Dedico questa raccolta a tutti coloro che
stanno giocando al primo episodio della trilogia di Mass Effect.
Questa
serie di “Missing Moments” fa un po’ di
luce su eventi che credo non siano stati approfonditi a sufficienza o a
cui non è stato dato spazio.
Ovviamente sono solo alcuni dei possibili, e spero si integrino bene
nella storia principale.
Il profilo della comandante Shepard che ho giocato (ebbene
sì: una femmina!) è il seguente:
Hayat Shepard. Avanguardia. Eroina di Elysium. Spaziale.
Personalità: 100 per cento Paragon, 40 per cento
Renegade.
Una dannata eroina;).
Che vi siano graditi.
“Siedi,
Krogan”
La
piccola cucina dell’ambasciata
umana sulla Cittadella era un locale essenziale, quasi del tutto
inutilizzato.
I
diplomatici e i loro assistenti
preferivano servirsi dei locali pubblici del Presidium per trascorrere
le
pause: i bar erano il luogo migliore per scambiarsi informazioni o
semplici
pettegolezzi al riparo da occhi o orecchi indiscreti.
Nel
cinico gioco della diplomazia e
della politica interstellare, ogni dato poteva essere decisivo: i bar
del
Presidium erano diventati col tempo degli hub secondari delle
ambasciate stesse
e il luogo in cui le strategie venivano discusse e messe a punto.
Certi
lussi di rappresentanza, seppur
inutilizzati, erano comunque necessari per definire lo status, e la
stanza in
cui Hayat Shepard e Urdnort Wrex si trovavano apparteneva a quella
categoria.
L’odore
delle spezie e del caffè pervadeva
la stanza, mentre il comandante si affaccendava attorno ad un pentolino
di ottone.
I suoi gesti erano misurati e calmi, denotando una lunga pratica nella
preparazione
della bevanda: le sue mani si muovevano agili, mescolando i componenti
nell’ibrik.
Shepard
misurò acqua a sufficienza
per tre tazze: la stazza del krogan le suggeriva che una dosaggio umano
si
sarebbe rivelato insufficiente.
“Perché
mi hai voluto qui?”
La voce
del Krogan era simile al
rumore di una valanga di sassi: un acciottolio di massi basso e
imponente, un
suono che incuteva timore. Il fatto che indossasse
un’armatura, sebbene fosse disarmato,
sottolineava la prima impressione: feroce e minaccioso.
La
cicatrice che gli attraversava il
lato destro del volto, dalla fronte fino a più di
metà del collo, testimoniava
le molte battaglie combattute.
E il
fatto che fosse ancora vivo era
la prova della sconfitta dei suoi avversari.
I due
occhi frontali, con una pupilla
verticale, aumentavano la sua somiglianza con un carnivoro preistorico
terrestre: le loro iridi rosse, ora fisse su Shepard, pretendevano una
risposta
alla sua domanda.
Il
Comandante optò per la sincerità:
“Desidero
parlarti e tu mi
ascolterai.”
Pronunciò
quelle parole con autorità,
ma non con arroganza. Semplice e diretta, sperava che quella frase
spiegasse al
Krogan la situazione in cui si trovavano.
“Per
questo motivo hai mandato il turian
e quell’altra femmina a cercarmi?”
“Bingo!”
Shepard non poté fare a meno
di pensarlo. Quelle parole confermavano il suo giudizio su Wrex.
Il
Krogan non era un’idiota: era
crudele, spietato e pragmatico, ma di certo non uno stupido.
Aveva
capito che rifiutare l’invito
che Garrus Vakarian e Ashley Williams gli avevano portato avrebbe solo
ritardato il loro incontro, ma alla fine lui e Shepard si sarebbero
incrociati.
E Wrex
accettava sempre uno scontro.
In
questo, erano simili.
“Esatto,
Krogan.” Shepard sorrise,
senza distogliere lo sguardo dal caffè che stava preparando.
A
entrambi non dispiaceva il
silenzio, che rimase intatto per tutta la durata delle due bolliture,
all’apice
delle quali Shepard trasferì la schiuma in eccesso nelle due
tazze. Quando il
liquido bollì per la terza volta,
Shepard versò il caffè.
“Prendi,
ma aspetta a bere.” Disse,
stendendo la mano.
Il gesto
non sarebbe stato così
sorprendente, se non fosse stato accompagnato da una manifestazione dei
poteri
biotici della donna: Shepard
inviò un
impulso ai nuclei di elemento zero dispersi lungo tutta la sua
corteccia
spinale.
Una
espressione di pura energia
oscura piegò le leggi della fisica, permettendo alla tazza
di levitare e
dirigersi verso Wrex, in modo perfettamente controllato. Si
fermò a un metro
circa dal Krogan, iniziando a ruotare pigramente sul suo asse.
“Che
cos’è?” chiese Wrex, aspirando
l’aria. Non fece alcuno sforzo per prendere la tazza, che
rimase sospesa.
Era
difficile interpretare le
intenzioni del Krogan: Shepard mancava di esperienza con la sua specie.
In
effetti, Urdnort Wrex era il primo
Krogan con cui discuteva, se si escludevano le maledizioni che le erano
state
rivolte da quei pochi con cui si era scontrata e che aveva ucciso.
In
quelle battaglie, aveva imparato
che i Krogan erano resistenti: una fucilata sparata a bruciapelo non
era
sufficiente a ucciderli, ma solo a stordirli. Se si era fortunati.
Mancava
di esperienza sulla
personalità dei Krogan.
Se
però Wrex aveva intenzione di
irritarla, avrebbe dovuto impegnarsi di più: erano passati i
tempi in cui anche
solo sollevare un bicchiere le faceva sanguinare il naso.
L’addestramento
militare le aveva permesso di sviluppare la sua forza ben al di
là di ogni più
rosea aspettativa e i suoi poteri biotici oltrepassavano di molto la
potenza di
cui il suo corpo poteva disporre: avrebbe potuto sollevare il Krogan e
la sedia
su cui era seduto senza fatica.
“Un
infuso preparato dalle bacche di
caffè, una pianta terrestre, a cui si aggiungono delle
spezie.”
Shepard
avrebbe potuto spiegargli le
implicazioni di quel modo di farlo, ma avrebbe ricevuto
un’occhiata derisoria
in risposta.
Il
caffè preparato nell’ibrik è
più di
un tonico, è un rito sociale. È fatto per essere
bevuto lentamente, in
compagnia; non trangugiato come quella brodaglia ulcerante che altri
chiamano espresso. Costringe le
persone a godere
del tempo trascorso bevendolo.
Se anche
non disse nulla, il Krogan
sembrò comprendere alcune delle implicazioni legate ad esso.
Prese la
tazza che gli era stata
offerta.
“Sembra
quasi che tu non lo sia.”
“Che
cosa?”
“Terrestre.
Parli come se non ci
fossi nata.”
“È
così, infatti. Sono nata nello
spazio e vi ho trascorso la maggior parte della mia vita.”
Il
silenzio accolse quella frase.
Shepard pensò che il riscaldamento fosse finito, era ora di
andare al sodo.
“Tu
hai un motivo per combattere?”
per la prima volta da quando il Krogan era entrato, fissò il
suo sguardo direttamente
su di lui, le sue iridi violette in quelle rosse.
“Perché
lo chiedi?”
“Ti
ho osservato, Krogan, durante la
nostra collaborazione nella faccenda di Fisk.”
“Collaborazione?
Definisci così il
modo in cui l’ho ucciso?” Chiese Wrex con un tono
divertito.
“Una
collaborazione in cui l’abbiamo
ucciso. Non dimenticare che, senza il mio aiuto, non saresti riuscito
nemmeno
ad avvicinarti a lui. Il fatto che alla fine tu gli abbia materialmente
sparato
ha poca importanza.”
“Vuoi
metà del compenso?”
Wrex non
capiva quella donna. Per
quanto i soldi potessero essere la spiegazione più semplice,
sentiva che non
era quella giusta. Aveva avuto a che fare con pirati, mercenari e
tagliagole
troppo a lungo e Shepard non apparteneva a nessuna di quelle categorie.
Era
complessa, molto più complessa di quanto apparisse al primo
sguardo. Non
pensava in maniera lineare come un mercenario, e Wrex si sentiva
confuso.
E non
gli piaceva. Non gli piaceva il
fatto che avesse ragione: senza il suo aiuto non avrebbe potuto
liberarsi dei
tirapiedi di Fisk.
“Non
sono i soldi ad interessarmi,
voglio semplicemente una risposta alla mia domanda.”
“Serve
una ragione per combattere?”
“No.
Ma voglio sapere se ne hai una.
Sì o No, Krogan?”
Wrex
rimase in silenzio per un
momento, cercando di comprendere le implicazioni di quella domanda.
“No.”
“Bene.
Allora considerati arruolato.”
Shepard
si chiese se Wrex sapesse di
stare mentendo oppure no. Non si rimaneva così a lungo in
vita se non si aveva
un motivo per combattere. Non nel suo ambiente.
Wrex
rise: il rumore fu simile alle
fusa di un gatto di trecento chili.
“Arruolato?
Vorresti comandarmi?”
“Ti
verrà corrisposto il salario di
un ufficiale dell’Alleanza per tutto il tempo in cui farai
parte del mio
equipaggio.”
“Perché
dovrei farlo?” Le tariffe di
Wrex erano di molto superiori allo stipendio di un soldato
dell’Alleanza,
Shepard non poteva non saperlo.
“Saren
Arterius è stato riconosciuto
colpevole della distruzione della colonia umana su Eden Prime. Il
Consiglio mi
ha nominato Spettro e mi ha ordinato di trovarlo e fermarlo.”
Perfino
Wrex provò un minimo di
stupore a quella notizia, ma la sua faccia rimase impassibile.
Shepard
non aveva ancora finito:
“La
Quarian che ci hai aiutato a
salvare, Tali’Zorah nar Raaya, possedeva le prove che stavo
cercando e che
collegano Saren ai geth. Ora è uno Spettro rinnegato con una
taglia sulla testa
e questo fa di lui il più pericoloso ricercato
nell’intera galassia. Se accetterai
la mia offerta, e se ubbidirai ai miei ordini, potrai uccidere tutti
quelli che
ci si pareranno davanti. Se rimarrai vivo fino alla fine, ti sarai
anche
arricchito. Non ti sto offrendo solo un ingaggio: ti sto offrendo una
sfida,
Krogan.”
Fece una
pausa, sperando che gli
analisti che avevano compilato i rapporti sulla sociologia Krogan
fossero stati
accurati.
“Ora
puoi bere, la polvere dovrebbe
essersi depositata.”
Wrex
rimase in silenzio, aspirando
l’aroma della tazza. Era un’offerta allettante:
qualcosa di più di uno stupido
ingaggio appena sufficiente a pagargli il vitto e l’alloggio
per qualche mese.
Era un lavoro troppo interessante per lasciarselo sfuggire, il suo
istinto
glielo diceva.
Wrex
aveva imparato a
fidarsi del suo istinto, ma c’era
ancora qualcosa che ancora non tornava.
“Perché
vuoi me? ”
“Perché
sei qualcuno con cui ho già
lavorato, seppure brevemente. Mi è piaciuto quello che ho
visto: sei dotato di
discrete capacità e penso che tu possa essere una preziosa
aggiunta alla mia
squadra.”
Onestà
e schiettezza, doti a cui Wrex
non era più abituato.
“Voglio
il doppio.” Disse, dopo
averci pensato un momento.
“No.
Avrei potuto chiederti di darmi
metà della ricompensa per la morte di Fisk. Considera questo
come il mio
compenso.”
Si
guardarono fisso negli occhi, per
un intero minuto. Poi, con grande sorpresa dello stesso Wrex, lui fu il
primo a
distogliere lo sguardo.
Che
diavolo gli stava succedendo? Non
vedeva l’ora di lavorare per quella donna: nemmeno gli
incarichi con la Commando
Asari gli avevano dato quel brivido che gli correva lungo la schiena.
Wrex
bevette il liquido della tazza.
Era denso, speziato e piacevole.
“Accetto.”
“Molto
bene Urdnot Wrex. Hai due ore
per raccogliere quello che ti serve e presentarti alla banchina 0422.
Ti
invierò i codici di accesso.”
Una
volta che Shepard se ne fu
andata, Wrex si avvicinò al tavolo. Voleva un altro
po’ di quella strana bevanda
esotica. Come l’aveva chiamato, quella donna coi capelli
castani e la pelle
scura? Koaffè?
Sfortunatamente
il pentolino era
vuoto.
Se ne
avesse voluto dell’altro,
avrebbe dovuto chiederglielo.
Wrex.
Il compagno di battaglie che tutti
vorremmo avere …
Almeno finché rispetta gli
ordini. Sono rimasto stupito, la prima volta che ho giocato a Mass
Effect, quando ha sparato senza preavviso a Fist.
Più per il gesto in se,
è stato per aver agito di testa sua, anche se comunque ha
trovato l’approvazione di Hayat.
Era il primo. Cosa ne pensate?
Sulla base dei vostri commenti,
cercherò di rendere migliori le prossime.
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