E di me, ti fidi? di Zils (/viewuser.php?uid=96487)
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E di me ti fidi?
E di me, ti fidi?
Era seduta da sola, a fissare il mare. Quel mare che adesso si
agitava in onde pazze, che si scontravano l'una contro
l'altra. Quel mare blu scuro, schiarito dalla luce fioca della luna.
Quel mare ingannevole, che appariva tanto affascinante, ma che in
realtà era la causa di tutto. Quel mare che la isolava, che
la distanziava dalla sua vera terra, dal mondo reale, da quella vita
normale che le era stata sottratta.
Sun si sentiva sola. Come non si era mai sentita prima, sull'isola. E
una rabbia nuova e fino ad allora sconosciuta le bruciava nel petto,
una rabbia mista a dolore, perchè ora davvero non ne poteva
più. Pazzo
Richard, che voleva inseguire quel pazzo di Locke, che
in realtà Locke non era. Pazzi i suoi
compagni, che volevano dargli retta. Pazzi tutti. Non
aveva più intenzione di fare quello che le dicevano,
addirittura seguire i piani assurdi di uno sconosciuto che non
invecchia; non sarebbe più stata il cagnolino di tutti quei pazzi che
giocavano a fare il leader. Non avrebbe più seguito nessuno.
Ora era lei, Sun. Avrebbe pensato solo a se stessa, avrebbe inseguito
l'unico obiettivo che le premeva raggiungere. Jin era su quell'isola, e
lei l'avrebbe trovato.
Rumore di passi. Qualcuno si avvicinava a lei, si sedette al suo
fianco. Sun non si volse a vedere chi fosse fino a quando non
parlò. Jack.
« Ti ho portato un pò di cose ».
Jack sistemò lo zaino tra le gambe. Sun continuò
a non guardarlo, ma le orecchie erano tese, attente.
« Stavo ripensando a uno dei miei primi pazienti.
Incidente d'auto. Trauma cranico » Jack continuava
imperterrito. Sapeva che Sun lo stava ascoltando, e magari, se avesse
saputo farlo, gli avrebbe anche risposto. « Non riusciva
più a parlare ».
Sun lo guardò interessata, stavolta.
« Era molto depresso » rise, « insomma, è comprensibile. E una delle
infermiere disse: "anche se non riesce a parlare, magari può
scrivere" ».
Intanto Jack aveva tirato fuori un blocchetto di fogli, con un
pennarello nero. « Ci vuoi provare? ». Glielo porse.
Sun guardò incerta per un attimo appena quella mano tesa
verso di lei. Quella mano un poco tremante, quella mano che desiderava
aiutarla, desiderava che si esprimesse anche lei, nuovamente.
Accettò il blocchetto e scrisse sul primo foglio.
"Sì". Ci voleva provare. Lo mostrò a Jack, che
annuì, sorridendo. « Forse ci metterai un
pò di più a farti capire, ma almeno potrai
esprimerti » disse.
Tacque per qualche secondo, studiando Sun, che invece manteneva lo
sguardo basso.
« Sono tornato al tuo orto per vedere se lui fosse
lì ». Allo sguardo allarmato della coreana
rispose subito che non c'era. « Ma... ho trovato questo ». Frugò nello zaino e portò fuori
qualcosa avvolto da della stoffa. Un pomodoro. Rosso. Tondo. In salute.
Jack rise soddisfatto. « Un pomodoro molto testardo. Non
sapeva che avrebbe dovuto essere morto ».
Sun non sorrise. Era vero. Quel pomodoro era un reduce, proprio come
loro. Sopravvissuto alla devastazione, non aveva accettato la morte,
era stato più forte, e aveva vinto lui. Guardò
Jack, che aveva abbassato lo sguardo a terra. Era stato un gesto molto
carino, il suo. Si sentì in colpa per averlo trattato tanto
sgarbatamente quel pomeriggio. Nonostante la sua sfuriata, ora lui era
lì, accanto a lei, a mostrarle che anche nel suo
orto non tutto era andato perduto.
Pigiò il pennarello sulla carta, nuovamente. Lo
mostrò a Jack.
"Scusa" lesse lui. Scosse il capo convinto. « Non devi
scusarti. Non sei la prima che mi dice di lasciarla in pace ».
Finalmente Sun si lasciò andare a un sorriso luminoso, il
primo di quella sera. Mai come allora sarebbe potuto essere
più prezioso. Jack ridacchiò piano, sollevato.
« Locke? Che ti ha detto? ».
Sun riusò il pennarello, stavolta a malincuore.
Sentì un groppo in gola, e quando mostrò le sue
parole a stento tratteneva il pianto. Gli occhi a mandorla velati da
lacrime, emozioni liquide che svelavano tutto il proprio dolore.
"Ha detto che Jin era con lui".
Jack notò gli occhi lucidi di Sun, due mandorle luccicanti,
e capì cosa la tormentava. « E
perchè non l'hai seguito? » chiese.
"Non mi fido di lui".
L'uomo parve turbato. Sospirò, prima di azzardare una
domanda la cui risposta gli premeva particolarmente. « E
di me, ti fidi? ».
Sun parve dapprima sorpresa. Fissò il suo interlocutore, le
iridi marroni puntate sincere verso quelle di lui. Annuì, e
Jack fece altrettanto. Quella dimostrazione di fiducia lo
incoraggiò a riproporre la medesima proposta di Richard,
quella che l'aveva tanto irritata quel pomeriggio. «
Sun... Vieni con noi, e ti aiuterò a trovare Jin ».
La donna non si aspettava una richiesta simile. Non adesso.
Fissò sconvolta Jack, gli occhi spalancati. Cosa doveva
fare? Il fatto che glielo proponesse lui cambiava le carte in tavola,
ma non era ancora così decisa a mandare all'aria
la scelta presa prima che arrivasse a farle compagnia. Aveva
paura di fidarsi.
« Ti aiuterò a trovarlo, vi farò
salire su quell'aereo e vi porterò lontano da quest'isola.
Te lo prometto » aggiunse.
Sun risentì il groppo in gola; le lacrime diventavano
più pesanti, erano lì lì per scendere
lungo le gote pallide. Ecco davanti a se il braccio teso di Jack,
nuovamente. Quella mano che cercava un'approvazione. Quella mano
appartenente a un uomo che le aveva appena promesso tutto
ciò che al momento desiderava: Jin. La libertà.
Una vita felice lontano da quella maledetta isola, con suo marito e sua
figlia. Come sarebbe dovuto sempre essere. La proposta era troppo
allettante.
La strinse. Strinse la mano di Jack. La sua mano tremante
incontrò quella di lui, quella del suo amico. Quell'amico
in cui riponeva ora tutta la sua fiducia.
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