per cosa
Niente shonen ai, questa volta.
Solo Kiba e Shino, due ninja, due compagni. Due guerrieri.
Ipoteticamente, siamo in una guerra. Perché i ninja sono arme viventi che COMBATTONO e vivono per farlo, tutto qui <3
Per il 25 Aprile, signori. Per la Resistenza che ha fatto grande l’Italia <3
Per cosa?
-Per cosa combatti?-
-Come?
-Kiba, dimmi… per cosa combatti?-
Era mentre ancora urla disumane squarciavano l’aria, mentre
ancora si sentivano i tonfi di corpi che cadevano l’uno dopo
l’altro, mentre l’odore del sangue impregnava le narici
rendendole sature – e il rumore di mille tempeste rendeva
tumultuoso il cielo – che Shino si era rivolto a lui,
completamente sporco di sudore e di fango.
Hinata era morta due giorni prima, aperta in due dal tuono nemico, la
maestra Kurenai ormai dispersa tra i mille cadaveri che coprivano il
campo di battaglia e Akamaru non aveva più due zampe. Soli,
assieme ad altre squadre, i due giovani ninja erano ora seduti in fondo
alla trincea, per riprendere fiato.
Non aveva mai pensato in quel tempo, l’Inuzuka. A parte il poco
tempo a disposizione, aveva preferito evitare di porsi problemi. Troppo
pesante, l’anima avrebbe rifiutato di muoversi ancora da terra,
impedendo ogni singolo movimento. E dopo tutto quello non aveva il
coraggio di essere vile.
Guardò quindi Shino, nascosto come sempre dietro i suoi occhiali scuri.
Cercò di ridere, per sdrammatizzare: era evidente che l’Aburame fosse completamente andato, poveraccio lui.
-Perché me lo hanno ordinato, Shino! Esattamente per lo stesso motivo per cui combattiamo tutti, qua!-
Un rombo e uno scoppio violento – urla si spensero nella terra
che cominciò a piovere da ogni dove – fecero intendere che
una bomba nemica era scoppiata vicino. Troppo vicino.
Kiba si alzò sulle punte dei piedi per guardare il campo di
battaglia alle sue spalle; indugiò solo un attimo, perché
il cuore avesse prova dell’effettivo timore.
Tornando dov’era il compagno, non riuscì a resistere all’impulso di ridere.
Dio, sarebbero morti. In quel luogo, rotolando nel fango, mischiando il
loro sangue a quello di mille altre persone – concime per i vermi
sarebbero diventati, non altro che quello.
Shino, trattenendo a stento il respiro accelerato, continuò a fissare il vuoto davanti a sé, e ripeté.
-Per cosa combatti, Kiba?-
Kiba scosse semplicemente la testa, senza neanche provare a pensare veramente a una risposta plausibile.
Non voleva, non voleva, non voleva.
Era stato preparato a questo per tutta la vita – un ninja
è un’arma vivente, questo era il punto – ma nessuno
gli aveva mai detto che prima di tutto aveva dovuto fare i conti con la
propria coscienza.
Un ordine perentorio colpì l’udito. Kakashi forse, Yamato
o addirittura Gai – difficile saperlo in mezzo a tutto quello
– sfrecciò in avanti come una furia, attaccando il nemico
per l’ultima volta.
Shino ebbe un conato di vomito, piegatosi in avanti rimise quanto lo
stomaco aveva trangugiato due ore scarse prima. Poi si rialzò,
con la pelle del viso pallida e gli occhiali inclinati di lato.
Ancora, tra le labbra quella sola domanda.
-Dimmi Kiba… Per cosa combatti?-
L’amico voltò il viso per guardarlo, completamente preso dallo sconforto.
Urlò, cercando di sovrastare ogni altro rumore.
-Per cosa credi che combatta? Per un’idea? Per una persona? Per
disperazione? Perché ci sono costretto? Dimmelo tu per cosa
combatto, Shino! Non saprei davvero risponderti!-
Cadde un arto mozzato poco distante dai due, tra le dita ancora un kunai rosso di sangue.
Tremarono le membra, gli occhi si spalancarono.
L’Aburame si alzò alla fine, tirando in piedi anche l’altro.
Non riuscì però a guardarlo negli occhi mentre pronunciava – serio – le proprie ultime parole.
-Una buona ragione mette a tacere tutto il resto, Kiba…
Macchiati di sangue le mani di mille uomini, nessuno ti dirà
nulla. Ma senza un valido motivo, non vale neanche la pena di
respirare…-
Con un balzo superarono la trincea fatta di fango e terra, arrivando là dove dovevano andare.
E avanzarono.
-Per cosa combatti, Kiba?-
-Per la mia patria, Shino… Per la mia patria!-
|