Era scoppiata una
guerra tra la Sabbia e la Foglia. O meglio: tra il paese del Fuoco e il paese del Vento. Era stato il Daimyo del paese
del Vento a trascinare tutti in quella situazione dannata: lui aveva
voluto fare guerra al Daimyo del fuoco e a quel punto era inevitabile
che i due ai Villaggi Ninja venissero richieste, sempre più
pressanti, di aiuto militare. I due Kage avevano fatto di tutto per
evitare il conflitto, ma era stato inutile. Per fortuna avevano
ottenuto che i due villaggi fossero dichiarati terra franca:
ufficialmente nessun reale conflitto fra Ninja, solo le nazioni erano
in lotta. Di fatto lo scontro tra Shinobi era inevitabile e molta
sofferenza era stata sparsa su Konoha e Suna. E la sofferenza porta
molto odio.
Shikamaru Nara conduceva quella missione. Comandava
un gruppo di ANBU, la maschera calata sul volto per cancellare ogni
forma di umanità e di pietà. Ma come in ogni missione, da
quando era cominciato il conflitto Shikamaru aveva il cuore pesante
come un macigno. Temeva di incontrare lei, di doverla affrontare,
magari anche di vederla morire. Come avrebbe potuto? Non vedeva
più Temari da mesi, dallo scoppio della guerra in effetti: tutto
sembrava pronto per il loro fidanzamento ufficiale, ma poi, improvvisa,
la guerra. Non si erano più rivisti né scritti. Non erano
nemici, ma non potevano comunque vedersi. Però non aveva dimenticato il
suo viso, i capelli color del grano maturo raccolti in quattro codini,
gli occhi di un colore verde che aveva rivisto solo nel mare, la bocca
che tante volte aveva baciato e il suo sorriso ironico. Tutto questo
doveva essere cancellato. La maschera serviva anche a quello, in fondo.
Perché un Ninja non è che uno strumento nelle mani di chi
lo assolda. Tutto ciò che esiste, che deve esistere è la
missione. Tutto il resto è vuoto e senza senso alcuno.
La missione era semplice, in fondo. Proteggere un
avamposto controllato da alcuni Samurai al soldo del Daimyo
dall’eventuale attacco di altri Ninja. Dovevano stare lì
circa una settimana poi un’altra squadra gli avrebbe dato il
cambio. Erano in quel luogo da sei giorni e nessun Ninja nemico era
ancora in vista. Shikamaru cominciava quasi a sperare che la missione
potesse passare senza che fosse costretto a combattere e forse ad
uccidere Ninja che aveva imparato ad ammirare. .
Ma i Ninja della Sabbia attaccarono. La notizia gli
fu portata da Tofune che aveva mandato all’avanguardia per
spiare l’arrivo dei nemici. «Stanno arrivando,
capitano!» «Quanti sono?». «Una decina di
Shinobi di Suna. Non sarà un incontro facile!»
«Nulla è facile in una guerra, Tofune, nulla. Sapete chi
li comanda?». «Veramente si, Capitano: Si tratta di una
Kunoichi che voi dovreste conoscere bene. Temari, la sorella del clebre
Gaara!».
Sotto la maschera che gli copriva il volto,
Shikamaru sbiancò, sentendosi venire meno. Avrebbe combattuto
contro di lei, contro l’unica donna che aveva sperato di poter
amare. Forse avrebbe dovuto ucciderla o forse sarebbe stato lui ad
essere ucciso da lei. Ora però doveva dominarsi: aveva una
missione, la vita di molti uomini era nelle sue mani, non poteva fare
il ragazzino innamorato. Mettere a tacere il suo cuore era la cosa
più dolorosa, ma anche la più necessaria. Per questo
rispose «Ottimo! Conosciamo già buona parte delle sue
caratteristiche e abitudini in combattimento. Ci sarà più
facile respingere l’attacco».
Dentro la fortezza i Samurai erano piuttosto
Nervosi: temevano i loro alleati Ninja almeno quanto temevano i Nemici.
Gente capace di fare tutto, ragazzini di dodici-tredici anni che
potevano sconfiggere senza problemi una decina di samurai esperti, quasi dei demoni:
questi erano per loro i Ninja. Quando Shikamaru, sempre in divisa da
ANBU entrò il silenzio cadde nella grande sala.
«Sta arrivando un gruppo di Ninja
nemici» spiegò Shikamaru. «Dobbiamo approntare le
nostre difese. Ascoltate tutti il mio piano»
*****
La battaglia iniziò. Crudele e atroce come tutte le battaglie. I
Samurai di entrambi gli schieramenti combattevano valorosamente tra
loro, mentre i Ninja facevano lo stesso cercando, nel contempo di
impedire agli avversari di andare ad attaccare i Samurai del proprio schieramento.
Ad un certo punto Shikamaru scattò in avanti lanciando dei Kunai per proteggere un
Samurai rimasto isolato dagli altri. In questo modo si trovò di fronte ad
una Kunoichi che stava attaccando un suo compagno. La bloccò con
la tecnica del controllo dell’ombra, impedendogli di fnirlo. Poi
la vide in faccia. Lei lo aveva già riconosciuto.
«Shikamaru!». Questi portò la mano al volto e si
tolse la maschera, permettendole di fissarlo e per poterla vedere meglio. Si guardarono
negli occhi per lunghi secondi. E i loro occhi erano come pozzi di
profonda disperazione per quello che stava accadendo. Chi dei due, alla
fine avrebbe prevalso? Chi sarebbe stato ucciso?. Dopo lunghi attimi si
udì un grido.
«Bene Capitano continui a tenerla bloccate ci penso io a
finirla!» Shikamaru vide uno dei suoi ANBU sottoposti che stava
per attaccare Temari, vide lo sguardo di angoscia e di terrore dipinto
negli occhi di lei che fissavano la propria fine e, insieme, il proprio
amore. Shikamaru si mosse di istinto. Il colpo diretto a Temari fu
preso in pieno da lui che venne trapassato da parte a parte in
pieno ventre. L’ANBU si allontanò bestemmiando per aver
colpito il suo capitano che si era parato d’innanzi a lui
all’improvviso. Temari, invece rimase ferma. Coperta di sangue
non suo si chinò sul Jonin con cui aveva sperato di essere felice, e che
ora moriva davanti ai suoi occhi per proteggerla.
«Shikamaru!» disse piangendo. «Come ti è
venuto in mente di farlo! Perché perché!».
Shikamaru raccolse le forze residue e le sorrise.
«Mendekouse….sei più bella che mai
oggi…vorrei poterti esprimere quello che ho provato…ma
non c’è tempo. Io…». Un Ninja della Sabbia
sbucò all’improvviso e tentò di finire Shikamaru.
Ma questa volta fu Temari a proteggerlo con il suo corpo e ad essere
ferita. A morte.
Allora la battaglia si interruppe. I Ninja della Sabbia e della Foglia
rifiutarono di continuare dopo aver visto la morte dei loro capitani e
anche i Samurai erano pieni di stupore. Tutti resero grandi onori a
Shikamaru e Temari. La guerra, per fortuna finì da lì a
poco. Il Daimyo del paese del Vento morì e il suo successore
siglò un trattato di pace.
Shikamaru e Temari furono sepolti assieme, nel luogo
della loro ultima battaglia e sulla lapide furono incise queste parole.
Shikamaru Nara. Temari.
L’amore li unì.
La guerra li divise.
Nella morte si sono riuniti.
Possano esserlo per l’eternità