Salve a tutti!! =D
Allora, questa storia
nasce grazie ad un contest.
Organizzato dal forum
su cui sono iscritta, il contest si intotola "Continua la mia
storia...", e come dice il titolo stesso, consiste nell'inventarsi il
seguito di una storia già data. Si è concluso
parecchio tempo fa, e io sono arrivata seconda. E adesso, ho deciso di
metterla qui. Spero vi piaccia! =D
Ciao
sono Lauren, ho 15 anni
e abito a NY, la grande mela...ho una vita frenetica per essere
così piccola,
frequento una scuola di danza da quando ho iniziato a muovere i primi
passi e
adoro di conseguenza ballare...ho iniziato come ballerina classica e da
qualche
anno sto studiando anche Hip pop...ho un ragazzo che si chiama Jason e
ha 17
anni, stiamo insieme da poco però va tutto bene per ora, se
non fosse per...
...il
piccolo banale
particolare che in realtà la vera Lauren Samantha Rivers
è morta circa 3 anni
fa e io sono il suo nuovo rimpiazzo. Eh già, il mio vero
nome è Elemento
Alternativo 086 23H45v. Non è il mio “nome
battesimo”, come dite voi, ma è
quello con il quale sono riconosciuta e vengo chiamata. Tutti noi
Elementi
Alternativi abbiamo un nome del genere, soltanto che poi varia a
seconda del
luogo nel quale sei destinato ad inserirti. Lavoriamo tutti per
l'Associazione,
un gruppo che ci recluta in massa e ci addestra a sostituire le persone
del
mondo: dobbiamo avere un corpo pronto ad eventuali cambi di statura o
corporatura; un viso neutro ideale per essere modificato; testa senza
capelli
ma con uno speciale tessuto sottocutaneo ideato per farli crescere
quanti e
come si vogliono; mente vuota ma intelligente, destinata ad accogliere
nuovi
pensieri e idee. I nostri nomi ce li danno i Membri Supremi
dell'Associazione
dopo che hanno scelto la parte del mondo nella quale siamo destinati a
dover
sostituire una persona; infatti la seconda parte del mio nome, 23H45v,
sta ad
indicare: “America Settentrionale, Stati Uniti
d’America, New York”. Mi fu dato
qualche hanno fa da uno dei Membri Supremi: mi disse che dovevo andare
nella
grande mela, come la chiamate, per un periodo che per voi corrisponde a
un anno.
L’obbiettivo era esplorare la città e imparare a
conoscerla. Nonostante la
cultura umana c’era stata insegnata
all’addestramento, dovevo abituarmi a
vivere là, in modo tale che gli altri umani non si accordano
del futuro scambio.
Venni inviata a New York sotto copertura, fingendo di essere una
mendicante che
passeggiava tranquillamente per le vie della città. In
realtà prendevo nota di
tutto: non passò molto tempo che conobbi la grande mela
“come le mie tasche”.
Ma c’era una cosa che in questo periodo mi aveva affascinato:
Lauren. La prima
volta che la vidi era attraverso le finestre di una scuola di danza,
anzi la
più famosa e rinomata scuola di danza di tutta Manhattan:
Lauren si trovava al
centro di una grande sala, con specchi sulla parete e il parquet, e
stava
ballando davanti ad un lungo tavolo con alcune persone sedute che
osservavano
la ragazza. Quello che mi colpì fu il suo modo di ballare:
per tutto il tempo
dell’addestramento avevo appreso questa passione degli umani
per la danza, ma
non avevo mai realmente visto qualcuno ballare e Lauren per me era uno
spettacolo assolutamente meraviglioso. Leggiadra e composta, con il
volto
sorridente reso evidente dai capelli castani raccolti da uno chignon
volteggiava in punta di piedi con quel suo tutù bianco, e un
sottofondo di
musica classica. Non so se voi l’avreste considerata brava o
incapace, ma per
me era una cosa stupenda. Restai ad osservarla per tutta la durata
della danza,
finchè poi la musica terminò e Lauren si
fermò. Fece un profondo inchino alla
tavolata di persone, che stavano applaudendo la sua performance. Ma
solo per
cortesia. Una donna poi si alzò in piedi,
ringraziò la ragazza e la salutò
senza dirle nient’altro. Doveva essere la direttrice. Lauren
prese la sua borsa
a un angolo della sala e uscì fuori, senza dire una parola e
sbattendo la
porta. A quel punto feci di corsa il giro dell’edificio per
andare verso la
porta d’ingresso. Non avrei dovuto farlo. Avrei dovuto
lasciar perdere, ma
c’era qualcosa che mi diceva di seguire quella ragazza. La
ritrovai davanti
all’ingresso, che piangeva arrabbiata e imprecava contro la
direttrice. Si era
sciolta lo chignon e i capelli le ricadevano dolcemente sulle spalle.
Stava
raccontando tutto ad un ragazzo che aveva all’incirca due
anni in più di lei,
con i capelli neri e la faccia piena di brufoli: Jason, il suo migliore
amico,
come seppi in seguito. Si stava sfogando e lui l’ascoltava.
Ci era davvero
rimasta malissimo per quell’audizione: sperava di entrare in
quella scuola, e
invece niente. Jason le disse che avrebbe dovuto ritentare il prossimo
anno,
magari dopo aver imparato un po’ di hip hop. Poi se ne
andarono, perché mi
avevano visto e a New York i vagabondi non sono gente raccomandabile.
L’episodio dovrebbe essere finito là, e invece
quella Lauren mi era entrata in
testa, ed era una cosa che non potevo tollerare: io ero un Elemento
Alternativo
e dovevo imparare a vivere in quella città, non seguire una
ragazza nel parco
per vedere i suoi allenamenti di danza. Perché Lauren si
esercitava ogni giorno
in un piccolo angolo di Central Park, a piedi nudi con le cuffie
dell’iPod per
sentirsi più a contatto con la natura. La osservavo ogni
giorno, e ne rimanevo
sempre più abbagliata. Non potete certamente immaginare cosa
ho provato quando
mi hanno detto che dovevo sostituire quella ragazza. Ho sentito una
fitta
improvvisa e stavo per tremare: era una cosa che non volevo fare. Ma
cosa stavo
dicendo? Gli Elementi Alternativi non hanno idee loro, non hanno
sentimenti,
non hanno libero arbitrio. Non hanno niente. Abbiamo solo il dovere di
ubbidire
all’Associazione e di compiere il nostro destino,
cioè sostituire le persone
della Terra. Eppure mi sono sentita così strana,
così diversa, così colpevole
ogni volta che indagavo sulla vita privata di Lauren: sulla sua
famiglia, sui
suoi amici, sui suoi studi, sulla sua danza. E più mi
preparavo ad essere lei
più mi domandavo perché l’Associazione
doveva voler sostituire una ragazza così
fragile e così bella come Lauren. Ma non potevo chiedere:
ero soltanto un
Elemento Alternativo che compiva il suo dovere. Chiedere non era nelle
mie
facoltà. E così venne quel fatidico giorno, nel
quale gli Sterminatori la
rapirono e la portarono qui. Gli Sterminatori sono coloro che si
occupano della
duplicazione e dell’eliminazione degli umani. Li vidi
portarla sul lettino, tra
le urla e le lacrime, bloccarle i polsi e le caviglie per evitare che
scappasse, e somministrarle un siero che la fece calmare e che le
chiuse gli
occhi: era morta. Provai per seconda volta una fitta potentissima e mi
sentivo
triste. Il suo DNA venne prelevato e inserito al mio interno: tempo 20
minuti
ed ero tale e quale a Lauren. Venni riportata a New York e presi il suo
posto,
ma mi sentivo falsa e colpevole. Me lo sento ancora oggi, ogni volta,
ogni
dannatissima volta. Lo sento quando mi abbracciano i suoi genitori, che
credano
che sia la loro figlia. Lo sento quando mi bacia Jason, che dopo un
po’ di anni
è cresciuto, non ha più i brufoli e si
è fatto crescere i capelli, e che ha
confessato di amare la sua migliore amica da quando erano
all’asilo. E l’ho sentito
soprattutto quando due mesi fa, dopo l’ennesima audizione la
migliore scuola di
danza di Manhattan ha ammesso Lauren. Lo sento continuamente, ma
purtroppo non
posso farci niente. Io sono un Elemento Alternativo e questo
è il mio destino.
Probabilmente
adesso vi
starete chiedendo chi sono, chi siamo. Probabilmente pensate che siamo
degli
alieni, oppure una setta satanica, o anche un progetto del governo.
Purtroppo
non posso dirvi niente, non posso dirvi se avete ragione o torto,
azzeccato o
sbagliato. Anche perché altrimenti dovremmo sostituirvi.
Tanto prima o poi lo
saprete, perché alla fine tutta la popolazione mondiale
sarà sostituita.
L’Associazione ha già sostituito un terzo dei 6
miliardi degli umani, quindi
preparatevi. Anzi state attenti, non tutte le persone che avete intorno
potrebbero essere realmente loro.
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