Un grosso GRAZIE a Bellis, che mi ha seguita passo passo,
correggendomi pazientemente tutti gli errori da asinella che
comparivano nel capitolo, e a Paola, che mi ha dato l'ispirazione e
tanti consigli. Buona lettura!
Con molta probabilità questo fu il caso più
insolito che avemmo, io e il mio caro amico Holmes, la
possibilità di analizzare. Ho preso cura di appuntare ogni
cosa a riguardo, anche se non pubblicai mai i miei scritti sullo
Strand: ciò che sto per narrare vale, infatti, come
un’esperienza di duecento anni.
Memorie del dottor John H. Watson – Chapter One
Era un pomeriggio uggioso. Ero appena tornato da una delle mie visite
mediche e Sherlock Holmes se ne stava a guardare la gente che passava
dalla finestra dell’appartamento di Baker Street.
-Oggi è una tipica giornata londinese..nebbia di mattina,
nebbia di pomeriggio..ah, dimenticavo, nebbia di sera!- posai a terra
la mia valigetta medica e mi sedetti stravolto sul divano.
–Oggi sono persino dovuto andare anche da Alan Morris, quel
ricco commerciante che possiede una villa non molto lontano da qui,
antipatico e presuntuoso. Pensi che..Holmes, mi sta ascoltando?
Holmes sospirò, con gli occhi fissi chissà dove
sulla strada -La noia, Watson, ti corrode da dentro senza alcuna via di
scampo..
-Suvvia, Holmes, sa benissimo anche lei che è soltanto una
cosa passeggera. Presto si farà avanti un caso che non
potrà essere risolto se non con l’aiuto del grande
Sherlock Holmes, e il suo implacabile bisogno di ginnastica mentale
potrà essere finalmente allievato.
-Spero proprio che il cielo la ascolti, mio caro Watson..
Lanciai un’occhiata alla finestra
-C’è da dire, però, che non ha tutti i
torti. Le giornate come questa sono sempre così..
Stesso posto, altro
tempo.
-..uguali!- Korinne era seduta sulla poltrona
dell’appartamento londinese che lei e la sua amica Evangelina
avevano preso in affitto per qualche tempo.
-Non ho nemmeno voglia di mettermi a studiare..almeno avrei trovato un
modo utile per ammazzare il tempo..- Spostò la testa
sull’altra mano e cominciò a giocherellare con un
lembo dei pantaloni. Poi sbuffò, si alzò, si mise
la giacca e, preso il cellulare, aprì la porta.
-Vado a fare due passi, vieni?
Evangelina era appoggiata alla finestra, con una mano a sorreggerle la
testa ciondolante. Annuì e si alzò
anch’essa prendendo la sua giacca. Appena uscite, Korinne si
soffermò a guardare la targhetta attaccata il muro che
indicava il nome della via: Baker Street
-Certo che abbiamo avuto proprio una bella fortuna! Trovare un
appartamento in affitto al 221B di Baker Street!
-Già. Io all’inizio credevo che fosse una
balla..
Passeggiarono per un pezzo, svoltando a Marylebone Street e arrivando
fino al Regent’s Park. Avevano intenzione di fermarsi
lì e rilassarsi distese sull’erba; non
immaginavano neppure lontanamente che fra pochi minuti un fatto avrebbe
cambiato la loro vita per sempre.
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Ascoltavo Holmes suonare il violino. Gli occhi mi si chiudevano dalla
stanchezza e presto mi sarei addormentato cullato dalla dolce e
malinconica musica proveniente dallo strumento, ma un tuono fragoroso
mi fece trasalire. Holmes smise di suonare e si avvicinò di
nuovo alla finestra, dalla quale si era allontanato un poco.
-Il tempo sta cambiando-
Anch’io mi affaccia alla finestra e sentii un brivido salirmi
lungo tutto il corpo. Cominciò a piovere violentemente e un
fulmine cadde lì vicino, causando un forte lampo e rendendo
l’aria elettrica. Sobbalzai
-Cosa è successo? Un fulmine?-
Holmes annuì -Sembrerebbe di si-
---
Le ragazze sonnecchiavano, conciliate dal tiepido calore del sole,
quando un tuono fragoroso le fece sobbalzare entrambe.
Iniziò a piovere con violenza e dovettero alzarsi e mettersi
a correre.
-Ma che..?! Guarda come piove! Eppure fino a un minuto fa il cielo era
sereno!- disse Evangelina
Un fulmine abbagliante le accecò ma loro continuarono a
correre e si fermarono sotto a un portico per riprendere fiato.
Evangelina si guardò intorno: le persone correvano avanti e
indietro e in breve tempo la strada divenne deserta
-Andiamo Eva, dobbiamo sbrigarci.
Eva non si mosse
-Kory..guarda..
La ragazza teneva in mano il suo cellulare e aveva
un’espressione allibita: sullo schermo apparivano e
scomparivano diverse strane forme, in un succedersi di onde e righe.
Korinne tirò fuori dalla tasca il suo telefono e si accorse
con sgomento che anche in quello stava succedendo la stessa cosa
-Che sta succ--
Un altro fulmine, stavolta più potente,
scaraventò a terra le ragazze, che rimasero in uno stato di
semi incoscienza.
La prima ad alzarsi fu Eva, che aiutò l’amica;
stava ancora piovendo molto forte, così andarono a ripararsi
sotto il portico. Notarono subito che c’era qualcosa di
strano; la strada, le case, i negozi..tutto cambiato.
-Cos’è successo?- chiese Eva; ma anche la sua
amica non aveva una risposta. Rimasero sotto la tettoia per un
po’, poi decisero di andare a casa. Forse era un sogno, un
brutto sogno che presto sarebbe finito..
-Accidenti Holmes, ha visto che fulmini? Sembra che oltre alla pioggia
stia cadendo anche il cielo!
Il mio amico annuì, poi si allontanò dalla
finestra, si diresse verso un mobiletto e prese un astuccio; si mise a
sedere sulla sua poltrona, davanti al camino, ed estrasse
dall’astuccio la siringa, il laccio emostatico e una boccetta.
-Holmes, lo sa che non approvo assolutamente questo suo vizio!
Holmes voltò lo sguardo verso di me.
-Mi dia un caso, Watson. Un caso che non si è mai visto,
così straordinario che la gente, leggendo il suo racconto,
non crederà nemmeno a una parola.
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