Back to the future 1
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L'invenzione di Silente
Harry
era nella sala grande, in compagnia di Ron ed Hermione, come era
solito, del resto. Stava imburrando tranquillamente una fetta di pane,
quando Ron prese a parlare « Allora, Harry, oggi ricordati
che
dobbiamo essere alle sei nel campo di Quidditch, per
l’allenamento...»
Harry sorrise, ironico « Lo so, Ron, sono io il
capitano...»
Ron annuì, saggiamente « Anche io lo so, Harry,
era tanto
per ricordartelo...sai, sei sempre sovrappensiero,
così...»
« Così hai pensato che Harry si fosse dimenticato
del
Quidditch, unica sua ragione di vita, vero? Oh, Harry, lascialo
perdere... è scemo...» Hermione sospirò.
« Scemo? Scemo chi?» urlò Ron diventando
rosso.
« Tu, Ronald! O conosci qualcun altro che si chiama Ron
Weasley?»
Ron la guardò con rabbia « Stupida
secchia...»
« COSA?» Hermione si alzò, il viso
più rosso di un pomodoro « Cosa diavolo hai
detto?»
Ron la guardò sarcastico « Ciò che ho
detto... si
vede che nessuno ti sopporta, sei un’insopportabile
so-tutto-io... e guarda, ho fatto pure la rima...»
« RON!» Harry lo guardò scandalizzato. I
due
litigavano, ma non c’era da stupirsi tanto, lo facevano
sempre.
« Stai zitto!» disse il rosso distrattamente, e
puntò un dito contro Hermione « Tu stai sempre a
dirmi
quello che devo fare, sempre che ti comporti da vittima... e io cosa
devo dire allora?»
Hermione si abbassò e avvicinò il viso a quello
del rosso
« Che non sai nulla! Tu....non puoi capire, e non mi stupisco
tanto, non capisci nemmeno le cose più elementari... sei uno
stupido, Ron, un superficiale, sciocco, bambino
infantile!...»
Harry vide gli occhi della ragazza inumidirsi, poi una lacrima scendere
dalla sua guancia.
« Ragazzi!» disse ad un certo punto Harry, per
spezzare il ghiaccio « Calmatevi...»
Questa volta anche la riccia si voltò verso di lui, ed
entrambi gli intimarono di tacere.
« Harry ha ragione...» osservò Hermione
sistemandosi
i capelli « Ma tu no, Ron... ci si vede...» si
voltò
sui tacchi e si allontanò impettita.
Ron stava per alzarsi a seguirla, quando un affannato Colin Canon si
fermò dietro la sedia del moro.
« Harry...» ansimò.
Il diretto interessato voltò il viso con calma, per
squadrare il nuovo arrivato « Colin...tutto bene?»
« Mai stato meglio...» ansimò il
ragazzo,
sforzandosi di sorridere « Passiamo alle cose serie
però...Silente ti aspetta nel suo ufficio...»
così
detto il ragazzino abbassò la testa e si
allontanò con
calma.
« Ho sentito bene?» intervenne il rosso «
Silente vuole parlare con te?»
Harry lo fissò, comprensivo « Beh, non
è la prima
volta che lo fa... tu aspettami qui...ah, e se vedi Hermione... o
meglio, se riesci a parlarle... dille dove sono, intesi?»
« Ma perché...?»
« E’ la mia migliore amica e voglio che lo
sappia... non
penso che sia una cosa tanto difficile, Ron....»
Il rosso lo fulminò con lo sguardo « No, a meno
che tu
pensi, come una certa persona di mia conoscenza, che io sia uno
stupido, superficiale, sciocco, bambino infantile...»
Harry alzò gli occhi al cielo e si avviò a grandi
falcate verso l’uscita della sala grande.
Era contento, in un certo senso, di allontanarsi da Ron. Era certo il
suo migliore amico, ma a volte si rendeva davvero insopportabile,
soprattutto quando si trattava di Hermione.
Senza rendersene conto, troppo preso dalle sue riflessioni, si accorse
di trovarsi in quella specie di ascensore a forma di grifone, diretto
nello studio del preside.
Bussò alla porta, e dopo aver avuto la risposta del preside,
varcò la soglia con circospezione.
« Harry! Eccoti, pensavo che il povero Colin avesse avuto un
colpo di asma prima di compiere la sua missione...» disse il
preside con un sorriso, incrociando le dita.
« Buonasera, signore...»
« Accomodati, Harry...» con un cenno del capo e
senza
abbandonare mai il suo sorriso smagliante indicò la sedia di
fronte alla sua scrivania.
« Grazie...» Harry si sedette e fissò
Silente nei suoi grandi occhi azzurri.
« Sicuramente ti starai chiedendo il motivo di tale visita...
ebbene, Harry, ti volevo presentare un mio oggetto... o meglio, una mia
invenzione...» Sotto lo sguardo attento e sorpreso del
ragazzo,
Silente si voltò e afferrò da uno scaffale una
lunga
scopa.
« Questa...» disse mostrandola all’avido
ragazzo
« E’ la mia nuova invenzione, come penso...
spero... tu
abbia immaginato...»
« Una... scopa, signore?» osservò Harry,
sicuro che quella scopa fosse normalissima.
« Non una semplice scopa, Harry...» un sorriso
fiero
comparve nel viso del preside che gli fece l’occhiolino
«
Le apparenze possono ingannare a volte...»
« Non sa quanto ha ragione...» osservò
Harry
convinto, pensando ai suoi due amici, che nonostante litigare per loro
fosse un’abitudine, si volevano bene.
Posò lo sguardo sul legno scuro della scopa... sopra vi era
inciso in oro un nome, “Timebolt”.
Chissà che significa... e cosa fa...
Silente lo osservò sempre con quel sorriso ampio sul viso e
posò lo sguardo sulla scopa « Immagino ti stia
chiedendo
quali prodigi è in grado di fare questa... scopa.
Innanzitutto,
Harry, voglio che tu sappia che questa non è una scopa
normale... no, non mi interrompere, ti spiego...» si
affrettò ad aggiungere notando la bocca semi aperta del
ragazzo
che la richiuse di scatto, imbarazzato « Stavo
dicendo...questa
scopa è magica, come d’altronde tutte le cose che
ti
circondando, ma un diverso tipo di magia...»
sospirò e
poggiò le mani sulla liscia superficie della scopa,
accarezzandola « E’ in grado di... viaggiare nel
tempo»
No, non poteva essere.
Non era possibile.
No, no, no.
Aveva sentito male... oh sì, aveva proprio sentito male, che
cosa assurda.
« Cosa?!?!»
« Ti sorprende? Strano...» il preside lo
osservò in
diagonale, con quel suo solito atteggiamento ironico. « Con
la
GiraTempo non hai fatto molta resistenza...»
Il bambino sopravvissuto annuì con un’espressione
indecifrabile, battendo le palpebre e guardando qualcosa di indistinto
tra i ciuffi cespugliosi della lunga barba argentata di Silente.
« Harry?»
La voce del preside gli giunse come una sveglia alle due di notte. Si
riscosse dallo shock e lo fissò battendo le palpebre
«
Mi... mi scusi...»
« Harry...» ripeté il vecchio preside
«
Qualcuno ha utilizzato su di te un incantesimo di confusione?»
Harry lo fissò sorpreso « No, ma... ma come? Io
no... Non capisco... come si..?»
« Come sia possibile?» lo riprese Silente, con un
ampio
sorriso « Oh, Harry, niente è impossibile... il
meccanismo
è semplice... quando supera una certa velocità
viaggia
nel tempo...»
Harry lo osservò ancora confuso « Qual
è il limite
di velocità? Insomma... in una scopa è difficile
precisarlo...»
Silente annuì, serio « Certo... ottima
osservazione,
Harry. Oh sì... credo di averlo prefissato,
emh...» parve
frugarsi nella mente alla ricerca dell’informazione, che dopo
circa un minuto buono trovò « Oh sì, ci
sono...
cent’ottanta all’ora...»
Perfetto. Ci voleva solo questa.
« Emh.. magnifico!» Harry si sforzò di
sorridere
all’indirizzo del preside. Chissà come
sarà uscita
falsa la mia voce... Silente se ne sarà accorto?
Il vecchio preside, tuttavia, insisteva ad osservarlo dalla sedia
dietro la scrivania, rilassato, sorridente, con le dita incrociate e
l’espressione da angelo.
Harry abbassò lo sguardo e tossicchiò per
spezzare quel silenzio imbarazzato.
« Pensò che questa informazione potesse esserti
utile... non saprei, per ogni evenienza, non si sa mai...»
Harry annuì « Bene»
« Già... puoi andare, Harry. Con te credo di aver
finito...»
« Bene» ripeté Harry, alzandosi
meccanicamente.
« Oh, un ultima cosa...»
Harry si voltò verso il viso sorridente del preside, con la
mano appoggiata alla maniglia.
« Sì, signore?»
Il preside rispose mettendosi un dito affusolato sulle labbra.
Harry capì al volo l’allusione « Oh
sìsì...» lo rassicurò
«
Senz’altro signore...»
Silente gli strizzò l’occhio, con fare complice
«
Nemmeno al signor Weasley e alla signorina Granger...»
« Certo, signore» insisté Harry, uscendo
e richiudendosi la porta alle spalle.
Wow... davvero una giornata strana....
Si diresse verso la sala grande, incontrando per strada Ginny che
sorrideva radiosa.
« Harry!»
« Eih, Ginny!» prima che potesse mettere insieme la
frase
“come va?” la ragazza gli aveva gettato le braccia
al collo
e lo aveva baciato a fior di labbra.
« A cosa è dato tutto questo entusiasmo?»
Ginny sorrise, radiosa « Non lo so... è a
giornata. Ho
come uno strano presentimento, quindi mi andava di stare un
po’
con te... sempre che a te non dispiaccia...» mise il broncio.
« Stai scherzando?» la riprese Harry tenendola per
i
fianchi e abbracciandola dolcemente « Certo che non mi
dispiace!»
Ginny sorrise di nuovo e con un dolce bacio sulla guancia corse via.
« Mah...?»
« Alle sei, Harry...in cortile...»
Alle sei... gli venne in mente Silente. Dovevano distruggere un
Horcrux...
« Mi dispiace... ma oggi non posso. Né prima
né
dopo né tantomeno alle sei... mi dispiace davvero...
facciamo
domani?»
La ragazza sospirò infastidita e annuì. Poi
sorrise di nuovo.
« Va bene, Potter...» il cognome era il modo dolce
di
chiamarlo “amore” « Prima il dovere,
giusto?»
Harry sospirò. Già, lavorare per Silente
cominciava a
diventare seccante... e stancante. Ma ne valeva la pena, per la sua
stessa sopravvivenza...
TO BE CONTINUED...
Next->"LUI è
l’assassino"
« Non sei un assassino...» ripeté
Silente, a braccia aperte, come se volesse abbracciarlo.
Draco si fece coraggio e con uno sforzo immenso puntò la
bacchetta contro il vecchio preside.
« Io posso aiutarti...»
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