30. vento - epiloghi
Il futuro è un cielo di giorni che sembrano piccole stelle, tutti, qualcuno più brillante, qualcuno scuro
e nuvoloso, ma c'è sempre Shisui, lì con Hanako, che rende anche le nuvole lievi. E poi c'è Itachi,
Hanako lo ha scoperto con il tempo, che non è andato da nessuna parte ed è ancora con lei, con loro, non
va mai via, non la lascia mai sola.
S'era sbagliata a pensarlo: non è mai da sola.
La pappa di avena non piace a Shisui, che lo dimostra, mancandogli un dizionario sufficiente ad
esprimere a parole il proprio dissenso, sputacchiandola e ridipingendo così uniformemente una parete
della cucina, la faccia di sua madre e la manica sinistra della sua veste azzurra. Hanako si lascia
scappare un mezzo sospiro esasperato prima di scoppiare a ridere di fronte alla buffa faccia contrita del
bimbo: che ha occhioni neri, un nasino alto e sottile e un musetto da far venire voglia di mangiarselo di
baci.
- Shisui! La pappa deve andare giù nel tuo stomaco, non sulla parete! - Rialza il cucchiaio pieno,
avvicinandolo alla bocca del bimbo. - Riproviamo, d'accordo? Apri la bocca, avantiiii... -
- Ma'ma! -
Hanako rimane con il cucchiaio sollevato, gli occhi sgranati e il fiato mozzo. Per un attimo crede di
aver sentito male, di aver capito male, di aver interpretato con troppo entusiasmo quello che sicuramente
era solo uno dei soliti cinguettii del bambino; che, invece, sceglie proprio quel momento per esibirsi
ancora nel suo nuovissimo numero:
- Ma'ma! -
Manca una lettera, lì in mezzo, ma eccola lì, la parola, la prima: piena, perfetta e completa.
Mamma. E il cucchiaio cade dalle mani di Hanako.
Il futuro è farlo crescere, Shisui, rimpinzarlo di torte e crostate che le vengono sempre meno collose e
sempre più dolci, fargli il bagno, insegnargli prima a camminare, poi a parlare, tenerlo per mano e poi
raccontargli tutte le sere una storia nuova. Impara a raccontare, Hanako, che non era mai stata brava a
farlo; impara a canticchiare, se non proprio a cantare, cercando di ricordare tutte quelle piccole
melodie che a Mizuki piacevano tanto, ché aveva una bella voce, Mizuki, dolce e sottile.
Veder diventare grande Shisui e ricordarsi con orgoglio che Kisame ha detto d'essere disposto a fargli da
maestro, Kisame Hoshigaki, Kisame che ha contribuito a salvare la vita di Hanako e quasi non si ricorda,
lei, che Kisame è anche un assassino.
Il futuro è un Naruto Uzumaki qualche anno più grande che torna da Konoha con una ragazza dagli occhi di
prato e i capelli di pesca e con un altro ragazzo, un terzo, che è pallido e bello e con una chioma
scomposta di capelli scuri, e il cuore di Hanako ha un guizzo nel vederlo, perché il volto del ragazzo
pallido è uguale a quello di Itachi.
E' Sasuke.
Il futuro sono loro che tornano, una, due, tre volte, e Sasuke dapprima guarda Shisui come se non sapesse
bene che farci, che dirgli, perché Sasuke, basta osservarlo per un po' per capirlo, non è molto bravo a
trattare con l'umanità: ma già dalla seconda volta il bambino gattonando gli finisce accidentalmente
vicino alle gambe, e la terza volta è sulle sue ginocchia che si appollaia, Shisui, suo nipote, facendo
il nido contro il petto dello zio.
Sasuke è stanco e ferito, di quella stanchezza, di quelle ferite, che sono nel petto e nella testa, non
nel fisico. Ha la vista appannata e, proprio come Itachi, vede attraverso una nebbia. E' brusco e
scostante, irritabile e suscettibile, orgoglioso e caparbio, con un carattere da schifo e tracotanza
bastante da riempirci la stiva di una nave: ma qualche volta Naruto, che nel frattempo si è fatto alto
come Hanako immaginava, ed ha conservato il sole sulla testa e negli occhi, riesce a strappargli quello
che, be', non è proprio un vero sorriso, però c'è, più nello sguardo che sulle labbra, quasi
invisibile.
Il futuro, pensa Hanako guardandoli, siamo noi che guariamo.
- Mi odi? -
Sasuke non gliel'aveva chiesto né la prima né la seconda né la terza volta, ma dopo ancora, quando
un'iniziale ostilità sospettosa era andata sfumando in una vaga tolleranza e, poi, in quella che simpatia
non la si può definire, in tutta sincerità, ma almeno tacita accettazione sì.
Con il tempo Hanako ha compreso che il Sasuke dei racconti di Itachi, il bambino felice, ingenuo e
adorante, dev'essersi perso nell'arco di quasi quindici anni di rancore, ostinazione e infelicità. E'
normale che sia così, lo sa, ma spera proprio che Naruto e Sakura - la ragazza dai capelli di pesca si
chiama così, Sakura, che è un nome dolce - riescano a tirar fuori di nuovo almeno una scheggia di quel
bambino, almeno un barlume, ogni tanto.
La domanda di Sasuke, ad ogni modo, sembra raggelarla lì dov'è, in piedi nella cucina e con le mani
sepolte nell'impasto della torta.
Shisui è in giardino con Naruto e Sakura: Shisui adora Naruto e impazzisce di gioia tutte le volte che
Sakura, generalmente in uno dei raptus di irritazione improvvisa che ogni tanto la colgono a causa dei
compagni, assesta un cazzotto a qualcosa, un sasso, un tronco, una sedia, riducendola in schegge.
Shisui adora Naruto, impazzisce per Sakura, ma, in realtà, il preferito del bambino è Sasuke: e Hanako
trova indescrivibilmente divertente vedere Shisui fare giri concentrici e sempre più stretti attorno allo
scostante zio, fino a capitargli, del tutto casualmente, ovviamente, in mezzo ai piedi. In genere Sasuke
sbuffa esasperato, alza gli occhi al cielo per esattamente mezzo secondo e poi si china e acchiappa il
nipote per la collottola, issandoselo addosso. Hanako si chiede quanto di quelle situazioni ricordi a
Sasuke Itachi.
- No che non ti odio! - Esala infine, sconvolta. - Perché dovrei? -
- Per Itachi, no? -
Giocherella distrattamente con un cucchiaio, lui, che la domanda l'ha buttata lì con brusca noncuranza:
sembra quasi non gliene importi nulla della risposta, e invece è evidente che gliene importa, eccome!
Hanako prova un moto di sofferenza, improvviso e violento, alla vista di quel ragazzo dalla pelle chiara,
gli occhi neutri, con una maschera di porcellana scostante e un carico disperante, angoscioso, sbagliato,
di rimorsi e angosce.
Le viene naturale lasciar perdere la torta e, con le mani sporche e appiccicose di impasto, la veste
bianca di farina, aggirare il tavolo e andare ad inginocchiarsi di fronte alla sedia di Sasuke: che la
guarda stupito e fa per alzarsi. Lei gli poggia una mano su un ginocchio per trattenerlo con un gesto
paziente, come farebbe con un bambino, perché vorrebbe rassicurarlo, Sasuke, il fratellino di Itachi, che
adesso è troppo vecchio per la sua età, esattamente com'era Itachi, ma lui ha la speranza di potersi
godere un po' la vita se imparerà a farlo.
- Io non ti odio. Io non ti ho odiato mai, e non ho e non avevo ragione di odiarti. Se non fosse stato
per te, Itachi si sarebbe ucciso la notte della strage ed io non l'avrei neanche mai conosciuto. - Gli
sorride, ed è facile guardarlo in viso, perché lui assomiglia tanto a Shisui, stessa forma del viso,
stessi colori, è meraviglioso osservarlo e pensare Shisui forse sarà così, da grande. - Qualche volta
sono stata gelosa di te, ma mai a lungo. Itachi ti voleva molto bene. Come te ne voleva Itachi, anche io
te ne voglio. Mi puoi credere se ti dico questo? -
Il ragazzo la guarda in silenzio per un attimo, prima di distogliere lo sguardo. Mugugna solo qualcosa di
vago, e Hanako sorride, contenta. Stare con Itachi le ha insegnato a interpretare i mugugni: perché,
qualche volta, anche dietro a quelli ci sono parole, e delle più care.
Il futuro è rifiutare le offerte di venire a vivere a Konoha: rifiutarle con immenso dispiacere, quando a
offrirsi di trovarle una casa è Sasuke, Sasuke!, che pronuncia le parole come se gliele
estorcessero dalla gola con una tenaglia, però nel frattempo la sbircia di sottecchi con un'espressione
che è tutto meno che indifferente.
Ma Konoha è terra da ninja, spiega lei, e Hanako non è un ninja. E poi, e a quell'obiezione Sasuke non trova
più niente da rispondere, la casa del muschio è casa sua e di Itachi, e le è preziosa per questo. E' lì
che Itachi torna, sempre, a cercarla quando chiude gli occhi.
Davanti alla finestra le sembra di avere la pelle inondata di luce. Non le serve guardare fuori per
sentire la luna passarle attraverso, bianca, bianchissima, trasforma la campana del vento appesa di
fronte alla vetrata in un'iridescente composizione di cristalli sfavillanti.
Se ne sta lì, a braccia spalancate, e ci sono le mani di Itachi sulle sue spalle, poi sui suoi fianchi e
sul ventre, lo stesso dove Shisui è cresciuto per nove mesi, e infine sul cuore. Sul cuore, nel cuore, le
mani le sprofondano dentro.
Hanako non ha bisogno di girarsi per vedere Itachi sorridere: le basta cercare per trovarlo, quel
sorriso, nei suoi ricordi.
Il futuro è anche dire a Sasuke che, se lo vorrà, potrà portare via Shisui con sé quando sarà più
grande, per fargli vedere Konoha, la città, la casa di suo padre e di suo zio e di tutta quella
sconfinata famiglia che non conoscerà mai e che adesso dorme e riposa sotto la terra lieve. Però Shisui
ha ancora Hanako. Ha ancora Sasuke. Avrà altri, Shisui, per sé, per essere felice.
E il futuro è vedere Sasuke sorridere, a questa proposta, sorridere davvero, e si vede che è una cosa che
non fa troppo spesso, ed è osservare attraverso quel sorriso il bambino amatissimo che Sasuke è
stato.
Certe volte Hanako si ferma sul sentiero.
Nella terra morbida sembrano disegnarsi impronte lievi quanto ombre, a tratti, mentre l'erba si piega
dolcemente come ad un passo familiare. Quando le vede, Hanako sorride.
C'è sempre un bel vento, sulla cima della collina, e ha un buon odore.
Arancia e miele.
Fine.
Note
Melassa avevo promesso e melassa fu. Spero che Rohchan ne sarà felice, così forse non mi
minaccerà di morte e io conserverò la mia testa attaccata al mio collo. Mi piace tanto lì dov'è, è
utilissima, tiene i capelli staccati dalle spalle. *_*
Qualche cosa d'altro su Tagliavento sarà raccontato su Florilegio, da me o da Salice: ma, nel frattempo, la storia di
Hanako, Itachi, Kisame, Shisui, Hiroto, Noa e tutti gli altri può dirsi conclusa qui.
Hanako e Shisui nella loro casa, l'una a invecchiare come voleva, in un posto di vento pieno di ricordi e
privo di sangue, e l'altro a crescere e - chissà? - a incontrare Kisame, raggiungere Konoha, fare di sè
quel che vorrà.
Kisame sarà tornato a vivere la propria vita: che è una vita da cattivo come cattivo comanda, però,
miseria, a me piace pensare che lui ad Itachi ci tenesse davvero, non solo per dovere. Anche i grandi
cattivi possono permettersi di avere qualcosa che li renda amabili.
Hiroto e Noa avranno raggiunto Suna, probabilmente. Adesso serviranno ai tavoli - con grande disappunto
di Hiroto, è presumibile, e infinita contentezza di Noa che, poverina, non abbiamo mai capito che cribbio
ci facesse nell'Heya. Forse i genitori di Noa se la saranno ripresa, forse no, ma sicuramente
Hiroto non l'avrà piantata in mezzo ad una strada. Hiroto, a differenza di Hanako, è una che non si è mai
dimenticata di avere una spina dorsale.
Uh, l'Heya non è mai stato ricostruito. Idomizu, senza il suo locale, prima o poi andrà in
rovina.
Inutile dire che questo capitolo è il più what if...? di tutti. Io ci spero ancora in un finale
felice, felicissimo, con Sasuke di ritorno a Konoha in un momento in cui è ancora salvabile e tutti gli
altri vivi e interi ad accoglierlo. Se voi avete altre informazioni in proposito non ditemelo, grazie: le
vorrei scoprire leggendo il fumetto.
Partiamo con i ringraziamenti: un grazie, di cuore, a tutti voi che avete letto e seguito e commentato
questa storia. Scrivere certi capitoli è stato tutto un dolore ma, a considerarla in quest'ottica, ne è
valsa decisamente la pena.
Un grazie a Salice, per aver corretto
Tagliavento quand'era ancora in fase di stesura e per averla supportata con un tifo spudorato
quando non se la filava nessuno, neanche chi l'aveva scritta. E ancora grazie a lei per aver pensato di
segnalare la storia per il concorso indetto da EFP sui personaggi originali. So che l'ha fatto
solo perchè mi vuole bene, ma leggere la sua recensione in proposito mi ha fatto venire una stretta alla
bocca dello stomaco.
Un grazie a Rohchan, per il suo
meraviglioso disegno, innanzitutto, e poi perchè ha scritto tante bellissime cosine su Kisame. Che merita
sempre.
Un grazie a abcdefghilm e ad _Ala_, che hanno seguito questa storia sin
dall'inizio, per avermi lasciato le loro opinioni e i loro giudizi. Se mai deciderò di rimettere le mani
su Tagliavento per correggerla sarà anche grazie a loro.
Un grazie a Gweiddi at Ecate: che ha
contribuito a far ingrassare il mio ego con le sue meravigliose recensioni - di quelle che, miseria,
farebbero venir voglia di scrivere anche agli analfabeti - e per aver spartito la sua Hana con me.
E infine un grazie anche a mangaka94, Niggle e a TaKari94 per aver recensito. Vorrei
ringraziare uno per uno anche tutti quelli che hanno messo questa storia tra le Preferite, le Seguite o
le Ricordate, ma siete veramente una marea!
Mi piacerebbe che tutti voi, silenziosi lettori, vi faceste sentire per un commento finale. E' sperare
troppo?
E, nel frattempo, carini e coccolosi, ragazzi.
Gweiddi at Ecate: Non so se sospettare casi di telepatia dilagante o, banalmente, pensare che
fosse la conclusione che un po', diciamocelo, ci fa tutte contente. Non potendo salvare - cribbio,
neanche scrivendo! - lui direttamente, scarichiamo il bisogno sul bimbino. Non so se Hanako, non
avendo Shisui, avrebbe scelto per sè la morte: probabilmente non si sarebbe trattato neanche di una
scelta consapevole (Hanako non è personaggio da decisioni forti, è inerte, subisce), ma di una qualche
fine da inedia, lenta e trascinata. Sarebbe stato davvero desolante. Sono in particolar modo felice che
Kisame ti piaccia, e la maniera nella quale l'hai descritto è esattamente quella nella quale speravo di
poterlo rendere: non so se sia perfettamente coerente con il personaggio del manga - per quel che posso
vedere dalla stampa italiana sino ad ora, ai miei occhi lo è, o, almeno, non è in contraddizione con lo
stesso - però mi è piaciuto tantissimo parlarne; e, quindi, sono contenta sia così. Mi piacerebbe molto
leggere la tua storia, penso sarebbe davvero interessante! ^^
Sperando che la conclusione ti sia piaciuta, ti ringrazio ancora per il supporto e per i complimenti. Un
bacio.
Rohchan: Uh, Nutella. *_* Anche io voglio Nutella. Ne hai un po'?
La canzone che mi hai segnalato mi ha fatto tristezza soprattutto per il ritornello, è vero, ad
ascoltarne le parole è una botta al cuore. Uh, sì, Kakashi, è uno tra i miei preferiti. Volevo poterlo
sfruttare ancora per un altro mezzo capitoletto, e così ne ho approfittato bellamente.
Cioè, sono riuscita a farti stritolare di coccole Kisame. Uno scrive per cose così, mica altro. xD Più
che affezionato, io l'ho visto come una specie di bisogno: una necessità, come quella che Zabuka ha di
Haku, la necessità di avere qualcuno accanto che si ricordi di te senza disprezzo nè odio, magari con
piacere, con affetto, con amore. Una sorta di desiderio di possesso, di memoria, sapere che c'è anche una
sola persona a questo mondo che non si schiferebbe di accoglierti in casa.
Miao, grazie, grazie, grazie, per tutti questi complimenti fantastici! *___* Un bacione!
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