizione decidendo che un “Ciao!” sarebbe stato più che sufficiente; mi feci coraggio, presi un altro, profondo respiro ed ebbi in
un baleno il corridoio di fronte. Il suo profilo mozzafiato, che avevo imparato
a memoria talmente l’avevo contemplato nel corso di
quei sette anni, provocò una decina di capriole nel mio stomaco e un tremore
nelle gambe che poteva – fortunatamente – passare inosservato. Restai a
fissarla da dietro per un altro paio di minuti prima
di decidermi di fare qualche passo in avanti per raggiungerla.
Fu in quel momento che si voltò
di lato, mentre un sorriso coronava il suo volto da ninfa ed esclamava, felice:
-Alex!-.
-Lily!.
Lei corse verso il ragazzo biondo
alla sua sinistra e lo abbracciò forte, sprofondando la testa nella sua spalla.
Lui le accarezzò i capelli dolcemente, mentre lei lo stringeva ancora di più.
Mi fermai, spiazzato da quella
visione.
No…
-Come stai, stella?-, le chiese.
-Benissimo ora, grazie!-,
rispose… sorridente.
Non l’avevo mai vista così
felice, non l’avevo mai vista sorridere per me come faceva con quel ragazzo,
non mi aveva mai guardato con quel luccichio negli occhi come invece stava
facendo ora, le uniche parole che mi aveva rivolto erano sprezzanti e cariche di odio, lontane anni luce dal tono dolce con cui si
rivolgeva al suo… amico? Conoscente?
Feci qualche passo indietro silenziosamente mentre fissavo con il cuore spezzato la
scena che mi si presentava davanti ai miei occhi, per poi nascondermi dietro al
muro, ma mantenendo comunque gli occhi puntati su di loro.
Fidanzato?
La risata allegra, spensierata,
pura, genuina di Lily mi entrava nelle orecchie, ma non mi riempiva il cuore
come aveva sempre fatto… me lo spezzava in tanti, troppo pezzi, minuscoli,
forse mai più recuperabili. Lei rideva… ma non lo
faceva per me. E quando un uomo fa ridere una donna, metà del suo cuore l’ha
già conquistato. Storsi la bocca in una smorfia di dolore e mi allontanai da
lì, correndo a più non posso per dimenticare ciò che
avevo visto.
Non hai alcuna chance con lei, James… arrenditi…
Non ricordo dove andai,
probabilmente percorsi tutto il perimetro di Hogwarts
senza nemmeno rendermene conto. Per il momento, però, non m’interessava:
desideravo solo frapporre quanta più distanza possibile fra me e loro, evitando
di rivedere quella scena. Impossibile: appena chiudevo gli occhi
la mia visuale era interamente occupata dalle sagome di Lily e di quell’Alex…
abbracciati.
Forse stavo esagerando, forse mi
stavo facendo tanti problemi per niente, forse avevo
interpretato male quella situazione… o forse no.
Rallentai il ritmo dei miei passi
fino a fermarmi, stremato; mi accasciai al muro alle mie spalle e sospirai,
chiudendo gli occhi. Non piangevo, o non volevo ammettere che l’avessi fatto. Ma se anche fosse? Che male c’era a
piangere per un amore non corrisposto? Ma infatti io
non piangevo. Le mie guance erano solo umide, niente di più. Tutti possiamo avere le gote bagnate, no?
Scrollai la testa, rendendomi
conto che stavo letteralmente delirando.
Mi alzai con fatica e riluttanza,
guardandomi attorno. La luce che penetrava dalle finestre era di un arancione
scuro tendente al rosso: stava tramontando. Ciò significava che tra poco avrei
dovuto recarmi in Sala Grande per la cena, quindi dovevo sbrigarmi a
raggiungere la Torre per eliminare le tracce del mio dolore dal viso. Se solo avessi saputo dove si trovasse il Dormitorio. In
quale piano mi trovavo? Ricordavo di aver salito un
bel po’ di scale, ma non riuscivo a focalizzare la posizione precisa, dato che
avevo seguito il corso delle deviazioni dello stesso Castello. Mi guardai
attorno nuovamente, confuso, tentando di capire anche solo per un elemento
insignificante dove mi trovassi. Nulla: la mia mente
era una tabula rasa. Desideravo perdermi in Hogwarts… ma
non immaginavo che quell’edificio millenario mi prendesse alla lettera!
Avanzai di qualche passo tentando
di cogliere qualche particolare che mi avrebbe riportato alla mente la strada
da compiere per tornare indietro… ma non trovai nulla.
Quel lato del castello era davvero anonimo: niente statue di pietra, armature
vuote o quadri parlanti che potevano dargli un po’ di vivacità... non c’era
proprio nulla. Vuoto. Proprio come me.
Scacciai quei pensieri con un
gesto stizzito della testa. Fu una macchia marrone scuro a catturare la mia
attenzione; una macchia che scoprii essere una porta quando
mi voltai verso di essa. Mi avvicinai prudentemente, mosso da una forza
sconosciuta che muoveva le mie gambe senza che io potessi fermarle. Poggiai la
mano sulla maniglia, abbassandola e spingendo con cautela la porta, che cigolò
lievemente. Sbirciai dentro. Una luce soffusa proveniente da una finestra da
qualche parte vicino al soffitto – altissimo – illuminava fiocamente la stanza,
che appariva in disuso da svariati anni; banchi e sedie erano
accasciati disordinatamente lungo un muro, ricoperti da uno spesso
strato di polvere luccicante. Percorsi con lo sguardo l’intera
stanza sconosciuta, fin quando il mio occhio non fu attratto da un bagliore
proveniente da uno strano oggetto lungo, appoggiato sul muro dinanzi a me. Mi
avvicinai con lentezza, studiandolo attentamente, finché non fui abbastanza
vicino da capire che si trattava di uno specchio. Lo fissai a lungo,
percorrendone la forma con espressione rapita e indugiando sulla cornice d’oro
che si reggeva su due zampe di leone; sulla sommità era inscritta un’incisione
che mi parve appartenere ad una lingua sconosciuta.
-“Erouc
li amotlov li ottelfirnon”-, sussurrai, rapito.
Cosa poteva significare?,
pensai mentre mi sedevo sul pavimento polveroso, continuando a fissare quella
morbida scritta incomprensibile. I miei occhi vennero però catturati da un
bagliore vermiglio e con uno scatto fulmineo guardai la superficie riflettente.
Sgranai gli occhi e il respiro mi
si mozzò mentre il cuore cedeva e nel contempo batteva
furioso.
Non c’era solo il mio riflesso
nello specchio. Accanto a me si trovava una ragazza dai lunghi capelli rossi e
gli occhi di un bellissimo verde acceso che faceva
risplendere l’enorme stanza in penombra; aveva appoggiato il suo capo sulla mia
spalla, carezzandomi dolcemente il braccio destro, e sorridendomi. Mi voltai
istantaneamente di lato, ma non c’era nessuno. Confuso e imbambolato, mi voltai
di nuovo verso lo specchio. Era ancora lì. Eravamo
ancora lì. James e Lily. Quell’accostamento di nomi mi provocò una fitta al
petto. Faceva male. Troppo male. Perché sapevo che quel sogno non si sarebbe mai
avverato, che mai avrei potuto stare così vicino a
lei…
Eppure
non avevo la forza di voltarmi, di distogliere lo sguardo per evitare altro
dolore, altra malinconia. Guardavo insistentemente quella scena ormai troppo
conosciuta, ma da masochista quale ero non potevo, non volevo fermare quell’agonia.
La smisi solo
quando a quell’immagine si sovrappose un’altra, ancora più incredibile.
Eravamo sempre noi, io e la ragazza dal volto di un angelo e i capelli dello
stesso colore dell’inferno… ma questa volta lei manteneva qualcosa tra le
braccia, qualcosa simile ad un fagotto. Mi avvicinai lentamente allo specchio
focalizzando l’attenzione su di esso. La ragazza fece
voltare l’ammasso di panni verso di me permettendomi di
osservare bene cosa teneva in braccio… e rimasi senza fiato. Era un bambino.
Uno splendido, dolce neonato con i miei stessi capelli senza capo né coda e i
medesimi splendidi e inimmaginabili occhi verdi della madre… era mio figlio… nostro figlio…
Rimasi con la bocca aperta a
contemplare quella visione sublime finché non cominciai a vedere sfocato; mi
alzai di botto dal pavimento, scappando via da quell’illusione, dall’assurda
convinzione che forse, un giorno, tu saresti finalmente stata mia, e ti avrei
abbracciato come nei miei sogni, avrei visto risplendere il tuo sorriso sul
volto di un’anima pura e cristallina come la tua… Lily…
Quando la
Sala Grande si dipanò dinanzi ai miei
occhi, nessuna traccia del pomeriggio appena trascorso era più visibile; le
avevo eliminate con decisione appena mi ritrovai nel Dormitorio deserto,
slegandomi la cravatta e lasciando che la camicia uscisse dai pantaloni, come
l’avevo sempre portata. Avanzai per l’enorme Sala ostentando il mio
usuale sguardo malandrino, il volto occupato da un ghigno sbeffeggiante. Sentivo
al solito gli sguardi di tutti gli studenti radunatisi lì per la cena addosso, attirati dall’entrata trionfale del grande
Cacciatore. La mia attenzione, però, era tutta concentrata verso il tavolo dei
Grifondoro, da dove i Malandrini mi fissavano, sollevati. Distinsi vagamente
una macchia vermiglia accanto a loro, prima di sedermi accanto a Sirius, come
di consueto.
-James! Ma dove cavolo ti eri cacciato? La cena è iniziata già da un pezzo!-, esclamò questo, mentre riempivo il piatto delle deliziose
prelibatezze che si trovavano davanti a me.
-Facevo un giro
nel Castello...-, risposi vago. In fondo, non avevo mentito.
Addentai un succulento boccone di
carne, mentre mi accorgevo di uno sguardo smeraldino che non passava
inosservato poggiato su di me.
-Ehm... James?
Non si saluta?-, mormorò Felpato nel mio orecchio,
indicando un punto indefinito dinanzi a noi.
Bevvi un po’ di succo di zucca,
prima di incrociare le splendenti iridi di Lily Evans, seduta proprio davanti a
me, che mi fissavano curiosi. Io ricambiai lo sguardo, senza lasciar trapelare alcuna emozione, mentre lo squarcio nel petto si riapriva
più dolorosamente di prima a causa dei ricordi del pomeriggio appena trascorso.
La Sala Grande
divenne improvvisamente silenziosa, come se attorno a noi si fosse eretta una
barriera invisibile che ci divideva da tutto e da tutti, senza permettere che
ci rendessimo conto di ciò che accadeva oltre quella gabbia d’aria asfissiante
e di sguardi eloquenti. Ruppi per primo quell’incantesimo, biascicando un
“Ciao” poco convinto, per poi terminare la pietanza. Ebbi appena il tempo di
notare meraviglia nei suoi occhi per il mio comportamento, prima di riempire il
mio stomaco vuoto. Non le rivolsi la parola per
l’intera serata e lei fece altrettanto: l’avevo evidentemente offesa. Ma cosa si aspettava dopo avermi rifiutato per sei anni?
A cena ultimata, un’idea tanto
brillante quanto pericolosa mi balzò alla mente; stavo proprio in quel momento
attraversando il portone della Sala Grande, quando mi fermai improvvisamente con
un’espressione del volto che non prometteva nulla di buono.
-James? Cos’hai?-,
mi chiese Remus fermandosi con gli altri Malandrini.
-Andate sopra... devo controllare una cosa-, risposi, guardandomi attorno.
-Sicuro di stare bene, Prongs? E’
da oggi pomeriggio che ti comporti stranamente... c’entra qualcosa la Evans?-,
mi chiese preoccupato Sirius, guardandomi intensamente.
-N... no, non c’entra... Lily... devo solo vedere una cosa... poi vi racconto. Andate, ora-, ordinai loro. Restarono ancora qualche secondo a palesare le
mie parole, per poi decidere che avviarsi al Dormitorio in quel caso sarebbe
stata la cosa migliore.
Continuavo a cercare tra la
folla, che proprio in quel mentre si stava diradando;
dei bagliori dorati furono il segnale: l’avevo trovata.
-Ehi, ‘O
Neal!-, esclamai.
Una finta bionda dal fisico
mozzafiato, le labbra rifatte e la verginità distrutta sin dal primo anno si
voltò verso di me, fissandomi interrogativa, per poi distendere la bocca in un
sorriso sornione.
-Potter-, pronunciò Angelica ‘O Neal in tono falsamente meravigliato con la bocca
plastificata, -che vuoi?-, domandò, avvicinandosi.
Io mi limitavo ad indugiare sulle
sue ciglia finte e su un piccolo neo sul mento disegnato da lei stessa; niente
era vero in quella ragazza, solo un insieme di falsità e inganni. Ma mi serviva
per attuare il piano del secolo, che nemmeno le menti geniali dei Malandrini
messe insieme avevano mai architettato in tutti quegli
anni.
Scrollai le spalle con fare
indifferente.
-Nulla... desideravo
solo un po’ di compagnia-.
Lei inarcò un sopracciglio –
rigorosamente finto.
-Un po’ di compagnia? Potter, ti
rendi conto che è da ben due anni che non ci parliamo? Il nostro rapporto è
durato sì e no due ore, il tempo di divertirci un po’, chiuso. Quindi... che vuoi?-, mi ripeté.
-Davvero non credi che io voglia
solo parlare con te?-.
-Parlare? Abbiamo mai parlato io
e te?-.
Mmmh... no, in effetti abbiamo fatto un po’ di
più...
-C’è sempre una prima volta!-, replicai con un sorriso
sgargiante.
Lei alzò gli occhi al cielo.
-Potter, sei ridi...-.
Ma non fece mai in tempo a finire
la frase, perché l’avvicinai di scatto a me e la baciai, ignorando i conati di
vomito a causa del contatto con tutta quella plastica, le esclamazioni
divertite e le risatine nervose di alcuni studenti che
avevano assistito alla scena. Lei rispose con trasporto, infilzando la sua
lurida lingua nella mia povera bocca (non tanto casta,
a dire la verità...) e facendo scivolare le sue braccia dietro la schiena. Ehm,
no, ora le stava abbassando. E... oh.
Oh. Bene. Un po’ troppo in basso per stare appoggiate alla mia schiena. Beh, fa
niente.
Alzai gli occhi sul corridoio.
Ebbi appena il tempo di vedere una chioma rosso fiammante
e due paia di occhi splendidamente verdi che questi corsero alla volta delle
scale mobili. Quando Lily Evans sparì dalla mia visuale
mi staccai da quella sottospecie di bacio e fissai le scale.
Angelica si accostò ancora a me,
ma questa volta le sue labbra sfiorarono il mio orecchio sinistro.
-Stasera a mezzanotte davanti la Stanza delle Necessità...
non farmi aspettare, altrimenti sarà l’ultima volta che ti rivolgerò la
parola... e stavolta faccio sul serio-.
Poi alzò i tacchi e se ne andò, percorrendo lo stesso tragitto che poco prima il
piccolo e tenero giglio aveva attraversato correndo e... in lacrime. Non aveva
voluto che io vedessi, ma non c’era riuscita. Perché,
poi, piangeva? D’altronde mi detestava, no?
Sospirai e, asciugatemi le labbra
da quel contatto viscido e a dir poco schifoso, mi avviai verso la Sala Comune. Non mi sarei mai
recato a quell’appuntamento; ormai Angelica non mi serviva più, avevo ottenuto
il risultato che temevo… stavolta avevo davvero perso Lily Evans. A causa della
mia stoltezza e del mio comportamento infantile
l’avevo persa... per sempre. Niente più risate, niente più sfuriate, niente più
sorrisi, niente più rapporti con lei…
Fu quel pensiero a scuotermi e a
farmi bloccare, impalato, con gli occhi sbarrati fissi sul punto dove poco
prima il fragile giglio era sparito.
Ma che ho fatto?
Iniziai a rincorrere quella
macchia rossa ancora visibile, mentre l’odio e il ribrezzo per le mie azioni scorreva in me.
-Lily! Lily!-.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Salve a tutti, lettori!!!
Innanzitutto vorrei precisare alcune cose:
questo mini-chap è una sorta di presentazione dei
fatti, in modo da far comprendere a tutti ciò che è accaduto, ecco spiegata la
sua brevità (nel prossimo prometto che mi farò perdonare – se non sbaglio è più
della metà di questo!).
Secondo, James non è Cercatore come tutti
credevano, ma Cacciatore (sì, lo so, è stato scioccante anche per me
ç___ç). L’ha detto la stessa Rowling in un’intervista (se la trovo la posto nel prossimo capitolo, ma se non sbaglio è
riportato anche in Wikipedia…). Ergo, se avete letto
la parola Cacciatore riferita a James, sappiate che
non si tratta di un errore!
Gradirei sapere il vostro giudizio su questa FF, se è il caso di
continuare o se devo abbandonare i miei futili tentativi di diventare una
scrittrice… quindi recensite, recensite e recensiteeeee!! Anche se per fare delle critiche, sono sempre ben accette
per migliorare!! Perdonate anche i probabili errori di
scrittura e/o battitura, se li trovate vi prego di
segnalarmeli!!
Grazie e al prossimo capitolo!!
Miss Prongs :P