2. JUST A FALL…
Almeno una volta a settimana, Ninfadora
Tonks (solo Tonks per chiunque non fosse sua madre e non volesse passare un
brutto quarto d’ora), si alzava presto prima di andare al lavoro e andava a fare
colazione a casa dei suoi genitori. Era un’abitudine acquisita poco dopo essersi
trasferita per conto suo, adottata per evitare che Andromeda le piombasse in
casa senza preavviso (cosa che accadeva regolarmente in ogni caso), ma erano
momenti che la giovane Auror aveva finito con l’apprezzare: con il lavoro che
faceva, spesso erano l’unico momento in cui riusciva a vedere i genitori,
gustarsi un buon caffé con ciambelle insieme a suo padre, evitare le spossanti
richieste di sua madre sulla ricerca di un fidanzato o meglio di un marito…
Insomma, la solita vecchia, routine famigliare!
"È inutile che insisti, mamma" stava appunto
dicendo Tonks una calda mattina di metà luglio, davanti a un bicchiere di succo
di mela accompagnato da una generosa porzione di pancakes. "Non ho intenzione di
uscire con Matt Davenport solo perché tu dici che forse gli
interesso…".
"Ninfadora, sei più zuccona di un mulo!"
sbottò Andromeda, agitandole contro la padella che stava pulendo. "Cosa ci
sarebbe di male?".
Matt Davenport era un suo coetaneo che
abitava dall’altra parte della strada: non aveva assolutamente nulla di male,
anzi, era pure piuttosto carino, ma Tonks non riusciva proprio a considerarlo in
quei termini. "Matt è così… così… Insomma, mamma, lo conosco da quando avevamo
tre anni!" sbuffò con aria insofferente la ragazza. "Ci rotolavamo insieme nei
prati, ci arrampicavamo sugli alberi, ci tiravamo il fango e se non ricordo male
è pure il padre adottivo di una delle mie bambole… Una volta tu e quell’altra
disgraziata di sua madre ci avete perfino fatto fare il bagno assieme:
un’esperienza che, ci tengo a specificarlo, mi ha segnata per la
vita!".
"Oh, sciocchezze, Ninfadora: avevi quattro
anni e in ogni caso non sei mia stata particolarmente pudica!".
Tonks incassò la velata critica scrollando
le spalle. "Il punto è che, con queste premesse, le possibilità di una relazione
romantica con Matt sono pressoché nulle: fine della discussione!".
Andromeda si morse il labbro, immersa nelle
sue riflessioni. "Che mi dici di Charlie Weasley? Eravate piuttosto amici fino a
qualche anno fa…".
"Charlie Weasley è in Romania a studiare i
draghi, mamma: non ci pensa proprio a tornare…".
"Non era tanto male, quel ragazzo…"
considerò la donna con voce pensosa l’altra.
Tonks sbuffò, esasperata: poco ma sicuro,
sua madre stava già pensando a come convincere Charlie a rientrare in
Inghilterra per combinare un appuntamento galante. "Mamma…".
"Lasciala in pace, Meda!" le raggiunse la
voce di Ted dal salotto. "È grande abbastanza per trovarsi un fidanzato da
sola!".
"Grazie, papà!" gli gridò in risposta Tonks.
"Due a uno, madre adorata: cosa intendi fare?".
"Ah, ci rinuncio: se vuoi morir zitella,
affari tuoi!".
"Mamma, ho 23 anni: non pensi che sia un po’
presto per bruciare l’abito da sposa?" domandò in tono retorico Tonks,
afferrando la copia del Settimanale delle Streghe che vegetava sul
tavolo. Lo sfogliò con aria distratta, finché la colorata pagina de L’Oracolo
di Delfi non attirò la sua attenzione. Per pura curiosità, cercò il suo
segno, lesse e non riuscì a trattenere una risatina divertita.
"Che cosa c’è da ridere?" fece Andromeda,
fissandola perplessa.
"Oh, la profezia di Circe…". Tossì
leggermente, modulando la voce per darle un tono esoterico. "L’equilibrio non
ti è amico, questa settimana: guarda per terra e occhio alle brutte
sorprese! Come se non lo sapessi già da sola che devo guardare dove metto i
piedi! Che spreco di pergamena!".
Stavolta fu Andromeda a trattenere a stento
una risata. "Beh, non posso nemmeno ridere adesso?" chiese in tono secco allo
sguardo perplesso della figlia. "Il tuo commento mi ha fatto ripensare a una
particolare predizione della Maga Circe, di parecchi anni fa…".
Tonks stava per fare altre domande, non
fosse che l’occhio le cadde sull’orologio a muro appeso sulla parete di fronte a
lei. "Per le mutande di Merlino, è tardissimo!".
Balzò in piedi, infilandosi
contemporaneamente in bocca l’ultimo pezzo di pancake e allacciandosi il
mantello.
"Mastica piano, Ninfadora" la riprese
Andromeda. "Non vorrai strozzarti…".
Tonks si limitò a farle un cenno con la mano
(per nulla al mondo le avrebbe fatto intendere che aveva effettivamente
rischiato di strozzarsi), svuotò il bicchiere di succo in un sorso e la
salutò.
"Papà, io sto andando" gridò mentre
imboccava il corridoio e apriva la porta di casa.
"Buona giornata, biscottino" urlò in
risposta Ted. "Se lo vedi, dà a Caramell un calcio in culo da parte mia… Lui e i
suoi dannati tagli di fondo!"
"Va bene!".
Con questo, Tonks si chiuse la porta alle
spalle, non prima che la scandalizzata voce di Andromeda la raggiungesse "Ted
Tonks, ma che razza di linguaggio è il tuo!".
Si Smaterializzò al volo al Ministero e
correndo come una matta scese al Secondo Livello. Prima ancora di mettere piede
in ufficio, una voce ben nota l’apostrofò in questi termini: "Recluta, la tua
scrivania è un vero porcile!".
Con sua somma sorpresa, Tonks trovò Alastor
Malocchio Moody comodamente seduto su una delle sue sedie che la fissava con
tipica aria di disapprovazione. Quell’espressione la rimandò indietro nel tempo
di un paio d’anni, a quando faceva l’addestramento e Malocchio non faceva che
rimproverarla per la sua goffaggine o il suo modo di vestire o la sua
sfacciataggine o altro ancora.
"Malocchio, forse ti sono sfuggiti alcuni
punti cardine insiti della parola ‘pensionamento’: uno di essi prevede di non
venire più in ufficio…".
"Noto con piacere che non hai ancora
imparato a tenere a freno la lingua, Tonks" brontolò il vecchio
Auror.
"Chissà da chi avrò preso…" commentò la
ragazza con voce meditabonda, scoccandogli un’occhiata allusiva: Malocchio Moody
poteva anche essere uno dei migliori Auror della sua generazione, ma non si
poteva certo dire che facesse mistero delle sue opinioni sulle alte sfere… E la
sua pupilla sembrava aver preso in tutto e per tutto da lui, come i suoi
superiori amavano sottolineare.
"Che cos’è tutto questo ciarpame,
Tonks?".
"Scartoffie, scartoffie e, fammi pensare,
ancora scartoffie" sbuffò la ragazza, girando intorno alla scrivania,
inciampando lungo il tragitto e spedendo una buona metà delle succitate
scartoffie a conoscere il pavimento. "Che Mordred ti porti!" imprecò a mezza
voce: nella sua corsa a rotta di collo per non far tardi, aveva già rischiato di
inciampare quattro volte, un record perfino per lei! Forse la predizione della
Maga Circe l’aveva malamente influenzata.
"Sei un impiastro, recluta!" la rimproverò
Malocchio, raggruppando i fogli fuggiaschi con un colpo di bacchetta. "Dopo due
anni, ti relegano ancora al lavoro d’ufficio?".
"No, no… forse… un po’… A volte… Sono
‘ancora troppo inesperta per il lavoro attivo’, stando a certa
gente…".
"Stupidaggini!" brontolò il vecchio Auror
con aria contrariata. "Il tuo unico vero problema è quella boccaccia della
malora…".
"Già, beh, imparerò a tenerla chiusa,
allora…".
"E io e Caramell ci siamo incontrati con
Alice per bere il the delle cinque insieme!".
"Che cosa ci fai qui, Malocchio?" domandò la
giovane, ignorando la provocazione. Comincio a fare progressi…
"A che ora stacchi oggi, Tonks?" domandò
Malocchio.
Tonks sgranò gli occhi sorpresa. "Per quanto
la cosa mi lusinghi, credo che la differenza di età sia troppo, ehm,
incisiva…".
Si abbassò giusto in tempo per schivare un
colpo di bastone diretto contro la sua testa, rischiando per contro di ribaltare
la sedia.
"Inizio a pensare di aver preso un granchio
a venire qui: se non sai prendere le cose seriamente…".
"Sono serissima" lo rassicurò lei,
indicandosi il volto. "Nota la faccia seria?".
"Sì, certo… Allora, quando
stacchi?".
"Non prima delle cinque…
Perché?".
"Bene: per le cinque e tre minuti ti voglio
nell’Atrium" annunciò Malocchio spiccio, alzandosi in piedi e avviandosi verso
la porta. "Ho un discorso importante da farti…".
"Un discorso? Che discorso? Aspetta,
Malocchio!" lo richiamò Tonks, correndogli dietro. "Che cosa sta
succedendo?".
"Pazienza, Tonks: è una dote che devi ancora
acquisire… Ci vediamo oggi: puntuale o guai a te, recluta!".
"Che cosa stai tramando,
Malocchio?".
"Chi, io?". L’Auror sbatté l’occhio normale
in una pessima ostentazione d’innocenza. "Assolutamente nulla: conto soltanto di
darti la possibilità di dimostrare finalmente quanto vale effettivamente la tua
zucca rosa!".
Detto questo, si allontanò, facendo
allegramente orecchie da mercante ai richiami di Tonks, che tornò stizzita alla
scrivania, rovinandoci nuovamente sopra. Non è possibile: la Maga Circe deve
avermi gettato addosso una maledizione!
******
"Questa casa è un autentico tugurio!"
dichiarò Sirius Black, facendo la sua maestrale entrata nella polverosa cucina
del numero 12 di Grimmauld Place, l’augusta dimora dei suoi antenati, nonché
neoeletto Quartier Generale dell’Ordine della Fenice.
Remus Lupin, appollaiato su una delle sedie
con una tazza di cioccolata calda davanti, raccolse la critica di Sirius con un
mesto cenno d’assenso. "Questa è più o meno la centesima volta che lo dici in
meno di tre giorni, Padfoot: hai intenzioni di stabilire un nuovo
record?".
"È la verità, Moony!" ribatté in tono
stizzito l’Animagus. "Ogni volta che apro una porta, ci trovo dentro qualche
nuova, sgradevole e potenzialmente mortale sorpresa… Odio questo posto: ogni
secondo che passo qui, ho l’impressione che lo spettro di mia madre cerchi di
finire ciò che i Dissennatori hanno cominciato! Dannata, vecchia
bicocca!".
"E fanno centouno" commentò Remus. "Cerca di
vedere il lato positivo, Sirius".
"E quale sarebbe, Remus, se non sono
indiscreto?".
"Beh, tanto per cominciare potrai stare più
vicino a Harry e dormiremo tutti sonni più tranquilli sapendoti qui al sicuro
piuttosto che chissà dove a fare chissà cosa… E non dovrai più vivere di
topi".
"Già, tutto molto bello" concesse Sirius con
un brontolio scocciato. "Ma spero che questa storia non vada avanti a lungo o un
giorno mi troverete impiccato al lampadario…".
"Non dirlo nemmeno per scherzo, Padfoot!" lo
rimproverò subito Remus, esageratamente allarmato.
"Ehi, calma, Moony, non dicevo mica sul
serio" lo rassicurò Sirius con un sorriso sghembo. "Però non prometto di non
dare fuoco al quadro di mia madre…".
"Quella sarebbe un’opera di pura
beneficenza" dichiarò Remus: erano a Grimmauld Place da soli tre giorni e
Walburga era già riuscita a portare all’esasperazione perfino lui, che di
pazienza ne aveva sempre avuta fin troppa. "Dobbiamo trovare il modo di farla
tacere".
"Non dirlo a me: ogni volta che la vedo mi
sembra di non aver mai lasciato questo posto maledetto… ".
Rabbuiato, si mise a fissare il soffitto,
sotto lo sguardo preoccupato dell’amico. Remus poteva solo immaginare quali
foschi pensieri gli stessero passando per la testa in quel momento: aveva
provato a dire a Silente che era un errore confinare Sirius là dentro, in attesa
che Voldemort o il Ministero facessero la loro mossa, ma l’anziano preside era
stato irremovibile.
Non sarà per molto tempo, si disse. Soltanto finché Caramell non si decide ad aprire gli
occhi… Preferiva fingere di non sapere che perché ciò accadesse sarebbero
potuti essere necessari dei mesi: Caramell era troppo accecato dalla paura e dal
potere per vedere una verità che aveva sotto il naso.
"Smettila di pensarci" disse in tono deciso,
più a sé stesso che all’amico. "Peggiori solo le cose".
Sirius sorrise amaramente. "Tanto, peggio di
così…". Allungò le mani sotto il tavolo, cercando qualcosa.
"Che fai?" domandò Remus, tirandosi indietro
per timore di qualche tiro mancino.
Sirius si esibì in uno dei suoi migliori
ghigni mefistofelici, sventolando davanti agli occhi del licantropo…
"Il Settimanale delle Streghe? Dove
diamine l’hai preso?".
"Molly l’ha dimenticato qui quando è venuta
con il pranzo" rispose Sirius.
"Dimenticato, eh? Ti sei messo pure a
borseggiare le streghe di mezz’età, cagnaccio pulcioso?".
"Queste tue insinuazioni mi offendono,
lupastro con la calvizie".
"I miei capelli sono ancora tutti al loro
posto, Sirius, spiacente di deluderti… Che cosa fai? Cerchi Pozioni per la cura
della pelle?" domandò, vedendo che l’altro aveva cominciato a sfogliare il
giornale.
"Ah, ah, che ridere… Ecco, L’Oracolo di
Delfi: le mitiche profezie della Maga Circe… Non vuoi conoscere il tuo
futuro, Moony?".
"Per niente" commentò Remus in tono acido.
"Chiudi quel giornale, primadonna mancata!".
"Oh, smettila di rizzare il pelo, è solo un
gioco… Tu sei dei pesci, vero?".
"Credo di sì… No, non leggere, ti prego: un
astro del cielo condiziona la mia vita già abbastanza senza che ci si metta pure
Circe".
"Mia adorata lettrice (sì, sta
decisamente parlando con te, Moony), attenta alla testa: qualcosa di
inaspettato ti pioverà addosso dall’alto... Procurati un ombrello
extralarge, Moony: sembra che un vaso di gerani stia attentando alla tua
vita!".
Remus roteò gli occhi al cielo,
strappandogli il giornale di mano, arrotolandolo e usandolo per colpirlo, mentre
Sirius rideva come un matto. "Sei davvero un grandissimo…".
In quel momento, sentirono aprirsi la porta
d’ingresso e un’ignota voce squillante esclamare: "Ma che in razza di
ricettacolo di ragnatele mi hai portato, Malocchio?", subito soffocata dalle
grida stridule della signora Black.
"A quanto pare, Malocchio è arrivato con la
nuova manovalanza" commentò Sirius.
"Dai, andiamo a zittire tua madre e
presentarci…" disse Remus, avviandosi verso la porta, nello stesso istante in
cui la voce di Malocchio sovrastava quella di Walburga quanto bastava per
distinguere le parole: "Attenta al portaombrelli, Ninfadora!".
******
"Il Quartier Generale dell’Ordine della
Fenice si trova al numero 12 di Grimmauld Place?". Tonks lesse il
bigliettino che Malocchio le aveva appena messo in mano e inarcò un
sopracciglio, perplessa. "Cos’è, un indovinello?".
I due si erano appena Smaterializzati in una
strada sconosciuta e ora la ragazza stava caracollando dietro al suo vecchio
mentore che, una volta accertatosi che nessun Mago Oscuro era appostato dietro i
cespugli per tender loro un agguato, era partito in quarta verso le
case.
"Abbassa il volume, Tonks!" la rimproverò
aspramente l’ex-Auror. "E non scherzare: questa è una faccenda mortalmente
seria!".
"Sì, credo di averlo capito alla
settecentesima volta che me lo hai ripetuto, Malocchio, ma non disdegnerei di
sapere cosa esattamente ci sia tanto serio…".
L’uomo si fermò così bruscamente che per
poco la giovane non gli finì addosso, si voltò e la squadrò con entrambi gli
occhi, cosa che la fece sentire parecchio a disagio e pure vagamente in colpa,
come sempre quando l’Auror la squadrava a quel modo. "Alastor, cominci a farmi
paura".
"Quanto sei disposta a mettere in gioco
nella lotta contro la Magia Oscura, Ninfadora?".
"Perché mi fai questa domanda?".
"Rispondi e basta!".
"Qualunque cosa: dovresti saperlo bene,
Malocchio, mi hai addestrato tu…".
Moody la gratificò con un mezzo sorriso.
"Volevo solo controllare che tutte quelle scartoffie non ti avessero rammollita…
Quello di cui sto per parlarti farebbe arrabbiare parecchi pezzi grossi al
Ministero".
"Mi stai incuriosendo sempre di più,
Malocchio: che cosa bolle nel calderone, si può sapere? Che cos’è l’Ordine della
Fenice?".
Malocchio gettò l’ennesima occhiata
sospettosa tutt’intorno, prima di rispondere. "È una società, una società
fondata da Silente durante la Prima Guerra Magica per combattere
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato…".
"La Prima Guerra Magica è finita da un bel
po’, Malocchio" osservò Tonks, abbassandosi velocemente per evitate il
successivo colpo di bastone, sbilanciandosi in avanti e rovinando in terra.
Non è possibile: è peggio di una maledizione! Quel giorno in totale, era
inciampata in ostacoli vari tredici volte e caduta sei: praticamente non aveva
fatto altro tutto il giorno. Dannata Maga Circe, mi hai
gufato!
"Sei un impiastro, recluta!" la rimproverò
Malocchio, dopo averla guardata rialzarsi. "In ogni caso, cosa sai di quello che
è successo ad Hogwarts qualche settimana fa?".
"Intendi all’ultima prova del Tremaghi?
Quello che ha detto la Gazzetta: uno studente morto in un incidente, un
sacco di sentimentalismo retorico, Bagman e Karkaroff spariti come Crouch un
paio di mesi fa… Anche se mi chiedo come tutto questo sia potuto succedere sotto
il tuo naso, Malocchio".
"Semplice: ho passato gli ultimi undici
mesi, più o meno, chiuso in un baule, mentre un dannatissimo Mangiamorte girava
per Hogwarts spacciandosi per me!".
"Come hai detto?". Tonks sgranò gli occhi
incredula: il suo istinto le aveva suggerito che la versione Gazzetta del
Profeta aveva più falle di una nave in procinto di affondare, ma mai le
sarebbe venuto in mente che stesse parafrasando la verità fino a quel punto.
Perché Caramell ha insabbiato questa storia? "Che sta succedendo,
Malocchio?".
"È tornato, Lui è tornato e Caramell ha
nascosto la testa nella sabbia. Appena Silente l’ha saputo, ha riunito l’Ordine
o, per meglio dire, quello che ne è rimasto. Ora stiamo cercando nuovi
membri…".
Si era nel frattempo fermato tra due case,
la numero 11 e la numero 13. Tonks continuò a guardarlo di traverso. "Non ci
posso credere: stai sul serio proponendomi quello che penso?".
"Ascolta, recluta, e ascolta bene perché non
lo ripeterò mai più: tu sei la più irritante, fastidiosa, chiassosa, disastrata
cadetta che abbia mai avuto la sventura di addestrare ed hai la stoffa per
diventare un’Auror con la A maiuscola. In questo momento sei materiale grezzo,
ma Scrimgeour (o chi per lui) non coglie il tuo potenziale o forse non vuole
permetterti di coltivarlo; ebbene, io non ho la minima intenzione di restare
fermo mentre sprechi il tuo talento ammuffendo dietro una scrivania: sei piena
di entusiasmo ed energia, anche troppo, che è proprio quello di cui l’Ordine ha
bisogno adesso… Allora, che cosa mi dici?".
Il numero 12 di Grimmauld Place si era nel
frattempo materializzato davanti ai loro occhi, ma Tonks quasi non se n’era
accorta, presa com’era dalle parole di Malocchio: mai prima di allora, aveva
capito quando il vecchio Auror la stimasse e avesse fiducia in lei, ne era
davvero commossa.
"Grazie, Malocchio" disse, con un sorriso
pieno di riconoscenza. "Considerami pure dei vostri!".
"Sapevo che sotto quella massa di pelo rosa
c’era pure un cervello!" approvò l’Auror. "Dopo di te".
Con una punta di apprensione, Tonks, lo
precedette fino alla porta, su cui spiccava un battente d’argento a forma di
serpente intrecciato. "Pittoresco" commentò la ragazza.
Malocchio la sorpassò, colpì la porta con la
bacchetta e questa si aprì, rivelando il polveroso, buio e quasi claustrofobico
interno. "Ma che in razza di ricettacolo di ragnatele mi hai portato,
Malocchio?" esclamò dopo aver sentito la porta richiudersi alle sue spalle… E
subito se ne pentì.
"Indegni invasori! Schifosi Sanguesporco!
Come osate insozzare la casa dei miei padri!".
Tonks guardò senza parole il ritratto di
quella donna che inveiva a squarciagola. Assomiglia un pochino alla mamma nei
suoi momenti peggiori… "Che diavolo…?".
"Scusa, mi sono dimenticato di avvertirti"
disse Malocchio. "Vai da quella parte: ci sono le scale per la cucina, io
zittisco questa vecchia megera e ti raggiungo".
In un altro momento, Tonks si sarebbe di
certo resa conto di quanto fosse pessima la sua idea di procedere a ritroso per
non perdere di vista il quadro, ma in quel momento le urla le impedivano di
ragionare. Per questo non si accorse dell’ostacolo se non troppo
tardi…
"Attenta al portaombrelli, Ninfadora!" le
gridò Malocchio e un attimo dopo il terreno sparì sotto i suoi piedi e si
ritrovò a volare giù per le scale… Per andare ad atterrare direttamente sul
poveretto che si trovava a fine corsa.
"Oh, per le argentee sottane di Morgana,
l’ho ammazzato!" strillò quando si rese conto di essere seduta sullo stomaco di
un (piuttosto affascinante, in realtà) uomo di circa trent’anni che sembrava sul
punto di esalare l’ultimo respiro.
Saltò via come se avesse preso la scossa,
facendo gemere il malcapitato e contemporaneamente sommergendolo di scuse. "Oh,
Merlino, mi dispiace, mi dispiace tanto, sono mortificata… Non ho visto quel
dannato portaombrelli… Come ti senti? Ci vedi doppio? Qualcosa di rotto?
Emorragie interne?".
"Niente male, ragazzina" ridacchiò il
secondo uomo nella stanza, quello con lunghi capelli neri. "Per caso, le
intenzioni di Malocchio sarebbero quelle di usarti come arma impropria? Remus,
sei tutto intero?".
L’uomo chiamato Remus sbatté gli occhi
guardando l’amico. "Merlino abbi pietà di me, ti sei sdoppiato!".
Quello rise ancora più forte, dandogli una
mano per aiutarlo ad alzarsi, mano che Remus riuscì ad afferrare solo dopo un
paio di tentativi. "No, Moony, no, sei tu che hai preso una brutta botta in
testa… Ma non preoccuparti, il sangue secco è très chic sul
pavimento!".
"Al diavolo, Padfoot!"
"Ninfadora, che diamine hai combinato?"
ululò Malocchio, comparendo in quel momento dopo aver zittito
Walburga.
"Non mi chiamare Ninfadora, Malocchio!"
scattò in risposta lei. "È stato solo un piccolo incidente di
percorso…".
"Tu chiami "piccolo incidente di percorso"
rischiare di accoppare con il tuo "delicato" deretano da elefantessa uno dei
nostri uomini migliori?!".
"Lascia stare, Malocchio" intervenne il
diretto interessato, che si stava applicando sulla nuca una borsa del ghiaccio
evocata per l’occasione. "Per questa volta sopravvivrò!".
"Sono davvero, davvero spiacente" si scusò
di nuovo Tonks. "Sembra che oggi non faccia altro che cadere".
"Non importa" la tranquillizzò ancora l’uomo
con un mite sorriso. "Sembra fosse scritto nelle stelle che prendessi una botta
in testa oggi… Io sono Remus Lupin, comunque".
"Tonks" si presentò la ragazza,
stringendogli la mano. "Solo Tonks, per cortesia".
"Tonks?" ripeté il moro. "Imparentata con
Ted Tonks?".
"Conosci mio padre?" fece sorpresa Tonks.
Quel tipo aveva un aria spaventosamente famigliare…
"No, non ci credo" mormorò lui, guardandola
incredulo. "Remus, è la piccola Dora, la figlia di Andromeda e Ted! Avrei dovuto
riconoscerti dai capelli…".
"Ma che cosa? Chi sei tu?" insistette la
ragazza, scrutandolo attentamente: ogni secondo di più aveva la certezza di
averlo già visto. "Ho l’impressione di… Oh, santa Helga! Sirius
Black!".
"Il solo e unico, Dora!" rise Sirius con un
leggere inchino. "E non preoccuparti di tirare fuori la bacchetta, non sono
minimamente interessato ad assassinare la figlia della mia cugina preferita…
L’ultima volta che ti ho vista quasi non spuntavi da terra".
"Voi due siete imparentati?!" esclamò
Malocchio, passando l’occhio sano dall’uno all’altra con incredulità. "Adesso mi
spiego parecchie cose…".
"Qualcuno vorrebbe spiegarmi perché Sirius
Black è qui e perché non dovrei arrestarlo?" domandò Tonks, ormai entrata in
modalità "Auror superefficiente".
"Tranquilla, Ninfadora" la calmò Remus, che
per quanto ammaccato sembrava la personificazione della pacatezza. "Siediti, ti
spiegheremo tutto: è una storia piuttosto lunga…".
"Ma che sia una bella storia" concesse la
ragazza, rinfoderando gli artigli. "E non chiamatemi Ninfadora, Dora o simili:
sono Tonks. E basta!".
In seguito, Tonks avrebbe ripensato a quella
lunga serata di spiegazioni e racconti senza ricordare con esattezza in quale
momento avesse smesso di ascoltare ciò che Remus Lupin le stava dicendo,
incantata da quegli occhi ambrati pieni di gentilezza e anche di un dolore
malamente mascherato. E non avrebbe saputo dire nemmeno quando avesse deciso di
voler cancellare quel dolore. Però avrebbe più volte pensato che non avrebbe
potuto cadere su uomo migliore.
IL GIUDIZIO DI KUKINESS
SECONDO POSTO – Just a prophecy..., di
lyrapotter
Punti totalizzati – 48.5/50
Trama: originalità e struttura –
5/5
Stile narrativo – 9.5/10
Sfruttamento del tema proposto –
5/5
Caratterizzazione dei personaggi –
10/10
Grammatica e sintassi – 10/10
Giudizio personale – 9/10
Trama: originalità e struttura
Andromeda Black si sveglia con uno strano
presentimento. Sua sorella Narcissa la obbliga a leggere l'oroscopo sul
Settimanale delle Streghe, il quale le profetizza che la prima persona che vedrà
sarà legata a lei per la vita. Oh no, ma questa prima persona è quel
Sanguesporco antipatico e presuntuoso di Ted Tonks!
L'oroscopo del Settimanale delle Streghe
suggerisce a Ninfadora Tonks di stare attenta a dove mette i piedi. Un
avvertimento del genere, per Tonks, fa davvero piovere sul bagnato.
Forse.
Non sono una patita delle commedie
romantiche, lo ammetto. Eppure Just a prophecy... mi è piaciuta davvero molto.
Il perché non saprei coglierlo con precisione neppure io: da una parte c'è una
trama sviluppata con eleganza, con un intreccio forse non complicatissimo ma
curato e ben strutturato; dall'altra ci sono dei dialoghi frizzanti, naturali e
divertenti – e lo scambio di battute tra Tonks e Moody mi è piaciuto da morire;
e poi... dai, ammettiamolo, in fondo, ma molto in fondo, anch'io sono un'anima
romantica. E questa struttura circolare che intreccia le storie di madre e
figlia mi ha fatto fare awwww. Sì sì, a me, che sono un pirata.
Just a prophecy... deve essere senz'altro
premiata per la struttura. L'idea di sviluppare l'intreccio sul piano del
passato, con Andromeda, e del presente, con Tonks, è davvero molto buona.
Lyrpotter inoltre è stata capace di tratteggiare due ritratti femminili davvero
vividi e, benché simili, molto diversi tra loro. Tratto comune è quest'aura di
indipendenza che si respira per entrambe; si distinguono invece per i tratti
distintivi del senso materno – Andromeda, che obbliga Narcissa a fare colazione
perché "è il pasto più importante della giornata" – e l'aria sbarazzina – Tonks,
che motteggia con Moody anche se per infinite ragioni dovrebbe portargli un po'
più di rispetto.
E così anche i due personaggi maschili, Ted
Tonks e Remus Lupin. Due storie romantiche che si intrecciato e che hanno due
punti di contatto: l'oroscopo e la storia di famiglia.
Un'idea deliziosa, sviluppata in maniera
armoniosa e fresca, davvero piacevole da leggere – e rileggere.
Stile narrativo
Ah. Non riscrivo per l'ennesima volta
l'appunto sui sinonimi del nome proprio e invito lyrapotter a leggerlo da uno
dei commenti precedenti, perché nel suo caso si tratta proprio di una
piccolezza: è un errore che si ripete due o tre volte ma che non è degno di
nota, per cui ho tolto solo mezzo punto alla valutazione.
Per il resto, lo stile di lyrapotter è
infinitamente piacevole. È fresco, non si dilunga mai su particolari inutili –
il colore degli occhi, ad esempio – ed evita ridondanze; scorre piacevole come
una sorsa di acqua fredda durante un pomeriggio estivo particolarmente afoso. Mi
sono piaciuti il registro linguistico, il ritmo della narrazione e soprattutto
quello dei dialoghi. Lo scambio di battute tra Tonks e Moody è davvero
divertente.
Ottima gestione dei PDV – È un piacere
seguire la telecamera dei personaggi, che viene passata di spalla in spalla in
maniera armoniosa, mai forzata, mai fuori luogo.
Sfruttamento del tema proposto
Il tema proposto è stato sfruttato in
maniera brillante. Non è tanto lo spunto dell'oroscopo sul Settimanale, che in
teoria è abbastanza comune, ma il modo in cui è stato utilizzato, come
trampolino di lancio per costruire l'intreccio di due storie. Il punto di
contatto c'è e si sente, non è un nodo fragile, ma tiene bene e fa da collante
per i due sviluppi.
Mi sono piaciuti i due diversi modi di
reagire alla profezia di Andromeda e di Tonks; mi è piaciuto il fatto che si
tratti di due profezie diverse, ad hoc con il carattere e l'impostazione delle
due protagoniste.
Caratterizzazione dei personaggi
Ottima caratterizzazione. I personaggi hanno
tutti una voce diversa e ben definita, che non si può confondere con le altre.
Le due protagoniste hanno ovviamente ricevuto un occhio di riguardo, in
particolare Tonks, che ha una "voce" molto più vivace di quella della madre – si
sentono molto di più i commenti di Tonks che non quelli di Andromeda.
Anche i personaggi secondari, come Sirius e
Moody, hanno spessore e non fanno semplicemente da sfondo; tutti hanno un ruolo
ben preciso e riescono ad interagire tra di loro in maniera mai noiosa e mai
scontata. I dialoghi in particolare sono una scelta felicissima di
caratterizzazione – soprattutto per quanto riguarda Tonks.
Grammatica e sintassi
Attenzioni alle sviste ortografiche
(incosciamente!). La bevanda "tè" si scrive o all'inglese "tea" o all'italiana
"tè", ma mai "THE", che è invece una marca famosa – che produce tè, sì, ma non è
certo sinonimo della bevanda :P
Per il resto non ho nulla di particolare da
eccepire sulla grammatica e sulla sintassi del racconto. La sintassi anzi mi
sembra particolarmente felice: semplice, diretta e vivida. Le cose vengono
mostrate e non raccontate, con un ritmo veloce e mai noioso. Forse avrei
aggiustato un po' la punteggiatura, qua e là, ma sono proprio
piccolezze.
Giudizio personale
Il mio giudizio non può che essere buono! Ho
voluto premiare particolarmente lo stile, che ho apprezzato molto, perché
decisamente adeguato al genere scelto per il racconto, la commedia romantica. Il
registro linguistico è molto azzeccato, i personaggi si muovono con naturalezza
e i dialoghi sono davvero molto buoni.
Ho apprezzato particolarmente le due
protagoniste femminili e il modo con cui lyrapotter è riuscita a gestire i loro
punti di incontro e le loro differenze.
Personalmente mi sento di consigliare di
sviluppare ulteriormente questa trama. Il limite di pagine che avevo imposto
ovviamente non lo ha permesso, ma penso che invece ne valga la pena: lo spunto è
davvero buono, i personaggi simpatici e la situazione ricca di premesse
divertenti. Consiglierei di sviluppare ulteriormente il punto di vista di
Andromeda e trovare più punti di incontro con la storia che poi vedrà
protagonista la figlia. Dico questo non perché il racconto sia riduttivo, ma
perché mi sembra che abbia un ottimo potenziale :-) Complimenti!
Lyrapotter’s corner
Ed ecco a voi la seconda parte, sperando che
sia stata di vostro gradimento…
A questo